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Il futurismo nacque a Parigi nel 1909 con la pubblicazione, sul quotidiano 'Le Figaro', del Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti. Questo movimento coinvolge tutti i campi della vita e della cultura. Muore così l'arte come fenomeno elitario per seguire tutti i nuovi mezzi di produzione della società industriale contemporanea. Inizia così per i futuristi una nuova adesione alle moderne tecniche e nuovi mezzi espressivi come il cinema e la fotografia. Intendono quindi operare un rinnovamento totale dato da un entusiasmo per il futuro ma sopratutto per l'angoscia del tempo che scorre. Nasce così l'esaltazione per la macchina e quindi per la velocità definita nel Manifesto una nuova bellezza che arricchisce la magnificenza del mondo. I futuristi rifiutano nettamente il passato tanto da proporre la distruzione delle biblioteche, accademie e musei definiti tutti come cimiteri di sforzi vani. Nasce inoltre in loro una nuova concezione violenta (spesso praticata nelle feste futuriste) della vita e della storia, che esalta la guerra a scapito della pace, e disprezza le fasce deboli della società in particolar modo la donna. Questo disprezzo è da intendersi come una condanna non della donna in sé ma del romanticismo datole dalla letteratura dell'epoca.
Il creatore principale del Futurismo è stato Filippo Tommaso Marinetti. Questa avanguardia venne subito conosciuta a livello europeo grazie alla pubblicità e alle serate futuriste. Vengono definiti dai giornalisti portatori di una visione moderna della vita. Questo movimento coinvolge tutti i campi della vita e della cultura, muore così l'arte come fenomeno elitario per assumere tutte le forme della società industriale contemporanea. Per questo motivo i futuristi aderiscono alle nuove tecniche note in quel periodo come il cinema, la fotografia e vogliono provare tutte quelle sensazioni prodotte da tutti i nuovi mezzi espressivi estranei all'arte, come abbigliamento, arredamento e alimentazione. I futuristi vogliono operare un rinnovamento totale ed il loro entusiasmo che nasce per il futuro è dato in realtà dall'angoscia del tempo che scorre, la fretta di vivere che hanno portato ad una esaltazione della macchina, della velocità e del dinamismo. Vanno per questo contro il passato e assumono spesso un atteggiamento violento valorizzando la guerra a scapito della pace e andando contro le fasce deboli della società come la donna. Il movimento di Marinetti, ha come base in ideologia militarista e autoritaria la quale si può dedurre dal nome avanguardia cioè un avamposto di soldati. Dopo tre anni dalla nascita del Manifesto Futurista, Marinetti crea il Manifesto tecnico della letteratura futurista. L'artista va contro la vecchia 'poetica' infatti inserisce immagini che si sostituiscono alle le parole le quali vengono 'montate' sulla pagina così come nascono nella mente dello scrittore prendendo il nome di parole in libertà. Il brano quindi risulterà ricco di analogie e di immaginazione senza fili, che associano tra loro le sensazioni visive, uditive, tattili e olfattive. Viene inoltre distrutta la sintassi, abolita la punteggiatura, l'aggettivo e l'avverbio. L'uso del verbo all'infinito,inoltre, viene utilizzato per una maggiore sensazione della realtà. Il testo risulta privo dell' 'io' letterario portando ad una mancanza di soggettività dell'autore.Secondo Marinetti ogni sostantivo deve avere il suo doppio cioè il sostantivo, senza congiunzione, deve essere seguito dal sostantivo cui è legato per analogia. Verranno inoltre create le tavole parolibere, cioè testi nei quali sono accostati parole, cerchi, linee, disegni, colori e caratteri tipografici diversi.
