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L'arte romantica e l'impressionismo
Nel XIX secolo è la Francia ad imprimere il suo corso nella vicenda della pittura europea.In questa nazione
hanno avuto origine o decisivo svolgimento i grandi eventi che hanno mutato il volto della società contemporanea,dalla Rivoluzione fino al completo affermarsi della borghesia, dal grande sviluppo dell'industria e del capitalismo alla nuova coscienza sociale conquistata dalla classe operaia.
La società che evolve rapidamente, e il configurarsi di nuovi rapporti fra le classi, inducono gli artisti a farsi consapevoli testimoni del turbamento dei tempi.
Al trionfo del raziocinio e delle regole si oppose fin dai primi anni dell'Ottocento, in tutta Europa, il Romanticismo, che rivendicando i diritti del sentimento e della fantasia, oppose alla dogmatica imitazione degli antichi la libera creatività individuale e il carattere di soggettiva interiorità dell' opera d'arte.
Pur partendo da queste premesse, nel campo delle arti figurative i Romantici non eguagliarono gli alti livelli raggiunti in letteratura, in poesia e nella musica.
I pittori romantici non riuscirono a proporre nuove soluzioni formali e rimasero ancorati a temi e figure accademici e convenzionali, non riuscendo a esprimere nell'opera i sentimenti e le emozioni dell'artista. I veri frutti del Romanticismo di cui fu il maggior esponente Eugène Delacroix maturarono solo più tardi, nella miglior pittura dell'800 francese, dal Corot al Courbet fino alla magnifica fioritura degli Impressionisti.
Preannunciato da Edouard Manet e fiorito ad opera di Claude Monet, Alfred Sisley, Camille Pissarro, Auguste Renoir, Edgar Degas, l' Impressionismo non consistè solo in una nuova tecnica pittorica ma rappresentò la conquista più alta dell' arte ottocentesca, interpretandone liricamente e con schietta commozione poetica le esigenze e i temi più importanti come la rappresentazione del 'vero'.
L'atmosfera di scandalo che circondò subito i primi quadri 'di rottura' di Manet non era suscitata soltanto dall'audacia delle soluzioni formali, ma anche dal fatto che la vita contemporanea entrava in quei dipinti senza eufemismi e senza accademiche agghindature. Negli stessi impressionisti si sente il 'battito' della vita parigina dell'ultimo terzo del secolo: spregiudicata, dinamica, febbrile nei suoi rapidi mutamenti.
Non c'è bisogno di sottolineare quanto un simile clima spirituale sia stato di stimolo per la produzione artistica: esso induceva un'ansia di ricerca e di esperimento, facendo cadere uno dopo l'altro i pregiudizi accademici e le convenzioni visive.
In Géricault e in Delacroix la forza creatrice dell'individuo,uno dei grandi miti romantici, si afferma ad un grado che non è possibile trovare più alto in altre parti d'Europa; Courbet è tutto proiettato verso la realtà con una pittura ricca di fermenti morali, antropologica, sociologica;
Corot, Manet, gli impressionisti inventano un nuovo modo di vedere la natura e ce la restituiscono fragrante d'aria e di luce, quale non si era mai vista in pittura. Sullo scorcio del secolo, la cultura francese genera anche l'alta poesia di Cézanne, il suo cosmo ordinato da leggi segrete, cui si riconnettono alcuni aspetti fondamentali della visione figurativa del nostro secolo.
Naturalmente le condizioni che resero possibile un simile sviluppo erano tipiche, ma non esclusive della Francia. Esse vanno considerate in un quadro europeo in cui figurano come protagonisti anche l'Inghilterra e la Germania, impegnate anch'esse in
una grande opera di ricambio culturale fra Settecento illuminista e Ottocento romantico.
Uno dei grandi temi del Romanticismo, la rivalutazione dell'arte delle epoche non classiche,
e in particolare dell'arte medievale in quanto creazione sorgiva e spontanea, non sottoposta
a regole, ed espressione dell' anima popolare, è infatti presente nella cultura inglese. Una tendenza parallela non poteva certo mancare in Germania, patria del Romanticismo.
