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CARNEVALE DI IVREA
E' il più
conosciuto carnevale storico, con la famosa e discussa Battaglia delle Arance,
la più tranquilla fagiolata, etc.
I festeggiamenti iniziano il giorno dell'Epifania, annunciati dal suono della
banda con il passaggio delle disposizioni al nuovo Generale, che
arbitrerà il Carnevale. Numerose sfilate in maschera durante le domeniche e
sfuochi d'artificio. Il momento cruciale è dato dalla Battaglia delle Arance
lungo le vie cittadine, insolita ma suggestiva, non solo per la violenze e il
realismo con cui il combattimento avviene, ma anche perché si utilizza un
frutto che, da queste parti, nulla ha di tradizionale.
Si svolge dal giovedì al mercoledì delle Ceneri.
IL CARNEVALE DI SANTHIA'
Il secondo
carnevale per importanza del Piemonte. |
ROCCA GRIMALDA
Il Carnevale di Rocca Grimalda viene chiamato la Lachera, ed è uno dei Carnevali più emozionanti del Piemonte; risale all'antica usanza dello jus primæ noctis e si impone come una ribellione del popolo alle vessazioni dei signori. |
PRESEPI VIVENTI
Nei piccoli centri rurali piemontesi si svolgono numerosi presepi viventi, ambientati nelle parti storiche dei paesi, dove sono rappresentati gli antichi mestieri e viene proposta la vita del primo novecento tra Alpi e pianura.
Classico è l'appuntamento del 24 dicembre, che termina con la S.S. Messa di Mezzanotte e l'arrivo di Giuseppe e Maria. Le diverse località ripetono a turno la rappresentazione che si svolge quasi sempre in tarda serata. Ad Adonno (CN), Belveglio (AT), Bolzano Novarese (NO), Buriasco (AL), Castellazzo Bormida (AL), Cessole (AT), Si svolge la sera del 24 dicembre a Cessole (Asti), località della langa astigiana situata nel cuore delle terre che producono il vino moscato d.o.c.g. e Asti spumante Giunto alla 20^ edizione, il Presepio vivente di Cessole racconta la natività del Bambin Gesù attraverso un percorso che si snoda nel paese vecchio, arroccato sulla collina. Tra anfratti e vecchi androni, la comunità cessolese ricostruisce scene e mestieri del vecchio mondo contadino, utilizzando attrezzi, tecniche e costumi originali di inizio secolo. La rappresentazione ha inizio alle ore 22.00 circa e si conclude con la tradizionale messa di mezzanotte.
E ancora a Dogliani (CN), La Pro Loco di Dogliani Castello, propone nelle sere del 23 e 24 dicembre, a partire dalle ore 20.30, la rappresentazione del'Presepe vivente', una delle più grandi d'Italia con più di 350 figuranti. Nato nel 1975, quasi per scherzo, su iniziativa degli giovani componenti la Pro Loco Castello, é diventato, con il passare degli anni, una tradizione ed un appuntamento per migliaia di visitatori che giungono da ogni luogo, a Grognardo (AL), Moncucco Torinese (AT), Montegrosso (AT), Peveragno (CN), Prea (CN), San Bartolomeo (CN), Sciolze (TO), Tassarolo (AL), Valgrana (CN), Villa Dora (TO).
Sacro Monte Assunta di Crea (1589) |
Su questo bellissimo monte, probabilmente
verso il 350 dopo Cristo, S. Eusebio ha edificato un Oratorio
in onore della Madonna, per santificare questo luogo. Circa dieci anni
dopo S. Eusebio avrebbe portato dall'Oriente tre statue della Madonna. Una
sarebbe stata portata a Crea e le altre due a Oropa ed in Sardegna.
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CARNEVALE DI IVREA
E' il più
conosciuto carnevale storico, con la famosa e discussa Battaglia delle Arance,
la più tranquilla fagiolata, etc.
