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Architettura di venezia




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ARCHITETTURA DI VENEZIA


I MITI DELLE ORIGINI


XI e XII secolo cappella ducale di San Marco

Santa Fosca

Ricostruzione della cattedrale episcopale di  Torcello

Edificazione di Santa Maria e Donato

Queste chiese costituiscono un filo ininterrotto poiché connettono la civiltà del Mediterraneo antico alle prime magnificenze venetiche

Aquileia era la capitale della X regione augustea, la Venetia romana: Antenore giunge in Italia e fonda Aquileia allo stesso modo in cui Enea apprda e fonda Roma, le due storie procedono pressochè parallele, non prive di rela

zioni

Aquileia, madre di Venezia, legata alle acque

Costantino attribuì ad Aquileia il suo rango di metropoli, che poi verrà rivendicato da Venezia, motivato dalla storia e dalle relazioni tra le due città

Vi è comunque un punto di base in tutto questo: la costruzione della città di Grado prima capitale delle lagune venetiche è dichiarata come ripresa cosciente ed esplicita del modello della metropoli abbandonata

Giovanni Diacono che scrive tra il X e l'XI secolo la riorganizzazione della nuova provincia imperiale costiera, quella che egli chiiama NOVA Venetia, va intesa come una vera e propria recreatio e vitale riaffermazione dei modelli preesistenti dei grandi centri urbani tardoantichi della regione colpita dall'urto barbarico

La città antica fornisce il modello. Il prototipo su cui lavorare per la ricostruzione della nuova.

Modelli di questa sono non solo i monumenti della vecchia città, ma anche le canalizzazioni e i condotti di scolo, la rete fognaria

Le origini sono appunto translatio e ricreatio, equivale a dire trasferimento e riformulazione che non nascono dallo spazio territoriale pure strutturato e in parte insediativamente organizzato già al tramonto del mondo antico, ma a questo si sovrappongono a imporvi forma.

Nell'Origo civitatum si parla di 3 architetture che segnano il legame indissolubile con la grandezza romana, tardoantica e bizantina

VI secolo chiesa non lontana da Aquileia edificata dal patriarca di Grado Elia, figura storica e committente di notevoli interventi architettonici CHIESA DI SAN GIULIANO: sorta sul luogo con i materiali di un tempio pagano diruto distrutto dai barbari e mirabile edificio per l'impiego di materiali preziosi tra i quali lastre di marmo

SANTA MARIA DI TORCELLO ritenuta opera del tribuno Aurio, la quale ha un pavimento policromo decorato con nel bel mezzo un grande motivo a ruota

Nelle policromie, nella preziosità dei materiali lapidei, le fonti arcaiche leggono dunque uno dei segni primitivi della continuità dell'Antico nella propria stessa tradizione. I preziosismi e i cromatismi lapidei, i porfidi, i marmi di Tessalonica, e del Pelopponeso, quelli detti iritione, litinio, e iraptide, si associano le manificienze auliche di Bisanzio titolare della imperii transmissio

Il significato e il valore estetico dei rivestimenti di marmo, della pavimentazione in OPUS TESSELLATUM E SECTILE, dei rivestimenti musivi, risultano legittimi

Gli autori di siffatte narrazioni dichiarano il primato della funzione estetica della luce: Torcello . luminosità

La struttura architettonica delle primitive basiliche venetiche passa in secondo piano rispetto alla splendente luminosità degli ambienti:la luce si distingue:

a)     luce materiale

b)     luce segno di magnificenza e nobiltà

c)     la luce ha anche una matrice biblica e neotestamentaria: nel libro di Tobiala claritas è lo splendore di Gerusalemme. Claritas è pure la gloria di Dio che illumina la città dei Giusti, la Nuova Gerusalemme dell'Apocalisse e che a questa appartiene . Stretto legame tra le fonti veneziane e ravennati

d)     VARIETAS COLORUM e sfolgorante CLARITAS sono i codici primari di bellezza e magnificenza delle opere architettoniche e insieme testimonianze e simboli di continuità rispetto alla cultura artistica della fine del mondo antico

SAN TEODORO E SAN GEMINIANO: due architetture legate al mito della Venezia giustinianea, a Narsete, architetture collegate alla memoria urea di Bisanzio Narsete risiedeva in San Teodoro, accanto sorge il palazzo del duca venetico. La vicina chiesa di San Moisé era stata compiuta dal greco Cristoforo, consanguineo di Narsete. San Geminiano e Mena non viene descritta, mentre San teodoro lo è per le sontuose colonne e i marmi ornamentali, ma per la cupola depicta. L'interesse dei veneziani nell'architettura si rivolge ai raffinati organismi cupolati bizantini e ai loro simbolismi connessi




