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La natività della Luna pascoliana: "L'assiuolo"
"Dov'era la luna? chè il cielo
notava in un'alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi
chiù.[.]"
L'assiuolo è un piccolo uccello rapace simile al gufo; emette un verso monotono e malinconico, simile ad un lamento, che Pascoli rende con l'onomatopeico "chiù".
La poesia è costituita da tre strofe, doppie quartine di novenari con rime alternate; l'ultimo verso di ogni strofa è il richiamo monosillabico dell'assiuolo. Esteriormente essa è la descrizione di un notturno lunare, reso attraverso una serie di sensazioni visive ed uditive, tuttavia il quadro a prima vista impressionistico si rivela immerso in un'atmosfera arcana ed enigmatica.
Tutte le strofe sono strutturate secondo lo stesso schema: la prima quartina propone delle immagini serene, la seconda immagini più inquietanti. Si passa quindi da un'atmosfera iniziale incantata e sospesa ad un'atmosfera angosciante, che si materializza nel verso lugubre dell'assiuolo.
1° strofa All'inizio della prima strofa viene colto un momento fuggevole ed impalpabile, cioè il momento in cui sta per sorgere la Luna. Si è discusso se essa sia già sorta ma non si possa scorgere perché velata da una nebbia diffusa o se debba ancora sorgere e sparga nel cielo la sua luce da dietro l'orizzonte. Oggi si ritiene accertata la seconda interpretazione: il cielo è invaso dal chiarore perlaceo della Luna che sta per spuntare e per questo si parla di "alba di perla". La natura attende la sua comparsa, come davanti ad un'apparizione divina; quest'apparizione possiede una funzione purificatrice, richiamata dalla nota di bianco e dall'idea di nascita implicita nella metafora dell'alba. In contrasto con questo quadro rasserenante nella seconda parte della strofa si delinea un'immagine di vaga ed imprecisata minaccia: il nero delle nubi in lontananza si contrappone al candore lunare. Gli inquietanti lampi di calore che scaturiscono da esse sono evocati con una sinestesia, "soffi di lampi", che accosta la sensazione visiva dei lampi a quella acustica o tattile del soffio.
Il negativo implicito in queste ultime impressioni visive si precisa nel verso dell'assiuolo che viene da uno spazio indefinito, nella notte. La voce degli uccelli in Pascoli ha sempre il valore di un messaggio arcano, oracolare, pieno di sensi simbolici. In questo caso esso non è un messaggio gioioso e sereno ma possiede qualcosa di lugubre e vagamente funebre, poiché risuona nelle tenebre della notte con il suo tono malinconico.
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