I festeggiamenti iniziano il giorno dell'Epifania, annunciati dal suono della
banda con il passaggio delle disposizioni al nuovo Generale, che
arbitrerà il Carnevale. Numerose sfilate in maschera durante le domeniche e
sfuochi d'artificio. Il momento cruciale è dato dalla Battaglia delle Arance
lungo le vie cittadine, insolita ma suggestiva, non solo per la violenze e il
realismo con cui il combattimento avviene, ma anche perché si utilizza un
frutto che, da queste parti, nulla ha di tradizionale.
Si svolge dal giovedì al mercoledì delle Ceneri.
IL CARNEVALE DI SANTHIA'
Il secondo
carnevale per importanza del Piemonte. |
ROCCA GRIMALDA
Il Carnevale di Rocca Grimalda viene chiamato la Lachera, ed è uno dei Carnevali più emozionanti del Piemonte; risale all'antica usanza dello jus primæ noctis e si impone come una ribellione del popolo alle vessazioni dei signori. |
PRESEPI VIVENTI
Nei piccoli centri rurali piemontesi si svolgono numerosi presepi viventi, ambientati nelle parti storiche dei paesi, dove sono rappresentati gli antichi mestieri e viene proposta la vita del primo novecento tra Alpi e pianura.
Classico è l'appuntamento del 24 dicembre, che termina con la S.S. Messa di Mezzanotte e l'arrivo di Giuseppe e Maria. Le diverse località ripetono a turno la rappresentazione che si svolge quasi sempre in tarda serata. Ad Adonno (CN), Belveglio (AT), Bolzano Novarese (NO), Buriasco (AL), Castellazzo Bormida (AL), Cessole (AT), Si svolge la sera del 24 dicembre a Cessole (Asti), località della langa astigiana situata nel cuore delle terre che producono il vino moscato d.o.c.g. e Asti spumante Giunto alla 20^ edizione, il Presepio vivente di Cessole racconta la natività del Bambin Gesù attraverso un percorso che si snoda nel paese vecchio, arroccato sulla collina. Tra anfratti e vecchi androni, la comunità cessolese ricostruisce scene e mestieri del vecchio mondo contadino, utilizzando attrezzi, tecniche e costumi originali di inizio secolo. La rappresentazione ha inizio alle ore 22.00 circa e si conclude con la tradizionale messa di mezzanotte.
E ancora a Dogliani (CN), La Pro Loco di Dogliani Castello, propone nelle sere del 23 e 24 dicembre, a partire dalle ore 20.30, la rappresentazione del'Presepe vivente', una delle più grandi d'Italia con più di 350 figuranti. Nato nel 1975, quasi per scherzo, su iniziativa degli giovani componenti la Pro Loco Castello, é diventato, con il passare degli anni, una tradizione ed un appuntamento per migliaia di visitatori che giungono da ogni luogo, a Grognardo (AL), Moncucco Torinese (AT), Montegrosso (AT), Peveragno (CN), Prea (CN), San Bartolomeo (CN), Sciolze (TO), Tassarolo (AL), Valgrana (CN), Villa Dora (TO).
Sacro Monte Assunta di Crea (1589) |
Su questo bellissimo monte, probabilmente
verso il 350 dopo Cristo, S. Eusebio ha edificato un Oratorio
in onore della Madonna, per santificare questo luogo. Circa dieci anni
dopo S. Eusebio avrebbe portato dall'Oriente tre statue della Madonna. Una
sarebbe stata portata a Crea e le altre due a Oropa ed in Sardegna.
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Sacro Monte della Beata Vergine di Oropa (1617) |
I primi
documenti che parlano di Oropa sono del Duecento e presentano il Santuario già
come adulto. Nella Basilica Antica si venera la Madonna Nera, per tradizione
portata e nascosta da S. Eusebio ad Oropa.
Dal primitivo sacello all'imponente Chiesa Nuova, lo sviluppo edilizio ed
architettonico è stato grandioso. Vi contribuirono prestigiosi architetti come
Filippo Juvarra, Guarino Guarini, Pietro Beltramo ed altri. Il complesso è
articolato su tre piazzali a terrazza ed è imperniato su due grandi luoghi di
culto: la Basilica Antica, realizzata all'inizio del XVII secolo, e la Chiesa
Nuova, inaugurata nel 1960. Completano la struttura monumentali edifici,
chiostri e la solenne scalinata che conduce alla Porta Regia.
