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Primi sintomi di un nuovo apprezzamento per il Futurismo nella bibliografia reginia- na (1957-1958)




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Primi sintomi di un nuovo apprezzamento per il Futurismo nella bibliografia reginia- na (1957-1958)



Nel 1957 Tristan Sauvage (alias Arturo Schwarz) pubblica Pittura italiana del dopoguerra impor- tante testimonianza dell arte degli anni 1945-19 7 corredata da un'ampia e fondamentale appendi- ce documentaria, nonché dalle risposte ad un'inchiesta promossa dall'autore e da un interessante

«indice biografico». Come ben noto, nonostante l'impostazione per lo più documentaria (o forse proprio grazie ad essa) il volume di Schwarz è estremamente interessante: dopo un'introduzione in cui ripercorre il senso dell'arte addirittura dal paleolitico al Novecento, esso propone - in manie- ra molto più dettagliata - dapprima un esame degli «Antecedenti», e poi dei concreti svolgimenti, di quella Pittura italiana del dopoguerra cui il titolo fa riferimento. All'interno del libro, Regina è citata - e peraltro in maniera assolutamente laconica e per noi insignificante - solo due volte ; tutta- via, vale almeno la pena di sottolineare come Schwarz (che pure si dimostra tutt'altro che tenero nei confronti del 'primo' Futurismo ) interpreti l'astrattismo come una vera e propria filiazione dal Secondo Futurismo



Sono i giovani della corrente detta dei «futuristi della seconda generazione» (e fra essi ricor- diamo Bruno Munari, Tato, Depero, Prampolini, Fillia e Dottori) a ribellarsi al conformismo dei loro predecessori e a orientarsi verso un astrattismo decisamente europeo.





Nello stesso anno, Regina partecipa anche alla XX Biennale Nazionale di Milano allestita alla Permanente , che raccoglie alcune recensioni in cui anche Regina viene citata. La prima, ancora di Mario Portalupi è assai negativa in particolare proprio nei confronti dello Sputnik di Regina; tut- tavia, poiché essa non riguarda affatto ciò che più ci interessa, ovvero le valutazioni circa il rappor- to della scultrice pavese con il Futurismo non è qui il caso di occuparsene lungamente Decisamente migliore la recensione di Mario Radice in cui Regina è inclusa nel lungo elenco degli artisti le cui opere sono ritenute «degne di attenzione», ma anche in questo caso del suo antico 'futuri- smo' non c'è alcuna traccia. L'ultima recensione in cui Regina compare citata è quella di Mastrolo- nardo per la «Gazzetta dell'Emilia , molto più ampia e puntuale delle precedenti sebbene gioco- forza sintetica quanto alle varie personalità degli artisti espositori: in particolare, guidato com'è dal- la sua già evidenziata simpatia per l'arte più sperimentale (eredità della sua personale esperienza futurista), l'autore elogia il «clima intenso e fervido delle correnti d'avanguardia, che dona un respi- ro altamente suggestivo all'atmosfera di questa XX Biennale di Milano», e contestualmente dedica parole di lode - per restare ai soli membri del MAC - a Rho, Radice, Reggiani, Bordoni, Munari, Veronesi, Somaini e infine a Regina, «che ha valori formali sicuri ed equilibrati, come lo dimostrano la Scultura spaziale e, soprattutto, Lo sputnik sic], dinamico e pungente». Dunque neppure Ma- strolonardo, che pure certo non dimentica il suo passato futurista (né quello di Regina), osa avan- zare un qualsiasi riferimento al Futurismo, sebbene lo Sputnik davvero non potesse non rimandare alle esperienze 'aerospaziali' dell'aeropittura; né, ancor più significativamente, Mastrolonardo cita il movimento marinettiano quando parla del «compianto Enrico Prampolini», che pure del Futuri- smo era stato uno dei massimi esponenti. Si tratta, mi pare, di una dimostrazione chiarissima del fatto che in questi anni la citazione di qualsiasi legame con il Futurismo fosse in qualche modo off- limits - a meno di non volerlo utilizzare in senso dispregiativo - anche per coloro che l'avevano apprezzato, e che certo comprendevano bene quanto la poetica dei nuovi raggruppamenti d'avan- guardia avesse mutuato da esso e dai suoi rutilanti manifesti.

Tuttavia, nell'aprile dello stesso anno Mastrolonardo torna a citare Regina all'interno di un nuovo articolo, pubblicato su Scena illustrata» e dedicato a La pittura non figurativa in Italia . Anche in questo caso lo specifico accenno alla scultrice pavese è rapidissimo, ma l'articolo è interessante non solo per la lucida disamina degli ultimi sviluppi dell'astrattismo italiano (e, ancor prima, della logica profonda del 'non figurativo'), ma anche per il tentativo di tracciare una breve storia dell'a- strattismo italiano a partire proprio dal Futurismo (di cui stavolta, dunque, Mastrolonardo torna a parlare, sebbene ancora in maniera assai timida):



Questa evoluzione del gusto è stata precorsa e preparata dai primi artisti non figurativi, i quali hanno saputo guardare al futuro in tempi in cui soltanto il passato alla stragrande maggioran- za poteva suggerire atteggiamenti e indicare la strada da seguire.

