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L'incubo nel mondo greco
Introduzione: la concezione del sogno nella Grecia antica
La concezione greca del sogno differisce da quella moderna per un aspetto fondamentale: mentre per noi il sogno è, per usare le parole di Freud, "Un fenomeno assolutamente egocentrico", nel senso che è considerato un prodotto delle autonome fantasie del sognatore, ed il significato si cerca all'interno della sua personale esperienza psichica, per i Greci il sogno implica in primo luogo una dimensione sociale. Ciò vuol dire, per esempio, che in seguito ad un sogno erano istituiti culti, fondati templi o città, o che esso era lo stimolo per prendere decisioni concrete, come iniziare un viaggio o fare un sacrificio a qualche divinità. Il sogno nella Grecia arcaica, quindi, fu un fenomeno del tutto particolare, concepito come un'entità esterna, separata dalla mente di chi dorme e dotata di una sua autonomia. Si riconosce al sogno un qualche cosa di divino e meraviglioso, poiché attraverso di esso è possibile vedere persone morte o lontane, dialogare con gli dei, ricevere consigli ed ammonimenti. L'idea fondamentale è che il sogno si esprime con un linguaggio speciale, fatto di simboli, e che quindi si può comprendere e decifrare solo cercando di penetrare al di là del suo messaggio apparente.
L'incubo per gli antichi Greci
Per quanto concerne il significato del termine "Incubo" è necessario fare riferimento alla pratica dell'incubazione, diffusa in modo particolare in Grecia. Questo rito magico - religioso consisteva nel recarsi a dormire nei templi, in spazi appositamente riservati, ed attendere in sogno l'apparizione del dio per avere rivelazioni sul futuro (Oniromanzia), oppure per ricevere cure o benedizioni di vario tipo. Questi, manifestandosi di persona o inviando visioni che i sacerdoti avrebbero poi dovuto interpretare, illuminava il dormiente riguardo al suo futuro. Pratiche di questo genere trovano testimonianza nei "Discorsi sacri" di Elio Aristide, il quale ne parla a proposito del dio Asclepio, interrogato sulle possibili cure di malattie: le offerte votive ritrovate nei suoi centri di culto ad Epidauro, Pergamo e Roma attestano l'efficacia del rito. Rituali d'incubazione erano presenti già in epoca sumerica. Questa pratica richiedeva che un uomo scendesse in un luogo sacro sotterraneo, dormisse una notte e, dopo aver sognato, andasse da un interprete a raccontare il sogno, che di solito rivelava una profezia. La pratica dell'incubazione fu adottata da certe sette cristiane ed è tuttora in uso in pochi monasteri greci. In Nordafrica la pratica dell'incubazione, estremamente antica (E' segnalata già da Erodoto), è tuttora molto frequente. Essa si pratica soprattutto presso le sepolture dei famigliari o di qualche santo o marabutto. Il termine che la designa più di frequente è "Asensi", dal verbo "Ens", che significa "Passare la notte".
Anche nella mitologia greca antica sono presenti
figure rappresentanti l'Incubo: una delle pi note quella della lamia. Le lamie (Chiamate anche "Empuse"), nell'antichit greca, erano
figure in parte umane ed in parte animalesche, rapitrici di bambini, fantasmi
seduttori che adescavano giovani uomini per poi nutrirsi del loro sangue e
della loro carne. Secondo il mito originale, Lamia era la bellissima regina
della Libia, figlia di Belo, che ebbe da Zeus il dono di levarsi gli occhi
dalle orbite e rimetterli a proprio piacimento. Presto Lamia cattur il cuore di Zeus
provocando la rabbia di Era, che si vendic uccidendo i figli che suo marito ebbe da
Lamia. Quest'ultima, lacerata dal dolore, inizi a sfogarsi divorando i bambini delle
altre madri, e succhiando il loro sangue. Queste azioni corruppero la sua
bellezza originaria, trasformandola in un essere di orribile aspetto che
per
aveva la possibilit di mutare ed apparire attraente per sedurre gli
uomini allo scopo di berne il sangue. Nel Medioevo, "Lamia" era sinonimo di
"Strega", mentre nella tradizione della Cappadocia si crede che Lamia fosse
la prima sacerdotessa del culto di Lilith. Lilith ("Lilit" in ebraico e
"Lilitu" in babilonese) un demone femminile, menzionato nell'Antico
Testamento e pi ampiamente trattato dalla letteratura ebraica postbiblica. Agisce
di notte e si dilegua all'aurora; seduce gli uomini ed insidia i bambini e
deve essere perci scongiurato dalle partorienti, le quali devono
essere premunite dai suoi attacchi ai neonati. Lilith identica al demone babilonese ed assiro
Lilitu, dal bell'aspetto, incarnazione della lascivia. mandata in giro da
Ishtar per sedurre gli uomini e le donne. Col nome di Lilitu pure nota in
Mesopotamia una classe di demoni femminili, il contrapposto dei maschili Lilu; ed affine
il
demone Ardat Lili, "Serva di Lilu", sempre di sesso femminile e
suscitatrice di lussuria. (Curiosit : le lamie sono citate nel concept album dei Genesis The Lamb Lies Down on
Broadway : esse sono
rappresentate come creature femminili dal corpo simile a quello di un
serpente, che seducono il protagonista Rael nel tentativo di divorarlo. Inoltre, la canzone "Prodigal
Son dall'album "Killers degli Iron Maiden contiene una preghiera a Lamia.).
