Alcune tesi di laurea (2003-2008)
Nel 2003 Marina Mariani, all'epoca diplomanda in Pittura presso l'Accademia di Brera, studia con notevole costrutto - seguita da Claudio Cerritelli - i disegni di Regina conservati
presso il Museo Regina di Mede Lomellina, redigendo una tesi
di diploma accademico che se da una parte è
certamente insufficiente a livello di inquadramento critico (e d altra parte a scriverla non è una storica
dell'arte, ma un'artista), dall'altra è interessantissima
sia per le aperture che essa propone in termini di possibili influenze e tangenze riscontrabili
nell'opera reginiana, sia per l'eccellente e quasi inedita lettura dei rapporti tra i
disegni e le sculture finite.
Dopo una succinta indagine biografica la Mariani comincia ad esaminare
la scultura di Regina offrendo valutazioni che - per quanto certamente non inedite - dimostrano una comprensione tutt'altro che superficiale dell'opera dell'artista pavese. In particolare, l'autrice suggerisce la presenza di rapporti tra l'opera di Regina e quella di altri grandi protagonisti
della scultura europea coeva (da Brancusi a Gabo, da Picasso a Gonzales, da Munari a Calder), e se anche è
vero che la Mariani non si chiede affatto né se Regina effettivamente
conoscesse le opere di questi artisti, né - eventualmente - in che modo abbia potuto conoscerle, la sua tesi suggerisce parentele che sono effettivamente evidenti, sebbene - come vedremo - non sempre facilmente dimostrabili. A questo
punto, la Mariani dapprima analizza lo stato di conservazione delle opere e poi comincia ad esaminare i disegni , segnalando scrupolosamente
(per quanto più ci interessa) soprattutto i processi di progressiva
astrazione attraverso i quali dal disegno naturalistico si giunge a quella 'geometria dei fiori' - disegnata o modellata - cui più volte la critica ha fatto riferimento specialmente a
proposito dei disegni degli anni Quaranta, e che la Mariani avvicina con sensibilità
ad alcuni concetti espressi da Luigi Veronesi . Segue l'esame - più confuso - dei «disegni
prima del 1950» , dei «disegni pittorici e dei «collages» ; poi è la volta dell'analisi degli «studi per le sculture dopo il 1950 , in cui la diplomanda individua i disegni preparatori per le diverse opere, e infine ancora gli «studi per il suono delle campane e i disegni concreti e le geometrie La tesi della Mariani è dunque abbastanza interessante: per quanto criticamente impalpabile (la bibliografia, ad
esempio, si riduce a soli ventidue titoli tra volumi monografici, cataloghi di mostre
ed articoli), essa ha il duplice merito di esaminare attentamente i disegni del museo medese e di suggerire con occhio attento diverse influenze e tangenze, sia pur senza interrogarsi
sulle dinamiche attraverso le quali esse - eventualmente - hanno avuto modo di esplicarsi.
Nel 2006 è Arianna Pagani - con Paolo Campiglio come relatore - a dedicare a Regina la propria
tesi di laurea tuttavia, a differenza del lavoro della Mariani, in questo caso ci troviamo dinnanzi ad un elaborato brevissimo e scarsamente originale, in cui si possono considerare di un certo interesse solo pochi spunti inseriti nelle letture delle singole opere, nonché il riferimento - in relazione
alle sculture laminari di Regina - alla coeva produzione di Marcello Nizzoli
Nel 2008, infine, la tesi di laurea
di Anna Maria Bagnasco - di cui ancora una volta è relatore Paolo Campiglio - si pone come il secondo tentativo in assoluto (il primo era stato impostato da Anna Zelaschi nella sua tesi di laurea, che si vedrà in seguito) di ripercorrere
la questione della fortuna critica di Regina . Dopo un breve resoconto sulla vita e le opere della scultrice la Bagnasco suddivide la sua analisi in quattro capitoli: tre di essi sono dedicati ai tre decenni in cui maggiore - a suo avviso - è stata l'attenzione per l'opera reginiana (ovvero, nella sua interpretazione, gli anni Trenta , gli anni Cinquanta e gli anni Settanta anche se noi abbiamo verificato come anche gli anni Sessanta siano stati un periodo assai importante
in tal senso ; l'ultimo capitolo, invece, è
specificamente volto ad individuare la posizione di Luciano Caramel . Nel suo lavoro, la Bagnasco non manca di riportare
alcuni estratti dagli articoli che anche noi abbiamo citato, e sebbene
la sua scelta sia molto restrittiva la tesi fornisce senz'altro
un contributo utile da un punto di vista documentario; tuttavia, le valutazioni della Bagnasco in merito ai contenuti degli articoli stessi mancano di approfondimento. Per non fare che gli esempi in cui più vistosamente si manifesta tale mancanza, basti pensare che la Bagnasco non si pone in nessun caso il problema di individuare la possibile vicinanza o addirittura appartenenza dei vari esegeti al Futurismo (che invece, come è
ovvio e come abbiamo visto, è una questione fondamentale, che orienta in maniera determinante il giudizio); che non approfondisce il significato delle posizioni di Persico e della Menni Giolli, le cui
letture della scultura reginiana si inseriscono chiaramente in due 'sistemi' che influenzano anche le singole valutazioni dedicate all'artista pavese; che non analizza le presenze di Regina alle due mostre del 1951 e del 1963 in cui la scultrice
è presentata insieme ai primi astrattisti
italiani; che non si pone il problema della contestualizzazione delle posizioni critiche degli aderenti a «Futurismo-oggi» (tra i
cui fondamentali articoli, peraltro, cita solo l'intervento di Belloli del 974).