Marinetti vuole creare un poeta-giornalista il quale vuole farci entrare nell'atmosfera da lui vissuta in quel momento con sensazioni che variano dai suoni, odori, colori ecc.Un esempio lo abbiamo con il poema parolibero Zang tumb tumb il quale ci descrive al meglio cosa si respirava durante un l'assedio di Adrianopoli, sui Balconi, dal quale ci proviene le sensazioni vissute durante un bombardamento. L'analogia di fondo che caratterizza il brano è il binomio bombardamento-orchestra. Qui la battaglia è ridotta a un orchestra di rumori e le parole sono accostate nella pagina come nascono nella mente dello scrittore, così che esprimono il ritmo regolare dei colpi di cannone; mettono in risalto i 500 echi ribelli e la serie infinita di suoni che sparpagliano e sbriciolano il tuono cupo del cannone; esaltano la violenza della battaglia; comunicano l'effetto battaglia-orchestra, combinando simultaneamente rumori dissonanti, quello profondo del cannone e quelli secchi di armi da tiro più rapide. Le onomatopee, talvolta esasperate delle forzature ortografiche, conferiscono dinamicità alla poesia e sostituiscono la descrizioni; infatti le denotazioni dei cannoni, trascritte in grassetto, concludono o iniziano una descrizione. Gli spazi tipografici bianchi conferiscono rilievo agli arditi accostamenti analogici sia nelle sensazioni visive, uditive e olfattive. In definitiva la guerra è uno spettacolo che scatena nel poeta l'ebbrezza dei sensi.
Filippo Tommaso Marinetti
Marinetti, Filippo Tommaso (Alessandria d'Egitto 1876 - Bellagio, Como 1944), da una ricca famiglia italiana, frequentò le scuole francesi e si diplomò a Parigi. Continuò gli studi prima a Pavia e poi a Genova, dove si laureò in legge. Nel 1909 pubblico sul quotidiano 'Le Figaro' il 'Manifesto del futurismo', nel quale coniò il termine che dette poi vita al vero e proprio movimento artistico; tre anni dopo, con il 'Manifesto tecnico della letteratura futurista' traccio le linee essenziali dell'estetica cui s'ispirò il gruppo di giovani artisti (Boccioni, Carrà, Russolo ed altri) raccolto intorno alle sue idee. Seguirono, come applicazioni delle teorie esposte nei due manifesti, il romanzo Mafarka il futurista e Zang-tumb-tumb. Dopo essersi recato in Libia nel 1911 come corrispondente di guerra, Marinetti si rivelò nel 1915 un acceso interventista ('la guerra è la sola igiene del mondo')Intanto la notorietà del movimento futurista si era estesa rapidamente, fino ad arrivare a una dimensione europea grazie anche a un'ampia attività pubblicitaria e diffusione promozionale delle idee: manifesti, 'serate futuriste' nei principali teatri italiani e francesi, manifestazioni di anticonformismo per scandalizzare il pubblico dei benpensanti portarono i futuristi all'onore delle cronache. Si parlò di loro, da parte dei giornali, non soltanto come di poeti, ma anche come portatori di una visione di vita moderna. Questo risultato rientrava nelle intenzioni di Marinetti di integrazione dell'arte nella vita quotidiana, facendogli perdere le sue tradizionali caratteristiche elitarie e trasformandola in prodotto di largo consumo, fruibile da chiunque. Il presente industriale, con i suoi miti produttivistici, venne contrapposto al passato, visto come portatore di forme di vita superate. Di qui l'adozione di tecniche letterarie e artistiche rivoluzionarie: il testo 'parolibero' (parole in libertà), aderente alla realtà mediante le analogie (immaginazione senza fili), la distruzione dell'io letterario e lo sconvolgimento della sintassi (abolizione della punteggiatura, dell'aggettivo e dell'avverbio, uso del verbo all'infinito) trovava il suo corrispondente nel quadro di Boccioni, che sconvolgevano le norme tradizionali della prospettiva. Nel dopoguerra Marinetti divento un esponente ufficiale della cultura fascista. Anche il Futurismo fini come avanguardia; sopravvisse come letteratura ufficiale del nuovo regime, ma privata di quell'anticonformismo che ne aveva caratterizzato il senso innovativo. Lo scrittore morì a Bellagio (Como) nel 1944 dopo una discussa collaborazione culturale con la Repubblica di Salò.
Nazionalismo e introduzione al fascismo
Al termine della prima guerra mondiale era assurdo pretendere un pacifico ritorno al passato: le masse popolari, che avevano partecipato ai sacrifici della guerra e cui molto si era promesso, erano animate da grandi speranze di riscatto, mentre anche i ceti medi dimostravano tutta la loro insofferenza per lo status quo, avanzando confuse proposte di riforma democratica delle istituzioni; purtroppo l'evoluzione dell'industria pesante non aveva portato che ad un rafforzamento del ceto imprenditoriale, rimanevano inalterati i precedenti squilibri sociali.
