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La naturale depressione tra il colle Palatino e il colle Aventino, che prende il nome di Valle Murcia, era teatro di gare per celebrare il ratto delle Sabine organizzato da Romolo. Presto divenne il piu' grande edificio per spettacoli di Roma antica e fu proprio il re Tarquinio Prisco, cosi' le fonti storiche sembrano affermare, che costruì proprio in questo avvallamento il primo circo per le corse dei carri e palchi per senatori e cavalieri. L'edificio inizialmente costruito in legno nel corso del tempo viene mano mano ricostruito in muratura come per esempio i Carceres che erano i luoghi di partenza dei carri inizialmente in legno (329a a.C.) e successivamente nel 174 a.C., grazie all'opera dei censori Fulvio Flacco e Postumio Albinio, vennero costruiti nuovi Carceres in muratura e sette palle di marmo, disposte sulla spina centrale del Circo Massimo, per indicare, a mò di pallottoliere, i giri effettuati dai carri. Il contagiri in marmo verrà poi sostituito nel 33 a.C. da Agrippa con dei Delfini in bronzo con la stessa funzione di contatori. Dopo parecchi incendi e ricostruzioni il Circo Massimo arriva a misurare la bellezza di 620 metri di lunghezza per 220 di larghezza e circa 42 di altezza con una capienza da far invidia ai piu' moderni stadi moderni: 320.000 spettatori.
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La spina centrale era lunga 333 metri ed ha al suo interno erano contenuti 33 monumenti e due obelischi. Altre ad esser la sede delle corse dei carri esso fu sede anche di cacce (per volere di Cesare) ed altri spettacoli, ma fu anche teatro di processioni, cortei trionfali e addirittura di giochi spettacolari come acrobazie di saltimbanchi, lotte di gladiatori e cacce di vario genere.
Diverimenti a Roma
Oltre ai noti combattimenti tra Gladiatori nell' Anfiteatro Flavio (Colosseo) o ai combattimenti contro feroci animali mostrati molto di frequente nei film, i Romani amavano anche le corse dei cocchi. Il Circo Massimo era un ippodromo capace di ospitare fino a 250.000 persone che assistevano ad emozionanti gare dove di frequente i concorrenti cadevano rovinosamente.Anche il teatro era molto seguito con i suoi due spettacoli per rappresentazione, uno drammatico e l'altro comico per tirare su il morale. E' da notare che seppure i Romani amassero le arti greche, gli attori non venivano considerati come artisti ma piuttosto come persone di basso livello sociale.
Tutti gli spettacoli dal Colosseo all' Ippodromo o al Teatro erano gratuiti, a pagare le spese in genere erano o un Imperatore o una persona importante, entrambi con lo scopo di conquistarsi il favore del popolo.
Per finire va sottolineato che, contrariamente a quanto si crede, i Gladiatori non combattevano contro gli animali, ma contro altri Gladiatori. Erano i Venatori che effettuavano feroci combattimenti contro feroci animali provenienti dalle più remote province dell' Impero.
Sia i Gladiatori che i Venatori erano schiavi, spesso erano guerrieri fatti prigionieri durante le guerre. Talvolta però, come fece l' Imperatore Commodo, anche chi non era schiavo poteva combattere per dimostrare il proprio valore ed il proprio coraggio.
Il Gladiatore sconfitto rivolgeva il suo sguardo all' Imperatore, il quale in base agli umori del pubblico decideva: pollice su equivaleva alla grazia, pollice giù la morte.
Domus romana
L'architettura romana deriva dalla tradizione etrusca e greca e nelle abitazioni private si esprime in due tipologie.
Il popolo era solitamente ammassato in soppalchi di botteghe ('pergulae') o in condominii ('insulae') a 4 o 5 piani di legno.
Nell'architettura romana sono presenti due tipi fondamentali di abitazione: la 'domus patrizia', posta su un unico piano con ambienti disposti attorno ad uno spazio centrale libero e chiusi verso l'esterno, ospitava una sola famiglia; la 'domus ad insula', di carattere cittadino, urbano e commerciale, destinato alla coabitazione di più famiglie, era formato da più piani con botteghe al pian terreno ed aperto verso l'esterno; al suo interno racchiudeva un piccolo giardino.
La domus patrizia si sviluppava attorno ad un atrio centrale coperto ai lati da tetti inclinati che convogliavano l'acqua piovana in una vasca centrale chiamata 'impluvium'. L'atrio era di forma rettangolare e su di esso si aprivano vari ambienti, il più importante era il tablinum, posto davanti all'ingresso. Questo ambiente non era destinato solamente alla consumazione dei pasti, che si potevano svolgere anche nell'atrio o nel triclinium, ma ospitava anche il letto nuziale, detto 'lectus adversus'. Originariamente il tablinum era il nucleo della domus, che andò poi sviluppandosi in altri ambienti. Intorno al tablinum erano disposte stanze da letto dette 'cubicola'; una stanza centrale per la vita romana era il triclinium nel quale si mangiava stesi su divani.
Dietro questi ambienti vi era l'hortus, che venne poi sostituito dal 'peristilio', giardino ornamentale cinto da colonnati e spesso ornato da fontanelle o piscine.
