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BAUHAUS
L'idea di riscattare l'oggetto d'uso dall'appiattimento dello produzione in serie, sentita fin dalla metà dell'Ottocento, si pone anche per il più importante movimento artistico tra le due guerre, quel movimento che si coagula attorno alla scuola del Bauhaus, fondata a Dresda nel 1919.
La scuola nasce dall'unificazione dell'Accademia delle belle arti della città e della Scuola di arti e mestieri. Fondatore e primo direttore della Bauhaus, nominato dal governo socialdemocratico di Weimar, è W.Gropius. Egli sceglie i suoi collaboratori tra i protagonisti più innovativi della scena artistica europea e indirizza i programmi dei corsi verso un arco multiplo di discipline (sculture, teatro, fotografia, lavorazione dei metalli e del legno, ceramica, tipografia e grafica pubblicitaria, pittura murale e tessitura).
Il Bauhaus (casa del costruire) rappresenta il più alto e significativo momento di sviluppo del Razionalismo tedesco. Un po' scuola, un po' bottega artistica, incarna il simbolo stesso della rinascita umana e morale della Germania. Esso è, prima di tutto, una scuola pubblica nuova e democratica, nella quale gli allievi e i docenti studiano, vivono e lavorano insieme al fine di produrre un'arte che sia soprattutto utile, e che sappia venire incontro ai bisogni della gente.
L'ideologia dominante è quella, democratica e liberatoria, di un ceto intellettuale pieno di speranze e di illusioni, che vede negli ideali del socialismo la vera soluzione a tutti i problemi di convivenza civile e di sviluppo economico. Il programma del Bauhaus è perfettamente riassunto in una celebre xilografia (1919) di Lyonel Feininger, pittore grafico statunitense recatosi in Germania per motivi di studio. L'illustrazione mostra una cattedrale laica e socialista, una di quelle che, secondo Gropius, "un giorno si innalzeranno verso il cielo dalle mani di un milione di lavoratori, quali simboli cristallini della nuova sede".
Solo successivamente, in occasione di una mostra del Bauhaus a Weimar (1923), è esposto un manifesto giocato sui colori arancio e nero, che sono tra le tonalità più rappresentative dello stile Bauhaus.
Gli artisti di questo movimento, sostanzialmente, vogliono inquadrare i grandi ed i piccoli atti della vita attraverso la razionalità: deve essere razionale la città in cui si vive, la casa in cui si abita, il mobile e l'utensile di cui ci si serve, l'abito che si indossa.
Un solo metodo di costruzione o di progettazione deve determinare la forza razionale di tutto ciò che serve alla vita e poiché tutto è o sarà prodotto dall'industria, tutto si riduce a progettare per l'industria il piano regolatore di una grande città è disegno industriale come il progetto di un cucchiaio. E' il dinamismo della funzione che determina non solo la forma ma la tipologia degli edifici.
La scuola di Weimar, sebbene la sua notorietà e reputazione crescano nell'Europa intera, trova l'opposizione dei nazionalisti che nel 1924 vincono le elezioni per il parlamento regionale.
Infatti, l'istituto troppo cosmopolita non corrisponde alle loro esigenze di un'architettura patriottica, legata alle radici germaniche; essi di conseguenza tagliano i finanziamenti costringendone la chiusura. Per questo motivo si decide per il trasferimento della sede del Bauhaus nella città di Dessau (1925), unica provincia tedesca in cui sopravvive un governo socialdemocratico.
Subito Gropius s'impegna a costruire la nuova sede del Bauhaus.
