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Mausoleo di Galla Placidia
DATA: 425/450 d.C.
COLLOCAZIONE: Ravenna
STATO DI CONSERVAZIONE: Originariamente il Mausoleo si trovava ad altezza maggiore; è stato interrato di un metro e mezzo, a causa di movimenti del terreno e di infiltrazioni d'acqua. Le lastre di alabastro che chiudono le finestre sono state collocate nel 1908.
COMMITTENZA: Galla Placida (386-450 d.C.), sorella di Onorio, l'imperatore romano che trasferì nel 402 la capitale dell'impero d'occidente da Milano a Ravenna, fece costruire intorno al 425 - 450 questo piccolo Mausoleo, oggi famoso per lo splendore dei mosaici.
Essa continuó con fervore il mecenatismo artistico iniziato a Roma dal padre, l'imperatore Teodosio. Morì prima che la costruzione dell'edificio fosse terminata, quindi è improbabile che il tempietto abbia accolto le sue spoglie come vorrebbe una tradizione ravennate. Quasi certamente il cosiddetto mausoleo di Galla Placidia era in realtá un oratorio dedicato a S. Lorenzo poco prima della metá del V secolo.
DESCRIZIONE ICONOGRAFICA E ICONOLOGICA:
ESTERNO Il piccolo edificio ha la pianta a croce latina, ma il braccio longitudinale si prolunga di poco oltre gli altri, e perciò se ne ricava una sensazione di centralitá, come se si trattasse di una croce greca.
Il paramento murario in mattoni e la copertura con tetto a due spioventi sui bracci e a quattro sulla torre centrale gli conferiscono un aspetto dimesso.
Le arcate sono scarsamente profonde e sono più alte che larghe, in modo da rendere l'edificio snello. I bracci all'interno sono coperti da volte a botte, al loro incrociarsi c'é una cupola non visibile da fuori perché coperto dal tiburio.
La luce penetra da piccole aperture. L'ambiente è perció scarsamente illuminato, e, poichè le finestre sono chiuse da lastre di alabastro, la luce assume effetti irreali, soprattutto quando vengono colpite le parti dorate.
INTERNO
L'esterno con la sua voluta povertá non lascia minimamente immaginare la straordinaria ricchezza dell'interno. Ma ció che maggiormente impressiona è lo splendore dei colori e del mosaico che riveste per intero le volte e la cupola, smaterializzando il limite fisico delle strutture architettoniche.
II mosaico della cupola rappresenta, su uno sfondo blu, giri concentrici di stelle d'oro progressivamente piú piccole dal basso verso l'alto, ci dà l'illusione dell'allontanarsi indefinito della volta fino a culminare nel simbolo della croce. Negli angoli inferiori ci sono i simboli degli evangelisti. Le altre superfici ricoperte di mosaici presentano temi naturalistici e perfino decorazioni astratte come quelle che ornano la volta del braccio longitudinale, forse a imitazione di preziose stoffe orientali (foto).
Sulle lunette della parete d'ingresso e di quella di fondo sono rappresentati il BUON PASTORE (foto) e SAN LORENZO CHE SI AVVIA AL MARTIRIO. Particolarmente interessante è il primo, che pur essendo del periodo bizantino, manifesta decisi rapporti con la tradizione naturalistica dell'arte antica, in particolare ellenistica, per il naturalismo del tema pastorale e per la freschezza della realizzazione. Sia le pecore che il pastore sono resi in maniera plastica, in atteggiamenti variati ed espressivi (Cristo che accarezza una pecora, le altre che si volgono a guardarlo), tutta la scena presenta un'attenta cura dei particolari (le colline e gli arbusti dello sfondo) ed una notevole policromia (specie quella del cielo) e infine, soprattutto, la raffigurazione è disposta su più piani.
Puramente bizantini, invece, sono elementi di valore simbolico come la tunica dorata, l'aureola, la croce, non presenti nelle iconografie più antiche. Siamo ancora lontani dalle forme dell'arte cristiana medievale, che al naturalismo preferirà un simbolismo che stravolge le proporzioni e le prospettive, ma possiamo già analizzarne un tema portante (peraltro antichissimo, e rappresentato anche nelle catacombe di S. Callisto a Roma, del II sec. d.C.), parte del patrimonio di immagini semplici e accessibili a tutti elaborato dal Cristianesimo. Il pastore è ovviamente Cristo che ama e guida l'uomo.
BIBLIOGRAFIA:
Piero Adorno, L'arte Italiana, casa editrice G.D'Anna
Claudio Marabini, Documenti D'arte-I Mosaici di Ravenna, Istituto Geografico De Agostini
https://www.unirc.it/mpreti/catalog/liotta/mausoleo.html
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