Alcune collettive (2004-2007)
Alla fine del 2004, il Piroscafo di Regina è esposto alla mostra torinese L'estetica della macchina.
Da Balla al futurismo torinese tuttavia, la presenza dell'artista pavese non ha nulla a che fare
con sue possibili conoscenze (ai tempi dell'apprendistato presso Alloati) nell'ambiente futurista torinese, ma ha voluto semplicemente essere una testimonianza complementare - appunto perché
'non torinese' - dell'interesse futurista per i materiali più insoliti624.
Nel 2007, invece, quattro opere di Regina sono esposte alla mostra Kandinsky e l'astrattismo italiano 1930- 95 , curata da Luciano Caramel e allestita nelle sale milanesi di Palazzo Reale . Posto il titolo della rassegna, tra i lavori di Regina ci si aspetterebbe di trovare esposto qualche pezzo dei tardi anni Quaranta, o magari - oltrepassando leggermente i limiti della cronologia proposta -
dell'inizio del decennio successivo; in realtà, però, oltre a due opere che effettivamente sono del periodo concretista dei primi anni Cinquanta (una Struttura del 1951 e lo Sputnik dell anno successivo, inseriti nella sottosezione dedicata a Il Movimento Arte Concreta e l'astrattismo a Milano) , compaiono anche due pezzi degli anni Trenta, ovvero i più volte incontrati Torre
e Paese del cieco
(quest'ultimo, però, presente in questo caso nella sua seconda versione, più astratta), che sono collocati nella sottosezione appositamente dedicata agli Altri astrattisti a Milano tra 1930 e 1945, in
cui accanto ai lavori di Regina sono esposte opere di Arturo Bonfanti, Gillo Dorfles e Galliano Mazzon . Se si eccettua una rapidissima annotazione di Caramel i contributi in catalogo non si soffermano specificamente - come è ovvio - su Regina, ma cercano piuttosto di rendere ragione del
senso ultimo dell'esposizione (volta a comprendere in che modo in Italia sia stata recepita, ed accolta come modello, la pittura di Kandinskij); tuttavia, è più che evidente che la sola scelta di includere nell'esposizione i due pezzi reginiani degli anni Trenta suggerisce comunque una interpretazione di essi in termini propriamente astratti. In sostanza, dunque, pur avendo più volte evidenziato
- come abbiamo visto - che l'astrattismo di queste due
opere è quanto meno sui generis, Caramel
compie qui un passo ulteriore, giungendo
infine ad inserire questi due lavori reginiani in un rassegna dedicata specificamente al solo astrattismo. In realtà, sebbene nel catalogo la cosa non venga precisata, non credo che Caramel abbia cambiato l'opinione da lui più volte espressa,
per cui ritengo che egli consideri ancora le due opere non come pezzi del tutto astratti, ma piuttosto come la preparazione dei lavori più
rigorosamente concretisti degli anni del dopoguerra; va detto però che la versione del Paese del cieco esposta in questa occasione
è davvero un lavoro vicinissimo all'astrazione pura, ben più di quanto non lo siano la più nota versione dell'opera e la stessa Torre