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Promozione artistica a Lucca nell'Ottocento
1. Il Principato di Elisa Baciocchi (1805-1814)
L'amministrazione francese fu ispirata, a Lucca come altrove, da una forte volontà di rinnovamento e promozione delle arti e manifatture. Il primo atto in questa direzione fu la riorganizzazione, voluta
del governo provvisorio con decreto dell'8 novembre 1802, della Scuola di disegno presso l'Università di San Frediano, affidata al pittore Stefano Tofanelli. Il principato dei Baciocchi con decreto del 27 giugno 1805, confermò la Scuola, legandola con ordinanza del 16 febbraio 1809 al Liceo Carlo Felice. La scuola del Tofanelli, al quale subentrò nel 1813 Pietro Nocchi come maestro di disegno e ornato, «fu popolarissima tra i giovani delle famiglie nobili locali e forestiere» , ma non attirò l'interesse di Elisa Baciocchi (fig.2) rivolto, più che all'insegnamento dell'arte pura, all'incremento delle manifatture, con la creazione, secondo il modello del parigino Conservatoire National des Art et Métiers fondato nel 1794, di un Comitato d'Incoraggiamento dell'Agricoltura, Arti e Commercio (5 maggio 1807 , che venne a sostituire l'Offizio sulle Nuove Arti5 e promosse l'insegnamento della tecnica, tramite l'apertura di «un'officina di ebanisteria in acajou, un filatoio meccanico per i tessuti di canape, una stamperia d'indiane; mentre si facevano altrove allievi nell'incisione in legno, nella forgiatura dei ferri battuti, e nell antica e gloriosa arte lucchese del battiloro. Suggellava questa nobile attività manuale la medaglia d'argento e di bronzo fatta coniare dai Principi a incoraggiamento delle Arti, dell'Industria e del Commercio» . A completamento delle sue attività il Comitato d Incoraggiamento organizzò tra 1808 al 1812, un'esposizione di arte e artigianato locale
Il Ducato borbonico (1817-1847)
Il ducato borbonico, subentrato ai Baciocchi dopo il Congresso di Vienna e guidato prima da Maria Luisa (fig.3) poi dal figlio Carlo Ludovico (fig.4) fino al 1847, conservò il Comitato, riformandolo con decreto del 17 maggio 181 e nominandolo Commissione Onoraria per la Conservazione dei Monumenti di Belle Arti e per l'Incoraggiamento delle Arti e Manifatture Intenzione principale della nuova Commissione fu, scrive Enrico Ridolfi, provvedere «alla conservazione degli antichi monumenti d'arte, che da più secoli giacevano d'ogni cura negletti»; impedendo «la troppo libera
esportazione all'Estero dei monumenti preziosi, che servendo di
Fig.3 Pietro Nocchi, Ritratto Maria Luisa di Borbone,
Lucca, Museo Nazionale di Palazzo Mansi
Fig.4. Michele Ridolfi, Ritratto Carlo Ludovico di Borbone,
Lucca, Museo Nazionale di Palazzo Mansi
di esemplari alla gioventù studiosa sono di ornamento e decoro dello Stato» , con
servatore il pittore di origine romana Sebastiano Onestini, già direttore della Galleria orbone e, dal 1869, maestro di disegno superiore e pittura all'Accademia, in sostituz
.Ridolfi, Re azione storica sul R.Ist uto di Be e Art Lucca 1872.
. Biblioteca Statale di Lucca BSL , Fondo Ridolfi, Ms.XIII
.Ridolfi, Re azione storica sul R.Ist uto di Be e Ar n Lucca per Esposiz one
, Lucca 1872.
