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Le origini del femminismo
Il movimento per i diritti delle donne, detto anche
movimento femminista, si affermò per la prima volta in Europa nel tardo XVIII
secolo, e dopo importanti conquiste ottenute a cavallo del XIX e del XX secolo
passò momenti di difficoltà fino a rifiorire durante gli anni Sessanta del
Novecento. Questa lotta per la piena parità delle donne in ambito politico,
sociale, economico, familiare, era inizialmente centrata sui temi del lavoro e
del diritto di voto. La prima riunione ufficiale del movimento per il diritto
al voto si tenne a Seneca Falls, negli Stati Uniti, nel 1848. Nel 1867 nacque
in Gran Bretagna
A partire dagli anni Sessanta, in tutti i Paesi occidentali le rivendicazioni femminili sono divenute materia politica determinante. In Italia, la riforma del diritto di famiglia e la legislazione sul divorzio e sulla maternità responsabile sono state riconosciute come conquiste di tutta la società, ma in particolare come una vittoria delle donne.
Negli USA si sviluppò anche un femminismo estremista, radicale, ma minoritario, che teorizzava il completo superamento dei ruoli tradizionali e, in alcuni casi, la costituzione di società al femminile, con l'esclusione degli uomini.
In Italia la prima grande manifestazione delle donne si svolse a Roma, il 6 dicembre 1975. Essa proponeva una serie di parole d'ordine contro il vecchio, e tipicamente maschile, modo di far politica. "Il personale è politico" affermavano le femministe, rivendicando l'urgenza di una mutazione dei rapporti sociali e civili fra uomini e donne, che molto spesso, anche all'interno della sinistra rivoluzionaria, conservavano la vecchia determinazione dei ruoli. "Il corpo è mio e lo gestisco io" era un altro slogan di successo, che proponeva l'idea di una compiuta autonomia e liberazione sessuale da parte delle donne.
Altre rivendicazioni andavano nel senso della costruzione di un ruolo sociale pienamente soddisfacente e non marginale per la parte femminile del Paese. Questo significava, da un lato, la lotta per la conquista delle pari opportunità nello studio e nel lavoro, dall'altro rivendicazioni come il salario alle casalinghe; tale richiesta partiva dal presupposto che il lavoro domestico non fosse una "missione" femminile, ma un vero e proprio lavoro, che andava regolarmente riconosciuto e salariato. Molto attivo fu il movimento femminista italiano nella mobilitazione dell'opinione pubblica in occasione del Referendum sulla legalizzazione dell'aborto, mettendo così in moto un processo che avrebbe portato alla conferma della legge 194 del 1978. Questa prevedeva la possibilità di interrompere la gravidanza entro i primi tre mesi; molti medici cattolici avevano però dichiarato la loro obiezione di coscienza e il "movimento per la vita", di ispirazione cattolica, aveva raccolto firme per il Referendum del 1981 che vide il successo dello schieramento laico.
Negli anni Ottanta il movimento ha saputo organizzare iniziative sul piano sociale e culturale, quali la gestione di librerie, centri di documentazione, case e editrici e via dicendo, allo scopo di sviluppare una cultura attenta alle problematiche femminili.
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