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ANALISI DELL'OPERA: La Primavera, Alessandro Filipepi




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ANALISI DELL'OPERA:



Titolo: La Primavera

Autore: Alessandro Filipepi, detto Sandro Botticelli

Epoca: 1478 ca.

Luogo di conservazione: Firenze, Uffizi

Tecnica: tempera su tavola

Committente: Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici


DESCRIZIONE INDIVIDUALE DEL SOGGETTO

L'opera costituisce la trasposizione di un ideale umanistico in cui il paesaggio è abitato dall'umanità giovane e bella e retto dalle leggi dell'armonia. Al centro della scena, quasi incorniciata dai cespugli di mirto, si trova la Venere, soggetto principale del dipinto, sovrastata da un piccolo cupido alato. Attorno a questa figura femminile dolce ed espressiva si dispongono gli altri personaggi. Sulla sinistra troviamo Mercurio che con il caduceo disperde le nuvole e le tre Grazie che, coperte di veli trasparenti, si allacciano in una danza. Sulla destra troviamo Zefiro mentre afferra la ninfa Cloris che appare poi nel dipinto, tramutata in Flora.

La scena è inserita in un boschetto e le figure sono collocate in un prato in cui il Botticelli include una notevole qualità di fiori e piante realmente esistenti.


ANALISI DEL LINGUAGGIO VISIVO

In quest'opera, come in molte altre del Botticelli, la linea calligrafica, che determina ogni elemento, è protagonista. In particolare le linee curve che delineano i corpi conferiscono senso di eleganza.

Il colore è tenue e appare articolato secondo varie pennellate cromatiche.

La luce è reale ma non irrompe nel quadro in modo particolarmente visibile e non comporta forti effetti chiaroscurali.

Il volume è presente ma, per la scarsa presenza del chiaroscuro, non troviamo una plasticità delle figure.

Lo spazio aperto, in cui sono collocati i personaggi, non è prospettico poiché è presente uno studio del particolare sia in primo piano che in lontananza. All'interno di esso le figure si dispongono secondo un ritmo ed una cadenza costante e regolare che conferisce quasi musicalità all'opera.

La composizione è dominata da un senso di armonia, pace e serenità.



CARATTERI SITLISTICI


Corrente di appartenenza: Rinascimento


Particolarità compositive ed effetti espressivi:

Una grande gestualità è propria dei personaggi di questo dipinto: da notare sono la posizione del corpo di Cloris che fugge da Zefiro le cui braccia sono protese ad afferrarla, Flora che sembra raccogliere fiori dall'abito ripiegato per poi distribuirli e le tre Grazie che danzano in cerchio.

I corpi sono evidenziati da linee estremamente curve e dolci e i volti racchiusi in ovali perfetti.

Le sensazioni che sembrano predominare nella composizione sono la serenità e la pace. Le figure, pur compiendo singolarmente o a gruppi azioni che appaiono isolate, comunicano contribuendo alla creazione di un unico discorso visivo.

I personaggi presentano pressoché le stesse dimensioni e non c'è pertanto distinzione gerarchica.

Nell'opera è presente un certo dinamismo determinato da movimenti leggeri ed aggraziati.   

Sia i corpi che il paesaggio sono magistralmente studiati nel particolare.


Paragone con altre opere: "Il tributo" di Masaccio e "La Primavera" di Sandro Botticelli.

Ne "Il tributo" abbiamo la sequenza di tre episodi diversi e distinti mentre ne "La Primavera" troviamo un'unità compositiva di tempo e di spazio.

Nel primo dipinto i corpi  hanno un volume plastico dovuto ai colori che, pur essendo tenui, determinano un forte effetto chiaroscurale; nel secondo questi elementi sono sostanzialmente assenti. Entrambe le raffigurazioni sono inserite in spazi aperti e reali anche se Masaccio utilizza la tecnica della prospettiva, non scelta dal Botticelli che predilige un attento ed accurato studio del particolare. In entrambe le opere sono presenti una certa gestualità ed espressività, anche se "Il tributo" manca di quella leggerezza e serenità che permea "La Primavera".



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