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IMPRESSIONISMO
Si ipotizza spesso che una delle cause principali di quello sconvolgimento radicale che si attua, alla fine del 1800, nel panorama artistico tradizionale europeo sia da attribuire alla nascita della fotografia. Molto probabilmente si trattò invece di un insieme di cause, che spostarono l'attenzione dalla rappresentazione al più vasto ambito della percezione sensoriale, imponendo un modo nuovo di vedere l'arte. Alcune tra le maggiori personalità del mondo dell'arte migrarono in questo periodo a Parigi dove, sul finire dell'Ottocento, si sviluppò la corrente artistica che segnerà una linea netta di cesura tra l'arte tradizionale e quella nuova.
L'impressionismo nasce in Francia tra il 1970 e il 1980, ed accomuna i suoi protagonisti in una volontà inedita di pittura dal vero che si basava essenzialmente su un impressione individuale rispetto al soggetto da ritrarre. Quello che l'occhio percepisce è pura impressione visiva di colori, che tuttavia mutano al variare della luce. Questo era maggiormente riscontrabile dipingendo en plein air. Questa esperienza sulle infinite possibilità offerte dal colore porterà gli impressionisti ad un graduale abbandono dei toni grigi e all'uso dei colori complementari. Il colore assume quindi una sua autonomia.
Tali ricerche tuttavia venivano fuori da una maturazione rispetto ad un procedimento già parzialmente avviato. Delacroix in realtà già prima aveva individuato nel colore l'elemento costruttivo della raffigurazione, sovvertendo nelle sue opere l'antico rapporto forma-colore. E già, compatibilmente a naturalismo di Courbet, i pittori di Barbizon avevano auspicato una pittura all'aria aperta. Come afferma Argan, l'Impressionismo, non fu "banale verismo, ma rigorosa ricerca sul valore dell'esperienza visiva come momento primo ed essenziale del rapporto tra soggetto ed oggetto, e fondamento concreto,della coscienza".
Il termine impressionismo si attribuisce ad un critico d'arte del tempo che, in modo quasi dispregiativo, prese spunto dal titolo di un dipinto di Monet, Impression, soleil levant, per etichettare quel gruppo di artisti che si offrirono per la prima volta al pubblico in una mostra organizzata nel 1874, presso lo studio del fotografo Nadar. Questa innovativa corrente artistica segnerà da questo momento indelebilmente il mondo dell'arte successiva avendo aperto la via agli artisti la possibilità di esprimersi perseguendo ricerche di un linguaggio personale, che non influenzato né dai desideri di un committente, né da convenzioni imposte dalla società, potesse seguie più direttamente i sentimenti.
Le opere degli Impressionisti furono come è noto, in
un primo momento rifiutate dai saloni (Salon) ufficiali delle mostre
perché, la società di quel tempo, considerava arte soltanto le immagini
composte nello studio del pittore e non accettava il modo di dipingere degli
impressionisti che dipingevano in plein-air. Gli impressionisti inoltre
esprimevano una decisa avversione per le Accademie e sostenevano che qualunque
aspetto della realtà potesse ispirare l'artista e divenire opera d'arte. Una
delle prime opere ad essere rifiutata dal salon fu la famosa opera dal titolo
"Le dejeuner sur l'herbe" del
Argan scrive a proposito di Manet: "Non c'è più distinzione tra i corpi solidi e lo spazio che li contiene: nell'immagine (e per Manet l'immagine è sensazione visiva) non vi sono elementi positivi e negativi, tutto si dà alla vista mediante il colore". Immediatezza nella rappresentazione e pennellate rapide con colori, a volta direttamente stesi sulla tela, erano le principali caratteristiche di questi rivoluzionari pittori che, lavorando all'aria aperta per cogliere il variare delle luci e delle ombre nelle diverse ore del giorno, realizzarono splendidi dipinti senza disegno preliminare e a volte senza i ritocchi e sfumature. Quasi abolito l'uso del nero per sottolineare che l'ombra, anch'essa determinata dalla luce, non è assenza di colore, i soggetti furono paesaggi, architetture e anche ritratti di momenti di vita festosi.
Ogni artista condusse all'interno della corrente una
ricerca autonoma, anche se comune fu il desiderio di indagare la
rappresentazione della realtà. Manet conservò nelle sue opere un cromatismo
costruttivo che ebbe seguito in Pissarro e Cézanne. Cézanne spinse la sua
interpretazione visiva della realtà, fino al limite dell'astrazione. Si orientò
verso una personale ricerca delle strutture costruttive della natura. Egli
manifestò inizialmente la volontà di fissare sulla tela le sensazioni visive e
lavorò sempre osservando dal vero, costruendo l'immagine con pennellate di
colore che determinano ombre, luce, spazialità. Volle fondere figura e sfondo
tra di loro al punto che lo spazio del dipinto giungesse ad annullare la
profondità. Attraverso semplificazioni sempre maggiori, i suoi soggetti
sembrano astrarsi in pure forme geometriche.
La Montagna di Sainte Victoire ne è un esempio. La profondità è dentro la
materia del colore e non nel vuoto intorno alle cose. Afferma Argan riguardo il
tema della profondità in Cézanne: "La profondità è una e continua, non una
prospettiva davanti alla quale l'artista si pone e contempla rimanendone fuori.
Non può esservi distacco tra lo spazio della vita, o dell'artista che dipinge e
lo spazio del quadro".
Altro impressionista per certi versi considerabile "autonomo" fu Renoir che si distinse per l'abitudine di ritoccare in studio le sue composizioni, che tuttavia si caratterizzano egualmente per l'immediatezza suggerita. Renoir rimanendo fedele alle originali ricerche sulla luce e il colore, si occupò molto di ritratti, che gli venivano sovente commissionati. Egli seguì un suo particolare percorso come del resto gli altri componenti della corrente. Per Monet, la percezione di un riflesso della luce nell'acqua equivaleva alla percezione di una cosa reale. Le ricerche luce colore furono da questo eccezionale interprete portate alle streme conseguenze, fino a realizzare opere dal contenuto quasi informale.
Degas, fu influenzato dalle stampe giapponesi. Il
mondo della danza lo rapì sino al punto da fare delle ballerine il soggetto
ricorrente di moltissime delle sue opere. La 'scuola di danza' del
1874, è una delle sue opere più note, coglie le ballerine anche nei loro
momenti di riposo, nella verità della fatica delle esercitazioni di danza. Al
posto dei paesaggi esterni, Degas propone il pavimento polveroso di una scuola,
dove figure esili in movimento sembrano fiori, nei loro abiti di tulle fatti di
luce. Infine Sisley, legato alla tradizione pittorica inglese, che ha dipinto
sulle rive della Senna con Monet e Renoir. Le sue opere furono pervase da
particolari toni luministici, un maggior senso del sentimento della natura che
le caricava di emotività. Le atmosfere cromatiche da lui suggerite ci
trasportano in rappresentazioni in cui prevale l'aspetto emotivo. Verso la fine
della sua attività i suoi quadri prima pervasi da toni di grigi e di azzurri
rarefatti, sembrano caricarsi di toni più accesi, pennellate più materiali che
ne resero l'aspetto più drammatico.
Molti comunque ebbero come soggetti dei loro quadri scene di vita della piccola
borghesia del tempo, paesaggi luminosi e ritratti delicati che esprimevano una
gioia di vivere, un sentimento positivo di apprezzamento della vita, che fanno
sì che un grande pubblico possa ancora oggi amare immensamente queste opere e i
loro autori.
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