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Nuovi studi sulla partecipazione di Regina al MAC (1994-1999)
Nel 1994 Regina è citata in Arte in Italia 1945 1960 , importante volume curato da Luciano Caramel che esamina - anche attraverso un'ampia documentazione - le tante tendenze attive nell'arte italiana dell'immediato secondo dopoguerra; si tratta però, evidentemente, di un testo che tratta solo della stagione concretista degli anni Cinquanta, e che tra l'altro cita Regina solo in maniera rapidissima
Nel 1999, cinque opere di Regina sono esposte nella mostra Arte a Milano 1946- 959. MAC e dintorni, allestita in più sedi milanesi e curata da Martina Corgnati Non compaiono, come è ovvio, opere della stagione futurista di Regina, ma la Corgnati dedica un intero paragrafo del suo saggio introduttivo al rapporto tra il MAC e il Futurismo, che inizia significativamente con queste parole:
Se [.] il contributo dell'astrattismo storico risulta assimilabile dal MAC soltanto sotto spoglie profondamente trasformate, e attraverso, per così dire, una 'progressione modificante' che ne altera profondamente il senso sia sul piano stilistico sia teorico, dirette e imprescindibili si rivelano invece le connessioni col futurismo;
e in particolare, oltre ad evidenziare i legami sempre citati (il passato futurista di Munari e di Regina, la riscoperta di Balla, il ruolo di Prampolini), la Corgnati sottolinea l'importanza - all'interno del MAC - di una 'linea Munari' che si esplica in una «polimorfa versatilità del lavoro» che si traduce anche in design e che ha ancora radici futuriste. Per quanto invece riguarda strettamente Regina, la curatrice propone una digressione piuttosto lunga, di cui riportiamo l'estratto che più ci interessa
Regina invece, che aderisce al MAC nel 1 51, offre al Movimento un apporto che definire tout court futurista sarebbe riduttivo, se non fuorviante. L'artista, infatti, occupa una posizione anomala anche all'interno del gruppo futurista, negli anni Trenta e Quaranta: perché l'unico aspetto che accomuna le sue delicate, ineffabili, avanzate e originalissime ricerche plastiche alla poetica futurista, è la golosità sperimentale, l'apertura a tecniche, materiali, infrazioni di linguaggio che la portano velocemente [.] a dissolvere le valenze più pesanti della scultura tradizionale. Quindi si tratta, ancora una volta, di futurismo inteso nell'accezione di Balla e di Prampolini, che si traduce in rilievi di latta, in figure di carta e in un'interessantissima, incredibilmente trascuratissima, esperienza cinematografica: nel 19 6 infatti Regina produce un cortometraggio astratto, presentato alla mostra di Scenografia cinematografiche [sic]. 1° Con-
corso internazionale di cinematografia scientifica e turistica, alla Villa Olmo di Como
Tutti questi aspetti, comunque, risultano già pienamente combusti e assimilati in un linguaggio organico ed unitario prima della guerra. Un linguaggio che rientra pienamente nelle formulazioni astratte più tipiche, soprattutto nel momento di adesione al MAC, quando Regina realizza suggestivi Fiori in gesso [.].
Anche la Corgnati, dunque, mette in luce l'autonomia di Regina nel contesto del Futurismo (e lo stesso, nelle righe che seguono, afferma a proposito della sua partecipazione al MAC): a suo parere, come del resto secondo molti altri esegeti, Regina è accomunata al Futurismo soprattutto dall'atteggiamento, più che dai contenuti.
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