Estetismo: culto della bellezza
Nel complesso clima culturale che caratterizza la fine del XIX secolo, si
diffonde un fenomeno di portata europea: l'estetismo, non propriamente un
movimento, ma piuttosto un atteggiamento della sensibilità e del pensiero che
pone i valori estetici al vertice della vita spirituale. La visione del mondo
che l'estetismo esprime, si fonda sulla ricerca e sul culto del bello, in una
dedizione quasi religiosa a esso e in costante contaminazione tra arte e vita.
Esso diviene, perciò, anche stile personale, fenomeno di costume, modello di
comportamento individuale e sociale.
L'estetismo si può considerare una sorta di reazione al Parnassianesimo.
Il Parnassianesimo era stato un movimento che si opponeva sia alla poesia
soggettiva e sentimentale del Romanticismo, sia alla letteratura di ispirazione
oggettiva e sociale del Realismo. Rifiutando il legame dell'arte con la vita,
concepiva l'arte come rappresentazione di un mondo ideale di bellezza e di
armonia, raffinata e perfetta nella forma. I decadenti capovolgono il concetto
parnassiano dell'arte. Riprendono il concetto romantico tra la vita e l'arte,
negato dai parnassiani, ma ne invertono i termini:non la vita deve aspirare
l'arte, ma l'arte deve aspirare la vita, inventarla, plasmarla, arricchirla di
esperienze eccezionali nel bene e nel male, alla ricerca dell'assolutamente
nuovo, del vivere inimitabile, assecondando ogni impulso interiore. Sorge così l'estetismo.
Esso è uno dei filoni del Decadentismo, forse più superficiale, ed interessò,
oltre che la letteratura, anche il costume, per gli "atteggiamenti raffinati,
simbolistici, dandy".
Quindi l'estetismo cioè il culto della bellezza e dell'arte, fu un
insieme di atteggiamenti generali e di gusti particolari, molto diffusi negli
ambienti letterari e artistici europei, che si sostanziarono in una quasi
esclusiva "devozione alla bellezza e all'arte", in una tendenza a considerare i
valori estetici come i valori di guida dell'esistenza, dal momento che i
tradizionali valori morali non sembravano più in grado di assolvere questa
funzione. Si trattava, da una parte, di una rivendicazione dell'autonomia
dell'arte, espressa nella famosa formula dell'arte per l'arte; dall'altra di
una nuova concezione che considerava la vita stessa come arte.
A questa concezione si legò un altro fenomeno caratteristico dell'epoca,
il fenomeno del dandismo cioè lo stile di vita fuori dall'ordinario e
contraddistinto dell'ostentazione di un'eleganza ricercata.
Opere emblematiche di questa concezione estetizzante della vita furono:
"Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde e "Il piacere" di Gabriele
D'Annunzio.