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Nel centenario del Futurismo (2009)




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Nel centenario del Futurismo (2009)




Il 2009 è l'anno delle celebrazioni del centenario del Futurismo, e di conseguenza non possono certo mancare le pubblicazioni in cui compare anche Regina. Già nel mese di febbraio, ad esempio, viene pubblicato presso Castelvecchi un volume dedicato alle Futuriste e redatto da Giancarlo Carpi (che è curatore, dal 2000, dell'«archivio virtuale» www.futur-ism.it, un sito ben noto agli addetti ai lavori per la sua attività di mediazione tra i curatori e organizzatori di mostre sul Futurismo e i prestatori soprattutto privati). Più che un vero e proprio studio, però, il volume curato da Carpi è soprattutto un'ampia raccolta di testi e documenti (per lo più editi ma non sempre di agevole reperimento) suddivisi in sette sezioni, ciascuna delle quali è preceduta da una breve introduzione a firma del curatore All'interno del volume, Regina è quasi solo citata: viene sì pubblicato il Manifesto tecnico dell'aeroplastica futurista (esclusivamente in virtù della sua firma, poiché è l'unica donna ad averlo sottoscritto), ma della sua opera si tratta solo piuttosto rapidamente (e all'interno di un discorso più ampio) nell'introduzione alla quinta sezione672.

Nello stesso mese di febbraio del 009, a Milano, vengono inaugurate (a distanza di pochissimi giorni, e solo in leggerissimo anticipo sulla data del 20 febbraio che costituisce il vero e proprio 'anniversario' della nascita del movimento) due mostre importanti e ben note, in cui sono presenti anche opere di Regina: prima in ordine di tempo è la rassegna Futurismo 1909-2009. Velocità + Arte + Azione, curata da Giovanni Lista e Ada Masoero e allestita nelle sale di Palazzo Reale , cui fa seguito - meno di una settimana più tardi - l'esposizione F.T. Marinetti = Futurismo curata da Luigi Sansone e allestita presso la Fondazione Stelline Dato il carattere celebrativo dell'intero movimento, in entrambe le mostre quella di Regina è solo una delle tante presenze, e non è dunque possibile riscontrare particolari approfondimenti sulla sua opera; semmai, può essere importante segnalare come la scultrice sia stata inserita tra gli artisti considerati meritevoli di rappresentare il movimento marinettiano in un'occasione così importante.

Alla mostra di Palazzo Reale, Regina è presente con Aerosensibilità nella sezione dedicata alla produzione aeropittorica (o nel suo caso aeroscultorea) degli anni Trenta, che è introdotta da un saggio di Lista quest'ultimo, tuttavia, si limita a stilare una sorta di storia dell'aeropittura, agganciando in conclusione anche alcune marginali considerazioni sul polimaterismo prampoliniano e su quello di altri aeroscultori (tra cui Regina ). Appena più interessante è la scheda di Aerosensibilità redatta da Ilaria Cicali e contenuta nel cd che accompagna il ricco catalogo mentre segnalo che di Regina non si parla nemmeno nel pur interessante contributo dedicato alla scultura futurista da Fred Licht , il quale esamina prevalentemente l'opera di Boccioni e in seconda istanza i 'complessi plastici' di Balla e di Depero.

Alla mostra della Fondazione Stelline, dedicata alla figura del solo Marinetti e sicuramente molto interessante, Regina è invece presente con L Accademico, che come abbiamo già accennato è probabilmente da interpretare come un ironico ritratto di Marinetti stesso . Il catalogo, che pure è utilissimo in particolare per approfondire la conoscenza di alcuni aspetti dell'operato di Marinetti (dalla sua opera prefutuista alle strategie comunicative attuate nei manifesti, sino ai rapporti con gli intellettuali italiani e stranieri), non riporta tuttavia nessuna indicazione relativa a Regina.



