GLI STUDI ETNOLOGICI IN
ITALIA
I studi degli etnografi italiani furono più sul
tipo della survey etnografica che non della monografia (genere già affermato
nell'antropologi angloamericana). In Italia bisognerà attendere Vinigi
Grottanelli per vedere realizzato
questo tipo di studio. Egli pubblicò " I
Mao"studio su una popolazione dell'area ovest-etiopica. Questa
monografia consiste in un resoconto completo della società mao,della cultura
materiale,spirituale e dell'organizzazione familiare di questi gruppi marginali
rispetto agli altri dell'Etiopia. Altri studi furono condotti in Nord-Africa e
Eritrea ma non da parte di etnologi ma funzionari e militari italiani operanti
nelle colonie. Durante il fascismo assistiamo a una virata razzista :infatti vi è una specie di asservimento
dell'etnologia alle proprie tesi della superiorità della civiltà romano-latina
e al diritto da parte di questa di civilizzare le popolazioni "inferiori". Gli
atti del VIII CONVEGNO VOLTA del 1938 rivelano un asservimento all'ideologia
fascista all'interno delle relazioni degli italiani. Nel 1938 viene messo
appunto il Manifesto della Razza che doveva
costituire la base ideologico-giuridica della politica razzista condotta dai
fascisti e rivolta in primo luogo agli
italiani di fede ebraica. Durante gli anni di dittatura fascista ci fu chi non
aderì al regime, tra questi l'intellettuale Ernesto de Martino,filosofo,che mise in atto una critica che chiamò
naturalismo. Con questo termine indicava l'atteggiamento teorico
caratterizzante sia la scuola francese di ispirazione durkheimiana ,sia quella
storico-culturale tedesca ,sia la prospettiva funzionalista. Come B.Croce ,de
Martino, criticava l'incapacità di questi indirizzi di pensare l'esperienza
storica dei primitivi all'interno di una filosofia dello spirito che fosse in
grado di restituircene il senso.
Non si possono condurre indagini
di tipo scientifico,la vera conoscenza è storica.Lo
storicismo di Croce aveva 2 conseguenze : negava la loro qualunque pretesa di
scientificità in quanto tali scienze non aspiravano a una conoscenza
"storicizzata" e poi dall'altro lato negava ai primitivi ,alle plebi,al
canagliume un ruolo attivo nella storia.
In "Naturalismo e storicismo"
de Martino si limitò a confutare le posizioni dei naturalisti che non a
proporre analisi specifiche nella prospettiva dello storicismo crociano. Negli
anni 1930 la Scuola di Milano ,formata
da un gruppo di studiosi aperti alle
suggestioni del pensiero francese e tedesco e si rivelò l'unica forma
alternativa alle forme di pensiero di Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Tra le figure di filosofi tra cui Hegel e Kant
risultò importante l'accostamento alle opere di Lévi-Bruhl e Durkheim.