La struttura è articolata in due volumi a forma di parallelepipedo. In uno vi sono le aule per le lezione teoriche e nell'altro vi sono i laboratori per le esercitazioni pratiche. Un lungo corpo sospeso sui pilastri in calcestruzzo armato collega i due settori accogliendo gli edifici amministrativi. L'obiettivo di Gropius è quello di semplificare e di geometrizzare la propria architettura fino a renderla pura finzione. Non esistono elementi decorativi poiché egli intende valorizzare il valore estetico della semplicità razionale. Le pareti del settore dei lavoratori sono sostituite da grandi vetrate che consentono la maggiore illuminazione possibile. La presenza di quest'ultima ha, del resto, sia connotati funzionali sia ideologici. Dal punto di vista dell'uso, esse consentono una migliore illuminazione a condizioni di maggiore igiene. Dal punto di vista ideologico, il vetro e il cristallo sono simboli espressionisti
di chiarezza di pensiero e di pulizia morale.
Al cambiamento di sede consegue una revisione del programma d'insegnamento. Se a Weimar esso era ancora segnato da una separazione tra teoria artistica e pratica artigianale, a Dessau il programma viene più direttamente indirizzato a preparare "un nuovo e fino a oggi non esistente tipo di collaborazione per l'industria, l'artigianato e la costruzione, che padroneggia in eguale maniera la tecnica e la forma" (Gropius). Di conseguenza si allacciano rapporti con l'industria, mentre si tenta di ridurre, nella didattica, la cesura fra ideazione e realizzazione.
Nel 1928 Gropius lascia la scuola e nomina suo successore Hamies Meyer, Il suo schieramento politico è palesemente comunista tanto che egli sostiene la filosofia marxista. Ciò, logicamente, scatena reazioni sempre più violente da parte dei politici conservatori e soprattutto dei nazisti. Per questo motivo è costretto a lasciare la scuola e il proprio paese per esercitare liberamente, recandosi in URSS (1930) e impegnandosi nella costruzione del "socialismo in un solo paese".
Dopo le dimissioni di Meyer , il Bauhaus è diretto da Ludvig Mies van der Rohe, noto architetto tedesco.
Frattanto in nazismo sta conquistando la Germania:
Il 30 Gennaio 1933 Hitler sale al potere.
Il 10 Luglio dello stesso anno, il Bauhaus, che era stato trasferito a Berlino, decide il proprio scioglimento, accusato dalla stampa nazista di essere un "covo bolscevismo" e dunque fu privato dei fondi.
Nato a Berlino nel 1883, studia architettura a Monaco partecipando alla crisi dell'utopismo espressionista in corso in quegli anni in ambito artistico. Gropius va visto nel suo duplice aspetto di artista e di animatore culturale. Come architetto, non crede all'universalità dell'arte, ma convoca intorno a sé, nella Bauhaus di Weimar, gli artisti più avanzati (Kandinsky, Klee, Albers, Moholy-Nagy, Feininger, Itten), ottiene la loro collaborazione, li persuade che il luogo dell'artista è la scuola, il suo compito sociale è l'insegnamento. Lo scopo immediato è di ritrovare l'antico legame che univa l'arte all'artigianato. E' il dinamismo della funzione che determina non solo la forma, ma anche la tipologia degli edifici. Lo stesso Gropius lo dimostra, egli, infatti, considera l'organismo funzionale, a cominciare dalla Bauhaus, per la quale, nel 1925, costruisce a Dessau una sede che è uno dei più grandi capolavori del funzionalismo architettonico europeo.
Allievo di Behreus, già nel 1911, col progetto della officine Fagus, muta radicalmente la concezione dell'architettura industriale risolvendo insieme il problema della strumentalità dell'edificio e quello delle condizioni igieniche e psicologiche del lavoro: le grandi pareti vetrate annullano le separazione tra spazio esterno ed interno; le strutture portanti si riducono ad una successione di piani ortogonali; l'edificio non è più massa plastica, ma una costruzione geometrica di piani trasparenti nello spazio.
Gropius ha quasi sempre lavorato in collaborazione, soprattutto, dopo che aveva lasciato nel 1928 la direzione del Bauhaus e non aveva più intorno all'apparato operativo della scuola.
