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IL MOVIMENTO E LA MACCHINA. UN MITO DEL PROGRESSO
L'uomo guida di tutto: automobili, navi, aerei, motociclette. Possiamo quindi considerare come "guida" ogni intervento umano che determini il movimento di un veicolo. E nella maggior parte dei casi il guidatore è anche trasportato dal veicolo al quale impartisce dei comandi.
Ma guidare non è solo un fatto tecnico:è anche un'attività piacevole che dà forti emozioni. È bello sentire la nostra auto che risponde docilmente ai comandi e ci permette di viaggiare comodamente e velocemente attraverso un bel paesaggio. Parlare dell'auto è quindi parlare di noi e del nostro modo di vivere.
"La velocità. è piacevolissima per sé sola, cioè per la vivacità, la forza, la vita di tal sensazione. Essa desta realmente una quasi idea dell'infinito, sublima l'anima, la fortifica".
Giacomo Leopardi. Zibaldone.
Parlare di macchina equi
Perciò prima di girare la chiave nel cruscotto, chiediamoci che cosa rappresentino per noi.
Queste due componenti ci possono dare sensazioni contrastanti: da una parte l'euforia, il senso di forza, di potenza. Dall'altra la paura, l'insicurezza di sentire il proprio corpo in movimento e la spiacevole impressione di non poter controllare questo movimento.
Giacomo Leopardi ci parla con straordinaria attualità delle sensazioni che la velocità può dare; ma si riferiva forse a quella che si prova a bordo di una carrozza. È una velocità, questa, alla quale è piacevole abbandonarsi: ci dà sensazioni, favorisce immagini e pensieri, ma è una velocità vissuta da passeggero. Le stesse sensazioni diventano pericolose se le proviamo stando al volante, indipendentemente dalla nostra velocità, perché ci deconcentrano e ci tolgono lucidità.
Uno stato d'animo in particolare è da temere: quello in cui la velocità ci provoca euforia. Il linguaggio popolare ha coniato un termine per esprimerlo: "ebbrezza della velocità", paragonando così questo stato di esaltazione a quello di chi è alterato dall'alcool. In questa condizione psicologica diminuiscono le capacità di valutare le reali difficoltà della guida e della strada, la paura di fronte ai pericoli. Questo avviene perché il guidatore ha perso la coscienza della distinzione fra se stesso e l'auto e si sente perfettamente fuso con essa: le prestazioni dell'auto diventano le sue, e ora si sente diverso, più forte, più potente. Se il motore è potente lui si sente potente, se l'auto è capace di grandi velocità, lui si sente capace: confonde così le caratteristiche dell'auto con le proprie. In questo modo esce illusoriamente dai limiti del suo corpo e diventa onnipotente e invulnerabile: nulla in questo stato di grazia gli può accadere e tutto gli riesce con facilità estrema. Inutile sottolineare la pericolosità di tale stato d'animo.
La velocità però può anche darci sensazioni completamente diverse quali l'ansia, la paura, il nervosismo. In questi casi una parte di noi avverte che la velocità che stiamo tenendo è eccessiva o per le condizioni della strada o per le nostre condizioni psicofisiche. È bene allora ascoltare questi segnali piuttosto che seguire le imperiose esigenze dell'arrivare a ogni costo. La guida può essere un'attività piacevole: spostarsi comodamente su un'auto che reagisce positivamente ai nostri comandi è fonte di soddisfazione e relax.
Leggerezza, precisione, rapidità:sono queste le caratteristiche di una buona guida.
Una guida rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero di automobili arrugginite. Italo Calvino. Lezioni americane.
Perché e come si è affermato questo nuovo rapporto uomo-macchina alla fine dell'800 inizi 900?
Innanzitutto il 900 è il secolo del futuro perenne, dove il nuovo si impone come rottura sul passato e non solo come cambiamento. Il nuovo è l'imperativo che domina la tecnologia di questo secolo. Ciò è dovuto al cambiamento della società, al cambiamento dei valori del passato, a una visione più oggettiva e capitalistica del mercato e della vita.
L'uomo si annulla completamente davanti all'enorme potenze delle macchine, perde la sua identità e diventa spettatore anonimo e impotente degli effetti e dei prodotti che le macchine gli offrono. Prodotti stereotipati, riproducibili in serie, anch'essi privi di autenticità e vitalità.
Questa situazione inerte si riscontra anche in ambito letterario e artistico ma quando la mercificazione e la standardizzazione toccano il culmine, ai primi del 900, esplode la rivolta, e gli intellettuali si organizzano in gruppi per condurre la loro battaglia.