Nel mese di marzo, presso la Galleria Spaziotemporaneo di Milano si inaugura inoltre una nuova mostra personale di Regina dedicata alla sua produzione futurista e curata da Rachele Ferrario . La mostra, piccola ma preziosa e ben curata, allineava poche opere e un certo numero di disegni e 'cartamodelli' coevi, attraverso i quali si poteva cogliere molto bene come Regina amasse passare dal disegno alla scultura solo dopo aver approntato un manufatto intermedio che potesse fungere da luogo e strumento di verifica tridimensionale dell'idea tratteggiata sul foglio . In confronto alla qualità della mostra, il testo critico della Ferrario è forse invece meno interessante, sebbene abbia il grandissimo merito di trascrivere - ed è la prima volta che ciò accade in settant'anni - alcuni pensieri affidati da Regina ai suoi inseparabili taccuini; tuttavia, dal momento che su di essi si tornerà in seguito, è forse utile rimandare la loro citazione al momento più opportuno.

Nel mese di aprile, alcuni lavori di Regina sono presenti alla piccola mostra 1909-2009 L'eresia futurista. Da Voghera all'universo, allestita appunto nella cittadina lomellina a cura dell'Associazione Culturale Progetto Voghera . La rassegna non ha particolari pretese, se non quelle di rimembrare le origini lomelline («tra Voghera e Pontecurone») della «leggenda futurista» e quella di valorizzare i futuristi pavesi, tra cui sono presenti - oltre e Regina - Rognoni, Soggetti e Masnata (più Bot che piuttosto inspiegabilmente viene aggregato al gruppo dei pavesi). Accanto a questi, inoltre, si trova una sezione dedicata al «Futurismo italiano» in cui sono rappresentati - ma quasi tutti con opere di scarso rilievo - Balla, Baldessari, Benedetto, Boccioni, Bruschetti, Ciacelli, Crali (con un'opera del 1952 ed una del 1964, e senza che si spieghi nulla in proposito!), Depero, Diulgheroff, Dottori, Fillia, Menin, Prampolini, Severini (con una litografia del 1920) e Thayaht. Infine, in una apposita sezione riservata - chissà per quale motivo - al «Futurismo siciliano», compaiono opere di Vittorio Corona, Giulio D'Anna, Pippo Rizzo e Giovanni Varvaro.

La mostra e il catalogo sono dunque piuttosto rabberciati; appena più significativo, ma comunque indicativo di un impegno organizzativo insolito che va elogiato, è il convegno di studi collegato all'esposizione, che si tiene - con felice scelta 'futurista' - il 18 aprile all'Aeroporto di Rivanazzano . A questa piccola occasione di incontro - per quel che ci interessa più da vicino - vengono presentate soprattutto due relazioni interessanti ai fini della nostra indagine: Silvia Ferrari tiene un intervento sul tema Pavia confluenza di futurismi686, mentre Anna Zelaschi si occupa di Regina e il suo museo . Tra i due interventi, quello più significativo è quello della Zelaschi, che rielabora la sua vecchia tesi di laurea aggiornandola con considerazioni di varia natura (su di esso, o meglio sulla tesi da cui deriva, si tornerà fra poco).



Nello stesso mese di aprile 2009 viene inoltre pubblicato su «Viglevanum» l'articolo di Campiglio sulla fortuna critica di Regina negli anni Trenta688 che abbiamo già ampiamente citato e commentato nel primo capitolo. Pur con le imprecisioni già segnalate, il contributo di Campiglio è condotto con scrupoloso rigore, ed ha tra l'altro il merito di aver riscoperto per primo l'interesse degli articoli di 'Albano' che come abbiamo visto Campiglio identifica correttamente con Albano Rossi, pur non collegandolo alle posizioni di «Nuovo Futurismo») e quello di aver individuato nell'insistenza sui materiali e sulla questione dell'arte decorativa le principali questioni poste dalla critica del tempo dinnanzi alle opere reginiane



