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Il concetto di bellezza secondo i Greci
Il concetto di bellezza per i Greci è ben diverso da quello delle altre civiltà. Infatti per i Greci un corpo è bello quando ogni sua parte ha una dimensione proporzionata alla figura intera. L'atleta è il soggetto preferito dagli scultori classici e diventa il modello per rappresentare anche la divinità; nell'atleta e nel dio le qualità morali come l'autocontrollo, il coraggio, l'equilibrio interiore e la volontà concorrono a farne la misura, il canone della perfezione: sono gli esseri superiori con cui devono misurarsi i comuni mortali. Nel mondo greco le divinità hanno forma umana: il loro corpo, rappresentato nel pieno della giovinezza e del vigore, comunica l'idea di una bellezza perfetta, incorruttibile nel tempi, immortale.
La figura umana è il soggetto più rappresentato nella scultura greca infatti la rappresentazione della figura umana testimonia desiderio di perfezione nel corpo e nello spirito, volontà di raggiungere l'ideale dell'uomo eroico e vittorioso, protetto ed amato da un dio che guida le sue azioni. Le statue più antiche (VIII-VI secolo) raffigurano prevalentemente giovani uomini e donne e sono realizzate in pietra o marmo. Sono sculture votive, erette con uno scopo propiziatorio, rigidamente frontali nell'impostazione della figura; sembrano chiedere benevolenza alla divinità che rappresenta il destinatario del messaggio visivo. Tipiche sculture dell'epoca arcaica sono i kouroi, giovani atleti, e le korai, fanciulle ateniesi recanti offerte alla dea Athena.
Uno dei più significativi esempi della scultura dorica di epoca arcaica ci è offerto dai kuroi Kleobis e Biton attribuiti a Polìmede. Le due statue con le loro proporzioni tozze raffigurano tutta l'espressività della scultura dorica. Hanno i muscoli del corpo evidenziati, soprattutto i polpacci, le braccia stese e una gamba in avanti. In oltre, possiamo trovare in entrambe le statue degli assi di simmetria attorno alle quali le parti del corpo sono messe in evidenza come se riflesse in uno specchio (come ad esempio le clavicole con i pettorali, il torace con l'inguine, i gomiti con le rotule). Infatti in questo periodo l'idea del bello è data in base alla corrispondenza simmetrica tra le varie parti del corpo secondo degli schemi geometrici assai rigidi che non hanno più nessun riferimento con la realtà umana.
Inoltre secondo la mentalità greca di questo periodo, la donna non è un essere diverso dall'uomo, ma un uomo venuto peggio, e che per questo deve essere coperto, al contrario del maschio che rappresenta la perfezione è quindi deve rimanere nudo. Un esempio di kore è dato dall'Hera di Samo giuntaci purtroppo acèfala. L'Era di Samo possiede una struttura molto particolare: essendo stata progettata per essere una colonna, ha la parte inferiore del corpo molto allungata, per adattarsi meglio alle dimensioni impostele. Le pieghe del chitòne, le quali slanciano la figura creano un'equilibrata contrapposizione con la diagonalità del panneggio.
Dal V secolo si evidenzia un vivo interesse per l'anatomia e la rappresentazione del movimento. I grandi scultori del V secolo (Mirone, Policleto, Fidia) e del IV secolo (Skopas, Prassitele, Lisippo) esaltano la perfezione della muscolatura e studiano accuratamente l'armonia e la proporzione fra le parti del corpo, mostrando una grandissima abilità tecnica nella realizzazione delle loro opere, scolpite nel marno o fuse in bronzo.
Mirone fa convergere le sua ricerche sul movimento anziché sulla stasi. Il Discobolo è colto proprio nel momento della massima contrazione che precede il lancio. La sua posizione è tale da suggerirci l'intera sequenza della dinamica dell'azione richiamandoci alla memoria sia i movimenti che hanno preceduto l'ultimo raffigurato dall'artista, sia quelli successivi. Un elemento molto importante è il suo volto il quale trasmette tranquillità e serenità nonostante la tensione della gara e il peso del disco.
Policleto fu il primo scultore a racchiudere in un'unica scultura sia il concetto di stasi che quello di movimento, ed è con lui che inizia l'epoca classica. Nel suo Doriforo infatti vediamo raffigurato un atleta le cui dimensioni seguono delle regole ben precise e le cui parti si corrispondono aritmicamente. L'atleta è rappresentato nel movimento, ed ha il peso del corpo poggiato sulla gamba destra (detta gamba portante), mentra l'altra gamba è flessa dietro. Inoltre ha il braccio destro steso e il sinistro flesso. In questo modo corrispondono la gamba destra e il braccio sinistro i quali stanno in movimento, e la gamba sinistra e il braccio destro i quali stanno in riposo. Questa corrispondenza incrociata è detta chiasmo.
Dal III secolo in poi l'ideale dell'uomo greco perfetto viene abbandonato. Ci si allontana dalla bellezza idealizzata ed irreale dei secoli precedenti e le immagini riproducono anche i difetti fisici e le caratteristiche dei volti e corpi non più solo giovani ed atletici. Si sviluppa la ritrattistica per tramandare il volto degli uomini illustri. Al cittadino non si propone più un modello astratto di perfezione, bensì l'esempio di coloro che, con volontà, hanno saputo potenziare le molteplici capacità umane. Gli eroi della cultura greca sono ora i grandi protagonisti della storia: condottieri, uomini politici, filosofi, poeti, artisti. Lo scopo di questi messaggi visivi è soprattutto celebrativo; l'artista che scolpisce i ritratti vuole comunicare, attraverso l'espressività del volto, la personalità del soggetto rappresentato.
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