VENEZIA BIZANTINA E DUCALE


740 TRATTATO DI LIUTPRANDO tra le autorità militari della provincia bizantina e il longobardo Liutprando, riconosciuto più tardi dal suo successore Astolfo

questo negoziato definisce accuratamente la zona costiera, la breve fascia dei litorali nord adriatici compresa tra GRADO E CAVARZERE

1200 vedrà il completamento del processo di accentramento dell'antico territorio ducale che farà divenire Ralto, centro indiscusso della nuova città

Accanto ai modeli tardoantichi si associano eventi e atti di innovazione urbana, attorno ai quali si consolida una specifica cultura architettonica

VI secolo si spezza l'unità della X Regio

La nuova storia comincia con la traslazione della sede episcopale di Aquileia

568 Paolo, patriarca di Aquileia abbandona la città per un sito portuale, GRADO, scalo marittimo

Nel territorio friulano si insedierà il nuovo patriarcato longobardo di Aquileia, l'antica cattedra patriarcale, che reclama a sé sola la legittimità di tradizione, si fissa in un abitato di natura sostanzialmente urbana e di impianto romano, posto all'estremo orientale della Venetia maritima

V secolo Grado era stato oggetto di un importante riassetto difensivo: Fu racchiuso in una cinta muraria di schema rettangolare, il castrum gradense si trasforma in uno dei nodi fortificati del litorale nord adriatico bizantino

565 578 Gradop assume il ruolo di NOVA AQUILEIA, come centro religioso della provincia venetica e dei limitrofi territori adriatici, essa verrà investita da un gruppo di interventi di riqualificazione architettonica

riedificazione di Sant'Eufemia: in essa sta il nodo artistico della più antiva Venetia maritima, cattedrale episcopale

579 venne consacrata si accompagna al sinodo che dichiara Grado Nova Aquileia e sede del metropolita di Venetia e Istria

riedificazione di Santa Maria

questi interventi sono promossi da Elia, monaco greco e poi patriarca nel 571 e 586 della Santa chiesa aquileiese

ricostruzione della basilica della Vittoria prima basilica di Grado

sia questa chiesa che la chiesa di Santa Maria presentano un perimetro rettangolare entro il quale è inscritta l'abside, con synthronon e cattedra episcoplae, affiancata dai pastofori, mostrando simiglianze con le chiese dell'Egeo, Anatolia. Anche il battistero si rifà alla tradizione precedente: di pianta otagona con absidiola rivolta verso oriente

Grado trasmette ai centri venetici e Rivoalto la tradizione aquileiese del mosaico pavimentale e quanto meno elemti di organizzazione architettonica dello spazio liturgico: a questa tradizione vanno ascritte un gruppo lagunare di basilichette a tre navate e di abside inscritte

San Mauro di Jesolo

Santa Maria Assunta, la prima chiesa

San Marco di Torcello

l'autorità metropolitica esercitata da Grado sugli episcopati di Caorle, Iesolo, Eraclea, Olivolo, Torcello, Malamocco spiegano tutto questo

IX secolo il patriarca gradense aveva un palazzo nei pressi di San Zulian

X secolo il patriarca di Grado dispone della chiesa di San Silvestro, presso la quale risiede e fonda un  proprio fondaco

Esercita la propria autorità diretta su un gruppo di parrocchie e di monasteri veneziani

887 Sant'Eufemia accoglierà il sepolcro del doge Pietro Candiano I

993 995 Pietro Orseolo II sarà promotore di un riassetto unitario dell'antica Grado e la fondazione di un palatium nei pressi della torre occidentale, nonché la ricostruzione degli edifici religiosi

1451 il patriarcato gradense confluirà nella cattedra episcopale veneziana


- VII secolo nascita di un ulteriore gruppo di sedi episcopali fra le quali quella torcellana

con la caduta di Oderzo ultimo baluardo dell'impero bizantino in Occidente, si ha un nuovo spostamento verso HERACLIA, poco lontano dalla via Annia ed entro quello che era stato l'agro altinate, centro abitato, portuale, e fortificato, sede di un magister militum nell'ambito di una riorganizzazione militare del territorio dipendente dall'esarcato ravennate che continua e riassorbe quello ravennate.