Un tentativo di razionalizzazione: l'
Artemidoro di Daldis (In Lidia) visse all'epoca degli Antonini, nel secolo II d. C. Null'altro sappiamo di lui, se non che esercitò la professione d'interprete di sogni (), raccolse una ricchissima biblioteca tecnica sull'argomento ed ebbe un figlio, anch'egli interprete di sogni, al quale destinò la sua opera. Questa, "L'interpretazione dei sogni" (), in cinque libri (I primi quattro libri dell'opera raccolgono gli elementi principali del sogno, mentre il quinto è una raccolta di sogni interpretati), è l'unico testo antico che ci sia pervenuto sull'argomento, magro relitto di una letteratura abbondantissima dedicata al sogno ed alla sua interpretazione. I primi quattro dei cinque libri di cui si compone l'opera di Artemidoro sono una sorta di dizionario in cui l'autore spiega il valore dei simboli onirici organizzati per categorie (Vesti, oggetti, persone, .) e collegati alle varie interpretazioni possibili. Non è però un procedimento puramente meccanico: Artemidoro era consapevole che un sogno assume valore solo all'interno della storia personale del sognatore, cosicché ogni interpretazione è fatta dipendere dalle particolari condizioni. Così, lo stesso simbolo assume valore diverso a seconda della persona a cui appare, ed il valore dell'interprete consiste appunto nel sapere intuire questa relazione nascosta fra simbolo e psicologia del sognatore. Il libro V degli consiste invece di una raccolta di sogni seguiti dalle loro interpretazioni. Essi delineano il mondo onirico dei sognatori antichi in tutta la sua lividezza: sogni tipici, sogni legati a fenomeni della società, sogni collegati a particolari schemi di cultura. L'opera d'Artemidoro si presenta come un manuale pratico, da consultare al fine d'attribuire un significato ai sogni; del resto l'interpretazione dei sogni era un'usanza radicata nei costumi popolari, ed anzi rappresentava un fenomeno di massa: attorno all'interprete, sulla piazza del mercato o nella sua bottega, si radunava una folla di persone, di ogni ceto e condizione, ansiose di decifrare le proprie immagini notturne. Fu solo con l'avvento del Cristianesimo che l'interpretazione profetica dei sogni fu combattuta e persino penalmente perseguita. Il presupposto dell'opera d'Artemidoro è che il sogno sia profetico; ma il valore di questo testo non è tanto legato alla dimensione profetica, quanto invece alla profonda conoscenza dei meccanismi onirici che l'autore dimostra. L'interprete antico di sogni era abituato ad indagare il mondo delle forme simboliche; sapeva che il sogno costituisce un linguaggio metaforico che deve essere decifrato e tradotto nel linguaggio della vita conoscente. Artemidoro sa che il sogno gioca con le parole, con il tempo e con lo spazio, che opera con meccanismi di mascheramento e di sostituzione (Per esempio, talvolta in sogno un dio rappresenta il padre o una persona autorevole): questo fenomeno - che la psicanalisi a partire da Freud definisce "Censura onirica" - fa sì che il contenuto manifesto del sogno sia molto spesso lontano da quello latente. Il libro d'Artemidoro costituisce quindi una testimonianza assolutamente unica di questa dimensione irrazionale: ed infatti la sua fortuna lungo i secoli segue quella dell'interesse che il mondo dei sogni ha destato nella cultura. Tradotto in latino attorno al secolo XII, continuò ad essere un riferimento nel tardo Medioevo, sino a tutto il Rinascimento; tornò poi al centro dell'attenzione in epoca più recente, quando, con la pubblicazione dell'"Interpretazione dei sogni" (1900) di Sigmund Freud, ebbe inizio la psicanalisi; lo stesso Freud, del resto, teneva in considerazione le osservazioni d'Artemidoro sul fenomeno onirico. Ecco, infatti, cosa scrive Freud nell' "Interpretazione dei sogni":
". Prima di Aristotele gli antichi, com'è noto, ritenevano che il sogno non nascesse dalla psiche del sognatore ma da un'ispirazione d'origine divina; e già allora esistevano le due correnti antitetiche che troveranno sempre presenti nella valutazione della vita onirica. Si distinguevano sogni veraci, preziosi, mandati al dormiente per metterlo in guardia o predirgli il futuro, e sogni vani, ingannevoli e futili, volti a confonderlo o a portarlo a perdizione. Una classificazione di questo tipo, secondo Macrobio ed Artemidoro, è riportata da Gruppe¹: "I sogni erano divisi in due classi. La prima sembrava influenzata soltanto dal presente (O dal passato) e non rivelava nulla del futuro: comprendeva gli , "Insomnia", che riproducono direttamente una data rappresentazione o il suo contrario, per esempio la fame o il suo appagamento, ed i , che amplificano in modo fantastico la rappresentazione, per esempio l'incubo, Efialte. L'altra classe invece era