È così che prende il via il futurismo, tramite i suoi esponenti letterari e artistici, primo fra tutti lo scrittore F. T. Marinetti (1876 - 1944): questi ci offrono buoni esempi per capire cosa ha comportato l'avvento della macchina nel pensiero e nell'animo umano, nonché uno spunto di riflessione critica in quanto ideologia che esalta la macchina in modo indiscriminato e che non tiene conto dei pericoli insiti nella mitizzazione della stessa.
I valori su cui intende fondarsi la visione del mondo futurista sono quelli della velocità, del dinamismo, dello sfrenato attivismo, considerati come segni distintivi della moderna realtà industriale, che ha il suo emblema nel mito della macchina.
"Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno".
"Articolo" del Manifesto
Anche l'uomo finisce per ridursi a un essere meccanico e dinamico, disinteressandosi della dimensione psicologica: i futuristi disprezzavano i comuni atteggiamenti spirituali e sentimentali. Di conseguenza rifiutano e criticano anche la letteratura che si basava su questi valori e che viene considerata espressione di una civiltà ormai superata. Solo la velocità, come un nuovo dio, può contenere in sé tutti i valori, spirituali e morali, dell'uomo.
Il futurismo fu l'unico movimento di Avanguardia che si è sviluppato in Italia. Questa tendenza si adeguò perfettamente alle esigenze di quel tempo, cioè al disagio di una letteratura che era diventata monotona e ripetitiva e che non riusciva ad entrare in sintonia con il rinnovamento avviato dall'industrializzazione del mondo borghese.
Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) fu il fondatore e principale teorico del movimento futurista con l'atto di nascita "Fondazione e manifesto del Futurismo" pubblicato su "Le Figaro" nel 1909.
In questo manifesto traspare una prosa fitta di incandescenze liriche e preveggenze allucinatorie.
Ecco cosa dicevano di volere Marinetti e i suoi discepoli nel primo Manifesto futurista:
1. Noi
vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della
nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il
sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il
passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza
nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno
di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivoun automobile ruggente,
che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale
attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua
orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per
aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un
carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita
come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi
davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!Perché dovremmo guardarci
alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'Impossibile? Il
Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo
già creata l'eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo,
il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si
muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni
specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà
opportunistica o utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla
sommossa: canteremo le maree multicolori o polifoniche delle rivoluzioni nelle
capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei
cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde
divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti
fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi,
balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che
fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle
rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante
degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra
applaudire come una folla entusiasta.
"Le Figaro" 20 febbraio 1909
Il manifesto esalta le velocità della vita moderna. Le macchine inebriano l'uomo di potere, di potenza facendogli scoprire una realtà del tutto nuova e un'emozione mai provata: la bellezza della velocità.
La macchina sembra essere la vera "ossessione" dei futuristi, il loro mito. Essa è celebrata per la sua capacità di liberare l'uomo dalle catene del tempo e dello spazio, diventa un modello di comportamento, svolgendo una funzione pedagogica, dando una "lezione" di potenza, massima funzionalità, ordine, precisione, esclusione di tutte le debolezze dei sentimenti. Applicata alla produzione industriale potrà fare i lavori i più faticosi e così servire all'emancipazione dell'uomo.
Nello stesso anno del Manifesto citato, la copiosa prosa onirico - barocca di Uccidiamo il Chiaro di Luna insiste su temi identici o simili: in negativo, le tradizioni da abbattere "come ponti fradici", il sentimento e l'amore come malattie mortifere; in positivo, l'elettricità, l'ebbrezza del volo in aeroplano, la purificazione dell'umanità attraverso " la furibonda copula della battaglia". La guerra è vista come un principio immanente che regola in perpetuo la vita del mondo, ma non tarderà anche ad assumere un significato spiccatamente "politico" : i futuristi, infatti, si schiereranno con la destra italiana, nazionalista e interventista, confluendo infine nel fascismo; si spiega così la glorificazione della guerra "sola igiene nel mondo", la superiorità dell'Italia e dell'uomo (elemento forte) sulla donna e quel accesa volontà di distruggere i musei, le biblioteche e le città museo.