Intitolazione augurale al nome dell'imperatore Eraclio

L'imperatore appare come donatore della cattedra marmorea dell'evangelista Marco alla chiesa gradense, poi finita nella chiesa di San Marco

In nome di ERACLIO venne edificata la chiesa di Santa Maria Assunta, sui terreni di Maurizio magister militum e governatore della provincia, in ricordo dei meriti di questi e del suo esercito, per ordine dell'esarca Isaacio, il cui sarcofago si vede a Ravenna in San Vitale

La Venezia costiera di questo periodo risente di una intensa attività edificatoria condotta in rapporto con 'autorità imperiale. Si consolida proprio nell'età imperiale di Eraclio, il quale imprime un a svolta alla struttura, alla società, alla cultura dell'impero, che giusto in questo periodo da romano si fa bizantino

Di origine eracleense sono tutte le maggiori case:

Partecipazio

Candiani

Orseolo

IX X secolo monopolizzeranno il seggio ducale


VIII secolo alle famigli eeracleensi spetta il ruolo di prima grande committenza della storia veneziana: edificarono chiese e palazzi e associarono la fondazione di un folro gruppo di edifici ecclesiastici:

1 SANTI SERGIO E BACCO

2 SAN GIACOMO DI RIALTO

Heraclia era destinata ad annullarsi in Venezia instaura nuovi legami con Costantinopoli

Alla metà del VII secolo può rintracciarsi il lungo filo di porpora che intesse la storia di Vemnezia a quella della grande capitale di Oriente, fino ad assumere il ruolo di dominatrice dei mari nel 1200 e quindi al ruolo rinascimentale di alterum Byzantium

La chiesa di Sergio e Bacco rientra nel culto dell'esercito bizantino, affiancata al Castello di Olovolo, la cui memoria è presente nella toponomastica della città

VIII e inizio del IX secolo, 774 775 istituzione della sede episcopale di Olivolo: si ha quindi una svolta radicale nell'insediamento del territorio di Olivolo e di Rivoalto

810 trasferimento della sede ducale

il trasferimento del potere civile e l'assunzione di questo da parte della dinastia dei Partecipazi si accompagnò a una intensa attività edilizia, prolungatasi per vari decenni del secolo IX, entro la quale è riconoscibile un vero e proprio processo di urbanizzazione

Famiglia tribunizia dei vasti e consolidati interessi fondiari interni ed esterni ai cofini della provincia venetica, i Patecipaci appaiono collegati a Costantinopoli, dove Giustiniano I Partecipacio soggiorna dall'814 e Agnello II nell'820, anche se attenti e aperti al mondo carolingio

AGNELLO I è riconosciuto dalle fonti come edificatore, sul probabile sito di un fortilizio bizantino posto al controllo delle acque antistanti del palatium veduto ancoranell'XI secolo da Giovanni Diacono. Il nucleo originario di Palazzo DucaleGiustiniano Partecipazio si incarica ad ingrandire l'area costruendoil monastero femminile di San Zaccaria

La chiesa di San Teodoro in parte incorporata nella chiesa di San Marco esisteva già come pure esisteva San Geminiano

San Zulian venne edificata ai tempi di Giovanni Patecipazio

Si nota quindi che nel ix secolo i nodi fondamentali dell'insediamento dell'area marciana erano già stati posti

IX secolo costruzione di San Pietro di Castello, cattedra episcopale di Olivolo

Fondazione del complesso monastico di Sant'Ilario, luogo di sepoltura degli stessi Partecipazio: in un sito di grande imporatnza agricola il monastero inizierà a svolgere una rilevate attività di trasformazione idraulica del territorio e insieme di costruzione di depositi e di ospizi

Traslazione del corpo di San Marco

Culto venetico del ducato

La fondazione della prima grande chiesa ducale

829 Giustiniano I dava origine alla principale chiesa veneziana a un anno dalla traslazione delle spoglie

Venezia veniva posta sotto la protezione dui colui che le trdizioni agiografiche indicano come l'iniziatore della cristianizzazione della regione nord orientale dell'Italia imperiale romana, secondo un programma politico ben chiaro

San Marco, autore del secondo vangelo, prestigio del luogo apostolico assunto da Venezia

827 SINODO DI MANTOVA che aveva ripristinato il ruolo di primato di Aquileia subordinandone il ruolo di Grado e in significativa concomitanza con il grande rifacimento della basilica patriarcale aquileiese, condotto dall'810 all'840 da Massenzio con il sostegno finanziario di Carlo Magno

