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L'arte figurativa, concepita come il più puro e perfetto dei fenomeni naturali, rivela nella chiarezza delle sue forme la forma ideale della natura, nella sua essenza universale che è al di là di ogni accidentale contingenza.
In questo ha una funzione attiva o costruttiva: si accompagna al pensiero dei filosofi e al genio ispirato dei poeti nella ricerca di una verità che non è oltre ma dentro le cose e che non si raggiunge oltrepassando l'esperienza, ma approfondendola e chiarendola.
Si spiega così anche quello che, ai nostri occhi, potrebbe sembrare un limite dell'arte classica: il suo porre come unico oggetto, o quasi, la figura umana. Essa infatti è considerata, tra tutte le forme naturali, la più vicina all'ideale, la più libera dalle contingenze accidentali: in essa si vede come la civiltà, interpretando I significati profondi della natura, ne idealizzi le forme.
Con il termine classico, I teorici hanno indicato la perfezione della forma artistica, il suo carattere di universalità, l'eternità del suo valore. La forma artistica è data come assoluta e universale allorché implica ed esprime una concezione totale del mondo. L'universalità dell'arte classica non è una qualità soprastorica, ma si identifica con la sua storicità. L'arte classica ha dunque il suo fondamento nel passato e mira al fine della perfezione assoluta. Perciò l'operare dell'artist6a appare sempre collegato con un interesse teorico, programmatico, che trova talvolta la sua espressione in canoni o leggi formali. Il canone però non limita la libertà dell'artista più che le regole metriche non limitano l'espressività del poeta.
Il tema o contenuto fondamentale dell'arte classica è io mito: non per questo, però , essa più dirsi sacra o religiosa, come sarà, per esempio, l'arte cristiana del Medioevo.
Le immagini degli dei e degli eroi greci non hanno lo scopo di istruire il fedele o di incitarlo alla devozione; e meno che mai si pongono come sacre in sé.
La religione greca non nasce come rivelazione, ma come lento formarsi del mito e cioè attraverso il racconto verbale o scritto o figurato delle antiche saghe sull'origine del mondo e le prime vicende del genere umano.
La religione stessa, dunque, non è più imposta dall'alto con l'autorità di un sovrano e di un acasta sacerdotale, ma sale dal basso, come espressione dell'ethos popolare.
Gli dei sono le immagini ideali di attività o virtù umane, e una splendente legione di semidei, ninfe, eroi intesse un comunicazione continua tra il mondo degli immortali e quello dei mortali: null'altro che l'immortalità, infatti è il privilegio della natura divina. Proprio perciò la divinità è un'umanità ideale, la forma assoluta di un'esistenza che, sulla terra, è limitata e relativa. L'atteggiamento degli uomini di fronte al divino è di ammirazione più che di devozione.
Walter Otto scrive: "Questa religione è tanto naturale che la santità non più trovarvi luogo". I greci non aspirano alla trascendenza, i loro dei hanno un'esistenza simile a quella degli uomini e non sempre esemplare; ma felice perché non oscurata dal pensiero di una morte imminente.
Se il divino non è che un "umano" perfetto, la vita senza la morte, l'arte manifesta il divino nella perfezione della forma umana, e la perfezione è appunto l'evidenza della legge dell'armonia che assicura l'identità di essenza e sembianza. Nell'arte classica non v'è distinzione tra il bello di natura e il bello dell'arte; è l'arte che scopre e rivela, o piuttosto intuisce il bello di natura.
Il principio dell'arte come mimesi o imitazione non contraddice il concetto dell'arte cone invenzione del bello. Mimesi non è la copia di ciò che l'artista vede, ma confronto e scelta di parti belle per giungere alla ricomposizione di un insieme bello e cioè di una natura ideale.
Il possesso di una teoria muta profondamente la posizione sociale dell'artista; esso è un cittadino che esercita una libera professione, il depositario di una cultura estetica e tecnica, di cui la società riconosce la necessità; l'interprete dei grandi valori ideali su cui quella società consapevolmente si fonda.
I monumenti che sorgono nelle città greche non sono più la testimonianza visibile dell'autorità, ma della storia dello stato.
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