E.Lazzareschi, c ., 1941, pp.55 56.
de a Quinta Unione degl Sc enziat I al ani enuta a Lucca ne se embre 184 , Luc
1836, istituì una 'Scuola per le Arti e i Mestieri, di geometria, prospettiva, architettura e ornato', rivolta a vantaggio del popolo e aperta nelle aule del Liceo Universitario nei giorni festivi. La vitalità delle officine e delle manifatture lucchesi alla metà del secolo è testimoniata dalle mostre dei lavori della Scuola che si ripetevano ogni anno. In occasione del Quinto Congresso degli Scienziati Italiani, tenuto a Lucca nel 1843, si giunse a nominare due commissioni una con l'incarico di visitare le officine e la manifatture esistenti nella città di Lucca e l'altra le arti e i mestieri in ciò che concerne le scuole tecniche lucchesi . Dalle relazioni redatte dai partecipanti al Congresso si rileva l'ammirazione per i risultati ottenuti a Lucca , precorritrice nel campo dell'istruzione tecnica rispetto alle altre città della Toscana.
Fig.5. Michele Ridolfi, Autoritratto, (attr.)
Lucca, Museo
Nazionale di
Fig.2- Joseph Franque, Ritratto di Elisa Baciocchi, 1812 ca, Parigi, Bibliothèque Marmottan
Fra gli artisti e i letterati che nel corso dell'Ottocento lucchese incoraggiarono il connubio tra arti maggiori e arti minori ricordiamo Michele Ridolfi, Lazzaro Papi, e Antonio Mazzarosa, che celebrava in un suo discorso il mecenatismo dell'aristocrazia locale, molto attiva nell'affidare commissioni agli artigiani usciti dalla Scuola: lavori d'ogni genere d'arti usuali e d'ornamento, sì in seta, lana, cotone, lino e canapa; e sì in legno, in marmo, in bronzo, in acciaio, in argento [.] mobilia arricchita per la prima volta di tarsie, con madreperla e metalli diversi. Bassorilievi d avorio in ornato e anche in figure l'abbellivano, e bronzi cesellati messi a oro; il tutto del miglior gusto e della più fine esecuzione .
A conferma della precocità di Lucca nell'incoraggiamento delle arti minori altro episodio importante fu la fondazione di una Società d'Incoraggiamento d'Arti e Mestieri «basata su un ampio corpo sociale che sottoscriveva quote mensili per sovvenzionare i lavori da far eseguire a artigiani locali . Il progetto fu elaborato da Michele Ridolfi insieme ai fratelli Giacomo e Michele Bertini nel 1835 e approvato dal Duca con decreto del 17 marzo 1837. Negli anni Sessanta, come vedremo, la Società Filocaristica cercò di replicare l'attività della Società di Arti e Mestieri.
3. Il governo lorenese (1847-1859)
La cessione del Ducato di Lucca al Granducato di Toscana guidato da Leopoldo II di Lorena fig.6), firmata da Carlo Ludovico di Borbone il 5 ottobre1847, segnava la fine dell autonomia politica della città generando un sensibile mutamento nella struttura sociale . Il periodo lorenese è ricordato come una fase di involuzione economica e culturale: Lucca perse le caratteristiche di autosufficienza economica, politica e culturale che la identificavano come piccola capitale, trasformandosi progressivamente in centro secondario rispetto alle vicine Pisa e Livorno; si
Fig.6 - Aristodemo Costoli,
Busto di Leopoldo II Granduca di Toscana,
Lucca, Museo Nazionale di Palazzo Mansi
cancellarono istituzioni locali come il Liceo Universitario e la Corte d'appello; si abbandonarono le imprese pubbliche e lo sviluppo viario che avrebbe potuto facilitare i commerci; l'economia prese un assetto quasi esclusivamente agricolo . Tuttavia, se dopo il Congresso degli Scienziati del 1843 la cultura alta, rappresentata dall Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti, risultava «come ripiegata su se stessa, coltivando ambizioni di ben limitato respiro , la vita sociale era vivacizzata dai numerosi ritrovi: dal caffé della Concordia alla Loggia dei Mercanti, da Scharplatz al caffé Buon Gusto, circolo di scambio e discussione durante gli anni del Risorgimento, fino al più noto, il caffè Caselli, che diventerà alla fine del secolo il centro culturale cittadino.
