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Le strade e la circolazione




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Le strade e la circolazione


La rete interna

La Roma Imperiale era attraversata un groviglio di strade che si estendeva per circa 85 chilometri. Queste strade erano aggrovigliate in una matassa inestricabile di strade chiuse e sinuose che abbracciavano giganteschi edifici. Tacito attribuisce a questo groviglio di strade il terribile incendio del 64 d.C. Nonostante i tentativi di Nerone di creare un sistema viario più organico, le strade dell'antica Roma non diventarono mai veramente efficienti e rimase la vecchia distinzione in tre tipi: itinera (le vie accessibili solo ai pedoni), actus (quelle in cui poteva passare un carro alla volta) e viae (quelle in cui due carri potevano incrociarsi e superarsi). Le uniche due strade che venivano definite viae, entro l'antica muraglia repubblicana, erano la Via Sacra e la Via Nova, ai lati del Foro. Tutte le strade, dalle grandi viae ai minuscoli sentieri (detti angiportus) erano quotidianamente insudiciate dai rifiuti domestici: dalle insulae limitrofe venivano gettati escrementi di ogni genere; Cesare non riuscì a risolvere questo problema, nonostante la legge da lui emessa. Le strade della Roma imperiale erano infatti immerse ogni giorno nel caos e nel frastuono. La notte si potrebbe credere che i rumori si spegnessero, ma invece sono semplicemente sostituiti da altri di diverso tipo, provocati dalle bestie da soma, dai loro padroni, dagli uomini che rientravano in casa.

Le vie consolari

Intorno al IV sec. a.C., Roma era già una grande metropoli. Racchiusa dalle mura Serviane, cominciava a dominare sull'Italia. Fioriva la Repubblica. Mancavano solo due cose: l'acqua e le strade. Fino a quel momento i romani si erano accontentati dell'acqua del Tevere e di quella piovana. Per quanto riguarda il secondo problema, fino a quel momento esistevano solo tre vere e proprie strade, mentre altri sentieri divennero poi famose vie consolari (come via Nomentana o via Tiburtina): la via Salaria (che uscendo dalla porta Collina portava a Asculum, Ascoli), la via Ostiensis (che dalla porta Raudusculana conduceva a Ostia) e la via Latina.
Le prime due formavano un solo tracciato naturale, interrotto da Roma, che collegava il Reatino al mare, la terza era un altro tracciato naturale che partiva dall'isola Tiberina, usciva dalla città da porta Capena, seguiva le pendici dei Colli Albani, li aggirava ed arrivava a Capua. Erano però sentieri polverosi, senza alcuna manutenzione. Intorno al 330 a.C.; la via Latina fu ricoperta di ghiaia, ma le cose non migliorarono di molto. La prima vera strada romana fu la via Appia, che fu condotta a Roma da Appio Claudio Cieco, lo stesso che vi condusse il primo acquedotto. Appio Claudio fu il primo ad applicare il metodo del lastricato, che fu in seguito applicato alle strade romane. Ma non era solo questa la particolarità delle strade romane; esse erano attrezzate soprattutto per permettere alla gente di svolgere lunghi viaggi in un tempo relativamente breve. Innanzitutto, nel Foro Romano fu esposta una mappa in marmo dell'intricato sistema viario romano che includeva le fontane, i posti di ristoro, i nomi delle città, i nomi delle tappe, i fari ecc. Essa fu ricopiata in tante sotto-mappe su pergamena, ognuna per un particolare itinerario: chi doveva andare a Firenze, si recava nel Foro, acquistava un Itinerarium (questo era il nome delle sotto-mappe) e si poteva avventurare lungo la Cassia, ma non è tutto: oltre ai cippi miliari furono costruite delle tabernae (locande dove fermarsi per dormire e mangiare), delle fontane per bere, dei mutatio (cioè delle tappe dove il tabellarius, ovvero il postino, poteva cambiare cavallo per mantenere la velocità costante). Dato che 200 miglia al giorno, cioè 350 km circa, non era una velocità impossibile (e lo sappiamo perché, come ci disse Plinio, Tiberio viaggiò a questa velocità per raggiungere il fratello seriamente malato in Germania) le loro strade non temevano le nostre autostrade, complete di cartine, caselli, motel e case cantoniere.
Il primo troncone della via Appia conduceva da Roma a Capua (S. Maria Capua Vetere) passando per Tarracina (Terracina), Formiae (Formia), Minturnae (Minturno), Casilinum (Capua), dove si univa con la via Latina. Fu prolungata per la prima volta nel 268 a.C. fino a Beneventum (Benevento), poi nel 190 a.C. fino a Venusia (Venosa), Tarentum (Taranto) e Brundisium (Brindisi). Sotto Traiano fu aggiunto un altro troncone (via Appia Traiana) da Beneventum a Brundisium per Canosa (Canosa) e Barium (Bari). La via Latina rasentava Tusculum, passava per Compitum, Frusino (Frosinone), Fregellae (Ceparano), Aquinum (Aquino), Casinum (Cassino), Teanum (Teano) e si univa alla via Appia a Casilinum.