Nel 1934, quando fugge in Inghilterra, collabora con Maxwell Fry; dal 1937, negli Stati Uniti, collabora prima con Brewer, poi con Wachamann col quale studia il sistema di prefabbricazione integrale. Infine, con i suoi allievi, forma una cooperativa di architetti (T.A.C.) e, da allora, non ha più disgiunto il lavoro personale da quello di gruppo.
Una delle opere giovanili di Gropius, che spesso per importanza è citata accanto alla sede della Bauhaus da lui edificata, è la "Fabbrica Fogus" (1911).
E' un edificio nel quale si fanno forme per scarpe, e la sua originalità, dal punto di vista architettonico, risiede nel fatto che vi sono grandi vetrate che permettono un'illuminazione ottimale per il lavoro: la fabbrica, riceve luce da tutte le parti.
Poiché il tetto è piano, l'edificio assume l'aspetto di un parallelepipedo, inteso come idea geometrica pura.
L'espressionismo è una ben definita tendenza artistica del nostro secolo e possiamo attribuirgli sia una precisa collocazione temporale (l'arco di anni compreso tra il 1905 e il 1925), sia un'altrettanto circoscritta area di localizzazione geografica (Europa centro-settentrionale e, soprattutto Germania).
L'espressionismo tedesco è un fenomeno culturale estremamente eterogeneo e articolato che si manifesta in pittura, architettura, letteratura, nel teatro e nel cinema.
A differenza dell'Impressionismo, che rappresentava la realtà oggettiva che si imprimeva nella coscienza soggettiva dell'artista, l'espressionismo, costituisce un moto dell'anima dell'artista direttamente nella realtà, senza mediazioni.
Ecco, pertanto, spiegata anche la durezza percettiva di tale arte da cui sono stati banditi gli artifici della prospettiva e dal chiaroscenico. La natura stessa dell'Espressionismo è ricca di contenuti speciali e di una drammatica testimonianza della realtà. Ma la realtà tedesca dei primi anni del secolo è la realtà amara di guerra, di contraddizioni politiche, di perdita di valori ideali, di aspra lotta di classe: sono questi i temi più cari agli artisti espressionisti. Anche se le motivazioni dell'Espressionismo sono contemporanee, profondamente radicate in una società dove i contrasti di classe hanno generato disoccupazione e squilibri devastanti, i mezzi tecnici per dare loro forma hanno origini antiche. Infatti dietro i colori violenti, le forme sommarie, i modellati angolosi, rispunta la vera anima tedesca legata alla cultura gotica e barocca.
L'Espressionismo è rappresentato da due correnti:
a) dal gruppo Die Brucke, che si ispirava ad Eusor e a Munch
b) dal gruppo Der Blanc Reiter.
Eusar James: nato a Ostente nel 1860, in gioventù subì l'influenza dell'Impressionismo da cui successivamente si distaccò per elaborare una forma d'arte propria che lo porterà ad anticipare le tendenze dell'Espressionismo.
Il tema è religioso e rappresenta l'episodio del Vangelo in cui Cristo entra a Gerusalemme, Eusor però trasporta il fatto dell'antica città in una moderna metropoli tumultuosa e vociante. La folla che circonda e acclama Gesù sembra aver perso la propria identità , e ciò è testimoniato dalle maschere che coprono il volto di ciascun individuo. Solo l'immagine del Messia appare a volto scoperto perché è l'unico a possedere l'umanità in senso pieno. Il caos prodotto dalla folla è evidenziato dalla presenza della banda militare; gli striscioni ed i colori molto accesi suggeriscono l'ideologia socialista del pittore.
Munch Edvard: nacque a Loten nel 1863. Esercitò una forte influenza nell'Espressionismo tedesco, soprattutto dopo lo scandalo dovuto all'esposizione del "Fregio della Vita" a Berlino nel 1892. Dal punto di vista ideologico Munch riprese la concezione filosofica di Kierkegaard, Iosen e Strindberg riflettendo sul dramma dell'uomo e del suo esistere.
