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Il realismo - Gustave Courbet




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L'arte degenerata


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Il realismo


Il realismo una corrrente che si inserirà dopo la nascita del naturalismo nella letteratura. Il 1848 sarà l'anno delle grandi e sanguinose sommosse popolari,  che avranno ripercussioni in tutti i vari strati sociali popolari. I moti di Parigi costituiscono uno degli esempi più tragici: gli operai, ai quali erano stati imposti salari minimi e condizioni lavorative disumane, esprimono violentemente il loro malcontento costringendo il re a lasciare il suo trono e proclamando nel frattempo una seconda repubblica a suffragio universale, eleggendo Luigi Napoleone Bonaparte presidente della repubblica che successivamente si schiererà con la borghesia lasciando il malcontento. A partire dai moti parigini del '48 anche l'Italia vide nel 1861 la sua unificazione. L'unità della penisola italiana avverrà grazie ai francesi che intervennero contro gli Asburgo d'Austria. In Germania l'unità avverrà grazie a Bismar nel 1871. L'unica nazione che rimase esclusa dai moti fu l'Inghilterra potenza europea molto forte e ricca. In questo contesto di grandi fermenti politici e sociali anche l'arte attraversava un periodo di crisi identificativa. I movimenti realistici nascono pertanto per rispondere in modo artistico a questa continua richiesta di vero e di quotidiano. L'artista cercherà di documentare la realtà in modo impersonale e oggettivo. L'arte partecipa in modo attivo a questa rivoluzione, l'artista non vuole più cercare in un'altra epoca ciò che deve rappresentare; egli vuole partecipare alla sua realtà. Gli artisti non possono ignorare la povertà. Il realismo può essere considerato in due modi verso il romanticismo, egli può essere fenomeno di scindimento o di continuità. Il fenomeno comune potrebbe essere la scelta dei soggetti rappresentati, di carattere popolare; ma quando racconta i fatti in maniera reale descrivendo la realtà in modo oggettivo si distacca radicalmente dal romanticismo che voleva incarnare i sentimenti dei personaggi. Il realismo vuole porre attenzione alla realtà del sociale del proprio tempo volendo sopprimere l'individualismo soggettivo dell'artista romantico. Questo movimento artistico affonda le sue radici nei paesaggisti inglesi e in Constable. Nel 1824 si assisterà a un rinnovamento del genere pittorico.

Il capostipite indiscusso di questa corrente fu Gustave Courbet, uomo di saldi principi morali e di grande onestà intellettuale. I dipinti realistici avrebbero avuto un pubblico, diverso da quello dei Salun, in grado di capire senza sconvolgersi. Il programma dei realisti escluderà pitture mitologiche e religiose perché si concentrerà sulla pittura contemporanea. Prenderanno in considerazione tutti i soggetti e dipingeranno maggiormente en plein air.




Gustave Courbet


Nato a Ornas nel 1819 da una famiglia contadina benestante conduce i suoi primi studi presso la cittadina natale. Costui si formò quasi interamente da autodidatta, inizia la propria carriera secondo la tradizione romantica, dedicandosi alla copia e alla riproduzione dal vero di alcuni dipinti del Louvre. Proclama che " la pittura consiste nella rappresentazione di oggetti tangibili e visibili": quest'affermazione ha una carica rivoluzionaria, anche nella vita privata Courbet conduceva la sua battaglia personale contro la borghesia della quale l'arte accademica è l'espressione.