796 805 connessione dell'idea carolingia di cappella palatina che si era concretata ad Aquisgrana

il corpo di San Marco raggiunse la chiesa episcopale di San Pietro di Castello o quella di Grado dove Eraclio aveva inviato la cattedra evangelica e dove fino al IX secolo esisteva una cappella intitolata all'evangelista, nella quale era stato sepolto il patriarca di Giovanni

il corpo di San Marco venne inizialmente deposto in un sacello edificato nell'angolo del palazzo

i duces venetici si facevano custodi delle sacre reliquie e associavano alla propria autorità quella di autorità di protettori del sito apostolico

l'edificio ecclesiastico voluto dal doge Giustiniano e dal fratello Giovanni sorse come MARTYRIUM, di proprietà privata dei duchi e con funzione di cappella ducale, com'è documentato fin dal 982

la San Marco del IX secolo

Lo sviluppo insediativo del territorio olivolense e rivoaltino ebbe a subire una svolta radicale nel IX secolo

774-775 istituzione della sede episcopale di OLIVOLO a Castello dove rimarrà fino al 1807 disposta dall'eracleense Maurizio

810 trasferimento della sede dogale a Rivoalto

Queste due date sono fondamentali per lo sviluppo insediativo:

il trasferimento del potere civile e l'assunzione di quest da parte della famiglia eraccleense dei Partecipazio si accompagnò ad una intensa attività edilizia, prolungatasi nel IX secolo, entro la quale è riconoscibile un vero e proprio programma di urbanizzazione.

I PARTECIPAZIO erano una grande famiglia tribunizia dai vasti e consolidati interessi fondiari interni ed esterni ai confìni della provincia venetica

Oltre alla loro denominazione di YPATO, dignita bizantina, appaiono collegati a Costantinopoli, dove Giustiniano I Patecipazio soggiorna nell'814 e Agnello II nell'820,  anche se attenti agli stimoli provenienti dal mondo carolingio Agnello I è riconosciuto dalle fonti come edificatore, sul probabile sito di un fortilizio bizantino posto a controllo delle acque antistanti, del PALATIUM veduto ancora nell'XI secolo da Giovanni Diacono: il nucleo originario di PALAZZO DUCALE, cui una cappella risulta annessa nell'819

Oltre al palazzo gli è attribuita la costruzione dei complessi monastici di SAN LORENZO  e di SAN SEVERO

Avvia una opera di consolidamento insediativo nel territorio limitrofo e in direzione della regione olivolense, sulla quale interverrà il figlio Giustiniano istituendo e dotando un altro complesso religioso, il monastero femminile di SAN ZACCARIA., sostenuta economicamente e qualificata artisticamente da LEONE V L'ARMENO ( 813 820)

Se si tiene conto che la chiesa di SAN TEODORO, in parte incorporata nell'attuale SAN MARCO, doveva già esister anche se non da molto tempo, che altrettanto si può dire per SAN GEMINIANO, poco lontano, e che ai tempi di GIOVANNI Partecipazio, viene riportata l'edificazione della prima SAN ZULIAN., da parte del padre di Pietro futuro patriarca di Grado

Risulta evidente rifacendosi a un simile quadro come attorno al primo quarto del secolo IX  i nodi essenziali della conformazione insediativa e funzionale dell'area marciana fossero stati posti.

Contemporaneamente la costruzione della basilica di SAN PIETRO di Castello, nei pressi della più antica chiesola di Sergio e Bacco, dava sede definitiva alla cattedra episcopale di Olivolo e un'altra fondazione monastica quella di SANT'ILARIO , luogo di sepoltura degli stessi Partecipazio, assumeva il significato politico di una precisa affermazione di sovranità territoriale da parte die duchi della Venetia Maritima, rivolta alla terraferma limitrofa ora carolingia.  Il monastero sarà al centro di una grande trasformazione idraulica del territorio e insieme di costruzione dui depositi e di ospizi.

Entro questo panorama due ulteriori interventi legati al linguaggio archittetonico:

la traslazione del corpo di San Marco

la fondazione della prima chiesa ducale

829 nel suo testamento il dogre Giustiniano I dava origine alla principale chiesa veneziana a un anno dalla

traslazione del corpo dell'evangelista:

La nascente Venezia fu posta sotto la protezione di colui che le tradizioni agiografiche indicavano come l'iniziatore

Della cristianizzazione della regione nord-orientale dell'Italia imperiale romana, secondo un programma politico

Ben chiaro.

San Marco era l'autore del secondo Vangelo,, agli occhi del Mediterraneo cristiano e dell'Occidente

Avrebbe assunto il prestigio di luogo apostolico.Tutto questo all'indomani del Sinodo si Mantova che

Aveva ripristinato il primato di Aquileia subordinandole il ruolo di Grado e in significativa concomitanza con il grande rifacimento della basilica patriarcale aquileiense.