L'opera più conosciuta dell'artista è "L'Urlo". ( ).
In essa è espressa l'angoscia dell'uomo e il titolo reca in sé l'orrore che pervade l'uomo nel momento in cui prende coscienza della propria condizione esistenziale. Il soggetto è un uomo, somigliante a un fantoccio, dalla faccia scheletrica, incapace di esprimere il proprio dolore con parole ma solo attraverso un grido strozzato che si espande in lontananza mediante onde, con linee curve e volute di colore blu, marrone, giallo e rosso. Sullo stesso ponte in cui è sito il soggetto, si intravedono in lontananza le figure di due uomini che sembrano disinteressarsi del suo stato d'animo.
Die Bruke (il ponte).
Il gruppo Die Bruke fu fondato a Tusda nel 1905 da alcuni giovani pittori. Nel 1911 il gruppo si trasferì a Berlino. La scelta del nome fu causale, ma acquistò un significato preciso: il ponte verso l'avvenire. Di conseguenza essi intesero combattere contro lo stagnare della tradizione rivendicando la libertà creativa dell'artista. Nel 1913 il gruppo si sciolse per divergenze artistiche. Essi intendevano affermare la propria individualità attraverso l'espressione libera ed immediata delle emozioni, facendo propri i caratteri della pittura di Munch, Van Gogh, Ganguin e dei fanves: colori accesi e violentemente contrastanti. Tra i maggiori interpreti vi fu Kokoschika.
Oskar Kokoschka ( Pochlarn 1886), pur essendo austriaco, fa parte dell'ambiente culturale tedesco. Nel 1938, accusato dal regime hitleriano di essere "un artista degenerato" e antitedesco, poiché non metteva in luce nei suoi dipinti quelle che la propaganda nazista riteneva essere le superiori virtù del popolo ariano, egli si rifugiò a Londra. Tra le sue opere ricordiamo 'La Sposa del Vento", nota anche come "La tempesta", in cui l'artista proietta fuori di sé le proprie tensioni vitali. ( ).
I due amanti sono rappresentati in una sorta di scomposto letto di nubi, circondati dalla tempesta di passioni, vissute con l'intensità di un amore totale: al convulso agitarsi della scena si oppone il sonno sereno della donna che dorme tranquilla poggiando il capo sul corpo nudo dell'amato.
L'uomo, che si pensa rappresenti l'artista, dal canto suo, è desto con gli occhi che guardano lontano. I colori torbidi e impastati e il vorticare di uno sfondo misterioso concorrono al disordine interiore e all'angoscia che dilaniano l'autore.
Der Blanc Reiter (il cavaliere azzurro)
Questo gruppo fu fondato a Monaco nel 1911 da Kandisky e La Marc, e si pone in netta opposizione al naturalismo, intendendo andare oltre le cose per cogliere il significato nascosto della realtà.
Wassili Kandisky (mosca 1866). Maturò la sua esperienza artistica avvicinandosi all'astrattismo, divenendo gli oggetti rappresentati sempre meno naturalistici. Egli studiò il valore dei colori e delle linee: il giallo è caldo e irritante; il blu freddo e tranquillo; il rosso ardente e passionale; il verde statico e indifferente. Nel 1922 divenne professore al Bauhous di Weimar sino alla sua chiusura nel 1933. Tra le sue opere 'Il cavaliere azzurro' e 'Senza titolo".
Il cavaliere azzurro: ( ) il termine " azzurro" venne aggiunto solo nel 1912 dall'artista. Su una collina verde-dorata che occupava quasi l'intera superficie della tela e che è disegnata da una delicata linea curva continua, un cavaliere dal mantello azzurro è lanciato al galoppo sul suo bianco destriero.
