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Hannes Meyer: la scuola diventa pratica
Hannes Meyer, direttore del Bauhaus tra il 1928 al 1930, fu il primo punto di rottura che determinò, in seguito, la capitolazione della scuola. Nato a Basilea nel 1889, all'età di trentacinque anni si unì al gruppo di architetti radicali svizzeri facenti capo alla rivista ABC, che suscitò il suo interesse per il movimento internazionale del Neues Bauen (la nuova architettura), grazie al quale si fece un nome e ottenne aiuto per la realizzazione delle sue due opere principali: la Petersschule di Basilea e il Palazzo della Società delle Nazioni di Ginevra.
A partire dall'aprile 1927 Meyer iniziò a lavorare al Bauhaus come direttore del corso di architettura, dove iniziò a teorizzare la sua visione dell'abitazione: egli celebrava infatti la casa come "macchina per l'abitare", che alleggeriva il peso delle faccende domestiche facendo guadagnare alla donna tempo da dedicare alla famiglia, e sosteneva che la nuova "penetrazione scientifica del nostro ambiente" avrebbe arricchito la vita, consentendo di organizzarla con maggiore consapevolezza.
Grazie a quest'ideologia fu nominato direttore del Bauhaus a partire dal 1928, immediatamente dopo le dimissioni anticipate di Gropius che, oberato dai problemi economico-amministrativi, decise di mettersi volontariamente da parte. Tuttavia Meyer, neo-direttore da pochi giorni, non poteva certo immaginare ciò a cui stava andando incontro: quelli che inizialmente apparvero come dei semplici dissesti economici si rivelarono poi vere e proprie limitazioni nella produzione, come i fondi sempre più scarsi, le entrate derivanti da tasse scolastiche inferiori al previsto e la produzione dei laboratori insufficiente a coprire le spese di realizzazione.
Meyer decise così di affrontare la situazione di petto, introducendo al Bauhaus due nuovi temi di importanza fondamentale. Il primo, riassumibile con il termine volk (popolo), secondo il quale la produzione della scuola era ora mirata alla grande distribuzione e con cui Meyer chiedeva "scuole per il popolo, giardini per il popolo, case per il popolo" oltre alla conoscenza della "vita del popolo, dell'anima del popolo e della collettività del popolo"; il secondo teneva invece conto dell'ambiente e del paesaggio, il quale dove essere in perfetta simbiosi con i loro utilizzatori.
Tutto ciò era applicabile al lato pratico in un orientamento socio-biologico del Bauhaus sotto Meyer, come egli stesso affermò nel quarto numero del periodico Bauhaus: "Costruire è un processo biologico. Costruire non è un processo estetico", e con cui si allontanò definitivamente dalla concezione d'arte così come la intendeva Gropius prima di lui. Più volte infatti Meyer spiegò che esistono due tipi di arte: da una parte, un'arte coincidente con l'ordine e la creazione, e perciò parte della soluzione; dall'altra ogni altro tipo di arte, sostanzialmente superflua.
L'obiettivo della produzione in serie
La trasformazione pratica delle idee di Meyer consisteva nel sviluppare nuovi articoli di serie che fossero accessibili ad ampi strati della popolazione, cioè di introdurre il "prodotto in serie", le cui esigenze andavano individuate con un approccio scientifico e non formalistico, rifiutando quindi l'estetica di Gropius. Importanti successi furono conseguiti dal laboratorio metalli in collaborazione con l'industria dell'illuminazione, mentre il laboratorio mobili inventò invece un sistema di assemblaggio semplice a cui si aggiunse la carta da parati del Bauhaus, alla cui progettazione contribuirono molti studenti, diventata poi il prodotto di maggior successo commerciale dei laboratori. Si impose una nuova estetica, riassunta nelle "tavole dimostrative" di Hannes Meyer, che presentavano informazioni oggettive in modo chiaro ed accattivante, dove era inoltre malvisto qualsiasi orientamento ai colori primari, alle forme elementari o al linguaggio figurativo e formale tipico dei corsi di Klee, Kandinskij, Breuer e Moholy-Nagy.
La seconda rivoluzione industriale
Iniziata a partire dalla seconda metà dell'ottocento, la seconda rivoluzione industriale fu caratterizzata da una serie di mutamenti socio-economici dovuti a nuove innovazioni in campo tecnologico e scientifico.
Dal punto di vista economico, essa è caratterizzata da un passaggio da un sistema agricolo-commerciale ad un sistema industriale moderno dove l'uso di macchine azionate da energia meccanica, l'utilizzo di nuove fonti energetiche (petrolio, elettricità e prodotti chimici) e la diffusione della fabbrica come principale luogo di concentrazione di forza lavoro e capitale sono gli elementi di principale innovazione.
Altri campi contraddistinti da tale sviluppo furono quello dei trasporti, delle comunicazioni e della medicina: il primo in particolare vide uscire il sistema ferroviario dalla fase pionieristica, che si sviluppò nella costruzione di metropolitane, e la diffusione di massa dell'automobile; il secondo si distinse invece per la nascita di telefono e radio mentre il terzo fu caratterizzato dalla scoperta dei primi vaccini oltre che dallo sviluppo di numerosi strumenti chirurgici.
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