Una proposta per il nuovo ordinamento della vecchia Scuola di disegno del Liceo fu presentata da Michele Ridolfi alla seduta della Commissione Belle Arti del 23 novembre 1847. In essa si chiariva che «le Accademie non devono essere solamente destinate a fare degli artisti, ma bensì a fornire istruzione agli artigiani, educando il sentimento del bello e formando il gusto in tutti gli artefici, di qualunque classe e professione . La riforma della Scuola in senso professionale, finalizzata all'accrescimento dell'industria manifatturiera lucchese fu attuata con decreto del 5 marzo 1850: su proposta del direttore fu distaccata dal Liceo Universitario e affidata alla direzione della Commissione Belle Arti, diretta da Antonio Mazzarosa fig. ), che nel 1855 nominò come suo nuovo Segretario Enrico Ridolfi21 (fig.8), subentrato al padre Michele, morto nel 1854. Ai corsi già esistenti di 'disegno e colorito di figura' e 'disegno elementare di figura'; si aggiunsero nel nuovo Istituto di Belle Arti la sezione 'architettura, prospettiva e ornato architettonico' e 'disegno lineare, ornato e plastica . Infine, la Commissione fornì all'Istituto materiali di studio: modelli in gesso, esemplari ornamentali, disegni e litografie di quadri e statue di maestri quattrocenteschi e persuase il governo ad assegnare alla scuola una nuova sede.
Fig.7 - Sebastiano Onestini, Ritratto di Antonio Mazzarosa, 1870 circa, Lucca, collezione privata
Fig.8- Ritratto fotografico di Enrico Ridolfi, 1890 ca, Lucca Biblioteca Statale
4. Dopo l'Unità
Dal plebiscito che la annetteva al Regno d'Italia (15 marzo 1860) Lucca non trasse vantaggi immediati, tali da modificarne la dimensione economica o accentuarne lo sviluppo industriale, come dimostra la crescente emigrazione nel secondo Ottocento. Tuttavia, rispetto alla fase di involuzione seguita all'annessione al Granducato la città iniziò una lenta trasformazione: dal punto di vista urbanistico si realizzarono all'interno delle mura alcuni interventi, tesi soprattutto allaconservazione e al restauro della città antica - ricordiamo la ripresa dei lavori per il restauro della facciata della Chiesa di San Michele nel 1864 e della Torre Guinigi nel 1866 - e all'integrazione negli spazi urbani di monumenti di uomini illustri come, nel 1863, l'innalzamento in piazza San Michele del Monumento a Francesco Burlamacchi, commissionato dal governo della Toscana nel
1859 per farne dono alla città e scolpito dal fiorentino Ulisse Cambi .
Nel 1861 si effettuò il trasferimento dell'Istituto di Belle Arti dal piano terreno della vecchia Università di San Frediano all'edificio delle ex Scuderie Reali in piazza Napoleone. Nello stesso anno giunse finalmente a Lucca la donazione di 86 dipinti provenienti dalle ville medicee, che il Granduca Leopoldo II aveva destinato a Lucca per compensare della quadreria che il Duca Carlo Ludovico aveva disperso all'estero fin dal 1836 e che costituirono il primo nucleo della futura Pinacoteca23 (figg.9-1 ) Inoltre si istituirono due pensionati a favore degli studenti che mostravano particolare talento nella pittura e nella scultura, affinché potessero frequentare un triennio di perfezionamento a Firenze. La stampa lucchese del periodo non manca di registrare con puntualità l'assegnazione delle pensioni di perfezionamento, permettendo così di ricostruire la formazione di alcuni artisti che saranno protagonisti del contesto artistico lucchese tra fine Ottocento e primi del Novecento: «Due giovani dell'Istituto
Fig.9- Il Palazzo della Provincia, sede della Pinacoteca Comunale tra 1874 e 1948, e la piazza
Napoleone con gli arredi ottocenteschi.