Del mutato clima erano sintomi significativi la formazione del Partito Popolare (grazie al quale cessava l'assurdo divorzio delle masse cattoliche dalla vita del paese), l'incremento impressionante del Partito Socialista (che vedeva quadruplicati i suoi iscritti rispetto all'anteguerra) e la fondazione di gruppi di ex combattenti, decisi a darsi una rappresentanza politica autonoma. Le elezioni politiche del 1919, svoltesi col nuovo metodo della rappresentanza proporzionale, infatti trasformarono la realtà politico-economico italiana: aumentò enormemente la partecipazione delle masse operaie e contadine alla vita politica, soprattutto l'aggregazione a livello sindacale; si delineò chiaramente il declino dei liberali, la crescita del Partito popolare di Don Sturzo e del Partito Socialista.
Il Partito Socialista nel dopoguerra non fu più guidato dall'ala riformistica, facente capo a Filippo Turati, ma da una maggioranza massimalistica, che ebbe il grave torto di professare un rivoluzionarismo astratto, cui non corrispondevano serie intenzioni di effettiva conquista del potere, ma che era sufficiente a rendere il partito insensibile ai problemi dell'edificazione di uno stato ampiamente democratico, per la quale esistevano in Italia alcune premesse. L'inadeguatezza quindi del Partito socialista e la sua incapacità di svolgere il ruolo che gli veniva affidato dagli elettori nel paese, in occasione del Congresso di Livorno nel 1921, portò alla scissione: nacquero così il Partito comunista d'Italia e il Partito socialista unitario.
Mussolini, espulso dal Partito socialista nel 1914, fondò prima il Popolo d'Italia, attraverso il quale portò avanti una forte campagna interventista e il 23 marzo 1919, i Fasci Italiani di Combattimento, organizzazioni che ricordavano quelle fondate anni prima per chiedere l'entrata in guerra dell'Italia. In quell'occasione fu stilato un programma dove oltre a dichiarare il pieno appoggio agli ex combattenti per un miglioramento delle pensioni, si chiedevano rivendicazioni sociali come una pesante tassazione del capitale e dei profitti di guerra, una paga minima di base per i reduci, la nazionalizzazione dell'industria degli armamenti e la confisca dei beni ecclesiastici. Si evidenziava un atteggiamento estremamente duttile e ricco di professate contraddizioni; tale cioè da consentire di potersi inserire in ogni vicenda politica, quale che fosse il corso delle cose. Mussolini si dichiarò infatti aristocratico e democratico, conservatore e progressista, reazionario e rivoluzionario, legalitario e illegalitario.
L'atmosfera accesamente nazionalistica, esasperata dal mito della vittoria mutilata, avallato anche da esponenti della vecchia classe dirigente, fu la condizione sufficiente a preparare l'ammutinamento di alcuni reparti dell'esercito, che, guidati da D'Annunzio, occuparono Fiume il 12 settembre 1919 e vi instaurarono la cosiddetta 'reggenza del Quarnaro', ossia un regime personale del Comandante. Fu questa una prima grave manifestazione della crisi dello Stato liberale che sarà definitivamente sancita dalle successive elezioni.
Così mentre si consolidava il processo rivoluzionario, cresceva la paura degli imprenditori e dei latifondisti, che organizzarono le prime squadre punitive. La collusione del fascismo con la reazione padronale, agraria e industriale, divenne manifesta dopo il fallimento della occupazione delle fabbriche (settembre 1920). Da allora cominciò e andò progressivamente aumentando l'uso sistematico della violenza squadrista contro il proletariato.
Dopo la caduta dell'ultimo ministero Giolitti, che aveva già dimostrato una certa tolleranza nei confronti delle violenze fasciste, divenne sempre più evidente che lo Stato liberale era di fatto largamente connivente con il fascismo, mentre gli esponenti del fascismo, soprattutto Mussolini, dichiaravano sempre più apertamente la loro volontà di assumere il potere, anche con la forza.
