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LA SOCIETA' DEL BENESSERE E I MOVIMENTI GIOVANILI DEL '68
Un viaggio attraverso l'America, attraverso la cultura alternativa degli anni '60, attraverso il pacifismo e la protesta hippy, Billy e Wyatt partono in sella ai loro choppers, ma non si potranno godere il finale perché moriranno fucilati nel viaggio di ritorno.
È il mondo negli anni '50 - '60. L'economia mondiale si incamminava verso un notevole sviluppo: il capitalismo industriale iniziava un processo di crescita con ritmi molto rapidi. I primi ad avviare questo sviluppo furono indubbiamente gli Stati Uniti, seguiti poi dal resto del mondo.
Tale sviluppo riguardava in primo luogo l'industria, nei settori legati all'utilizzo delle tecnologie avanzate, e in maniera molto più lenta toccava l'agricoltura, che si andava pian piano modernizzando. Il "boom" del secondo dopoguerra fu determinato da vari fattori, come ad esempio la crescita demografica, che comportò un aumento della domanda dei beni di consumo e un allargamento delle strutture sociali, e una maggiore disponibilità di forza-lavoro giovane e qualificata.
Iniziava a diffondersi una nuova cultura di massa, supportata dalla televisione, dal cinema, dalla radio e in generale da tutti i mass media. L'avvento della televisione comportò la trasformazione in vari campi: nell'informazione, in quanto venivano trasmesse ovunque le immagini di un evento; nello spettacolo, poiché le famiglie potevano giovarsi di un nuovo tipo di intrattenimento, ed infine, nella diffusione di quella cultura di massa che promuoveva un nuovo linguaggio e nuovi valori, tutti a discapito delle culture tradizionali.
In questo "boom" generale di sviluppo sociale ed economico, non poteva mancare la musica "leggera", supportata dalla diffusione della radio e delle apparecchiature per la trasmissione del suono (grammofoni, registratori e cassette magnetiche).
Fu definita come "la società del benessere" o " la civiltà dei consumi", poiché aumentò notevolmente il consumo di beni non essenziali. Infatti, ci fu un incremento delle spese per l'abbigliamento, per le automobili, per la casa, per gli elettrodomestici, per le tecnologie in generale, in particolare per i televisori (se ne registrarono circa 1 ogni 4 abitanti).
Siamo nell'era del "consumismo", favorita dall'aumento dei redditi e dal calo dei prezzi, supportata inoltre dall'ampliamento dei messaggi pubblicitari, grazie ai mezzi di comunicazione di massa. In questo clima era inevitabile che non si avesse una standardizzazione e un'omologazione dei modelli di consumo, comportando sempre meno differenze tra i paesi. Tale processo portò a termine quello che era la società di massa.
A ribellarsi contro questa società saranno proprio i suoi "figli", i giovani nati nei primi anni del dopoguerra. La mobilitazione iniziò nel 1964 con l'occupazione dell'università di Berkeley, in California, dove la protesta contro il consumismo si intrecciò con quella contro la guerra del Vietnam e con il movimento contro il razzismo.
È la nascita del mito degli Hippies, i "figli dei fiori", i quali rifiutavano ogni tipo di convenzione e, cercando una forma di evasione dalla realtà, crearono una cultura alternativa (in cui confluivano la non violenza e l'interesse per la religiosità orientale, buddismo e induismo).
Tra il '65 e il '67, anche la mobilitazioni dei neri, che, in un primo tempo, era egemonizzata da leader non violenti come Martin Luther King, esplose in una serie di rivolte dei "ghetti" delle grandi metropoli, ispirate all'ideologia rivoluzionaria del Black Power ("potere nero"). Il movimento, quindi, nacque a metà degli anni sessanta, raggiungendo la sua apoteosi nel .
Il 1968 è stato per molti versi un anno particolare, nel quale grandi movimenti di massa disomogenei e spontanei (operai, studenti e gruppi etnici minoritari), attraversarono quasi tutti i paesi del mondo con la loro carica contestativa, sostenendo una trasformazione radicale della società. Diffusa in buona parte del mondo, dall'occidente all'est comunista, la 'contestazione generale' ebbe come nemico comune ogni tipo di autorità. Nelle scuole gli studenti contestavano i pregiudizi dei professori, della cultura ufficiale e del sistema scolastico classista. Nelle fabbriche gli operai rifiutavano l'organizzazione del lavoro e i principi del capitalismo, che mettevano in primo piano il profitto a scapito dell'uomo stesso. Intanto, facevano il loro esordio nuovi movimenti che mettevano in discussione le discriminazioni in base al sesso (con la nascita del femminismo e del movimento omosessuale) e alla razza.
Il movimento femminista, in particolar modo, si rivolse alla rivendicazione di un trattamento egualitario per il lavoro femminile e inoltre al suo interno si fratturò tra la ricerca della parità con l'uomo e, dall'altra parte, la rivendicazione della specificità femminile. Queste reazioni alla società dei consumi si espressero con una ripresa delle ideologie rivoluzionarie marxiste, che avevano conservato una forte influenza sugli intellettuali. Chiaramente non mancarono tentativi di innestare sulla base teorica del marxismo i risultati delle nuove scienze sociali. Un contributo importante giunse dalla Germania di Weimar, dove nacque una nuova scuola di pensiero che poneva il suo nucleo originario nella cosiddetta "scuola di Francoforte" (Francoforte era stata la sede dell'istituto per la ricerca sociale fondato da Horkeimer nel 1923). L'esponente che ebbe più successo tra i giovani fu Herbert Marcuse, seguace della scuola di Francoforte, emigrato negli Stati Uniti. Nel suo pensiero, la critica del consumismo veniva a fondersi con un giudizio pessimistico sulle capacità rivoluzionarie di una classe operaia ormai parte della rivoluzione: le speranze di trasformazione sociale erano affidate agli emarginati delle metropoli e soprattutto ai popoli del Terzo Mondo. Tale critica finiva per congiungersi alla diffusione delle tendenze "terzomondiste" nel fornire una base teorica a quel ribellismo generale, soprattutto giovanile. Infine, altro critico severo contro questa società consumista, fu la Chiesa di Roma. Le pratiche religiose erano in declino e la reazione della Chiesa si espresse con un tentativo di rinnovamento interno, che ebbe inizio con Giovanni XXIII, il quale cercò di rilanciare il ruolo ecumenico della Chiesa e di instaurare un dialogo con le realtà esterne. Il suo atto più importante fu la convocazione del Concilio Vaticano II.
(l'immagine riportata alla pag. precedente è tratta dal film "Easy Rider")
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