Al di fuori delle mura del luogo di culto spicca il suggestivo Sacro Monte,
formato da 19 cappelle. Edificato nel 1871, svetta l'imponente cimitero, ricco
di rilevanti mausolei, tra cui quello a forma di piramide dello statista
Quintino Sella. I primi documenti che parlano di Oropa sono del Duecento e
presentano il Santuario già come adulto. Nella Basilica Antica si venera la
Madonna Nera, per tradizione portata e nascosta da S. Eusebio ad Oropa.
Dal primitivo sacello all'imponente Chiesa Nuova, lo sviluppo edilizio ed
architettonico è stato grandioso. Vi contribuirono prestigiosi architetti come
Filippo Juvarra, Guarino Guarini, Pietro Beltramo ed altri. Il complesso è
articolato su tre piazzali a terrazza ed è imperniato su due grandi luoghi di
culto: la Basilica Antica, realizzata all'inizio del XVII secolo, e la Chiesa
Nuova, inaugurata nel 1960. Completano la struttura monumentali edifici,
chiostri e la solenne scalinata che conduce alla Porta Regia.
Al di fuori delle mura del luogo di culto spicca il suggestivo Sacro Monte,
formato da 19 cappelle. Edificato nel 1871, svetta l'imponente cimitero, ricco
di rilevanti mausolei, tra cui quello a forma di piramide dello statista
Quintino Sella.
Sacro Monte di San Francesco di Orta San Giulio (1590) |
Il Sacro Monte d'Orta è un percorso
devozionale, costituito da venti cappelle affrescate, completate da gruppi
statuari di grandezza naturale in terracotta che illustrano la vita di San
Francesco d'Assisi. I lavori di costruzione del complesso religioso
iniziarono nel 1590 grazie all'iniziativa congiunta della comunità ortese e
dell'abate novarese Amico Canobio, e di altre volontà. I lavori del cantiere
del Sacro Monte d'Orta, in varie fasi, si protrassero sino alla fine del
Settecento. |
Sacro Monte di Belmonte, Valperga (1712) |
I lavori ebbero inizio il 17 giugno 1712 e
l'opera trovò il suo compimento nel 1781 e nel 1825 fu completata anche l'ultima
cappella, la tredicesima. La quattordicesima, quella del Santo Sepolcro, fu
inglobata nella foresteria annessa al convento e in seguito venne distrutta e
già alla fine del XVIII secolo non si hanno più notizie di tale cappella. Tra
il 1877 e il 1880 sul sentiero, opposto al Sacro Monte, che conduce da
Valperga al santuario furono eretti quindici piloni decorati con affreschi e
dedicati ai Misteri del Rosario. Due percorsi devozionali quindi per giungere
alla cima, il santuario, punto di arrivo dopo il cammino fisico e spirituale. La Passione di Cristo di Belvedere Langhe |
Belvedere Langhe è un antico borgo che sorge su un alto colle dal quale si gode una splendida vista sul paesaggio circostante. Durante la Settimana Santa ha luogo la sacra rappresentazione della Passione di Gesù, un tradizione che nacque nel 1700 sottoforma orale e che venne tradotta per iscritto in un dramma di cinque atti alla fine del 1800.
Negli ultimi anni la rappresentazione ha avuto un forte impulso, sviluppandosi in una forma teatrale molto suggestiva. L'intero paese si trasforma nell'antica Gerusalemme, attrezzato con diverse postazioni presso le quali i figuranti inscenano i passaggi più importanti dell'evento della Passione, immersi in magiche atmosfere create dai bagliori delle torce e dei falò.
La Processione del Giovedi Santo a Venaus |
Si svolge una processione, per le vie del paese e per la campagna, che segue il Cristo con la croce in spalla; nella sacrestia della Chiesa si svolge il rito della lavanda dei piedi e si leggono brani della Passione. |
I Krumiri di Casale Monferrato
Sono biscotti caratteristici di Casale Monferrato, secchi (a
base di burro, uova, zucchero e farina), un po' ricurvi, poiché, si dice,
dovevano imitare la forma dei baffi di re Vittorio Emanuele II.
