CIMABUE
Soprannome
di BENCIVIENI DI PEPO o BENVENUTO DI GIUSEPPE, pittore italiano (Firenze,
operoso negli ultimi tre decenni del XIII sec. fino ai primi anni del XIV
sec.). Pochissime le notizie della sua vita: era a Roma nel 1272, e ancora vivo
a Firenze nel 1302. Una sola opera è documentata (1301): il mosaico absidale
del duomo di Pisa con la figura di San Giovanni Evangelista. Iniziatore della
pittura italiana, alla sua grandezza di artista rese omaggio anche Dante (Purg., XI, 94-96). Nell'enorme Crocifisso dipinto per la
chiesa di San Domenico ad Arezzo, pur legato alle convenzionali iconografie
della cultura bizantina e al modello di Giunta Pisano nella Chiesa Madre
dell'ordine a Bologna, la tensione asimmetrica del corpo di Cristo, accentuando
il formalismo plastico di Coppo di Marcovaldo, giunge
a una grande intensità espressiva. La più monumentale delle Madonne in trono
che la critica concordemente attribuisce a Cimabue è
quella dipinta per la chiesa di Santa Trinita a
Firenze (oggi agli Uffizi) forse nel 1285, mentre Duccio di Buoninsegna
creava in Santa Maria Novella la Madonna Rucellai. Un segno incisivo accentua i contorni, modellando
col suo serrato e chiuso fluire la maestosa Vergine (il dipinto è detto anche
Maestà di Santa Trinita), gli angeli e i profeti, che
si dispongono in rapporto gerarchico, con voluta simmetria, attorno al trono,
esaltato nei suoi valori plastici e spaziali. Di poco anteriori o posteriori
sono gli affreschi del transetto della basilica superiore di San Francesco ad Assisi.
Cimabue dipinse la volta della crociera con gli
Evangelisti, le scene apocalittiche col Giudizio e la Crocifissione nel braccio
sinistro, due scene delle storie di San Pietro nel braccio destro, le storie
della Vergine nel coro. Capolavoro assoluto, la Crocifissione (nella quale la
figura di Cristo risulta purtroppo sbiadita dal tempo) si svolge in uno spazio
vastissimo, da tragedia cosmica, con una monumentalità
rigorosa, ricca d'intensa passionalità nelle figure degli astanti. Un abisso
separa queste immagini di Cimabue dalle
interpretazioni bizantineggianti dei contemporanei. Nella basilica inferiore
l'artista dipinse anche, ma non in quel giro di anni, una Madonna in trono tra
angeli e san Francesco, in cui il ritmo compositivo
si è fatto più raffinato (è il momento gotico dell'artista), e più umano il
racconto sacro. Un sottile equilibrio prospettico regge gli elementi della
composizione nel Crocifisso destinato all'altare maggiore di Santa Croce (Museo
della chiesa; gravemente danneggiato dall'alluvione del 4 novembre 1966 e poi
restaurato), meno rigido di quello di Arezzo. E a un morbido plasticismo, a un sereno equilibrio di volumi e colori
giunge, pur obbedendo a una precisa iconografia servita, la Madonna della
chiesa dei Servi a Bologna, alla quale si avvicina il San Giovanni Evangelista
dipinto a mosaico nell'abside del duomo di Pisa, allora il cantiere più famoso
della Toscana. Dice il Vasari che Cimabue, compiuto
il mosaico pisano, fu chiamato a Firenze per lavorare con Arnolfo di Cambio nella
fabbrica di Santa Maria del Fiore, e che lì fu
sepolto.