La via Appia vicino Roma

La via Salaria portava da Roma a Castrum Truentinum (Porto d'Ascoli), sulla costa adriatica. Seguiva il Tevere fino a Passo Corese, si addentrava nella Sabina passando per Reate (Rieti), Cittaducale, Antrodoco, oltrepassava l'Appennino tra le gole del Terminillo e discendeva verso l'Adriatico, raggiungendo Asculum (Ascoli Piceno) e Castrum Truentinum.
Poco dopo la costruzione della via Appia fu lastricata anche la via Latina, che ne divenne l'alternativa. La via Nomentana, di origine antica, usciva dalla porta Collina, cavalcava l'Aniene e risaliva fino a Nomentum (Mentana).
La via Tiburtina, il cui tracciato era di antichissima origine, fuoriusciva dalla città dalla porta Esquilina e conduceva a Tibur (Tivoli) scavalcando l'Aniene. Fu ristrutturata nel 307 a.C. da Marco Valerio Massimo e fu da lui prolungata fino a Corfinium (Corfinio). Questo nuovo tratto prese il nome di via Tiburtina Valeria.
La via Praenestina è un tracciato di antica origine, che dalla porta Esquilina conduceva a Gabii e a Praeneste (Preneste), attraverso delle placide campagne. Fu sistemata quando Roma conquistò Praeneste, nel 338 a.C..
Anche l'agrestre via Collatina era un tracciato di antica origine. Si distaccava dalla via Tiburtina poco dopo l'arco dell'Acqua Marcia (che fu in seguito integrato nelle mura Aureliane e divenne porta Tiburtina, ed ora ha il nome di porta S. Lorenzo) e conduceva alla vicina Collatia (Lunghezza).
La via Aurelia fu aperta nel 241 a.C. dal censore Caio Aurelio Cotta. Usciva da Roma dal ponte Emilio (l'odierno ponte Rotto), saliva sul Gianicolo e conduceva a Cosa (Ansedonia). Fu prolungata da Marco Emilio Scauro nel 107 a.C. fino a Luni, mentre solo in età imperiale fu prolungata fino ad Arelate (l'odierna Arles).
La via Flaminia fu aperta nel 223 a.C. dal censore Caio Flaminio ed era finalizzata alla colonizzazione dell''ager Gallicus'. Fuoriusciva dalla porta Fontinalis della cinta repubblicana (in seguito passerà anche sotto la porta Flaminia delle mura Aureliane, l'odierna porta del Popolo), raggiungeva, passando per l'Umbria, Fanum (Fano) e terminava ad Ariminum (Rimini).
La via Aemilia fu costruita nel 187 a.C. dal console Marco Emilio Lepido dopo le sottomissioni dei Liguri per unire il loro territorio alla via Flaminia. Le città principali che toccava erano Placentia (Piacenza), Fidentiola (Fidenza), Parma (Parma), Regium (Reggio Emilia), Mutina (Modena), Bonomia (Bologna), Forum Cornelii (Imola), Faventia (Faenza), Caesena (Cesena) e Ariminum (Rimini). Nel periodo imperiale la via proseguiva con un tronco fino ad Augusta Praetoria (Aosta) passando per Mediolanum (Milano), Novaria (Novara), Vercellae (Vercelli), Eporedia (Ivrea) e Verres.
La via Postumia fu costruita nel 148 a.C. da Spurio Postumio Albino. Univa Genova con il litorale adriatico lungo il seguente percorso: Genua (Genova), Dertona (Tortona), Iria (Voghera), Comillomagus (Broni), Placentia (Piacenza), Cremona (Cremona), Verona (Verona), Vicetia (Vicenza), Opitergium (Oderzo), Concordia (a 50 miglia da Aquieia, i cui profughi fondarono alla fine dell'Impero la città di Venezia).
La via Popilia fu costruita nel 132 a.C. da Publio Popilio. Collegava Capua a Rheghium (Reggio Calabria) passando per Consentia (Cosenza), Vibo Valentia (Vibo Valentia), Grumentum e Nerulum.
La via Cassia, strada di probabili origini etrusche, metteva in comunicazione Roma con l'Etruria, toccando Sutrium (Sutri), Volsinii (Bolsena), Clusium (Chiusi), Arretium (Arezzo) e Florentia (Firenze) sboccando sull'Aurelia all'altezza di Luni. Fu costruita intorno al 117 a.C., forse da Lucio Cassio Longino Ravilla. La via Cassia si biforcava dalla via Flaminia a pochi chilometri da Roma, subito dopo ponte Milvio.
La via Clodia fu costruita sul finir del II sec. a.C., si distaccava dalla via Cassia all'altezza di La Storta e proseguiva penetrando nell'Etruria fino a Cosa.
La via Portuense fu fatta costruire da Claudio. Usciva da Roma e, costeggiando la riva destra del Tevere, raggiungeva Portus (Fiumicino), il porto che sostituì Ostia.
La via Flavia fu costruita da Vespasiano nel 78-79 d.C.. Univa Trieste con Pola passando per Parenzo.
La via Labicana fu costruita da Vespasiano. Era una breve strada che, biforcandosi dalla via Praenestina all'altezza dell'arco dell'Acqua Marcia (che, integrato nelle mura Aureliane, divenne Porta Maggiore), raggiungeva la via Latina vicino Valmontone, costituendo così una 'bretella' per accorciare il viaggio.


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