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Realismo ed idealismo nella statuaria greca da Fidia a Lisippo
Fidia fu uno dei più grandi scultori nati ad
Atene, egli nacque nel
Fidia partecipa alla ricostruzione del Partendone, distrutto in precedenza dai Persiani, in particolar modo si dedica alla realizzazione del fregio ionico, della decorazione dei frontoni e delle metope. Egli rappresenta uomini ed animali con perfetta disinvoltura, poderosa espansione dinamica, fremente energia e modellato sensibilismo dei corpi.
La piena articolazione delle figure nello spazio avviene intorno al IV secolo con scultori che prediligono soggetti più vicini al patrimonio delle leggende locali ed alla storia; i più importanti sono Cefisodoto, Prassitele, Scopa e Lisippo.
Il primo di questi fu l'autore della famosa scultura che ha il nome di "Irene e Pluto". In questa statua si può notare la prima rottura del misurato equilibrio classico che definiva le figure di uomini e divinità. Essa rappresenta Pluto bambino che teneramente tende la sua mano verso Irene che lo guarda pacatamente.
Prassitele, figlio di Cefisodoto, famoso per la grazia ed il delicato trattamento dei nudi, specie femminili, è l'autore di numerose statue, come l' "Afrodite di Cuido" che rappresenta la dea nell'atto di accingersi ad un bagno, che è una bellezza dalla quale trapelano una sensualità ancora misurata ed una sottile sentimentalità. Le divinità di Prassitele sono diverse, sono molto umane e si possono definire quasi inutili ai mortali.
Prassitele perseguiva la bellezza, unita alla grazia, quell' armonica leggerezza attraverso cui si possono percepire o palpiti dell'umano sentire. I suoi soggetti furono le divinità, le creature soprannaturali in versione umanizzata ed ingentilita, in forme giovanili.
Egli impone alle statue ritmi agili, abbandoni languidi, pose tortili e flessuose, membra spesso adolescenti, e che dell'adolescenza esprimevano l'acerbità, l'instabilità, i turbamenti psicologici attraverso i gesti, spesso lo faceva attraverso lo sguardo , definito umido già dagli antichi.
Un altro grande scultore fu Scopa, per la carica di pathos violento che contraddistingue le sue opere, il patos è un termine che sta ad indicare l'elemento drammatico di un'opera, che prende vita concretandosi in forme anche non drammatiche. Questo elemento è presente nella "Menade danzante" che affianca alla sacerdotessa di Dionisio un sentimento irrazionale e devastante, punto di crisi dell'armonia e degli equilibri faticosamente conquistati.
Scopa delinea alcuni elementi fondamentali dello stile "patetico" per il quale sarà famoso: egli cerca di addolcire la possanza delle membra grazie a una più morbida trattazione delle superfici. Il pathos è presente anche nella "Amazzonomachia", una lastra fatta per il Mausoleo di Alicarnasso; questa sua opera rappresenta la posa dell'amazzone che tenta di colpire un guerriero a terra che rappresenta quell'attimo fuggente, così veloce perchè la ragione possa dominarvi.
Un altro grande scultore fu Lisippo, noto per la capacità di rinnovare il canone policliteo con l'introduzione di elementi di movimento e di instabilità.
Egli con la sua stata "Apoxyamenos" l'uomo afferma la sua presenza nell'ambiente che la circonda. Lisippo rappresenta l'uomo non come è in realtà ma come sembra; nelle sue statue si può notare la caratteristica ponderazione antitetica: si trattava di distribuire forze e carichi su una metà del corpo, liberando l'altro con distensioni muscolari che accentravano il senso di precarietà. Si può notare dalle varie opere e dai vari scultori che i motivi per cui venivano fatte statue nel tempo sono cambiati.
Ai tempi di Fidia le statue erano perlopiù a carattere votivo mentre Scopa, Prassitele e Lisippo cercano di trasmettere stati d'animo come la malinconia, presente in molte opere; ad esempio il pugile, e il "Mys" di Lisippo che stanco e pieno di ferite causate dai vari incontri ha lo sguardo interrogativo ed esausto verso il pubblico, qui lo scultore cercò di esprimete quell'attimo fuggente.
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