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La visione dell'infinito nel Cristianesimo e in Sant'Agostino




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La visione dell'infinito nel Cristianesimo e in Sant'Agostino

Nel pensiero cristiano l'infinito è l'essenza divina per due ragioni: perché essa non può avere limiti e perché infinita è la capacità creativa di Dio. Proprio il presupposto teologico dell'infinità e dell'onnipotenza di Dio favorirà - nel secolo XIV - una riaffermazione del significato metafisico e scientifico dell'idea di infinito: ad esempio condurrà ad ammettere, almeno in linea di principio, che Dio abbia il potere di creare uno spazio infinito nell'universo e infiniti mondi.

È soprattutto in Sant'Agostino che viene a stabilirsi un profondo legame fra ragionamento teologico e ragionamento matematico sull'infinito. Egli, infatti, divenne il maggior rappresentante dei Padri della Chiesa e della pedagogia del Cristianesimo antico e uno straordinario mediatore fra cultura classica e cultura cristiana.

Agostino afferma esplicitamente che l'infinito attuale esiste: ad esempio, esiste nella mente di Dio, che è infinita e pensa quindi infinite cose. Muovendosi sempre dall'idea che la mente divina è infinita, sostiene che in essa è concepibile - cioè non contraddittoria - l'esistenza in atto di una totalità infinita di numeri interi. Un'intuizione, questa, che verrà ripresa solo alle origini dell'era moderna.

Questi temi emergono soprattutto nelle "Confessioni", l'opera più celebre realizzata da Sant'Agostino.

Le confessioni, scritte dal 397 fino al 400 (anche se a riguardo ci sono state numerose dispute), sono un'opera divisa in 13 libri, nella quale Agostino ha voluto porre davanti a Dio e a noi tutti il ricordo della sua anima e, con una profonda umiltà, manifestare il suo vecchio e nuovo "io".

Agostino inizia quella che sarà la sua opera più importante con un'invocazione a Dio, che si configurerà nel dialogo continuo e serrato, come destinatario esplicito, interlocutore silenzioso, sempre presente nella sua assenza.

Già il titolo "Confessiones" che ha origine dai Salmi suggerisce l'idea di un salmo in prosa che loda Dio e dichiara l'inferiorità e la colpevolezza dell'uomo di fronte a Lui: in chiave autobiografica diventa la storia delle colpe del protagonista.

Attraverso lo strano dialogo che si istaura tra Sant'Agostino e Dio, si rivela il messaggio profondo dell'umanità: la nullità dell'uomo di fronte a Dio, la presenza del male, la debolezza degli uomini, la disperata ricerca del Signore, inutile se non sorretta dalla Grazia.

Già dall'inizio dell'opera emerge la concezione dell'infinito che, come già detto, coincide con Dio.  L'infinita potenza e perfezione di Dio è diversa dal creato e dimora nella memoria e nell'anima di ogni uomo pur rimanendo al di là dello spazio e del tempo.

Al concetto di Dio Sant'Agostino si accosta narrando gli eventi della sua vita che diventano simbolici soprattutto se utilizzati nel presente, attraverso la memoria, per ricercare il senso della vita. Nella prima parte dell'opera dove domina la narrazione autobiografica, Agostino delinea un ritratto vivissimo della sua esperienza scolastica, vista come esempio di incapacità pedagogica e di inutilità contenutistica, in quanto fondata su un curricolo di elementi e valori privi di senso. Da qui inizia il nuovo cammino di Fede e Ragione che diventano parte di un unico itinerario, in cui la Ragione devo porsi al servizio della Fede.

Le "Confessiones", quindi, è la storia di un'anima che ricorda il passato alla luce del presente e rivive le proprie esperienze come una metamorfosi dalla colpa alla salvazione, dall'angoscia alla pace. È la rievocazione di una conversione sofferta, che non si conclude con il possesso di certezze definitive: il presente fa sempre i conti con il passato e mantiene la tensione di una ricerca che si può concludere solo nell'aldilà.

Il protagonista Agostino diventa quindi simbolo dell'intera umanità, emblema dell'uomo come pellegrino nel tempo e nell'esistenza, il modello di chi ricerca Dio e raggiunge la gioia della conversione, l'esempio della metamorfosi del cristiano. Per questo motivo, il destinatario del libro è l'umanità tutta, alla ricerca di Dio.

L'opera, quindi, raggiunge la sua unità perfetta con Dio, prima cercato dallo scrittore nella propria vita, poi nella memoria (libro X) e infine nella creazione (libri XI-XIII).

Dio, che non ha vizi, è sempre vicino all'uomo e lo sostiene, rendendolo solidale col prossimo, con cui forma una comunità, ed elevandolo verso sé; per fare questo l'uomo, il cui paradigma è Agostino stesso, deve riconoscere i suoi peccati e convertirsi per diventare un uomo nuovo, purificato, depurato dalla morte del peccato e per conoscere, invece, la Verità immutabile e non opinabile  grazie alla Fede.

La riflessione teologica non discende mai dall'alto, ma scaturisce da una conquista progressiva, vissuta da Agostino in prima persona e frutto di circostanze talvolta occasionali: non per nulla, un grande numero di episodi 'minori' ispirano le pagine più belle dell'opera, appunto quelle in cui Agostino svela vicende quali il furto delle pere, il fascino esercitato su di lui dagli spettacoli teatrali, l'irrequietezza dei propri sentimenti, contesi fra materia e spirito.

In altri casi, la natura degli approfondimenti su tematiche diverse, le indagini sulla memoria e sul tempo rivelano una sorprendente acutezza di pensiero, accompagnata da una cultura ampia sia dei testi classici che delle Sacre Scritture.


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