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La repubblica romana 509-27 a.c.




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LA REPUBBLICA ROMANA 509-27 a.C.


Secondo la tradizione, in sostituzione del re, vennero eletti dal Senato due magistrati supremi che permanevano in carica per un anno: i pretori-consoli.

Essi dovevano comandare la legione, stipulare i trattati di pace, esigere il tributo di guerra, dividere il bottino. Avevano inoltre il diritto di vita e di morte sui cittadini in armi. Questi però avevano il diritto di appello al popolo in caso di condanna a morte.

Le caratteristiche principali della carica consolare sono date dall'annualità e dalla collegialità.

Annualità significa che la loro carica durava un anno; collegialità significa che le decisioni venivano prese dai due pretori-consoli in accordo. In caso di voto discordante, prevaleva quello negativo.

Queste due caratteristiche erano poste per evitare che troppo potere si concentrasse sulla stessa persona facendola diventare tiranno (proprio come era visto Tarquinio il Superbo).


RIFORMA SOCIALE

In età repubblicana, i cittadini non sono più divisi in tre tribù rispetto all'etnia, ma in tribù a seconda della zona di residenza. Vi erano quindi 4 tribù urbane (esquilina, collina, palatina, suburana) e 17 rustiche (che col tempo divennero 31).


RIFORMA CENTURIATA

La popolazione romana venne poi divisa in classi di censo.

1^ classe: fino a 100.000 assi                     

2^ classe: fino a 75.000 assi

3^ classe: fino a 50.000 assi                       

4^ classe: fino a 25.000 assi

5^ classe: fino a 11.000 o 12.500 assi (ci sono due ipotesi).

Al di sopra della 1^ classe vi era quella dei cavalieri, al di sotto dell'ultima stavano i proletari.

Ogni classe forniva poi delle centurie che andavano a costituire l'esercito.

I cavalieri, la classe più ricca, fornivano 80 centurie; la 1^classe ne forniva 18; la 2^, la 3^ e la 4^ ne fornivano 20 ciascuna (di cui 10 seniores e 10 juniores); la 5^ classe ne forniva 30 (di cui 15 seniores e 15 juniores); il proletariato forniva solo 5 centurie.


La riforma centuriata aveva principalmente tre scopi: uno fiscale, uno militare e uno civile.

- scopo fiscale: con la suddivisione in classi per censo era più facile stabilire anche le tasse che i cittadini dovevano pagare;

- scopo militare: chi apparteneva alle classi più alte partecipava attivamente alle campagne militari con armamenti pesanti, mentre coloro che appartenevano alla classe proletaria (e quindi non potevano armarsi) venivano destinati ad altre mansioni.

- scopo civile: le centurie, in totale 193, si riunivano nell'assemblea detta comizio centuriato e ad ognuna corrispondeva un voto.

Nonostante il voto fosse consentito a tutte le classi, non possiamo parlare di riforma democratica poiché la maggioranza dei voti apparteneva sempre alle classi più alte. Infatti su 193 voti, la classe dei cavalieri e la 1^ classe ne disponevano di 98. Si tratta quindi di una riforma timocratica.


LOTTE TRA PATRIZI E PLEBEI


Con il nuovo ordinamento repubblicano che privilegiava ancor più di prima la classe patrizia, cresce il malcontento dei plebei.

A causa delle continue campagne militari inoltre, peggiora anche la situazione dei piccoli proprietari terrieri. Questi al ritorno dalle guerre, trovano i campi distrutti tanto che si trovano costretti a chiedere dei prestiti. I creditori però applicano interessi sempre maggiori (una sorta di usura), portando i debitori a divenire schiavi per debiti.

La situazione poteva essere risolta distribuendo ai meno abbienti le terre confiscate ai popoli sconfitti, ma anche in questo caso i patrizi riuscirono a far prevalere i propri interessi.

Così i plebei, decidono di abbandonare la città per andare sul monte Sacro (altre ipotesi dicono sull'Aventino): è questa la SECESSIONE DELLA PLEBE.

Solo l'intervento di Menenio Agrippa, col suo apologo che paragonava la repubblica romana al corpo umano, fa trovare un accordo tra patrizi e plebei.

I plebei chiedono e ottengono dei loro rappresentanti e una propria assemblea: nascono quindi le figure dei tribuni della plebe e il concilio della plebe.

Successivamente ottengono anche la messa per iscritto delle leggi, che prima venivano tramandate a voce. Un gruppo di 10 uomini, i decemviri, redigono quindi la legge delle XII tavole.