Il 26 ottobre del 1922, a Napoli, dove si era tenuto il Congresso del Partito fascista, si formò il quadrumvirato, formato da De Bono, Balbo, De Vecchi e Bianchi, col compito di preparare il colpo di forza contro il governo, la cosiddetta marcia su Roma. Il presidente del consiglio propose al re di decretare lo stato d'assedio, mandando le truppe contro i fascisti che si erano accampati alle porte di Roma, il re rifiutò di firmare il decreto e offrì invece a Mussolini, l'incarico di formare il nuovo governo (28 ottobre 1922).
Fase legalitaria
La fase legalitaria della dittatura fascista ebbe inizio nel 1922 quando, il 30 ottobre, il re Vittorio Emanuele III diede a Mussolini l'incarico di formare un nuovo governo, in seguito alla marcia su Roma. Mussolini presentò la lista dei ministri al re giungendo alla costituzione del governo il giorno successivo. Il nuovo governo comprendeva i popolari, i democratico-sociali, uomini della destra storica e un numeroso gruppo di fascisti. Il Partito Nazionale Fascista si organizzò in partito di governo, creando il Gran Consiglio del Fascismo, l'organo direttivo del partito, e costituendo agli inizi del '23 la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, un gruppo paramilitare formato dalle ex squadre fasciste.
Nel marzo del '23 il Partito Fascista si unì a quello Nazionalista, dal quale giunsero intellettuali che diedero un'ideologia coerente al partito.
Negli anni della fase legalitaria della dittatura, cioè dal 1922 all'inizio del 1925, Mussolini:
Riorganizza la struttura prefettizia ponendo un prefetto in ogni città.
Introduce una nuova legge elettorale, la legge Acerbo, approvata dal Senato il 3 novembre 1923, che stabiliva che il partito di maggioranza relativa doveva ottenere i due terzi dei seggi, mentre il rimanente terzo doveva essere spartito proporzionalmente fra le rimanenti forze politiche.
Ottiene la maggioranza dei seggi alle elezioni dell'aprile del '24.
Arigina con autorità la crisi aperta dal caso Matteotti, il socialista rapito ed assassinato per aver denunciato alla Camera, il 30 maggio 1924, le irregolarità e i soprusi fascisti durante le elezioni. Nel discorso alla Camera del 3 gennaio 1925, Mussolini si assume le responsabilità del delitto Matteotti, e pone fine alla fase di transizione durante la quale il fascismo aveva convissuto con le istituzioni liberali, e dà inizio alla fase dittatoriale del suo governo.
Fase totalitaria
Con il discorso del 3 gennaio 1925 iniziò quindi la fase dittatoriale del governo Mussolini. Nel corso dell'anno egli arrivò al controllo totale del potere, sancito dalle 'leggi fascistissime' promulgate nel dicembre. Con la prima di esse, il capo del governo veniva ora nominato e revocato dal re, ed era responsabile delle scelte politiche solo di fronte a lui.In seguito alle leggi fascistissime il Parlamento non ebbe più la sua funzione essenziale, e nel 1928 il Gran Consiglio del Fascismo diventò l'organo istituzionale, che aveva il compito di proporre i nominativi dei ministri e del capo del governo. Le leggi fascistissime inoltre limitavano il diritto di associazione e conferivano al capo del governo il potere di sciogliere i partiti politici dell'opposizione. A difesa di questa struttura repressiva venne posto il 'Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato'.
Alla costruzione delle strutture totalitarie mirate al controllo del dissenso si affiancava l'organizzazione del consenso attraverso istituzioni tradizionali come la scuola e l'università, e altre nuove come gli organismi paramilitari. L'Opera Nazionale Balilla educava attraverso parate militari, esercitazioni e lezioni i giovani, che a seconda dell'età erano divisi in: 'figli della lupa', 'balilla' e 'avanguardisti'.
L'ultimo passo verso la formazione di uno Stato totalitario venne fatto nel 1928, con l'introduzione di un nuovo sistema elettorale nel quale tutte le forme di rappresentanza facevano capo al fascismo. Alle elezioni del 24 marzo 1929 la lista unica venne ovviamente approvata.