Senza titolo: ( ) quest'opera segue l'inizio dell'astrattismo. Non esiste richiamo a qualcosa di particolare: chiazze di vario colore e dimensione creano la superficie mossa e le linee di contorno diventano strutture plastiche armonizzate.
L'insieme esprime il mondo interiore dell'artista.
Franj Marc: nacque nel 1880 e morì prematuramente in guerra nel 1916. Ebbe particolare interesse per gli animali che spesso dipinse con forte cromatismo simbolico. Tra le sue opere "I Cavalli azzurri".
I Cavalli azzurri: ( ) i tre cavalli sono colti in un momento di vita quotidiana. Per essi Marc ha usato ogni tono di azzurro riservando alla natura circostante il giallo, il verde e il rosso carmineo, in un insieme di colori che esprimono la carica emotiva dell'artista.
Klee Paul. (Berna 1878). Compì numerosi viaggi, scoprendo l'importanza del colore. Aderì all'astrattismo, seppur parzialmente considerato che non annullò completamente la realtà. Egli vedeva nell'albero il processo artistico: le radici erano la matrice, corrispondente all'esperienza; il tronco, i rami e le foglie erano cose diverse e rappresentavano la creazione artistica. Insegnante attento al Bauhaus, dove compì accurate ricerche (1921-30), poi all'Accademia di Dusseldorf, ne fu destituito nel 1933, per ordine di Hitler, perché accusato di "bolscevismo culturale". Tra le sue opere riportiamo "Strada principale e strada secondaria".
"Strada principale e strada secondaria": ( ) nella vasta intelaiatura prospettica possono essere riconoscibili sia un panorama fluviale che la spezzatura dei campi coltivati. Il titolo è suggerito dalla convergenza prospettica delle linee. Il significato del quadro non è nel riconoscimento dello spunto, ( la strada), è piuttosto nell'accordo poetico di campi di colori paralleli, costituenti una fitta trama.
L'astrattismo è spesso sinonimo di varie forme d'arte d'avanguardia del XX secolo: nacque a Monaco verso il 1910 ad opera di un gruppo di artisti tra cui Kandinsky e Alexey von Javlensky. E' un'arte che abbandonò deliberatamente la rappresentazione reale delle cose e centra la sua espressione su particolari immagini notevolmente alterate o semplificate attraverso la riduzione a elementari forme geometriche. L'arte astratta è un modo per rientrare nella struttura meccanica e razionale della civiltà industriale, essa è cioè "la forma o il progetto di questa civiltà" e n'accompagna fedelmente le linee. Il pittore russo Vassily Kandinsky è uno dei più grandi esponenti dell'astrattismo; egli, infatti, nel 1912 dichiara l'assoluta indipendenza della creazione artistica del mondo degli oggetti. Anche Paul Klee si avvicinò all'astrattismo ma senza abbracciarlo mai totalmente. A differenza di Kandinscky, per il quale l'arte astratta era qualcosa d'alternativo alla realtà naturale, per Klee era possibile mantenere un legame con la natura poiché " l'arte è l'immaginazione allegorica della creazione".
Nel 1950, in seno all'astrattismo stesso, nasce la poetica informale che in Italia è espressa da diverse tendenze, tra cui lo "Spazialismo" fondato da Lucio Fontana.
LUCIO FONTANA (Argentina 1899).
Fontana è stato, fin dal 1933-34, l'artista italiano più risoluto a tagliare i ponti con tutte le tradizioni, a proibirsi ogni sviluppo che non fosse un salto qualitativo. Dopo essere stato iniziato alla scultura dal padre, realizzò alcune opere vicine al futurismo e, dal 1934, si accostò all'astrattismo. Tra il 1939 e il 1946 rimase in Argentina e nel 1947 si stabilì in Italia. Nello stesso anno, elaborò il primo manifesto dello spazialismo che consiste in una sconfessione radicale di tutte le "rappresentazioni" dello spazio per mezzo della pittura e della scultura tradizionali. Come scultore, Fontana distrugge la scultura: modella grandi sfere e poi le spacca; come pittore, distrugge la pittura: distende il colore sulla tela e poi lo fende con uno o più tagli rapidi.
