Il concetto di
infinito nella filosofia romantica
Una prima rivalutazione dell'infinito si ha
con il Romanticismo. Il Romanticismo intese il concetto di ragione come una
forza infinita (cioè onnipotente), che abita il mondo e lo domina, e perciò
costituisce la sostanza stessa dei mondo.
Per i romantici, dunque, l'oggetto della
conoscenza filosofica è il principio che essi chiamano Assoluto, ossia ciò che
esiste incondizionatamente, fondamento del divenire cosmico; tutta la filosofia
romantica si preoccupa di fornire le modalità attraverso cui giungere alla
conoscenza di questo principio. L'uomo arriva alla comprensione dell'Assoluto
attraverso la comunione empatica, una modalità conoscitiva secondo cui è
possibile conoscere una determinata cosa perché siamo fatti della stessa
sostanza. Tanto noi, quanto la Natura siamo fatti di Assoluto: lo possiamo
cercare in noi, come un qualche cosa che ci appartiene, oppure lo si può
ritrovare nella Natura: il filosofo romantico scorge in essa i segni, li
interpreta con l'aiuto della sua emotività, facendosi guidare dal sentimento
dello "Streben", un perenne tendere,
una tensione che lo spinge a trascendere se stesso, i suoi limiti derivanti
dall'essere fisico, ma che non approda ad alcuno sbocco, perché le esperienze
umane sono tutte finite. Da qui la "Sehnsucht",
lo struggimento, il 'desiderio dei
desideri': 'un desiderio
che non può mai raggiungere la propria meta, perché non la conosce e non vuole
o non può conoscerla [.], un
desiderio irrealizzabile perché indefinibile, un desiderare tutto e nulla
ad un tempo' (L. Mittner). Ogni romantico dunque ha sete di infinito;
e quello struggimento, che è desiderio irrealizzabile lo è proprio perché ciò
che in realtà brama è l'Infinito.
Tutte le filosofie romantiche pongono
l'Assoluto come un movimento dinamico, un flusso: è il movimento che dà origine
alle cose, che ci fa esistere. Tutto dunque nasce da un movimento illimitato a
limitato, nasce perché l'infinito si limita: è da questa infinita limitazione
che nasce il movimento dell'Assoluto. L'Assoluto quindi attiva continuamente i
suoi meccanismi per dirigersi verso il limite e superarlo.
I filosofi che aderirono all'idealismo
tedesco, cioè alla tendenza che identifica la realtà con l'io, mentre il mondo
esterno è qualificato come non-io, svilupparono notevolmente questo concetto.
L'idealismo è a pieno titolo la filosofia
dell'età romantica, eppure non tutto l'idealismo è filosofia romantica: ovvero,
l'idealismo nasce e vive in età romantica, ma non per forza esso costituisce la
filosofia romantica. Tra i filosofi che si distinsero in questo movimento vi è
Hegel.