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ANTONIO CANOVA
Antonio Canova nacque a Possagno, in provincia di Treviso, nel 1757 e morì a Venezia nel 1882. Conosciuto per le sue opere scultore neoclassiche, Canova applica al suo lavoro i canoni di Winckelmann (la bellezza è una somma degli elementi belli che si trovano in natura; non esiste un bello ideale, ma sarà sempre un sentimento soggettivo). Le prime opere, eseguite per il suo protettore (il senatore veneto Giovanni Falier) risentono ancora dell'influenza settecentesca, ma sviluppò ben presto il suo caratterizzante stile. Operando a Roma, Parigi, Venezia e Vienna divenne presto molto noto e fu protetto da Napoleone e dai papi.
Fra le sue opere più importanti ci sono ritratti, monumenti funebri (particolarmente importante è il monumento funebre a Maria Cristina d'Austria che si trova a Vienna nella chiesa degli Agostiniani), gruppi mitologici e allegorici (come Amore e Psiche) e statue celebrative.
Contrariamente e quanto viene comunemente pensato, il Canova non fu solo scultore. Si interessò anche di pittura ed ebbe una parte fondamentale nelle negoziazioni con il governo francese per ottenere la restituzione delle opere d'arte trafugate da Napoleone.
La favola: Psiche è amata da Amore (o Eros) che si congiunge a lei durante la notte con l'ordine di non essere mai guardato in viso. Una notte Psiche, stimolata dall'invidia delle sorelle, contempla lo sposo mentre dorme al lume di una lanterna. Da questa, una goccia d'olio cade sulle spalle di Amore che, dopo essersi svegliato, corre via dicendo a Psiche che non lo avrebbe mai più rivisto. Venere scopre l'amore di suo figlio e costringe Psiche a essere la sua schiava sottoponendola a molte prove. Una di queste consiste di recarsi nell'Ade per ricevere da Proserpina un vasetto che conteneva bellezza, che non avrebbe dovuto aprire per nulla al mondo. Psiche, però, incuriosita lo apre e dal vaso si sprigiona un sonno profondo. Psiche sviene e Amore, che si stava recando da lei perché non riusciva a resistere alla loro lontananza, la risveglia con una delle sue frecce. Zeus, commosso da Amore, dona a Psiche l'immortalità rendendola così una dea e la sposa eterna di Amore.
Ha ripreso la favola narrata ne "L'asino d'oro" di Lucio Apuleio. Ha rappresentato l'episodio in cui Amore rianima Psiche svenuta perché, contrariamente agli ordini di Venere, aveva aperto un vaso ricevuto nell'Ade da Proserpina.
Il momento fermato nella scultura da Canova è quello in cui i due amanti si stanno sfiorando, guardandosi con immensa dolcezza e perdendosi uno nella bellezza dell'altra. E' l'attimo che precede il loro bacio, momento preannunciato dai loro corpi e dai loro sguardi. Psiche solleva le braccia circondando la testa dell'amato, che le sostiene con delicatezza la nuca, cingendole con l'altro braccio il seno.
Anche se è una scultura che può essere vista da qualsiasi punto, solo la visione frontale rende un'immagine veramente significativa del gruppo marmoreo perché consente di coglierne la geometria compositiva, formata da due archi che s'intersecano (corpo sollevato di Psiche-la gamba destra e le ali di Amore) e due cerchi intrecciati (le braccia) che pongono l'accento sul punto d'intersezione. Il moto ascensionale delle braccia di Psiche è continuato dalle ali di Amore, delineate con cura nel loro morbido piumaggio. Le linee di contorno fluiscono dolcemente, seguendo un ritmo musicale che accarezza le forme.
MONUMENTO FUNEBRE A MARIA CRISTINA D'AUSTRIA (1798-1805, marmo, altezza 574 cm, conservato a Vienna nel Augustinerkirche, la chiesa degli agostiniani)
Commissionato nell'agosto 1798 dal duca Alberto di Sassonia per ricordare la consorte morta lo stesso anno.
La sepoltura si presenta come una piramide, all'interno della quale verranno poste le ceneri della defunta, portate da una processione. La scelta di questa forma è legata anche alla sua simbologia: razionalità, mistero, un luogo in cui spazio e tempo si fermano in una dimensione ultraterrena.
La forma potrebbe derivare dalla piramide di Caio Cestio a Roma, un edificio della fine del I secolo a.C. Canova ne sottolinea l'ingresso oscuro con uno spesso architrave e con i due stipiti leggermente inclinati.
L'immagine della defunta è raffigurata in un medaglione (posto all'apice della piramide compositiva, in un punto di massima evidenza, ma è reso in maniera delicata e poco appariscente) portato in volo della Felicità Celeste rappresentata come una fanciulla ed è onorata dalla rappresentazione delle proprie virtù (la Fortezza, resa dal leone accovacciato e malinconico; la Pietà e la Beneficenza, resa dalla giovane donna che guida un vecchio cieco beneficato tenendolo per un braccio) e dalla rappresentazione della tenerezza del proprio marito, reso come il genio alato abbandonato sulla Fortezza della sposa.
Canova, in realtà, vuole far riflettere sulla fatalità della morte, sul rimpianto e sulla "corrispondenza d'amorosi sensi" di Foscolo, che rappresenta l'unico modo in cui si può mantenere vivo, attraverso i ricordi agli affetti, il defunto.
La scena composta teatralmente fa rivivere il mondo classico. Le ceneri della defunta vengono portate verso il buio della morte da un triste corteo fatto di giovani donne, di fanciulle e di un vecchio.Procedono leggermente inclinati in avanti e sembrano trascinarsi senza alcuna volontà a capo chino, rassegnati al proprio destino. Tutti sono legati da una ghirlanda di fiori e tutti sono invitati ad entrare passando sul tappeto che unisce fisicamente l'interno, ovvero la morte, con l'esterno, vale a dire la vita.
C'è una contrapposizione tra la rigidità, la pesantezza e l'eternità della tomba e le figure morbide, flessibili e mortali.
Le figure hanno tutte, ai loro piedi, un panneggio leggero che sembra indicare la via verso la morte.
Metaforica rappresentazione della scelta della morte: la naturalità della morte per vecchiaia solo raramente è rispettata, la morte colpisce a caso, seguendo solo il destino (il vecchio è l'ultimo della processione, mentre le più vicine all'entrata della tomba sono le giovani fanciulle).
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