LA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA
Al fecondo rinnovamento operatosi nel pensiero critico ed estetico in Germania e in Francia ed alle alte vette raggiunte anche in Italia dalla letteratura e dalla poesia con Alessandro Manzoni e Giacomo
Leopardi e dalla musica con i melodrammi di Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini e Giuseppe Verdi, non corrispose un impulso altrettanto vitale nella produzione artistica vera e propria.
In Italia, infatti, mancò un artista che sapesse rappresentare nella propria visione le motivazioni più profonde e innovatrici del complesso, e per tanti aspetti contraddittorio, movimento romantico.
All'imponente moto di trasformazione e di rinnovamento che soprattutto in Francia e in Inghilterra investe in ogni campo le strutture e le forme della vita sociale e individuale, l'Italia partecipa solo marginalmente. Nemmeno la lunga lotta per l'indipendenza e per l'unità nazionale, in cui si impegnarono attivamente e con eroica dedizione anche numerosi artisti, riuscì a incidere nel tessuto, ormai quasi inerte per secolare immobilità, della società italiana.
Non potevano bastare a capovolgere questa situazione i risultati validi, ma solitari, di Piccio e Gemito; e nemmeno la più cosciente opposizione di quei gruppi - macchiaioli toscani,paesisti piemontesi,veristi napoletani, naturalisti di tradizione lombarda - che cercarono di rinnovare modi e contenuti dell' esperienza artistica senza tuttavia riuscire a riprender contatto con una cultura veramente moderna ed europea. Tutti i tentativi di rottura, tutti i personali raggiungimenti, anche i più intensi e significativi, erano così destinati a venire in breve circoscritti, neutralizzati e, in definitiva, a non fare storia.
THEODORE GéRICAULT
Nel secondo decennio dell'Ottocento comincia la crisi del neo-classicismo, l'arte ufficiale dell' impero. Géricault diverge bruscamente dal classicismo di David.
Egli si ricollega a Michelangelo ed al Caravaggio, apre il filone del realismo che giungerà, con Manet,alla soglia dell'Impressionismo.
I temi di Géricault sono: cavalli in corsa e in battaglia; soldati e combattimenti furiosi; maschere stravolte di pazzi; teste di ghigliottinati.
Motivo dominante della sua poetica, l'energia, la spinta interiore,la furia.
L'opera più famosa di Géricault è Le radeau de la Meduse(la zattera della Medusa), cominciata nel 1818, due anni dopo la tragica vicenda del naufragio, della lunga odissea dei superstiti di una fregata francese al largo della costa africana. Dopo i tanti quadri che celebravano l'epopea napoleonica, questo ribalta di colpo la concezione della storia: non è più eroismo e gloria ma disperazione e morte, non più trionfo ma disastro. Nel quadro di Gèricault, in contrapposizione con il modello di quadro storico classico che voleva pochi protagonisti ordinatamente disposti sulla scena, ciascuno con la propria passione chiaramente espressa nel gesto;c'è una ressa, un groviglio di corpi avvinghiati: non impegnati in un'azione ma sofferenti nella medesima angoscia.
EUGèNE DELACROIX
Per Delacroix, capo riconosciuto della 'scuola romantica', la storia non è esempio o guida dell'agire umano, è un dramma che è cominciato con l'umanità e dura nel presente. E la storia contemporanea è lotta politica per la libertà.
Quanto l'atteggiamento politico,esso coincideva con quello di Géricault,con la differenza che Delacroix partecipò attivamente alla vita politica ottenendo redditizie cariche pubbliche, sedendo come consigliere municipale di Parigi.
'La libertà guida il popolo' è il primo quadro politico nella storia della pittura moderna:con esso Delacroix esprime un sincero appoggio ai moti parigini del 1830.