I significati politici di questa impresa sarebbero stati associati al potere ducale e al suo sito appena ridefinitonello spazio urbano della città in formazione, secondo il modello bizantino dello stretto rapporto tra STATO e CHIESA, fra POLITICA e RELIGIONE, ma anche in connessione con l'idea carolingia di CAPPELLA PALATINA che si era concretata poco prima ad Aquisgrana. 796 - 805

Il corpo di San Marco all'arrivo a Venezia venne depositato dapprima in sacello edificato nell'angolo del palazzo

L'edificio ecclesiastico voluto dal doge Giustiniano e costruito dal fratello Giovanni 829 834 sorge come MARTYRIUM di proprietà privata dei duchi e con funzione di cappella ducale.

La SAN MARCO del IX secolo sopravvissuta nell'odierna cripta della chiesa, sembra aver assunto pianta a croce greca e modello gerosolimitano, vale a dire con cupola all'incrocio dei bracci ciò equivaleva ad un impianto diverso rispetto a quello basilicale delle grandi chiese episcopali della laguna

Il disegno della pianta, si collegava alla tradizione alto-adriatica, proponendo una versione più monumentale nelle proporzioni, anche se queste erano inferiori alle attuali

Faceva ricorso a un segno architettonico quale qwuello della CROCE fonte di ogni benedizione,

Interpretazioni discordanti sulla primitiva SAN MARCO:

la cripta della prima chiesa coeva a quella riedificata nella ricostruzione del IX secolo della basilica aquileiese

si tende ad identificare in altre parti della chiesa, come le cappelle di Sa Pietro e di San Clemente, i resti della struttura originaria

la ricostruzione dell'atrio ovest della prima cappella ducale come un ampio cortilre porticato e con accesso difeso

il quadro dell'architettura venetica del secolo IX resta incerto e di ardua interpretazione.

Studi della chiesa di SAN LORENZO, di impianto basilicale e di fondazione dei Partecipazi porterrano chiarimenti.

Uso di materiali lapidei o di spoglio e di laterizi, pedali, altinelle di mezzo piede e tecniche murarie della tarda romanità, pratica che resterà a lungo nella nostra architettura .

La chiesa di SAN ZACCARIA dell'età dei Partecipazi poco o nulla ci rimane:

la bassa cripta a tre navatelle tuttora esistente soto la cappella di San Tarasio è del X secolo

semicircolare nel suo interno e pentagonale esternamente

costituisce una prova di continuità esarcale

le strutture murarie recuperano materiali laterizi romani di continuità tecnica tardoantica

il pavimento musivo rinvenuto sotto il suolo della antica cappella dell'XI secolo, nel motivo a onde formate da pelte congiunte, richiama il pavimento musivo della cattedrale gradense e comunque antiche unità driatiche di linguaggio

La primitiva SANT'ILARIO benedettina:

pavimento del IX secolo: fedeltà tardoantica e paleocristiana

Riferimenti al periodo CAROLINGIO sono rilevati nei CAPITELLI dei secoli IX e X , associazione ai consueti ornamenti del periodo detti ad intreccio vimineo di matrice carolingia , nel X secolo secolo si faranno sentire palesi i mutamenti di tipo bizantino. La committenza  dei Partecipazio è legata al mondo di terraferma, questo legame può essere inteso come una renovatio aquileiese.

Bisanzio sta sullo sfondo travagliata dalla sua crisi politica , dottrinale ed artistica del'ICONOCLASTIA, chiusa poco prima della metà del IX secolo.

I capitelli del secolo X e XI confermano una ripresa dei modelli esarcali: ritorno al'antico non caduto in oblio nelle migliori bottegbìhe di lapicidi.


PIETRO II ORSEOLO   X SECOLO

fa restaurare Grado e vi fabbrica un Palatium

ad Eraclea fabbrica un secondo Palatium e una chiesa ex novo,

interviene a Torcello

interviene nel complesso marciano, rivestita non solo di marmi preziosi, ma anche di ornamenti d'oro

le informazioni a proposito della basilica l abbiamo tramite Giovanni Diacono, cappellano del doge

ricerca ed assunzione di modelli imperiali

976 incendio la chiesa ducale viene riedificata e ingrandita,

1063 viene consacrata

1042 1071 doge Domenico Contarini

1086 96 doge Vitale Falier

sullo sfondo del rinnovamente si fanno sentire i conflitti fra la sede patriarcale aquileiense e la sede veneto gradense, che si concludono con il sinodo del 1053 Il patriarca di allora  Poppone, ossia Wolfang von Treffen , era anche il feudatario dell'impero occidentale e delle dinastie germaniche , la chiesa veneta alla fine vinvcitrice è quella in cui il doge è custode della pubblica pietà

