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La conquista dello spazio nel periodo della guerra fredda
Nella seconda metà del Novecento la ricerca scientifica e tecnologica si andò sempre più intrecciando con le dinamiche politiche internazionali. In questo senso uno dei casi più significativi fu rappresentato, alla fine degli anni 50 e almeno per tutti negli anni 60, dalla corsa allo spazio.
Il 12 aprile 1961 sui giornali di tutto il mondo apparve la strabiliante notizia che i sovietici avevano lanciato nello spazio una navicella con a bordo un essere umano, il pilota ventisettenne Yuri Gagarin, il primo astronauta della storia. Il volo era durato poco meno di due ore.
Gagarin, dopo aver compiuto a bordo del Vostok 1 un'intera orbita attorno alla terra, era atterrato in un campo della sterminata pianura russa, accolto festosamente da un gruppo di contadini, che lo avevano notato scendere con il paracadute accanto alla sua capsula vuota. Poiché a quel tempo gli scienziati sovietici non avevano ancora risolto il problema del violento impatto della navicella sul terreno, l'astronauta, poco dopo il suo rientro nell'atmosfera, era stato proiettato fuori dal veicolo con il suo seggiolino ed era poi atterrato come un normale paracadutista. La notizia dell'impresa parve a molti una conferma degli straordinari successi riportati dall'Urss in campo scientifico ed economico i quali secondo quanto aveva polemicamente affermato il leader sovietico Nikita Chruscev in un incontro con il presidente degli USA, avrebbero dimostrato nel giro di pochi anni la superiorità del sistema comunista rispetto a quello capitalista. Le basi tecnico-scientifiche per intraprendere il volo nello spazio furono fornite ai sovietici dagli scienziati tedeschi che, durante il secondo conflitto mondiale, erano giunti alla realizzazione delle V1 e V2, i famosi missili lanciati dai nazisti sulla regione di Londra. In realtà alla fine della guerra,tecnologia e scienziati tedeschi furono spartiti tra russi e americani. Ma fu in Urss che maturò più in fretta l'idea di utilizzare questo capitale tecnologico per realizzare il sogno dell'uomo di viaggiare nello spazio. Furono i sovietici a lanciare il primo satellite artificiale, lo Sputinik1, nell'ottobre 1957 e furono ancora i sovietici che il mese seguente misero in orbita il primo essere vivente la cagnetta Laika, la quale dopo sette giorni di volo nello spazio fu addormentata attraverso un sistema automatico e finì disintegrata nell'atmosfera assieme alla sua navicella lo Spatinik 2.
La risposta statunitense
Nel clima di guerra fredda degli anni 50 il lancio degli Sputinik aveva suscitato allarme nell'opinione pubblica e nel governo statunitense. Sebbene nel frattempo fosse stata creata la Nasa, l'ente americano preposto alla ricerca spaziale, all'annuncio dell'impresa compiuta da Gagarin questa inquietudine si trasformò nel timore che le conquiste tecnologiche sovietiche potessero minacciare il primato degli USA.
La conquista dello spazio divenne quindi un nuovo terreno di sfida fra le due superpotenze. Il 25 maggio 1961, a poche settimane dallo storico volo sovietico, il presidente Kennedy cosi si espresse in un famoso discorso davanti alle sessioni riunite del congresso : " Questa nazione deve porsi e raggiungere l'obiettivo prima della conclusione di questa decade di far atterrare un uomo sulla luna e di farlo tornare salvo sulla terra . E' ora che questa nazione assuma una posizione di leader nelle attività spaziali le quali possono giocare un ruolo chiave per il nostro futuro sulla terra."
Otto anni dopo, il 21 luglio 1969, nell'ambito di un programma che costò agli USA 25 miliardi di dollari, il progetto Apollo, gli astronauti statunitensi Neil Armstrong e Edwin Ardwin mettevano piede sul suolo lunare. La promessa formulata da Kennedy era stata mantenuta e l'America aveva vinto la sfida.
La visione dell'infinito in fisica
Se esiste qualcosa che la Fisica non può studiare, questo è ciò che non è misurabile. In altre parole, la Fisica fa oggetto dei suoi studi gli aspetti misurabili della realtà, la "Realtà" quindi, in quanto, per l'appunto, misurabile. Di conseguenza non c'è da meravigliarsi se nulla, in Fisica, parla d'Infinito: essa studia le cose finite, "Razionali", e sul piatto delle cose misurabili l'Infinito non è presente. Anche i granelli di sabbia presenti sul nostro pianeta, pur sembrando infiniti, hanno un loro numero: questo potrà essere approssimato, enorme, soprattutto se moltiplicato per tutti i corpi celesti che si pensa possano vagare nell'Universo, ma non sarà mai Infinito.
Ora, provando a collegare un po' questa Scienza con il concetto d'Infinito, possiamo studiare alcune delle leggi che regolano quella parte del reale che più si avvicina al concetto d'Infinito.
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