La parte descrittiva è volutamente trascurata,la massa dei rivoluzionari e l'ambiente sono ridotti a poche ombre incerte,affinchè l'attenzione si concentri tutta sulla figura dell'intellettuale che imbraccia il fucile, fianco a fianco con l'operaio. Anche qui le figure appaiono isolate,senza reciproca comunicazione, e la Libertà sembra un po' incombente sulla scena, ma senza vera partecipazione.
CAMILLE COROT
Corot è stato il maggior paesaggista dell'Ottocento;non molti ma importantissimi i quadri di figura nei quali l'interesse dell' artista si concentra sul puro fatto pittorico,sulla costruzione della forma mediante il colore. Corot non ha partcipato attivamente ai grandi movimenti artistici del tempo; la sua pittura si sviluppa nella loro orbita, ma segue una propria linea di ricerca rivolta propriamente al fatto pittorico.
I paesaggi del primo periodo italiano(1825-1828) sono nitide costruzioni di volumi,il colore definisce con chiarezza la struttura dello spazio pittorico.
Dopo il 1830 si nota una flessione romantica, che va accentuandosi col tempo: cadenze musicali nella composizione, effetti suggestivi di penombre e di luci filtrate, colori più vaporosi, velati.
Il sentimento, per Corot, non è impulso passionale, come Delacroix, ma comunicazione ed immedesimazione della realtà interiore,morale, con la realtà esterna, la natura.
La 'cattedrale di Chartres'(1830) segue di poco il periodo italiano. L'architettura, specialmente nella prima fase della pittura di Corot, è una componente essenziale della veduta: costituisce il nucleo solido in cui si condensa, assumendo una funzione costruttiva, la luce diffusa del paesaggio.
GUSTAVE COURBET
Le poetiche romantiche attribuivano la massima importanza al significato drammatico del soggetto; Courbet è persuaso che la forza della pittura sta nella pittura stessa e non nel soggetto.
Il quadro'Les demoiselles des bords de la Seine' (1857)rappresenta due ragazze di città che fanno la siesta sotto gli alberi sulla riva del fiume. Courbet non idealizza né le figure né il paesaggio. Le ragazze, nel loro abbigliamento vistoso, sono più piacenti che belle; non sono in posa, hanno le vesti in disordine; non hanno nulla di 'spirituale', sono pigre, pesanti, insonnolite. Ed il paesaggio non è che un breve tratto di sponda, un prato con qualche albero. Tutto ciò che si riteneva poetico è ripudiato: il bello, il grazioso, il sentimento della natura.
Courbet vuole vedere e, quindi, rappresentare la realtà com'è: per arrivarci butta via tutti gli schemi, i pregiudizi, le convenzioni, le inclinazioni del gusto. Per toccar con mano la verità elimina la menzogna, l'illusione, la fantasia.
Tale è il suo realismo, principio morale prima che estetico: pura e semplice constatazione del vero.
EDOUARD MANET
Nonostante i rapporti molto stretti, sia dal punto di vista umano sia da quello artistico, con il gruppo degli impressionisti puri, Monet, Sisley, Renoir, Pissarro, è giusto riservare ad EDOUARD MANET (Parigi 1832-1883) un posto separato da essi.
Che Manet schiudesse nuove strade alla pittura divenne lampante quando espose 'Le déjeuner sur l'herbe'(1863) al 'Salon des Refusés', la mostra organizzata da un gruppo di artisti non ammessi al 'Salon' ufficiale. Il pubblico e la critica si indignarono per 'l'assurdità' del soggetto( una donna nuda conversa, in un bosco, con due signori vestiti) e per la stesura pittorica senza chiaroscuro e rilievo, a zone di colore piatto.
Le quattro figure, il paesaggio, gli oggetti distesi sul prato, infatti, sono realizzati con una semplificazione dei piani e delle stesure pittoriche che esaltano i puri valori degli scuri e dei chiari: è evidente che Manet trascurava volontariamente le mezzetinte, i passaggi di tono e le insistenze di modellato che apparivano invece come i segni più alti di un consacrato prestigio formale.