Interessanti sono i tentativi di Marinetti intesi a sperimentare nuove tecniche espressive: egli afferma che è giunto il tempo di "liberare le parole, traendole fuori dalla prigione del periodo latino". Per raggiungere tale obbiettivo bisogna: " distruggere la sintassi disponendo i sostantivi a caso, come nascono", "usare il verbo all'infinito", che essendo acronico da "il senso della continuità della vita"; "abolire l'aggettivo, perché il sostantivo nudo conservi il suo colore essenziale"; "abolire l'avverbio" che "conserva alla frase una fastidiosa unità di tono"; " abolire anche la punteggiatura". Non solo: "ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè deve essere seguito dal sostantivo a cui è legato per analogia", per esempio uomo-torpediniera con la fusione di due immagini in una sola completamente nuova, senza più passare dall'una all'altra attraversando il tradizionale ponticello del "come". Ma le analogie devono essere le più vaste possibili, cioè collegare "le cose distanti, apparentemente diverse ed ostili", per potere "abbracciare la vita della materia". Infine, in polemica col sentimentalismo romantico, dato che anche l'opera d'arte ora si costruisce e si vende in quanto merce : " Distruggere nella letteratura l'"Io", cioè tutta la psicologia", e sostituirla "con l'ossessione lirica della materia".
La poesia deve liberarsi dalle regole tradizionali, abbandonare le antiche forme ormai trite e inerti; l'isosillabismo, l'isocronia degli accenti, la scansione su strofe uguali, tutto questo non ha più senso; ciascun verso può avere quante sillabe vuole, misurato unicamente sul "respiro" del periodo dettato dall'ispirazione. Ma già proprio nel Manifesto del 1912 Marinetti anticipa un nuovo progetto: " Noi entriamo nei domini sconfinati della libera intuizione!".
ALL'AUTOMOBILE DA CORSA
F.T. MARINETTI 1908
Veemente dio d'una razza d'acciaio,
Automobile ebbrrra di spazio,
che scalpiti e frrremi d'angoscia
rodendo il morso con striduli denti
Formidabile mostro giapponese,
dagli occhi di fucina,
nutrito di fiamma
e d'oli minerali,
avido d'orizzonti, di prede siderali
io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente,
scateno i tuoi giganteschi pneumatici,
per la danza che tu sai danzare
via per le bianche strade di tutto il mondo!
Allento finalmente
le tue metalliche redini,
e tu con voluttà ti slanci
nell'Infinito liberatore!
All'abbaiare della tua grande voce
ecco il sol che tramonta inseguirti veloce
accelerando il suo sanguinolento
palpito, all'orizzonte
Guarda, come galoppa, in fondo ai boschi, laggiù!
Che importa, mio démone bello?
Io sono in tua balìa!Prrrendimi! Prrrendimi!
Sulla terra assordata, benché tutta vibri
d'echi loquaci;
sotto il cielo accecato, benché folto di stelle,
io vado esasperando la mia febbre
ed il mio desiderio,
scudisciandoli a gran colpi di spada.
E a quando a quando alzo il capo
per sentirmi sul collo
in soffice stretta le braccia
folli del vento, vellutate e freschissime
Sono tue quelle braccia ammalianti e
lontane
che mi attirano, e il vento
non è che il tuo alito d'abisso,
o Infinito senza fondo che con gioia m'assorbi!
Ah! ah! vedo a un tratto mulini
neri, dinoccolati,
che sembran correr su l'ali
di tela vertebrata
come su gambe prolisse
Ora le montagne già stanno per
gettare
sulla mia fuga mantelli di sonnolenta frescura,
là, a quella svolta bieca.
Montagne! Mammut in mostruosa mandra,
che pesanti trottate, inarcando
le vostre immense groppe,
eccovi superate, eccovi avvolte
dalla grigia matassa delle nebbie!
E odo il vago echeggiante rumore
che sulle strade stampano
i favolosi stivali da sette leghe
dei vostri piedi colossali
O montagne dai freschi mantelli turchini!
O bei fiumi che respirate
beatamente al chiaro di luna!
O tenebrose pianure! Io vi sorpasso a galoppo!
Su questo mio mostro impazzito!
Stelle! mie stelle! l'udite
il precipitar dei suoi passi?
Udite voi la sua voce, cui la collera spacca
la sua voce scoppiante, che abbaia, che abbaia
e il tuonar de' suoi ferrei polmoni
crrrrollanti a prrrrecipizio
interrrrrminabilmente?
Accetto la sfida, o mie stelle!
Più presto!Ancora più presto!
E senza posa, né riposo!
Molla i freni! Non puoi?
Schiàntali, dunque,
che il polso del motore centuplichi i suoi slanci!
Urrrrà! Non più contatti con questa
terra immonda!
Io me ne stacco alfine, ed agilmente volo
sull'inebriante fiume degli astri
che si gonfia in piena nel gran letto celeste!