Con tale gesto egli mette in comunicazione lo spazio esterno con l'interno, ha distrutto la finzione spaziale propria della scultura e della pittura ma ha recuperato una realtà. Per Fontana, lo spazio che si fa con l'arte non ha alcun rapporto con lo spazio della scienza e ciò perché l'arte non si muove nell'orbita d'alcuna filosofia o ideologia; l'arte è autonoma e insostituibile. Tra le sue opere ricordiamo "Concetto Spaziale: attese".
Concetto spaziale. ( ) su uno sfondo in precedenza colorato, Fontana ha inferto quattro tagli che hanno creato delle fessure tramite cui è stato possibile realizzare una continuità tra due piani differenti: l'uno superiore, l'altro inferiore al dipinto. Tuttavia non è possibile osservare ciò che si trova al di là del dipinto, ma solo immaginare ciò che rimarrà sconosciuto.
Il movimento del Surrealismo nato a Parigi per opera di Breton, fa propria la spregiudicatezza dadaista sia nell'impiego di procedimenti fotografici, sia nella produzione di oggetti "a funzionamento simbolico", sviati dal loro significato abituale. Esso riprende inoltre gli studi freuidiani riguardo l'inconscio: questo non è soltanto una dimensione psichica che l'arte esplora più facilmente grazie alla familiarità con l'immagine, ma è la dimensione dell'esistenza estetica, cioè dell'arte stessa. Nel 1924 Breton pubblicò il "Primo Manifesto del Surrealismo" in cui afferma che il surrealismo è un processo automatico che si realizza senza il controllo della ragione e fa sì che l'inconscio, quella parte di noi che si fa vivo nel sogno, emerga e si esprima divenendo operante mentre siamo svegli. In tal modo si raggiunge quella realtà superiore, la "surrealtà", in cui si conciliano veglia e sogno. La bellezza surrealista nasce dal trovare due oggetti reali, veri, esistenti che non hanno nulla in comune, assieme in uno stesso posto ugualmente estraneo ad entrambi. Tale situazione genera un'inattesa visione che sorprende per la sua assurdità e perché contraddice le nostre certezze. Tuttavia l'arte surrealista non è astratta: le forme sono sempre figure riconoscibili. Fra le tecniche, per pervenire ad una pittura automatica, sono da ricordare il "frottage" (strofinamento) e il "collage". Il primo consiste nello sfregare una matita, un gessetto, su un supporto messo a contatto con un pavimento in legno o con una qualsiasi altra superficie che presenti delle asperità. L'immagine che ne deriverà può essere usata come evocatrice d'oggetti e forme diverse. Il collage, invece, accostando in modo casuale ritagli di giornali, o di altro, perviene a un'associazione irrazionale di forme che, perciò, sono surreali. Attraverso il surrealismo cresce la libertà individuale, che ha come punto di riferimento Sigmund Freud, e la libertà sociale, che ha alla base le teorie Marxiste. Il surrealismo si proclama, infatti, come movimento estremista e rivoluzionario, come rivolta contro la repressione degli istinti da parte del "buon senso" e del "decoro" borghesi e come prima sfida dell'immaginazione al potere. I surrealisti, a differenza dei Dadaisti, che muovevano dalla negazione di tutto ed il loro comportamento era anarchico, avevano una proposta costruttiva che considerava sia la nuova scienza (la psicanalisi di Freud) quale strumento per raggiungere la libertà individuale, sia l'azione politica rivoluzionaria quale strumento per concorrere alla libertà collettiva, cioè sociale. Fra gli artisti che aderiscono al movimento surrealista ricordiamo: Joan Mirò, Renè Magritte e Salvador Dalì.
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