Sono stati brevettati nel 1870 da Domenico Rossi, pasticcere di Casale, per
alcuni suoi amici che frequentavano il Caffè della Concordia, che sorgeva in
piazza Mazzini.
All'origine
del nome, peraltro molto incerta, forse c'è la pastafrolla, la quale è molto
'capricciosa', fa sempre quello che vuole, rendendo i Krumiri come
dotati di volontà propria. Infatti il termine vagamente dispregiativo dato a
questi biscotti ha in qualche modo a che fare con una tribù araba molto
violenta, le cui scorribande in Tunisia nel 1881 furono il pretesto per
l'invasione francese della regione. Tutto perché non si riesce a stabilizzare
la forma di questo prezioso dolcetto: se le pasticcerie artigianali aiutano la
piega con un leggero movimento del vassoio che contiene l'impasto, per
un'industria come la Bistefani il problema si rivelò molto più complesso. Fu
progettata così non solo una macchina che 'storta' i Krumiri, ma
anche quella che a fine cottura controlla la giusta 'stortezza'.
E' veramente un biscotto capriccioso: ogni Krumiro è diverso dagli altri.
Gli Amaretti
E' un biscotto secco o morbido, leggermente amaro, caratteristico di molte zone del Piemonte. L'origine di questo dolce si fa risalire a Francesco Moriondo, cuoco e pasticcere alla corte dei Savoia nella prima metà del Settecento; si trasferì in seguito a Mombaruzzo (Asti), dove cominciò a produrre in proprio il suo dolce. Da allora il paese è noto per gli amaretti e tuttora operano i discendenti del grande pasticcere.
Esistono altre ottime produzioni di amaretti, oltre a Mombaruzzo, come ad esempio a Gavi (Alessandria) e in genere nelle zone al confine con la Liguria. A Orta, sul lago omonimo, si producono gli 'amaretti del Sacro Monte', mentre ad Arona, sul Lago Maggiore, sono tradizionali gli 'amaretti di San Carlone'. A Castellamonte sono famosi gli amaretti morbidi, prodotti secondo un'antica ricetta.
Questo prodotto avvolto con pastella e fatto friggere in padella viene spesso inserito tra i componenti del fritto misto alla piemontese. Sono, inoltre, usati in moltissimi dolci come il classico bonet.
Il bounet
Il bounet è un dolce tipico al cucchiaio, a base di amaretti, cacao, uova, panna e caramello. Viene servito freddo ed è un modo irrinunciabile di terminare un vero pranzo 'alla piemontese'.
I Nocciolini di Chiasso
Piccolissimi amaretti caratteristici di Chivasso (Torino), sono una delle specialità dolciarie più ricercate del Piemonte. L'elemento base è la rinomata nocciola tonda delle Langhe, che viene tritata e pestata, con zucchero e bianco d'uovo. Una delle più antiche produttrici di nocciolini di Chivasso è la pasticceria Bernardi, fondata nel 1832.
I Tirolin di Isola d'Asti
Biscotti tipici dell'Astigiano e in particolare di Isola d'Asti. Sono spesso conditi con zenzero e cannella.
Il torrone
E' il dolce piemontese con le origini più remote: esiste una testimonianza di Plinio, epoca romana, secondo il quale veniva prodotto, ad opera dei Taurini, una popolazione locale, un dolce a base di miele e di pinoli; l'antenato del Torrone. Era diffuso anche nel medioevo: venne servito in occasione delle nozze di Gian Galeazzo Visconti nel 1395.
Il Torrone piemontese si distingue da quello classico cremonese per l'utilizzo delle nocciole al posto delle mandorle. La modifica fu realizzata nel 1885 a Gallo d'Alba, frazione di Grinzane Cavour (Cuneo), ad opera del pasticcere Giuseppe Sebaste, che utilizzò le nocciole, abbondanti e poco costose nelle Langhe.
Nel dolce vengono usati anche miele, zucchero e bianco d'uovo, impastati per una decina di ore.