Queste, stabilivano l'uguaglianza tra patrizi e plebei e confermavano il diritto di appello al popolo per qualunque cittadino che fosse condannato a morte ma anche i divieto di connubio tra le due classi.

Qualche anno dopo, il tribuno della plebe Canuleio, propose 2 provvedimenti: l'abrogazione del divieto di connubio tra patrizi e plebei e l'elezione di un plebeo tra i due pretori-consoli.

La prima proposta venne accolta, mentre per la seconda venne raggiunto un accordo: venne istituita una nuova magistratura, quella dei tribuni militari, alla quale potevano ambire sia patrizi che plebei. Questa carica aveva poteri consolari che però venero successivamente ridotti dall'istituzione dei censori.

I pretori-consoli infatti, detenevano il potere esecutivo e quello militare e si occupavano anche del censimento della popolazione. Con l'istituzione dei tribuni militari, quest'ultima venne affidata ai censori che potevano essere eletti soltanto fra i patrizi. Infine, con la "lex Ovinia", ai censori venne affidata anche la "lectio senatus", che consisteva nel giudicare l'ingresso in Senato degli ex magistrati.


LE MAGISTRTURE


Consoli

I consoli (nei primi anni della repubblica pretori-consoli) erano 2 uomini eletti dai comizi curiati e centuriati che restavano in carica per un anno (annualità e collegialità) e che detenevano il potere esecutivo e quello militare. Si occupavano anche del censimento della popolazione, compito che poi venne affidato ai censori. Inizialmente potevano accedere a questa carica soltanto i patrizi, poi le leggi Licinie-Sestie del 367 a.C., stabilirono che uno dei due consoli dovesse essere plebeo.

In tempo di guerra, i 2 consoli si alternavano giornalmente al comando dell'esercito.


Pretori

Il pretore veniva eletto ogni anno dai comizi centuriati e deteneva il potere giudiziario. Con l'espansione di Roma e quindi con l'aumentare della popolazione, si rese necessaria l'istituzione di un altro pretore. Uno quindi, detto "urbanus" si occupava delle controversie tra cives, l'altro, detto "peregrinus" si occupava invece delle controversie tra cives e peregrini o tra peregrini.

Quando i confini dello Stato superarono quelli della penisola italica, i pretori divennero prima 4 poi 6, così che 2 stettero a Roma e gli altri nelle province (Sicilia, Corsica e Sardegna, Spagna).

Al tempo di Cesare divennero 16.


Censori

I censori erano due uomini, eletti dai comizi centuriati ogni 5 anni e la loro carica durava 18 mesi.

Viene considerata una magistratura ordinaria perché è caratterizzata dalla collegialità, ma non essendo una carica annuale viene considerata in parte una magistratura straordinaria.

Si occupavano del censimento della popolazione e in seguito, con la "lex Ovinia" ebbero anche la "lectio senatus". Quest'ultima consisteva nel giudicare l'ingresso in Senato degli ex magistrati.


Edili

Esistevano due tipi di edili, i primi erano i plebei, successivamente i patrizi elessero gli edili curules. Entrambi avevano varie mansioni civili e venivano eletti annualmente.


Questori

I questori venivano eletti dai comizi tributi. Inizialmente erano solo 2 e potevano essere solo patrizi, poi divennero 4 e la carica venne aperta anche ai plebei.


LE ASSEMBLEE


Comizi curiati

Erano formati dalle 30 curie. Ogni curia esprimeva un voto. Nel periodo repubblicano perdono importanza che viene invece acquisita dai comizi centuriati.


Comizi centuriati

L'assemblea composta dalle centurie. Ogni centuria esprimeva un voto. Votavano prima i cavalieri, poi la 1^classe e poi via via fino all'ultima classe. Al raggiungimento della maggioranza, la votazione cessava.

Poiché però cavalieri e 1^ classe disponevano di 98 voti (3 in più di tutte le altre classi unite), erano sempre queste due classi a decidere.


Comizi tributi

Assemblee del popolo diviso per tribù di residenza. Ogni tribù disponeva di un voto. Essendovi 17 (poi 31) tribù rustiche (contro 4 urbane), il potere decisionale ricadeva proprio su queste. Nei comizi tributi si votava per eleggere gli edili, i questori e i tribuni militari.


Concilio della plebe

Assemblea composta da soli plebei in cui venivano eletti i propri rappresentanti, i tribuni della plebe.

Mentre le decisioni dei comizi costituivano legge, quelle del concilio costituivano un plebiscito, cioè non vincolante per tutti. Solo con la "lex Hortensia" ebbero valore per tutti i cittadini (anche se la maggior parte delle decisioni rimanevano comunque dei plebisciti).



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