Courbet bandirà dalla sua cultura tutti i soggetti che sono distanti dalla realtà quotidiana. La resa sulla tela evidenzierà molto la qualità materica cioè non curerà molto i particolari ma utilizzerà una pittura diretta. Courbet affermava che la pittura è un arte completa e può consistere solo nelle cose. Si sente in debito con la cultura neoclassica perché anche essa guardava alla realtà. Dopo il 1850 per Courbet gli anni furono di grande impegno ideologico e di attività febbrile. Sarà colui che organizzerà una mostra alternativa ai Salun. La giuria dei salun nel 1855 si era opposta ad esporre uno dei suoi dipinti e Courbet organizza una mostra personale che prenderà il nome di padiglione del realismo, accoglierà nella sua mostra anche altri artisti. Del padiglione verrà fatto anche un catalogo. Nel 1861 apre una propria scuola in evidente contrasto e polemica con l'accademia e le altre scuole ufficiali. Antiaccademico. Nella sua scola non impartirà mai lezioni teoriche ma preferiva che gli alunni gli stessero accanto mentre dipingeva cogliendo i segreti del mestiere. Nel 1870 rifiuta la Legion d'Onore la più prestigiosa onorificenza cavalieristica francese. Nel 1871 parteciperà a un insurrezione politica e sarà condannato come sovversivo ed istigatore. Dopo questo avvenimento si ritirerà in Svizzera trascorrendo la fine della sua vita in solitudine e povertà. Resterà sempre fedele ai suoi temi pittorici che guarderanno sempre al quotidiano. Muore nel 1877 l'ultimo dell'anno.

Courbet è stato un artista che non conosceva mezze misure, ma ha tecnica molto innovativa e personale.


Nello Spaccapietre del 1849 Courbet rappresenta un manovale intento nel fratturare dei sassi. Il soggetto è molto diverso da quelli della pittura accademica. Il soggetto è ritratto nella sua realtà nuda agli occhi dell'osservatore. Calzini bucati nel tallone. A sinistra vi sono una pentola e un pezzo di pane che accennano al povero pasto che sarebbe toccato allo spaccapietre. La natura è tratteggiata in modo essenziale, quasi scarno. Courbet non raffigura nessuna pietà ed è in questo la sua bravura.


L'atelier del pittore fa parte di un progetto di sette quadri di cui Courbet ne realizzerà solamente uno. Questa tela sarà una di quelle respinte dalla giuria del Salun nel 1855. Il titolo rappresenta l'intenzione dell'artista a dipingere il suo autoritratto. Nell'Atelier del pittore che l'artista stesso definisce in modo volutamente contraddittorio come un'«allegoria reale», egli espone in modo compiuto tutti i propri ideali artistici ed umani. Le grandi dimensioni della tela (359x598 cm) sono provocatorie verso il mondo accademico e servono per dipingere le figure in grandezza reale. L'opera è ricca di simboli troviamo l'artista in primo piano, centrale, che dipinge un paesaggio genere in cui si era cimentato. Tra i simboli troviamo il bracconiere coi suoi cani, esso sta guardando un mandolino a terra al fianco di un cappello e un coltello insanguinato; costui col capo reclinato che guarda il mandolino sta a simboleggiare un romanticismo trascorso. Una donna allatta un bambino, questo simboleggia la miseria che aveva colpito l'Irlanda in quel periodo. Il manichino simboleggia l'arte accademica. Tutti i personaggi sopra citati si trovano alla sinistra dell'osservatore e hanno tutti il capo reclinato, sono rappresentate le classi sociali ai margini della società che frequentano l'artista. A destra ci sono invece i sogni e le allegorie. Tra i quali troviamo l'amore, la filosofia e la letteratura, alle quali Courbet ha "imprestato" i volti dei suoi amici e conoscenti. All'estrema destra troviamo un ritratto di Bodlaire. Sdraiato troviamo un bambino che disegna che significa l'appoggio dell'arte pura e reale. La donna nuda vicino all'artista che dipinge rappresenta la verità. Nei pressi dell'artista troviamo anche un bambino dai vestiti laceri che guarda incuriosito. Questi due personaggi, il bambino e la verità nuda, accanto all'artista vogliono dirci che: l'artista è innocente e semplice. In quest'opera c'è un racconto della vita di Courbet.

Courbet non è visto di buon occhio dalla critica d'arte ufficiale perché nei suoi quadri rappresenta generi che lui ama, nudi e paesaggi, ma con la tecnica realista. Nelle sue opere dimostra di essere un bravo disegnatore curando molto anche i particolari. Nell'Atelier del pittore utilizza una gamma di tinte scure seppur ci sia una luce che rischiara l'ambiente. Courbet darà la stessa importanza a tutti i soggetti.

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Appunti su: 1848 anno delle grandi e sanguinose sommosse popolari,



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