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BOTTICELLI
Sandro Filipepi, in arte Botticelli e' nato nel 1445 e morto nel 1510. e' il pittore centrale dlla Firenze della secorda meta' del 400, quella che incarna la nuova figura di artista rinascimentale, non semplice artigiano ma intellettuale raffinato, interprete della coltura neoplatonica, in grado di dialogare con filosofi e letterati e di tradurre in immagine il proprio pensiero.
La vita di Botticelli e' emblematica del periodo di grande vitalita' e di imminente crisi della sua citta':figlio di un modesto conciatore di pelli, di temperamento eccentrico, sempre pronto alla burla ("cervello si' stravagante" scrive di lui Vasari) raggiunge in breve tempo l'apice della fama, diventando l'artista prediletto nella Cerchia dei Medici.
Tra il 1481 e 1482 lavora aRoma insieme ad altri artisti importanti a commissione del papa Sisto IV nei Palazzi Vaticani alla Cappella Sistina.
Dopo la cacciata de'Medici, Botticelli si lascia coinvolgere dai nuovo puritanesimo e abbandona i temi mitologici e profani per una pittura religiosa sofferta, drammatica, dolente.
Incapace di gestire le ricchezze guadagnate e umiliato dall'accusa di sodomia, muore nel 1510,quasi dimenticato e in poverta', essendo "infermo e decrepito" come racconta Vasari.
Come molti artisti della sua epoca, inizia giovanissimo a lavorare da orafo, imparando la precisione del sogno e le tecniche d'incisione sul metallo che si riveleranno importantissime per la sua arte.
Passa poi nella bottega di Filippo Lippi, artista caratteristico per il tratto morbido ,nitido e sinuoso.. sull'esempio del maestro, e forte nella sua abilita' di orafo, Botticelli fa della linea l'elemento centrale della sua pittura. Quello ke caratterizza tutte le sue opere, facendo risaltare la purezza e la precisione delle figure, la delicatezza dei tratti, la brillantezza delle superfici di colore.
Le sue immagini, rese quasi bidimensionali dal contorno lineare e dall'assenza di forti chiaroscuri, sembrano appartenere a un mondo superiore per bellezza e nobilta' d'animo, e le sue figure sono animate da una lieve malinconia, dal sentimento languido dei limiti dell'uomo, che aspira all'idea irraggiungibile di perfezione spirituale.
LA PRIMAVERA 1478 tempera su tavole ;Uffizi
La Primavera, il dipinto piu' celebre e ammirato di Botticelli. E' un'immagine affascinante e complessa, sul cui significato sono state formulate diversissime ipotesi. Dipinta per il giovanee Lorenz Pierfrancesco di'Medici, nipote del Magnifico, la grande tavola ha sicuramente un intento pedagogico: doveva cioe' indurre alla meditazione attraverso l'estrema piacevolezza delle immagini, istruire dilettando. Il tema centraelera l'amore che da materiale puo' trasformarsi in spirituale ed alevare l'animo. L'immagine va letta da destra vers sinistra.
All'estrema destraZefiro, dio del vento, con una veste blu e la carnagione quasi della stessa tonalita' bluastra afferra la timida ninfa Cloris e fecondandola la trasforma in Flora, Primavera, cioe' nella fanciulla dalla veste fiorita, venere, al centro, insolitamente casta e vestita sovrintende a questa metamorfosi, e indica con la sua mano sinistra le tre Grazie danzanti , sulle quali cubido, suo figlio, sta per scoccare una freccia infiammata d'amore.
Alla loro sinistra Mercurio, mediatore tra uomini e dei disperde le cubi on il caduceo e guarda verso quella sfera terreste alla quale l'amore terreno, trasformate deve tornare, concludendo cosi' il movimento cominciato da Zefiro. L'amore terreno deve dunque trasformarsi in spirituale.
Le interpretazioni piu' convincenti considerano questa complessa immagine come la raffigurazione visiva degli ideali neoplatonici, la Venere, posta al centro, e' la Venus Humanitas ( l'insieme delle attivita' spirituali dell'uomo, che conduce all'elevazione dell'animo attraverso la meditazione. Il suo ruolo, nel dipinto come nella filosofia neoplatonica, e' quello di mediatrice tra la forza passionale (Zefiro) e la castita' (Cloris) che danno vita ala bellezza (flora). Anche le grazie non sono uguali, ma rappresentano la stessa dialettica tra castita' (la grazia centrale, timida e malinconica) e delizia (la grazia al centro, con un gioiello in vista sul seno e i capelli ribelli) che conduce alla bellezza (fig di destra con i capelli raccolti da un filo di perle e una collana da un'elegante pendente,che tiene in equilibrio le mani della altre due):
Mercurio era considerato nel Rinascimento il dio dei venti.
Mercurio e Zefiro rappresenterebbero le due fasi di un unico processo, cio' ke scende sulla terra come emanazione della passione, torna nella sfera della pura contemplazione. Il mondo in cui Botticelli immerge qesta istruttiva metamorfosi ispirata ai testi della tradizione classica, e' un paradiso ideale, lontano dalle pene terrene, l'immagine malinconica di un'eta' dell'oro perduta, abitata da un'umanita' eternamente giovane e bella.
La natura e' lussureggiante e fantastica, le fugure danzano lievi su un prato cosparso di fiori.
Ka precisione con sui sono raffigurate le diverse specie dei fiori fa pensare a un significato simbolico per ognuno di loro., dietro alle figure un boschetto ombroso fa da cornice alla scena, offfrendo aranci che sono il simbolo dei Medici. Divisi in gruppi, i personaggi sono disposti secondo un ritmo alternato e uniti da un sinuoso andamento a onda. Le figure sono disegnate con morbide linee nitide, mentre i volumi sono appena accennati, e i colori stesi in ampie campiture brillanti, quasi bidimensionali. Botticelli non cerca di dare un'effetto di verosimiglianza, al contrario accentua l'irrealta' fantastica dell'immagine.
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