considerata determinante per il futuro; ad essa appartenevano: 1) la profezia diretta ricevuta in sogno (, "Oraculum"); 2) la predizione di un avvenimento imminente (, "Visio"); 3) il sogno simbolico, richiedente un'interpretazione (, "Somnium"). Questa teoria si è conservata per molti secoli." Il compito di "Interpretare il sogno" era connesso a questa variabile valutazione dei sogni. Dai sogni si attendevano in generale indicazioni importanti, ma non tutti i sogni erano immediatamente comprensibili, e non si poteva sapere se un dato sogno incomprensibile non preannunciasse invece un fatto importante. Per questo motivo al contenuto incomprensibile si cercava di sostituire un altro contenuto, facile da capire e nello stesso tempo pieno di significato. Nella tarda antichità, la maggiore autorità in questo tipo di interpretazioni fu Artemidoro di Daldi; la sua opera ("Spiegazione dei sogni"), molto particolareggiata, può compensarci della perdita di altri scritti di analogo contenuto. Certo, questa concezione prescientifica del sogno, negli antichi, era in piena armonia con tutta la loro concezione del mondo, che era solita proiettare all'esterno, come realtà, ciò che aveva realtà soltanto all'interno della vita psichica. Essa teneva conto, oltre a ciò, dell'impressione principale che il sogno ci lascia quando siamo svegli, tramite il ricordo che di esso rimane al mattino. In questo ricordo, infatti, il sogno si oppone al rimanente contenuto psichico come qualche cosa di estraneo, proveniente quasi da un altro mondo. .".
Artemidoro definisce il sogno "Movimento dell'anima, rivelante varie cose, buone o cattive, che avverranno". Da questa asserzione emergono subito i due caratteri principali che l'autore attribuisce alle immagini oniriche:
v Il carattere divinatorio e premonitore del sogno;
v L'assenza di distinzione tra sogno ed incubo
Per quanto riguarda il primo punto, Freud nega questa possibilità (A differenza del discepolo Jung), ma lascia comunque intendere un punto di contatto. Infatti, se per Artemidoro il sogno "Dice il vero", lo stesso vale per Freud: solo che per il primo, il "Vero" coincide con un futuro obbiettivo, mentre per il secondo con una realtà puramente soggettiva, vale a dire la realizzazione allucinatoria del desiderio. È questo un modulo essenziale della concezione antica del sogno; infatti, mentre la psicanalisi contemporanea pone il sogno in relazione con il passato del sognatore (In quanto manifesta fatti della vita psichica che hanno la loro radice nella storia personale di chi sogna), l'antica interpretazione dei sogni lo proiettava verso il futuro: il sogno indica infatti cose che avverranno e che la mente addormentata, per vie ignote, sa presagire molto prima che la mente desta possa percepirle. Per quanto riguarda invece il secondo punto, la distinzione operata da Artemidoro corre tra , in altre parole il sogno propriamente detto, ed , ossia ciò che Freud definisce "Immagini ipniche". L'autore greco riporta anche alcuni esempi d'incubi, alcuni dei quali si avvicinano in maniera sorprendente a quelli riportati da Freud. Infatti, Artemidoro parla di sogni angosciosi, contenenti la diagnosi precoce di un processo morboso, molto simili a quelli analizzati da Freud. Altri esempi di incubi riportati dall'autore greco sono i cosiddetti , i "Sogni cosmici": la luna che si spacca, le stelle che cadono, fenomeni celesti e cataclismi di ogni sorta. Sia Artemidoro sia la moderna psicoanalisi vedono nel macrocosmo l'immagine del microcosmo individuale, sicché queste raffigurazioni possono essere interpretate come una tendenza ad una scissione della personalità. Ecco qui un esempio di sogno appartenente a questo genere, tratto dal capitolo 36 del II Libro dell':
"Il sole oscurato, di colore sanguigno o di aspetto spaventoso è sfavorevole e insolito per tutti, in quanto indica disoccupazione, oppure predice una malattia per i figli del sognante o un qualche pericolo o malattia agli occhi per il sognante stesso."
In questo frammento, è da notare la corrispondenza nel sogno tra l'immagine dei figli e quella degli occhi: è questo un parallelismo documentato anche da Freud. Da ciò si può osservare quante sorprendenti affinità vi siano tra gli onirologi del passato ed i moderni psicoanalisti, nonostante la presenza di un baratro temporale e culturale non indifferente. Inoltre, il frammento è significativo anche per la chiara allusione al fenomeno astronomico delle macchie solari, che testimonia l'attenzione che i greci, anche al di fuori dell'ambito scientifico, dedicavano ai fenomeni celesti.
Note
¹ = [Nota aggiunta nel 1914] O. Gruppe Griechische Mythologie und Religionsgeschichte" (Monaco 1906) p. 930
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