L'11 febbraio 1929 ci fu poi la firma dei Patti Lateranensi, da parte del Cardinale Gasparri per la Santa Sede e di Benito Mussolini per il Governo Italiano. Si concluse così, almeno formalmente, la questione romana.
Per quanto riguarda la politica economica, lo Stato intervenne in ogni suo aspetto, e in particolare nei confronti dell'economia industriale con la creazione dell'IMI (Istituto Mobiliare Italiano) e dell'IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale). La lira venne rivalutata per frenare l'inflazione, operazione però che, dopo una prima fase positiva, provocò una diminuzione delle esportazioni con effetti disastrosi sulla bilancia commerciale. Per ovviare allo squilibrio fra importazioni ed esportazioni, il regime diede inizio alla 'battaglia del grano', secondo le direttive di politica autarchica. La politica agraria del regime era volta a potenziare la produzione italiana, innalzando il dazio sulle importazioni di grano estero. Sempre a questo fine ebbe inizio nel 1928 il risanamento di zone paludose, come le paludi dell'Agro Pontino. Vennero costruite nelle zone bonificate nuove città: Littoria (oggi Latina), Fertilia, Mussolinia e Carbonia.
La politica estera del regime era sempre più aggressiva nei confronti delle altre nazioni europee, fino alla costituzione dell'Asse Roma - Berlino - Tokyo, volta al riarmo e alla ricerca di nuovi sbocchi di carattere coloniale.
Il Duce sentiva la necessità di un'espansione nel Mediterraneo, e pensava all'area danubiana, che però era anche una mira tedesca. L'Italia decise quindi di dedicarsi alla conquista dell'Etiopia. La guerra cominciò il 2 ottobre 1935 e le operazioni militari erano condotte da Pietro Badoglio sul fronte settentrionale e da Rodolfo Graziani su quello meridionale. Nonostante la sua determinazione, l'esercito etiopico fu sconfitto e il 9 maggio 1936 venne proclamato l'Impero.
Mussolini partecipò inoltre alla guerra civile spagnola, sia per affermare il fascismo nell'area mediterranea, sia per migliorare i rapporti con la Germania. Nel 1936 il ministro degli esteri Galeazzo Ciano firmò l'Asse Roma - Berlino: la Germania riconosceva l'Impero d'Etiopia, l'Italia usciva dalla Società delle Nazioni e si impegnava a collaborare con la Germania nella lotta contro il bolscevismo e a difendere le forze franchiste in Spagna. Il 6 novembre 1937 il Giappone si unì alle potenze dell'Asse.
Il 7 aprile 1939 l'Italia invase l'Albania e il 22 maggio 1939, a Berlino, i ministri degli esteri italiano e tedesco, Ciano e Ribbentrop, ratificarono il Patto d'Acciaio.
L'Italia era decisamente impreparata ad entrare in guerra, sia sul piano militare che su quello economico. La prospettiva però di una guerra lampo sembrava realizzabile, e il 10 giugno 1940 Mussolini decise di entrare in guerra, desideroso di sedersi poi al tavolo dei vincitori. Ordinò quindi l'attacco dell'Italia alla Francia, che fu un successo. Attaccò poi gli Inglesi a Malta, nel Sudan e nella Somalia inglese nell'agosto del '40, e la Grecia il 28 ottobre 1940, non ottenendo però nulla. Infine l'11 dicembre del 1941 dichiarò guerra agli Stati Uniti d'America. Si rivelarono così i limiti della preparazione dell'esercito Italiano, che venne quindi subordinato all'iniziativa tedesca.
Intanto il regime fascista cominciava a riscuotere minor consenso all'interno del Paese, e nel marzo del '43 ci furono clamorosi sciopero a Torino e nei principali centri industriali del Nord. Anche la monarchia voleva dissociarsi dal fascismo, prevedendo la sua disfatta, e decise di esautorare Mussolini, che fu messo in minoranza dal Gran Consiglio del Fascismo nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943. Il Re, Vittorio Emanuele III, fece arrestare Mussolini sul Gran Sasso e diede l'incarico di formare il nuovo governo al maresciallo Badoglio, che firmò con gli Alleati l'armistizio di Cassibile il 3 settembre 1943. La Germania reagì occupando l'Italia Centrale e Settentrionale. Mussolini, liberato dai Tedeschi il 12 settembre, costituì a Salò la Repubblica Sociale Italiana, che sopravvisse solo finché ebbe l'appoggio tedesco perché pochi giovani si arruolarono nell'esercito della Repubblica, e perché mancava il consenso popolare e l'appoggio degli industriali.