La tradizione vuole che il torrone non manchi mai sulle tavole natalizie piemontesi, anche se in quasi tutte le principali feste e sagre della regione non manca mai una bancarella con il classico marchio 'Sebaste Gallo d'Alba'.
Baci di dama
Tipici dolci diffusi in tutto il Piemonte, in genere composti da due piccoli biscotti rotondi, a base di nocciole, tra i quali c'è una crema. Alcuni tipi di Baci, invece che i biscotti racchiudono la crema tra due amaretti o tre due meringhe. Sono prodotti in particolare a Canelli (AT), ad Alessandria e provincia, a Susa (TO), a Cuneo.
Croccanti del Ciavarin
Nati dalla tradizione dei prestinai di Candelo, sono dolci secchi, friabili di gusto caramellato, profumati di mandorle e fiori d'arancio. Il nome deriverebbe dal secondo mestiere (fabbro fabbricante di chiavi) che l'ideatore della ricetta esercitava affiancandolo a quello di fornaio. I croccanti del Ciavarin sono in vendita presso una nota pasticceria di Cossato e da un fornaio di Candelo.
Il cardo gobbo di Nizza Monferrato E' gobbo perché appare
fisicamente curvato, quasi accartocciato su se stesso. Oltre all'aspetto,
possiede altre esclusività, in primo luogo il colore: bianco panna, che sa
esprimere già alla vista un sentore di dolcezza e fragilità; poi il croccante
delicato, si spezza al contatto e subito si scurisce. Infine al palato è
deliziosamente dolce, probabilmente l'unica specie di cardo che si può
mangiare anche crudo senza condimento. La nocciola piemontese E' uno dei prodotti tipici
piemontesi più conosciuti. |
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Il peperone quadrato della Motta La prima denominazione
d'origine è stata 'Peperone quadrato d'Asti, rosso e giallo', ma è
più giusto riconoscergli l'originalità della Motta, una piccola fertilissima frazione di Costigliole d'Asti. I Corzetti di Novi Ligure Si tratta di un tipo di pasta
la cui origine si perde nella memoria collettiva, poco conosciuta al di fuori
della ristretta area di produzione. I Corzetti sono tipici di Novi Ligure
(Alessandria), dove hanno ispirato anche un'Accademia. La salama Anche 'Salamà', si
tratta di un salame cotto tipico di molti centri dell'Astigiano e del Monferrato. Salame mica Salame a grana media grossa
originaria delle montagne valsusine, diffusamente usato per il modico costo;
infatti si elimina il costo del budello, usando al posto erbe e farine
prodotte in casa. Veniva conservato a lungo nelle farine di frumento e di
segale.
Per
raggiungere Lanzo, da cui si dipartono le tre Valli, è consigliabile da
Torino seguire al 'Direttissima', un rettilineo di circa 30 km che
attraversa una zona ricca di storia e testimonianze del passato. La ricostruzione storica del Carnevale di
Ivrea evidenzia due momenti distinti: La Mugnaia: tra storia e leggenda Gli Alfieri Il
tradizionale getto delle arance affonda le sue radici intorno alla metà
dell'ottocento. Ancor prima, e più precisamente nel Medioevo, erano i fagioli
i protagonisti della battaglia. Ancora oggi lo scontro si svolge nelle principali piazze della città, e vede impegnati equipaggi sul carro (simboleggianti le guardie del tiranno) contro le squadre degli aranceri a piedi i popolani ribelli) costituite da centinaia di tiratori. Si tratta indubbiamente del momento più spettacolare della manifestazione che ben evidenzia la lotta per la libertà, simbolo del carnevale eporediese. La battaglia delle arance insieme a tutti gli eventi storici presenti nella manifestazione di Ivrea, costituisce un'incredibile patrimonio culturale e goliardico, che posiziona la festa tra le più importanti nel panorama nazionale ed internazionale. Il getto dello arance rappresenta anche il momento in cui è più alta la partecipazione collettiva: tutti possono prenderne parte, iscrivendosi in una delle nove squadre a piedi oppure divenendo equipaggio di un carro da getto.
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