La nuova San Marco è celebrazione del potere politico, economico e militare dei veneti, un potere legittimato e riconosciuto nell'età dei Partecipazi

La Chiesa diventa il fulcro ideale dello spazio urbano e della storia

1095 vita di Enrico IV si rafforza la gloria di Venezia

la San Marco del Doge Contarini è anche essa cruciforme, ma sulle braccia vengono poste le 5 CUPOLE

LA Basilica riprende come modello il prototipo dell'APOSTOLEION dell'età di Giustiniano

Era un edificio a 5 cupole

Dal braccio occidentale allungato

Esso era collegato ai cerimoniali pubblici della corte bizantina

Chiesa reliquiario apostolica

Luogo delle sepolture imperiali

Il ricorso venetico alle grandi Basiliche avevano dato risposta ai bisogni di rappresentazione della chiesa di stato bizantina

4 dogi furono deposti dal 1071 al1117 entro l'atrio della basilica marciana, che si andava rivestendo allora dei cicli musivi

Domenico Selvo

Vitale Falier

Vitale I MiCHIEL

Ordelafo Falier

la forma cupolata era stata ripresa dalla chiesa di SAN GIOVANNI ad EFESO , sorta per volontà di Giustinianio e Teodora, sulla tomba dell'evangelista nel 535 e 565Per tanto la sede dell'evangelista Marco viene ricondotta alla medesima frma, allo stesso segno archittetonico di quelle dell'evangelista Luca, l'Apostoleion, e quella dell'evangelista Giovanni

la crescita dl potere Normanno, quello durante il quale bizantini e veneti si erano coalizzati contro, si traduceva archittetonicamente nella costruzione della cattedrale della portuale SALERNO nel 1080 intitolata all'apostolo ed evangelista Matteo., segno di magnificenza voluta da Roberto il Guiscardo, per distinguersi dall'impero bizantino

Gli ampi spazi solenni evocano i concetti architettonici fondamentali del VI secolo protobizantino

la chiesa costantinopolitiana dei SS APOSTOLI è nota all'architetto di SAN MARCO proprio nella strutura delle cupole

non mancano i riferimenti al periodo romanico, le tecniche murarie e lapidee risultano senz'altro legate all'ambito occidentale.

La bizantina munificenza della chiesa di San Marco

Chiesa benedettina di SAN NICOLO di Lido fondata nella seconda metà dell'XI secolo da Domenico Contarini, per associare il culto marittimo del santo x terra e per mare glorioso a quello mariano, nella prospettiva del ruolo politico che Venezia stava già attribuendola scala mediterranea.

Basilica a colonne

Priva di transetto

Conclusa da tre absidi semicircolari

Capitelli di tipo esarcale

Mosaico pavimentale simile a quello di Aquileia e Pomposa, con eleganti motivi di intreccio e motivi di vegetazione

chiesa di TORCELLO

ci è giunta nelle strutture definitive dei secoli XI e XII

datazione delle sue origini sono del VII secolo

controversa la ricostruzione delle sue vicende artistiche

impianto basilicale a tre navate conclusa con 3 absidi

pseudocripta

preceduta da un portico

da un battistero edificato di fronte al prospetto

VII VIII secolo interventi del vescovo DEUSDEDIT

impostazione della facciata, articolata da arcate cieche

collocazione delle basi dei colonnati odierni

la posa in opera di un primo pavimento musivo a motivi bicromi floreali e geometrici

apparato di sculture di ornamentazione architettonica cui vanno riferiti i plutei e fregi a intreccio in parte conservati nella chiesa o nel vicino museo

ricostruzione di ORSO ORSEOLO figlio del doge Pietro II e vescovo del centro insulare, inizi degli anni 1000

riedificati portico e absidi

realizzata la peseudocripta, in realtà un deambulatorio in rapporto al culto di Sant'Eliodoro vescovo di Altino, il cui corpo era stato posto entro un sarcofago romano del III secolo

contemporanee a questa fase le figure di apostoli nel registro inferiore dell'abside

dello stesso periodo la parte più antica del diaconicon con l'agnello mistico

XII secolo fu riaperto il cantiere della fabbrica di Santa Maria

Rifacimento dei colonnati e delle loro arcate a sesto rialzato

Messa in opera del nuovo pavimento, ora in opus sectile, che distingue con i motivi e con i colori dei marmi la navata centrale dalle laterali

Lo spazio presbiteriale al di là della porta santa dell'iconostasi

I nuovi cicli musivi: la ieratica immgine della Madre di Dio che campeggia nell'abside centrale e la scena del giudizio finale

ai fini dell'interpretazione è rilevante.