Nel marzo del 1944 Badoglio si dimise e l'incarico di formare un governo venne affidato a Ivanoe Bonomi, antifascista liberale, con i rappresentanti del CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale.
Firenze venne liberata nell'agosto del '44, ma le truppe alleate furono fermate sull'Appennino Emiliano, alla Linea Gotica, e solo nell'aprile del 1945 gli angloamericani sfondarono il fronte difeso dai Tedeschi e raggiunsero il Nord. Milano, Genova e altre città insorsero il 25 aprile. Mussolini decise allora di fuggire, ma venne riconosciuto mentre cercava di raggiungere la Svizzera travestito da sergente tedesco. Il 28 aprile venne fucilato con la compagna Claretta Petacci ed alcuni tra i più importanti gerarchi fascisti da una formazione partigiana nei pressi del Lago di Como.
Il fondatore del futurismo fu lo scrittore Filippo Tommaso Marinetti, con il 'Manifesto del futurismo' pubblicato a Parigi sul giornale: 'Le Figaro' il 9 febbraio 1909.
Il futurismo è il primo movimento che si organizza con un programma, che rompe decisamente con il passato sostenendo di essere proiettato nel futuro, che si colloca in posizione volontariamente polemica e provocatoria nei confronti della tradizione.
Si basa principalmente sulla fede del progresso scientifico, sull'esaltazione della velocità della vita moderna e della macchina, che moltiplica le forze dell'uomo rendendolo più potente, sul mito della velocità e sulla grandezza del superuomo. Centro del futurismo è Milano, la città simbolo del lavoro industriale.
Il futurismo è un inno alla modernità, senza rendersi conto dei suoi risvolti negativi.
L'ideologia futurista consiste nell'affermazione della superiorità di ciò che è dinamico su ciò che è statico, in quanto solo ciò che è dinamico si modifica continuamente, si trasforma, e avanza quindi nel futuro.
Questo è in rapporto con le tesi filosofiche di Henri Bergson, secondo il quale la vita è un flusso continuo determinato dallo 'slancio vitale', un processo di trasformazione dovuto all' 'evoluzione creatrice' che genera sempre forme nuove. La volontà vitalistica è espressa secondo i futuristi dall'aggressività, dalla violenza e dalla sopraffazione.
Politicamente erano quindi schierati con la destra italiana, nazionalista ed interventista, e confluirono poi nel fascismo. Glorificavano la guerra come la 'sola igiene del mondo'.
Merito del futurismo fu di riuscire a scuotere con la violenza gli ambienti culturali e di inserirsi all'interno delle moderne correnti internazionali, superando il provincialismo culturale italiano.
I pittori futuristi sostenevano di dover rendere con l'arte la mobilità della vita, riallacciandosi quindi all'impressionismo francese. Si servivano principalmente delle linea-forza, secondo l'idea che la linea agisce sull'uomo a livello psicologico con significato direzionale: collocandosi in varie posizioni, infatti, essa supera la sua essenza di semplice segmento e diventa forza centrifuga e centripeta.
Umberto Boccioni
Umberto Boccioni è uno dei maggiori esponenti del Futurismo. Dopo l'incontro nel 1910 con Marinetti l'artista assieme a Balla, Carrà, Russolo e Severini compone il Manifesto dei pittori futuristi. Sarà poi il promotore del Manifesto tecnico della pittura futurista. Uno dei lavori più significativi è : 'La città che sale' . Questo dipinto rappresenta un turbinoso affollarsi di uomini e cavalli creando uno scenario di battaglia che lascia emergere sullo sfondo le alte e dritte impalcature di alcuni edifici in costruzione. Lo scenario è quello della periferia urbana che affascina Boccioni perchè secondo lui è simbolo di progresso.Il movimento dinamico dei personaggi e dei cavalli lo si nota dalla tensione muscolare di questi. Inoltre il pittore utilizzando la tecnica divisionista, compone masse di colore che si compenetrano e si scontrano tra loro generando un forte senso di moto.