Scrive Marinetti:
" Se pregare vuol dire comunicare con la divinità, correre a grande velocità è una preghiera" (Tommaso Marinetti " La nuova religione morale della velocità", 1916) sintetizzando così, efficacemente, il concetto quasi religioso di un imperativo estetico - morale che diviene forma, stile, arte.
AUTO e ARTE
IL FUTURISMO
In campo pittorico il Futurismo nacque l'11 febbraio 1910 con la pubblicazione del "Manifesto dei pittori futuristi".
Noi vogliamo:
1. - Distruggere il culto del passato,
l'ossessione dell'antico, il pedantismo e il formalismo accademico.
2. - Disprezzare profondamente ogni forma d'imitazione.
3. - Esaltare ogni forma di originalità anche se temeraria, anche se
violentissima.
4. - Trarre coraggio ed orgoglio dalla facile taccia di pazzia con cui si
sferzano e s'imbavagliano gl'innovatori.
5. - Considerare i critici d'arte come inutili e dannosi.
6. - Ribellarci contro la tirannia delle parole: armonia e buon gusto,
espressioni troppo elastiche, con le quali si potrebbe facilmente demolire
l'opera di Rembrandt, quella di Goya e quella di Rodin.
7. - Spazzar via dal campo ideale dell'arte tutti i motivi, tutti i soggetti
già sfruttati.
8. - Rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente
trasformata dalla scienza vittoriosa. Siano sepolti i morti nelle più profonde
viscere della terra! Sia sgombra di mummie la soglia del futuro! Largo ai
giovani, ai violenti, ai temerarii
Giacomo Balla, Pittore
Umberto Boccioni, Pittore
Carlo Dalmazio Carrà, Pittore
Luigi Russolo, Pittore
Gino Severini, Pittore
L'automobile è stata un mito, e uno dei soggetti prescelti dai
futuristi poichè attirava l' attenzione assieme agli aerei, ai treni, ai
paesaggi industriali, oppure alle scene di violenza e di battaglia, perchè permettevano
di ottenere immagini dinamiche e lontane dalla tradizione. In particolare i
futuristi erano affascinati dai recenti macchinari industriali che in pittura e
scultura si tramutavano in forme spigolose e linee incisive che venivano usate
per trasmettere un senso di dinamismo. Una delle principali caratteristiche dei
futuristi era la ricerca di movimento attraverso l'impiego di immagini ripetute
dello stesso oggetto o figure disposte in sequenza a dare l'impressione di un
rapido movimento.
Nelle arti figurative i più importanti furono Umberto BOCCIONI, Carlo CARRA', Luigi RUSSOLO, Giacomo BALLA e Gino SEVERINI.
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G. Balla (Automobile in corsa) |
G. Balla (Velocità astratta + rumore) |
L. Russolo (Dinamismo di un'automobile) |
Con violenti attacchi contro 'passatismi
e tradizioni', ( i passatisti erano coloro che non credevano che
l'estetica della macchina stesse nella propria efficienza, ma erano ancora
ancorati ai canoni estetici del passato), i pittori, intendevano
'esprimere il dinamismo universale' e l'emozione violenta dei
movimenti e della velocità', dell'ebbrezza e dell'azione, in modo da
'far vivere lo spettatore al centro del quadro', coinvolto dal
generale senso di dinamismo.
La tecnica era l'uso di variazioni luminose per dare l'impressione di non
staticità. Per mezzo di linee oblique, verticali, ondeggianti e concentriche,
esprimevano concitazione e ansia.
Secondo i futuristi, la nuova realtà della civiltà industriale, dominata dalla
macchina e dal mito della velocità e del progresso, doveva essere interpretata
attraverso la rappresentazione dei movimenti e dalla durata temporale dello
stesso. Aggiungevano così alla tre dimensioni spaziali una quarta dimensione,
il tempo. Senza il quale non si può cogliere il movimento.
I futuristi volevano una rivoluzione industriale e tecnologica, una nuova
civiltà delle macchine. È per questo motivo che la pittura futurista nasce a
Milano, città industrializzata,
concentrandosi non più sulla borghesia ma appunto sulla rivoluzione
industriale.
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È sbagliato equiparare la ricerca futurista dell'attimo con quello impressionista: quest'ultimi avevano lo scopo di fermare sulla tela un istante luminoso, unico ed irripetibile. La ricerca futurista, invece, voleva riprodurre sulla tela il movimento stesso, nel suo svolgersi nello spazio e nel suo impatto emozionale.