Fig.10 Giuseppe Matraia, Veduta della Piazza Reale di Lucca, incisione,1860 ca.
di Belle Arti, Urbano Lucchesi, già intagliatore in legno, e Edoardo Gelli, avendo ottenuta la pensione triennale di perfezionamento istituita dal Governo a benefizio
dei nostri giovani artisti, sono partiti per Firenze, ove il Gelli continuerà i suoi studi sotto la direzione del Miseri, ed il Lucchesi sotto quella del Duprè .
Negli anni Settanta la Commissione d'Incoraggiamento e l'Istituto di Belle Arti continuarono a svolgere nel territorio lucchese una funzione di formazione di giovani artisti, promozione di restauri, organizzazione di mostre, tutela dei monumenti e sostegno alle arti minori, anche se Glauco Borella sottolinea come nell'ultimo trentennio dell'Ottocento di assista nel campo delle arti decorative alla «progressiva decadenza della scuola d'arte di Lucca, dovuta principalmente a un progressivo distacco della realtà delle botteghe cittadine [.] si avvia un lento ma inesorabile crepuscolo di questo sodalizio che così tanto aveva contribuito alla creatività artigiana delle manifatture lucchesi . Tuttavia, nel 1873 i migliori rappresentanti della produzione orafa lucchese parteciparono con successo all'Esposizione Universale di Vienna: Niccola Farnesi vi espose una
«tazza in lapislazzuli legata in oro, cesellata e smaltata, con un fregio di sfingi e mascheroni ; Adolfo Pieroni realizzò tre tipi di medaglie destinate ai tre premi: 'al merito', rappresentato dal Giudizio di Paride, alla 'cooperazione', simboleggiata da due figure di donna, la scienza e l'industria, che si porgono la mano, e 'al progresso . Anche Enrico Ridolfi rilevava nella relazione del 1869 rivolta alla Commissione Belle Arti rilevava un progressiva perdita di interesse nell'incoraggiamento delle arti minori nell'ambito dell'Istituto , a favore dell'insegnamento delle arti pure, accentuato durante la direzione di Luigi Norfini (1875-1897) e dichiarava «con preveggente pensiero quale doveva essere il fine più alto dell'Istituto per scongiurare l'inevitabile decadenza . Ridolfi auspicava «una legge generale che richiami tutte le Accademie d'Italia» , prevedendo il futuro riordinamento degli studi in senso professionale .
Fin dal 1866 il Ministero aveva manifestato alla Commissione d'Incoraggiamento il desiderio che essa si conformasse al modello delle analoghe Commissioni istituite per altre province . Si arrivò così al regio decreto del 30 marzo 1871, che dichiarava decaduta la Commissione d'Incoraggiamento e istituiva la Commissione Consultiva di Belle Arti per la Provincia di Lucca, divisa in due sezioni: la sezione di pittura, scultura e architettura e la sezione di archeologia e di erudizione storico-artistica ; Enrico Ridolfi fu confermato nel ruolo di Segretario (che mantenne fino al 1883) e nominato Ispettore dei monumenti. La Commissione Consultiva avrebbe subito una ulteriore trasformazione nel 1881, diventando Commissione Conservatrice dei Monumenti ed Oggetti d Arte e Antichità per la Provincia di Lucca. Venne così sancita definitivamente la separazione tra tutela e promozione artistica. Anche l'Istituto di Belle Arti vide sostanziali cambiamenti: il decreto del 1871 ne riconobbe l'autonomia, distaccandolo dalla Commissione di Belle Arti e attribuendogli una direzione propria, con la nomina di un Presidente, Giacomo Sardini e un Direttore degli studi, Sebastiano Onestini .
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