Il nesso consapevole tra la sistemazione delle absidi e la memoria di Sant'Eliodoro, che nella cronachistica del Medioevo apre la serie dei vescovi altinati dai quali era derivata la cattedra episcopale torcellana

Continuità paleocristiana della chiesa: essa si rifà alla matrice veneta nel synthronon o nell'iconostasi, come anche al ricorso di proporzioni auree che erano state adottate a Sant'Eufemia, quanto alle matrici esarcali, particolarmente evidenti nei mosaici della volta dell'abside destra, dove gli angeli sostengono un medaglione con l'agnello mistico di evidentissima derivazione ravennate, anche se mediata dai mosaicisti greci.

I riferimenti bizantini sono soprattutto parietali più che architettonici , nelle quali compare comunque l'uso dell'arco rialzato.

SANTO STEFANO di Caorle, consacrata nel 1038

le absidi si ricollegano ai modelli di Grado

il campanile e le absidi a quelli di Ravenna

il reimpiego decorativo è legato ai modelli bizantini: ai lati del portale i due santi Agatonico e Giorgio

ulteriori sviluppi della cultura veneziana si notano nell'uso di un sistema di sostegni alternati, colonne e pilastri, posti a sorreggere le arcatew che separano la navata centrale da quella laterale

legami con la decorazione marciana si notano negli abachi decorati a niello

SANTA MARIA DI CHIOGGIA

Anche questa basilica, distrutta nel Seicento presentava caratteristiche in comune con la basilica torcellana.

Questa chiesa aveva accolto all'inizio del XII secolo la antica sede episcopale di Metamauco

Una basilica a tre navate, con iconostasi, pavimentazione ad opus sectiler e largo impiego di colonne di marmi rari

CHIESA DI SAN PIETRO DI CASTELLO

Sappiamo molto poco della chiesa originaria

Si tratta ancora di un edificio basilicale

Venne ricostruita rispettando l'impianto basilicale precedente

Continuità venetica ed esarcale


CHIESA DI SANT'ILARIO

Pianta a 3 navate

Aureo rivestimento musivo della conca absidale


SAN ZAN DEGOLA

La basilica a colonna coperta a capriate lignee, non rappresenta un tipo architettonico adottato unicamente nelle chiese episcopali e monastiche

La chiesa mantiene il tipo basilicale dell'XI secolo, partito in 3 navate da una serie di otto colonne di marmo greco

Questo tipo di chiesa non risulta essere adottato solo nelle chiese episcopali e monastiche, risulta essere molto diffuso a Venezia, nelle chiese parrocchiali, come pure quella di San Zandegola

Non si tratta del solo impianto architettonico frequente nei secoli centrali del Medioevo

La stessa TORCELLO connSTA FOSCA dà modo di identificare unnsecondo gruppo di architetture ecclesistiche dove imodelli di origine bizantina rivelano il loro radicamento nel medioevo veneziano


STA FOSCA

Documentata agli inizi del secondo decennio del 1000

Le linee fondamentali del suo attuale aspetto architettonico a ogni modo vanno riferite all'XI e XII secolo

Una nitida geometria

Ricercata e sapiente dinamica dei volumi

Le strutture determinano il tono elevato della sua configurazione

La pianta si organizza attorno ad un quadrato centrale

I tre lati del quadrato centrale si aprono in bracci coperti con volte a botte da arconi che delineano con solenne evidenza il disegno della croce graca

Agli angoli della croce si alternano minori volte

Gli archi a sesto rialzato sono legati da catene lignee

Gli archi poggiano su colonne dai capitelli corinzi tutti della mredesima foggia

Gli abachi sono di marmo roso

Il quarto lato del vano centrale si espande in un presbiterio articolato in tre navatelle absidate, la mediana delle quali è tre volte più larga delle laterali e da questa separata dalla breve sequenza di due arcate

Sullo stesso vno centrale raccordasta da un dispositivo strutturale a doppia tromba d'angolo, si eleva la cupola, forse crollata a causa di un terremoto del 1117, della quale rimangono i primi anelli