Stati d'animo è il nome di un ciclo di tre tele in due versioni (una a Milano e una a New York), entrambe esposte per la prima volta a Parigi nel 1912. Il ciclo segna una maturazione del linguaggio artistico di Boccioni nella direzione della rappresentazione delle emozioni attraverso la linea e il colore. La compenetrazione e la dislocazione delle immagini scomposte accentuano il carattere drammatico del contrasto tre la confusione, i rumori di una stazione e le emozioni umane. Al centro del quadro domina una cupa locomotiva sbuffante, frantumata in piani metallici tipico cubista, ed intorno, la figura ripetuta di una coppia abbracciata nel momento del distacco, prima della partenza, trascinata nello spazio da enormi onde emotive di colore rosso. Il ritmo che c'è all'interno del dipinto risulta essere frenetico come la frenesia che si pur trovare in una stazione. Le linee che ricordano l'abbraccio si intersecano tra di loro creando un sentimento ansioso.E' presente un numero all'interno del dipinto, tipico cubista, che serve per attirare l'occhio dell'osservatore su di se, visto anche il colore giallo che ha questa caratteristica attrattiva. I pesi del dipinto sono concentrati attorno al numero della locomotiva e tendono a spostarsi in modo circolare seguendo le linee che riprendono l'abbraccio.
A portare il fascismo in Italia otre alle problematiche politiche bisogna considerare anche la crisi economica del dopo guerra. Essa era dovuta dal crollo della borsa di Wall Street, a New York (1929), infatti il primato economico era passato nelle mani degli Stati Uniti e l'esportazione dei capitali verso l'Europa aumentava in continuazione ed è proprio per questo motivo che il sistema economico e finanziario europeo risultava strettamente legato a quello americano. Negli Stati Uniti tra il 1922 e il 1929 c'era stato un boom economico, infatti era iniziata l'epoca dei consumi di massa cioè beni durevoli come auto, radio, elettrodomestici venivano immessi sul mercato in quantità enormi e sempre crescenti tanto da saturare il mercato ed avere una crisi di sovrapproduzione la quale portò poi ad una crisi economica generale. Oggi si potrebbe definire crisi una situazione di rallentamento o di arresto nella crescita economica, che da luogo a conseguenze sociali negative come la disoccupazione, e mancanza di reddito per le famiglie dei lavoratori dipendenti. La crisi durò circa un decennio.
Proibizionismo è un divieto legale di fabbricare e vendere uno specifico prodotto e divenne una denominazione specifica per un periodo statunitense. Questo periodo va dal 1919 al 1938 all'interno del quale venne esposto il diciottesimo emendamento della costituzione che vietava la fabbricazione ed il commercio di bevande alcoliche, destinato a combattere le piaghe dell'alcoolismo, senza riuscire nell'intento. Anzi contribuì a rafforzare sensibilmente le organizzazioni illegali di distribuzione.
L'alcool etilico proviene dalla fermentazione di succo d'uva e di altra frutta (chiamato alcool buon gusto) viene usato nell'industria alimentare. Si usa anche in profumeria e per decaffeinare il caffè. Quello ottenuto dalla fermentazione dei cereali ha un uso misto. Quello di sintesi (etilene + acqua) ha solo usi industriali. L'ossidazione in aldeide acetica, all'interno del nostro organismo, causa danni al fegato e al cervello, dove provoca una caduta di attenzione e reattività, accompagnata da una sensazione di euforia. L'alcoolemia è la concentrazione di alcool nel sangue e di norma raggiunge il suo valore massimo dopo un'ore circa dall'ingestione. Esiste anche una relazione tra alcoolemia e peso corporeo:
grammi di alcool assorbito
alcolemia= ----- ----- --------- ----- ----
kg di peso corporeo x 0.7
Verrà poi eliminato tramite l'urina ed il sudore.
La cosidetta prova palloncino il Cr (6+) (bicromato di K) avente il colore arancio viene ridotto con l'ossidazione dell'alcool ad aldeide. La prova è positiva in presenza di un alcoolemia superiore a 0,8 gl, il quale è anche il limite della legge per non subire sanzioni.
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