L'arte in generale deve perdere ogni valore metafisico ed assumere l'unica funzione di accumulare energia celebrale, volontà di agire; deve essere merce prodotta per un'utilità presente, non un bene universale da consegnare alla posteriorità; è destinata , quindi, ad una obsolescenza molto simile a quella che sarà un dato fisso nella moderna programmazione del mercato industriale. Marinetti desiderava di essere buttato in un cestino, una volta esaurita l'utilità della sua opera; in seguito dirà anche :" noi vogliamo che l'opera d'arte sia bruciata con il cadavere del suo autore".
Per quanto riguarda il rinnovamento del linguaggio figurativo, appare stimolo fondamentale la ricerca della rappresentazione del movimento, dell'energia dinamica, attraverso l'evidenziazione di linee-forza, l'indagine dei rapporti tra oggetto e spazio nella simultaneità dei moti; e se la scomposizione della forma e il geometrismo possono accostare i futuristi ai cubisti, l'uso del colore li distingue fondamentalmente: nei primi è vivace, puro, esuberante, di discendenza neoimpressionista, nei secondi sobrio, tendente al monocromo.
Umberto Boccioni è il maggior esponente del
futurismo: nei suoi dipinti quali "La città che sale", " La forza di una
strada", e altri, esso appare proteso a dare il senso e l'immaginazione
dell'azione intesa come sintesi delle trasformazioni che il movimento opera
sull'oggetto, posto in relazione con l'ambiente circostante. Questa sintesi
dinamica e simultanea tra materia e spazio, che si av
U. Boccioni, Forze di
una strada, 1913
U. Boccioni, La città che sale,
Giacomo Balla, altro pittore futurista, tra il 1912 e il 1914 volle da una parte rappresentare l'immagine in movimento dapprima resa con modi ancora realistici poi intermini più astratti, dall'altra all'analisi della percezione luminosa.
G.Balla, "Velocità astratta - l'auto è già passata", 1913
Balla, Velocità d'automobile, 1913.
Il movimento appare come la categoria fondamentale del dipinto. Esso è reso in termini decisamente astratti, pur rimanendo l'autore fedele alla rappresentazione dinamica come sequenza e traiettoria. L'immagine si apre a ventaglio in una rapidissima successione e il chiaroscuro, con il suo crescendo e poi il suo svanire, evidenzia il senso del veloce trapassare. Le rotazioni, le linee forza, le linee di fuga degli oggetti nello spazio tendono a rendere il dinamismo dell'apparizione e la simultaneità della percezione: Balla non aspira a rappresentare l'oggetto, ma a darne l'essenza, lo stato rivelativo, e l'essenza che si condensa nell'immagine,.il dinamismo astratto, reso da cerchi e triangoli. Il triangolo è la forza dinamica per eccellenza, la forma penetrante. 'Oggetto di ispirazione e di attenzione sarà ogni azione che si sviluppa nello spazio"
Giacomo Balla, Profondità dinamiche, 1912
L'automobile incarna gli ideali fondamentali del futurismo, ( "Un automobile è più bello della vittoria di Samotracia", F.T.M. Manifesto) alcuni dei quali vengono formulati proprio attraverso l'osservazione dei veicoli a motore e l'esperienza della velocità. Ispirati alla rivoluzione tecnologica dell'epoca i futuristi considerano l'automobile un'innovazione paradigmatica atta a mutare l'ambiente e la percezione della realtà da parte dell'uomo: essa si eleva dunque a simbolo delle idee futuriste relative alla modernità e al progresso tecnologico. Unendo l'esperienza del viaggio in automobile alla teoria del filosofo francese contemporaneo Henri Bergson, secondo il quale la realtà è un continuo fluire, i futuristi intuiscono che le stesse sensazioni della velocità, del dinamismo e della simultaneità, prodotte dalla nuova tecnologia e dal moderno ambiente urbano, costituiscono l'essenza della realtà. I concetti della velocità e del flusso costante di sensazioni sono in linea con il carattere di avanguardia del movimento che si oppone al canone classico dell'ordine e della stabilità.
L'automobile inoltre come mezzo di trasporto individuale, procura una sensazione di potenza, una esaltazione e un senso di emancipazione che contribuiscono a rendere più aggressivo il programma futurista e da quasi un secolo l'automobile è l'icona più potente della modernità, uno degli elementi fondamentali che hanno inciso sul cambiamento dei costumi ù, dello stile di vita, dei rapporti e dei comportamenti umani, dell'urbanistica cittadina, delle tipologie architettoniche..tutt'oggi simbolo di veloce passaggio verso un futuro sempre più avanzato, verso una tecnologia sempre più perfetta, per affascinare per altri cento anni l'immaginario collettivo mondiale, costituendo il modello chiave per leggere le trasformazioni dell'era moderna.
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