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Goya




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GOYA


BIOGRAFIA E OPERE

Francisco Goya nasce il 30 Marzo 1746 a Saragozza in Aragona (Spagna), é figlio di un maestro doratore. In Spagna, gli ambienti artistici sono fortemente influenzati dall'opera dei maestri stranieri, in particolare di quelli francesi, e solo per reazione si assiste all'esaltazione dei valori tradizionali del popolo spagnolo. Goya frequenta per alcuni anni lo studio del pittore José Luzán Martínez; nel 1766 il nome di Francisco Goya compare nell'elenco dei partecipanti al concorso triennale dell'Accademia. Affascinato dalla pittura di Tiepolo conosciuta in Spagna, nel 1769 decide di partire per l'Italia; tornato in patria e stabilitosi a Saragozza, ottiene l'importante commissione d'alcuni affreschi per la basilica del Pilar. Grazie all'appoggio dei pittori Ramón e Francisco Bayeu, nel 1774 riceve l'incarico di eseguire i cartoni per l'arazzeria reale di Santa Barbara. In questi anni sono particolarmente apprezzate le scene di vita popolare, rappresentate spesso in modo artificioso e teatrale. Tra il 1775 e il 1792, dipinge 63 cartoni per arazzi, i cui soggetti bucolici e popolari, grazie alla forza del suo genio e alla sua prodigiosa vitalità, acquistano un accento di verità eccezionale nell'arte del suo tempo. Nel 1870 è nominato accademico «de mérito» e presenta per l'ammissione un 'Cristo in croce', freddo e senz'anima. Chiamato a Saragozza per affrescare la cupola della basilica del Pilar, il suo carattere violento e collerico rende difficile aderire alle richieste che gli sono fatte. Nel 1783, presentato al fratello del re lavora al palazzo d'Arenas de San Pedro, vicino a Toledo, e dipinge il 'Ritratto della famiglia di Don Luis'. Dello stesso anno è il 'Ritratto del conte di Floridablanca', il potente primo ministro.Grazie a Floridablanca riceve la commissione della grande tela della Predica di San Bernardino da Siena; dal 1785 riceve l'appoggio e la protezione dei duchi d'Osuna, la nomina a vice-direttore della sezione di pittura all'Accademia e quella a primo pittore di corte nel 1786. Per i duchi, dipinge da prima il 'Ritratto della duchessa d'Osuna'. Goya nel 1789 viene nominato «pintor de camera del Rey». Per ragioni politiche in parte conseguenti alla Rivoluzione francese, Francisco Goya, tra il 1790 e il 1792, perde alcuni dei suoi protettori; la produzione dell'artista subisce un rallentamento. Alla fine del 1792 in Andalusia, si ammala gravemente; tornerà a Madrid solo alla fine del 1793, sordo e duramente provato da un attacco di paralisi. Riprende l'attività ma, da quest'epoca, muta il proprio stile, abbandonando l'uso dei colori freschi a vantaggio d'effetti monocromi, e adottando un esecuzione più aspra ed efficace. Dal 1794 al 1800: i soggetti sono spesso ispirati dal gruppo dei suoi amici liberali. Durante questo periodo il gruppo liberale prende il potere e Francisco Goya diventa il ritrattista di «pensatori». Il 6 febbraio 1799 Francisco Goya mette in vendita le incisioni dei Capricci, satira appassionata dell'eterna miseria umana vista attraverso i costumi della sua epoca, in cui l'utilizzo sapiente dei neri e dei bianchi gli consente di raggiungere effetti estetici e psicologici raramente uguagliati. In modo curioso, e forse perché ben presto l'ondata liberale stava per essere soffocata dal potere, Goya si accanisce contro l'Inquisizione e la stregoneria. Nel 1799, Francisco Goya viene nominato primo pittore del re e l'anno seguente, rappresenta Carlo IV e la sua famiglia. Nel 1820 scoppia la rivoluzione costituzionale. Il re è costretto a fuggire; alla fine del 1823, quando, dopo tre anni di disordini riprenderà il potere, si stabilisce il «terrore bianco». Francisco Goya sembra impegnarsi nell'opposizione, al punto che, al ritorno di Ferdinando VII, è costretto a nascondersi. Si reca a Parigi, nell'ottobre del 1824 si stabilisce a Bordeaux e nonostante i suoi ottantadue anni, la malattia, la sordità e i gravi problemi di vista, Francisco Goya si esprime con una libertà d'espressione e di tecnica che mostra come il suo genio sia ancora in evoluzione.Muore nel 1827.


LE FUCILAZIONI DEL 3 MAGGIO Olio su tela, 1814, 266x345 Madrid, Museo del Prado


Il 2 maggio del 1808 il generale Murat ordinò di catturare tutti i popolani e i contadini che si trovavano nelle strade di Madrid per essersi ribellati all'invasione francese.Gli spagnoli furono debellati e restarono in balia dei soldati francesi, i quali ebbero l'ordine di catturare e condannare a morte chiunque fosse trovato in possesso di un'arma da fuoco o di un'arma bianca. Le fucilazioni ebbero luogo all'alba del giorno dopo alle falde della montagna del Principe Pio.

Il momento cruciale è costituito dall'uomo inginocchiato con le braccia aperte, violentemente illuminato dalla luce della lanterna: la sua camicia bianca, in contrasto con il tono scuro degli altri colori, costituisce la nota più chiara e luminosa della composizione. Di fronte a lui è schierato il plotone dei soldati, di cui l'artista evita di raffigurare le facce: il ritmo dei loro corpi si fonde in un movimento in avanti, mentre i loro sguardi sono fissi sulle canne dei fucili.

Nel gruppo d'uomini che attende la fucilazione è evidente la varietà d'atteggiamenti e sentimenti: uno inveisce con i pugni chiusi, uno si copre il viso e un frate recita una preghiera guardando verso il suolo, dove giace un cadavere in una pozza di sangue.

Lo sfondo notturno del cielo, contro il quale si staglia il profilo della città, è separato dal primo piano da un monticello che si eleva verso sinistra.

Il significato della scena si dispiega in una dimensione temporale scandita da tre momenti successivi rappresentati dai tre gruppi d'uomini: quelli che stanno salendo sul monte, quelli che stanno per essere fucilati e quelli che sono già morti.

L'artista ricorre a contrasti di luce e ombra per alludere alla vittoria delle forze della morte e dell'irrazionale su quelle della vita e della ragione.

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