Dal Manifesto della Pittura futurista del 1910, firmato da Boccioni, Carrà, Balla, Russolo e Severini, attraverso le varie e multiformi manifestazioni del Futurismo, il quale, nonostante i diversi punti di contatto con il cubismo, si affermò con una propria estetica basata sul dinami- smo plastico e sulla concezione dinamica dello spazio, culminata nel 1931 [sic] con il Manife- sto dell'Aeropittura, si doveva arrivare al 1930 prima di trovare nell'arte italiana contempora- nea, una altrettanto valida e cosciente espressione rivolta al vero oggettivo e al rinnovamento del gusto.



Con queste ultime parole, naturalmente, Mastrolonardo sta introducendo la sua rapida analisi sugli astrattisti del Milione e sul gruppo comasco, al termine della quale riprende la narrazione - con un salto di alcuni anni - ripartendo dal 1945, ed anzi meglio proprio da quel 1948 in cui nasce il MAC, con il quale apre dunque la sua panoramica sugli anni del dopoguerra (che in seguito tocca spa- ziali, nucleari e informali . Al Futurismo torna infine a riferirsi in chiusura:



Né vanno dimenticati, fra gli iniziatori dell'Astrattismo in Italia, Giacomo Balla, che fu tra i fon- datori del Futurismo; Arturo Ciacelli, anch'egli tra i primi futuristi e che ormai da molti anni vi- ve a Vienna; Ugo Giannattasio, che aderì al Futurismo nel 1 11; Osvaldo Licini, Lucio Fonta- na, Mario Radice, Bruno Munari, M.G. Dal Monte, Luigi Veronesi, Mauro Reggiani.



Qualche cosa, insomma, nelle valutazioni, sta forse cambiando. Mastrolonardo, che appena due mesi prima evitava di citare il Futurismo nonostante le sue simpatie in merito (e nonostante davve- ro non potesse essere più evidente la relazione dello Sputnik reginiano con l'aeropittura), può a- desso proporre un esame in cui l'importanza del movimento capeggiato da Marinetti è evidenziata non più in maniera criptica, ma piuttosto esplicita. Dobbiamo forse pensare che Mastrolonardo si sia sentito più libero di esprimersi dopo le ricerche di Enrico Crispolti, che proprio nello stesso me- se pubblicava su «Notizie» gli ormai celebri Appunti sul problema del secondo futurismo nella cul- tura italiana fra le due guerre ? Non lo si può escludere, e comunque la coincidenza delle date è ricca di suggestione: sembra quasi, insomma, che l'articolo di Crispolti abbia dato coraggio a tutti i vecchi estimatori del movimento, ex-futuristi compresi. Forse non è il caso di sopravvalutare l'im- patto dell'articolo crispoltiano, che per quanto evidentemente importante era pur sempre - all'epo- ca - un contributo vergato da uno studioso ancora molto giovane, ben lontano dal raggiungere l'autorevolezza di cui avrebbe goduto da lì a non molto; certo però tra gli ex-futuristi il saggio di Crispolti non deve affatto essere passato inosservato: ad esempio, io stesso ho rinvenuto tra le carte di Regina conservate presso l Archivio Fermani un cartoncino - retro dell'invito ad una per- sonale di Guido Chiti alla Galleria Pater - in cui Regina ha appuntato il titolo dell'articolo (ma non il nome del suo autore) e le indicazioni bibliografiche della rivista



In luglio, infine, Leonardo Borgese - stavolta con il suo pseudonimo «Polignoto» - cita Regina nel- le voci «Aeroscultura» e «Aerosensibilità» contenute nell'articolo Piccolo dizionario degli 'ismi'. Quelli nati dalla zecca di Marinetti . Borgese conferma la sua linea, non risparmiando sarcasmo e pesanti apprezzamenti tuttavia, dal momento che in questa occasione il suo obiettivo è soprattut- to quello di formulare delle corrette definizioni' dei vocaboli che costituiscono il citato «piccolo di- zionario», il suo atteggiamento è più 'storico' e meno 'militante'. In particolare, per quanto più ci interessa, in linea con la sua idea di continuità tra Futurismo e MAC, Borgese nota qui ciò che in- vece - a suo tempo - non aveva sottolineato Mastrolonardo, ovvero l'assoluta continuità di «ispi- razione» che guida Regina a dedicare un'opera - a distanza di vent'anni dalla sua esperienza futu- rista - al volo, ora davvero divenuto aerospaziale

Alla fine dell'anno, il MAC pubblica la nuova edizione di «Documenti d arte d'oggi»; il volume, tutta- via, ha una sola recensione su «Le arti» , in cui praticamente ci si limita a segnalare gli autori delle opere presentate


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