Non è vero, inoltre, che Manet fosse indifferente al soggetto e si occupasse soltanto del brillante effetto coloristico.
Le stesse intenzioni vengono sviluppate con lucidità anche maggiore nell'Olympia(1863), dove l'estrema semplificazione sia del disegno che del colore giunge a dare all'immagine il fascino di una pura armonia. Ma in questa lucida presentazione di forme, di sagome nitide, non è assente la vita, rappresentata nei suoi attributi veramente primari, evidenziata nella sua visualità fondamentale.
In conclusione Manet indicava ai pittori più giovani due mete precise: un rinnovamento formale, che spazzasse via non soltanto il vecchiume del quadro storico, ma anche il pregiudizio di una pittura che attinge validità da un'elaborazione lunga e paziente;e l'attenzione alla vita contemporanea , soprattutto agli aspetti di essa che la rendevano nuova rispetto al passato e che soltanto una pittura rapida ed essenziale, nella pienezza del suo risalto visivo, poteva sperare di cogliere con sincerità ed immediatezza.
GLI IMPRESSIONISTI 'PURI'
CLAUDE MONET (Parigi 1840-Giverny 1926)
ALFRED SISLEY (Parigi 1839- Moret-sur-Loing 1899)
PIERRE-AUGUSTE RENOIR (Limoges 1841-Cagnes 1919)
CAMILLE PISSARRO (Saint-Thomas, Piccole Antille, 1830-Parigi 1903)
EDGAR DEGAS(Parigi 1834-1917)
PAUL CéZANNE(Aix-en-Provence 1839-1906)
BERTHE MORISOT
La mostra del 1874 al Boulevard des Capucines, comprendeva opere di Monet, Renoir, Sisley, Pissarro, Degas, Morisot, Cézanne e altri.
Reazioni violente si ebbero in quell'occasione e fu proprio uno dei quadri di Monet 'Impression, Soleil levant'a mettere in voga la definizione di 'IMPRESSIONISTI' pronunciata con intenzioni decisamente ironiche.
A rendere ancora più aspra la riprovazione di gran parte del pubblico anche colto, era la sensazione che i pittori impressionisti avessero tagliato tutti i ponti con la tradizione, violentando ogni consuetudine tecnica per far trionfare il loro anarchico senso del colore e della materia pittorica.
Infatti non c'era una linea marcata e coerente, facilmente individuabile, che dal passato più o meno recente della pittura, potesse condurre ai risultati di Monet e dei suoi compagni.
Per ritrovare le radici del linguaggio degli impressionisti bisogna risalire ai quadri dipinti poco dopo il 1860 da Monet, Renoir, Sisley e Pissarro, nei quali si chiarisce il collegamento con importanti fatti precedenti: il paesismo, il Corot, la natura di Courbet. Ma quando, fra il settimo e l'ottavo decennio del secolo, lo stile impressionista si è ormai formato, diviene arduo riconoscervi una consistente cultura retrospettiva.
Gli strumenti formali, adoperati con un metodo e una determinazione precisi, sono del tutto nuovi: essi sono 'inventati' e si perfezionano nell'accanito lavoro 'en plein air', proprio davanti al motivo.
Guardare in faccia il paesaggio per coglierne con un colpo d'occhio l'immediata realtà equivaleva infatti ad abbattere le accomodanti convenzioni, i vizi visivi del lavoro d''atelier'.
Le forme perdono ogni netto ritaglio di piani colorati e si tingono dei colori delle cose vicine e del tono generale dell'atmosfera. Infatti la pennellata degli impressionisti non crea le forme ma le dissolve.
Più quieta, non balenante come in Monet o nel Renoir, è la poesia della natura in Sisley, ma certo, non meno intensa.
Ciò che accomuna il lavoro dei tre maggiori impressionisti è dunque l'ispirazione a realizzare un rapporto diretto e totale fra la pittura e il mondo di apparenze che ci circonda. Essi non vedono nella natura la proiezione del sentire umano, nè vi ricercano simboli o significati nascosti.
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