Altre interpretazioni sono state avanzate rispetto la copertura originaria

Quella attuale è costituita da un basso tetto conico ad ossatura lignea

Il sistema strutturale è decisamente bizantino

Le misure fondamentali di Santa Fosca furono calcolate in piedi romani

Sembra accertato l'uso di laterizi romani nelle strutture murarie

All'ESTERNO la struttura cruciforme si evidenzia nella semplice chiarezza dei volumi, emergendo dalporticato più tardo di forma ottagona

Delle absidi le due laterali sono meno sporgento

L'abside centrale, pentagonale all'esterno, mostra un doppio ordine di archeggiature cieche, comprese, nell'ordine inferiore, tra colonne appaiate e in quello  superiore fra lesene poco aggettanti, mentre al di sopra corre un fregio a triangoli pensili e a fasce di denti di cane

I motivi dell'abside risultano riconducibili al repertorio circolante nella Costantinopoli dell'età dei Comneni e altrove nel levante greco

Questa chiesa attesta bene a Venezia la presenza del tipo architettonico della pianta a croce greca inscritta

La pianta a croce greca libera in architetture ecclesiastiche di piccole dimensioni appare in San Giacomo


SAN GIACOMO DI RIALTO

La pianta a croce greca compare in questa chiesa, legata ai miti delle origini della città e non casualmente attribuita da scritti di età rinascimentale a un mitico architetto proveniente da Creta, Entinopo di Candia

Alcune fonti parlano di una sua riedificazione e di mosaici fattivi porre in opera dal doge DOM. SELVO e se pur tracce di pavimentazione sono state rinvenute in notevole profondità rispetto all'odierno livello del suolo, la più antica documentazione che riguarda la chiesa risale al 1152

XII secolo va riferita l'impostazione architettonica in parte ancoravisibile

Oltrepassato il portico gotico

Il corto braccio principale della croce è suddiviso in 3 navi di due sole campatelle

Esso immette nel transetto poco sporgente e sormontato da una cupola

Alla base della cupola una cornice databile anche essa al XII secolo

La partizione longitudinale dello spazio e il sostegno di volte e cupola sono affidate a 6 colonne di spoglio in marmo greco

I capitelli con pulvino, due dei quali marcano il transetto e sono di maggiore dimensione


San Giacomo e Santa Fosca non appaiono casi isolati

Il gruppo delle chiese a pianta centrale libera o a pianta inscritta, comprendeva una ventina di edifici religiosie risultava piuttosto concentrato nell'area realtina o marciana, dove comprendeva un buon numero di parrocchiali

Al suo interno andavano comprese architetture tra le più antiche o all'incirca coeve alla prima San Marco

A croce greca inscritta:

SAN TEODORO

SAN GEMINIANO

Altre come Santa Fosca ricostruita tra l'XI e XII secolo, che secondo testimonianze rinascimentali fu forse edificata sul modello del corpo di mezzo della chiesa di San Marco, vale a dire ispirata architettonicamente dalla basilica ducalre contariniana

In un contesto simile si colloca la basilica di Santa Maria e Donato


BASILICA DI SANTA MARIA E DONATO

Ad essa va accostato un altro gruppo di edifici coevi

Compiuta attorno al 1141

Vennero recuperati materiali precedenti

Mostra indipendenza architettonica dall'edificio che preesisteva sullo stesso sito fino a prima del 1000

Il disegno dellapinata è quello di tipo basilicale a 3 navate divise da due file di colonne di marmo greco, con abside maggiore semicircolare all'interno affiancata da due altre laterali

Vi è presente il transetto che tuttavia non sporge in pianta

I bracci del transetto si elevano trasversalmente sopra le navate laterali sino a raggiungere l'akltezza della navata centrale, delinenando all'esterno con grande evidenza di volumi la forma della croce

Le vaste coperture murarie esterne nel Medioevo vengono allegerite dalle lesene, da arcatecieche, da finestre a ghiere veneto bizantine

Nelle consuetudini arhitettoniche paleocristiane rientrano i lineamenti silenziosi e spogli della facciata

Verso occidente come nella vicina Torcello si sviluppa il battistero , sino al 18 secolo

Contrasto tra la configurazione esterna del prospettio e la ricercatezza esterna delle absidi della fabbrica rivolte verso il canale

L'ordine inferiore dell'abside maggiore è risolto come un finto porticato, articolato da sette profonde nicchie comprese tra colonne binate, come accade anche sulle pareti terminali, rettilinee delle absidi minori

Al di sopra corrono gli archi di una ariosa galleria     














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