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I retroscena marini di magritte




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I RETROSCENA MARINI DI MAGRITTE


"Divenni allora poco certo della profondità delle campagne, fu assai poco convinto della lontananza dell'azzurro chiaro dell'orizzonte, tutti elementi che l'esperienza immediata situava semplicemente all'altezza dei miei occhi. Ero nel medesimo stato di innocenza del bambino che crede di poter afferrare dalla sua culla l'uccello che vola in cielo. Io ho percepito questo medesimo stato dinnanzi al mare, che si erge dinnanzi agli occhi dello spettatore".

Il mare in tempesta è uno dei temi cari a Magritte, uno di quelli ce continuano ad affascinarlo fino alla ultimissime esperienze degli anni Sessanta, derivano da una selezione e da un progetto che esclude una proliferazione non pilotata, quella casualità che ha in genere caratterizzato la produzione surrealista. Un esempio è L'invention collective, la risposta al problema del mare: dipinse sdraiata sulla spiaggia una sirena ancora sconosciuta, la cui parte superiore del corpo è costituita dalla testa e dalla parte del corpo di un pesce e quella inferiore dal ventre e dalle gambe di una donna.

Non amava dipingere : le opere stesse rifiutano ogni "cedimento" pittorico, tese a sviluppare in immagine la fragranza dell'idea, unica protagonista dei suoi lavori. Il suo è un dipingere freddo, levigato, meticoloso ma senza palpiti di pennello, senza sorprese di tocchi, di gesti, d'inebrianti incidenti di percorso. La sua pittura no  ha evoluzioni stilistiche, non essendo peraltro un fine ma un mezzo per esprimere le idee. Tuttavia, e paradossalmente, la sua prassi si colloca nel cuore della pittura, vale a dire nella centralità dialettica dello sguardo, del vedere e in sintesi della visione. Il problema della visione come territorio orgogliosamente presidiato dall'arte moderna e rivendicato in quanto specificità conoscitiva inalienabile rispetto all'attività scientifica, filosofica e tecnologica che sembrava esaurire ogni possibile funzione conoscitiva, aveva negli anni Venti attraversato circa un secolo di travagliate ma trionfanti esperienze.

L'arte aveva preso visione del mondo e lo aveva tradotto in pittura: era possibile rivolgere lo sguardo non più e non tanto al comporsi e al costruirsi dell'immagine, quanto al suo valore di comunicazione, al suo pieno e al suo vuoto di verità, al suo senso e al suo non-senso, alla logicità o illogicità dei rapporti tra le immagini e le pulsioni che la compongono. L'"antipittore" René Magritte si colloca nella centralità della pittura e delle sue problematiche.

Non esiste una profondità, esiste una prospettiva. Non esistono delle distanze, esistono invece dei punti di vista.

La realtà, la surrealtà, il senso e il non-senso non appartengono né al mondo né alla coscienza, né alla ragione né all'irrazionalità: la coincidenza di questi poli opposti affonda le proprie radici soprattutto nella struttura della visione.

Magritte nega l'importanza del sogno poiché, a suo avviso, è sufficiente "guardare" la visione, le sue crisi, il suo ictus, le sue continuità e discontinuità, le intercapedini, i pieni e i vuoti. Il sogno rappresenta la vera vita, cioè la parte reale dell'esistenza; e altrettanto sostenibile il contrario: cioè che la realtà visibile e tangibile non sia che un sogno. L'artista non identifica nel sogno la nuova, la vera realtà, ma semplicemente ritiene che la realtà sia un sogno. Infatti, per scoprire il non-senso delle cose basterà analizzare e sottolineare come esse vadano a disporsi nell'apparato percettivo, nel meccanismo dello sguardo, e in sintesi, nell'organizzarsi della visione. Il non-senso abita il tempo e lo spazio del giorno e della veglia, esso risulta dallo sforzo di "vedere meglio" e di "vedere di più".

L'impossibilità di compattare nella visione una conoscenza "equilibrata" rappresenta di per sé un principio di spaesamento. L'uso dello spaesamento, strategia compositiva che caratterizza il Surrealismo, nasce in Magritte da una consapevolezza semiologica generale, ma soprattutto da unna riflessione specifica sulla struttura complessa di elementi inconciliabili che appartiene alla natura stessa della visione. In essa il tempo, la memoria, le funzioni delle cose cadute sotto il nostro sguardo non possiedono di fatto una certezza logica, né una certezza di relazioni.

Inoltre, con Magritte, assistiamo alla creazione di nuovi oggetti; la trasformazione di oggetti noti, il mutamento di materia per certi oggetti; l'uso delle parole associate alle immagini; la denominazione erronea di un'immagine; la rappresentazione di certe visioni di dormiveglia. Queste tecniche furono usate dall'artista per costringere gli oggetti a diventare infine sensazionale.

Magritte, uno dei maggiori esponenti del Surrealismo, lo definisce come un movimento che "offre all'umanità un metodo e un orientamento dello spirito appropriati a svolgere investigazioni nei campi che si sono voluti finora ignorare o disprezzare, e che nondimeno concernono direttamente l'uomo. Il Surrealismo rivendica per la vita della veglia una libertà simile a quella del sogno".



Le chateau des Pyrénées
1959

olio su tela; 200,3 x 145

Gerusalemme, Israel Museum




L'ispirazione di questo dipinto, che rientra nel tema delle "pietrificazioni", è un racconto di Edgar Allan Poe, mentre il titolo riprende quello di un celebre romanzo "nero" romantico di Anne Radcliffe, scrittrice attratta dal soprannaturale, amante di rovine e fantasmi. Se il contesto tematico dell'opera sembra essere quello gotico e misterioso di un racconto visionario, la storia della sua realizzazione è invece abbastanza semplice e, se vogliamo, banale, il cui sviluppo possiamo seguire, dall'inizio alla fine, attraverso il rapporto epistolare tra l'artista e il committente. Questi era il famoso avvocato internazionale newyorchese Harry Torczyner, colto amatore d'arte, che fu per dieci anni un amico sincero e costante per l'artista, al quale richiese, appunto, nell'ottobre 1957 un suo dipinto per  nascondere nel proprio ufficio "un angolo che protesta", di cui precisa le dimensioni da coprire con la tela in questione. Scartata l'idea del ritratto della moglie, Torczyner sceglie uno dei tre schizzi inviati dal pittore, quello con un "Vecchio castello di pietra su una pietra nella notte", aggiungendo che "le mie preferenze andrebbero per vederlo aleggiare al di sopra di un mare tempestoso, cupo come il Mare del Nord della mia gioventù, ma in un cielo chiaro come il cielo de 'L'impero delle luci', perché dal cupo oceano sorge la roccia-speranza coronata dal castello un po' forte."


La condition humaine


olio su tela





Come possiamo notare in questo quadro, Magritte inserisce sempre il tema del mare nei suoi quadri, non come elemento principale, ma esclusivamente come retroscena. È probabiblmente legato al suicidio della madre gettatasi in mare, episodio che ha segnato la vita del pittore.



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