Molte abitazioni presentavano decorazioni pittoriche; le più antiche pitture murali erano caratterizzate dallo stile a incrostazione, cioè dipinti che riproducevano il marmo o materiali pregiati usati per ricoprire le pareti. Più avanti nel tempo furono usati altri stili pittorici, più figurativi.
Non va dimenticato che nelle domus romane non erano presenti mobili, ma solamente piccoli armadi a muro e bauli usati per riporvi i vestiti; le decorazioni parietali miravano pertanto ad arricchire spoglio l'ambiente.
Non si conosce con certezza l'origine delle caratteristiche architettoniche della domus romana: forse trassero origine dalle primitive capanne villanoviane o più in generale dalle abitazioni italiche; trova più consensi però la teoria che le vede derivare dalle abitazioni etrusche. I pavimenti erano spesso rivestiti da mosaici in opus tessellatum o in opus vermiculatum. Le decorazioni pavimentali più utilizzate erano quelle in stile geometrico bianco e nero, spesso arricchite da emblemata centrali; questi piccoli quadretti, inseriti in una cornice in stile geometrico, impreziosivano il cosiddetto 'tappeto musivo' ed erano pertanto inseriti nelle stanze più' rappresentative
L'uso del bagno e la costruzione di appositi ambienti e attrezzature si ritrova già in età minoico-micenea, poi nella Grecia classica e in età ellenistica. Ma solo in età romana si diffuse l'uso dei bagni privati e pubblici, e si ebbe la costruzione di veri e propri edifici termali, con la nascita di un vero e proprio tipo di architettura (architettura termale). Una cameretta oscura e semplice era ancora il balneum ai tempi di Scipione. Ma non molto dopo appare il praefurnium, ossia il forno sotto il pavimento, la caldaia di piombo rivestita di muratura, la vasca di deposito per l'acqua fredda nella cucina, e tubature per portare l'acqua fredda e calda nella vasca del calidario. Ma oltre a questi bagni privati compaiono le terme pubbliche; come quelle Stabiane risalgono al II sec. a. C., restaurate in età sillana, con palestre trapezoidale porticati su tre lati con piscina per il bagno freddo e con sezioni distinte per uomini e per donne. Verso la fine della repubblica si introdusse il riscaldamento sia del pavimento degli ambienti per bagno caldo per i mezzo di camere d'aria con pilastrini di mattoni (suspensurae), sia delle pareti, in modo che l'aria calda ottenuta con l'accensione di legna da speciali imboccature (ipocausti) si diffondeva uniformemente tutt'intorno al vano. Secondo Vitruvio, gli elementi essenziali dell'impianto e termale sono le tre aule del frigidario, del tepidario e del calidario e il laconicum destinato alla traspirazione del corpo, ai quali dobbiamo aggiungere l'apodyterium o spogliatoio.
Questi ambienti compaiono già uniti nelle terme centrali di Pompei su uno dei lati del cortile - palestra, con frigidario all'aperto e apoditerio munito di altra vasca fredda. Agrippa moltiplicò le terme in Roma, creando fra le altre quelle monumentali in Campo Marzio, più volte restaurate durante l'impero, vicine a queste sorsero quelle di Nerone. In seguito quelle di Caracalla e di Diocleziano.
Grande varietà di forme assumono le sale delle terme costruite da Adriano nella sua villa tiburtina. Forme sempre più monumentali assumeranno le terme durante il tardo Impero: quelle di Caracalla, con un'area quadrata di 350 m di lato entro un recinto porticato fornito di sale, di esedre semicireolari e di gradinate. Al centro di esse si eleva il corpo principale, lungo 216m, largo 112 m, con una concezione architettonica grandiosa, organica, a cui marmi pregiati, sculture, mosaici, pitture aggiungevano un artistico decoro. Simili edifici assolvevano anche la funzione di luoghi di ritrovo e passatempo, e di gallerie di arte.
Le terme non erano una peculiarità della sola Roma, ma in tutte le città dell'impero le terme caratterizzano l'attività edilizia romana.
Di solito, alle terme si andava nel pomeriggio, alla fine di una giornata di lavoro. Ci si svestiva nello spogliatoio (apodpptenum), si faceva un po' di ginnastica nel cortile riservato alla lotta (palaestra), o nel gymnasium coperto, e dopo una buona sudata, si tornava nello spogliatoio dove ci si faceva detergere il corpo con lo strigile, un raschiatoio ricurvo in metallo o avorio, e massaggiare. A questo punto si poteva scegliere fra una nuotata in piscina o una sosta nel tepidarium, un'ampia sala nella quale la temperatura costante impediva un passaggio troppo brusco dal freddo al caldo e poi nell'attiguo calidarium, costruito in modo da concentrare il massimo del calore e dell'umidità; qui si trovavano la vasca con l'acqua calda e il bacile per le abluzioni. Nel calidarium, e più ancora nelle sale adiacenti, il laconicum e il sudatorium, dove l'elevata temperatura del pavimento rendeva necessario l'uso di sandali di legno, si sudava come in una sauna. Subito dopo, un tuffo nella piscina fredda (frigidorium) concludeva il bagno.
In questo modo, sudando, ungendosi e raschiando via le impurità dalla pelle, i Romani, che non conoscevano il sapone, facevano un vero e proprio trattamento di pulizia; non solo, ma alternando bagni caldi e freddi espellevano dal corpo gli umori malsani, provocando una salutare reazione.
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