Alla fine dell'anno del centenario, la Galleria Cavour di Padova ospita un'ampia rassegna dedicata alla scultura futurista, ricca di ben ottantaquattro opere: curata da Beatrice Buscaroli, Roberto Floreani e Giovanna Possamai Vita , l'esposizione allinea lavori di tutti i migliori interpreti della scultura futurista (eccetto Boccioni, purtroppo), cui aggiunge però anche alcuni saggi ad opera di scultori meno noti o di artisti che raramente si sono dedicati all arte plastica, ma che comunque sono tutti più o meno latamente avvicinabili al Futurismo (alcuni, forse, a mio avviso anche troppo latamente, nonostante già in precedenza se ne sia trattato in altre rassegne dedicate a diversi svolgimenti locali del Futurismo)692.

In linea di principio, data l'abbondanza di opere (alcune delle quali veramente notevoli e difficilmente visibili altrimenti), la mostra avrebbe potuto porsi come un'occasione di confronto e di indagine assai importante, poiché si trattava forse della prima volta in cui un numero così alto di sculture futuriste (e parafuturiste) aveva potuto essere ospitato in una sola esposizione; tuttavia, sia visitando la mostra sia - soprattutto - leggendone il catalogo, ci si poteva rendere immediatamente conto che semmai essa è stata un occasione perduta. Partendo dalla mostra, innanzitutto, non si poteva non notare la mancanza - davvero sorprendente - di un percorso di visita, poiché all'interno della struttura della Galleria ci si poteva muovere davvero in qualunque modo, non solo per la mancanza di adeguate indicazioni, ma proprio perché la logica di presentazione ed accostamento dei pezzi (che non era né cronologica né definita da considerazioni formali) era del tutto inintelligibile, ed appariva insomma piuttosto casuale. Posto questo, e pur ribadendo l'interesse dei lavori esposti, non si può nascondere che anche il catalogo è per varie ragioni molto deludente. Innanzitutto, sbalordisce letteralmente il fatto che nel catalogo di una mostra che si autodefinisce un «omaggio a Mino Rosso», e in cui appunto l'artista torinese è presente con quaranta sculture (quasi l'esatta metà del totale dei pezzi esposti) manchi ogni approfondimento sulla sua opera, di cui si tratta solo molto rapidamente in uno dei cinque testi critici e la cosa stupisce ancor di più quando si pensi che - al contrario - uno dei contributi approfondisce l'analisi dell'opera di Boccioni (ovvero, abbiamo detto, dell'unico grande assente , e un altro la produzione di Possamai, Castellani e Forlin, che pure sono presenti in mostra - complessivamente - con sole quattro opere in tre

Inintelligibile mi pare anche la logica con cui si è scelto di dedicare una apposita scheda critico-biografica proprio a Regina , quando nessun altro artista è stato trattato in questo modo (tantomeno il povero Mino Rosso); più comprensibile, invece, è che una scheda abbia potuto essere dedicata ad un argomento specifico come La ceramica albisolese e il secondo futurismo (ma resta comunque da chiedersi che cosa abbia a che fare una scheda tematica di questo tipo con una scheda come quella su Regina).

Per quanto concerne, infine, l'analisi specifica dei contributi critici, l'unico che parli di Regina - fatta salva una citazione rapidissima e scarsamente significativa da parte di Floreani - è l'apposita scheda redatta da Rachele Ferrario, la quale però si limita sostanzialmente a riproporre quanto aveva già scritto nel catalogo della mostra da lei curata presso la Galleria Spaziotemporaneo. Tuttavia, anche concentrandosi più in generale sulla questione della scultura futurista, le valutazioni interessanti sono pochissime: forse, si può sottoscrivere solo quanto afferma il titolo del contributo della Buscaroli («Superarlo superarlo superarlo», riferito all atteggiamento con cui molti scultori futuristi devono aver sentito la necessità di andare oltre il modello eccezionale, ma irripetibile, costituito dalla scultura boccioniana)


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