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L'IDEA DI INFINITO
L'uomo è un essere finito, così come è finito ciò che è direttamente conoscibile dal pensiero: il suo rapporto con la realtà che lo circonda si basa infatti sull'azione dei sensi, attraverso i quali egli ottiene la percezione primaria della realtà ed è in grado di interagire con essa. La realtà stessa ci appare finita, limitata spazialmente e temporalmente; tuttavia, non appena ci mettiamo a pensare fa la sua comparsa un'idea di infinito, un'idea che permette di andare oltre la finitezza della realtà, di individuare e concepire qualcosa che superi la pura percezione sensibile e il suo carattere finito.
Che cosa è l'infinito? È
l'infinitezza spaziale e temporale dell'universo? L'Essere metafisico,
essenza della realtà? O è l'idealizzazione, la capacità dell'uomo di
concepire ciò che non può direttamente vedere?
L'idea di infinito racchiude infatti in sé
l'aspirazione del pensiero a decifrare le strutture essenziali della realtà,
ciò che sta alla sua base, ma che sfugge alla percezione diretta dei sensi: esprime
perfettamente l'aspirazione ultima della filosofia,
e cioè il superamento dell'ambito della sensibilità e dell'esperienza diretta
per trovare in qualche modo una giustificazione superiore alla realtà, arrivare
alla sua totale definizione. È un atteggiamento che da sempre ha accompagnato
l'evoluzione del pensiero umano: anzi, l'idea di infinito designerebbe la
proprietà di cui godono certi contenuti del pensiero di estendersi oltre ogni
limite. Possiamo tuttavia riscontrare l'infinito nella concretezza, nella
Natura? Costituisce esso una dimensione effettiva della realtà,si manifesta nel
mondo e nelle cose? Oppure abita solamente nella nostra mente, come un
"artificio" necessario al nostro pensiero al quale non corrisponde tuttavia
alcuna realtà fisica e tangibile?
Il dilemma è stato fondamentale in tutto il percorso della cultura, divenendo esso stesso espressione di un dualismo forse più profondo che esiste, come binomio o contrapposizione, tra ragione e sentimento, tra oggettivo e soggettivo. In particolare si sono manifestati due atteggiamenti contrapposti: quello di cercare l'infinito, o gli indizi della sua effettiva presenza, nel mondo fisico, nella realtà sensibile, oppure quello di considerare l'infinito come qualcosa di trascendente, distinto dal mondo fisico. L'infinito è divenuto in tal modo uno dei più grandi temi della cultura umana: è una tematica che ha riguardato innanzitutto la filosofia, per poi estendersi alle filosofie della natura e alla scienza, e anche alle grandi correnti filosofiche successive alla rivoluzione scientifica e all'arte. In questo modo si sono sviluppate differenti correnti e concezioni riguardanti l'infinito.
Esso è stato quindi inteso di volta in volta come infinità spaziale e temporale, come assoluto, come idealizzazione; in primo luogo come illimitatezza dell'universo in cui la Terra è posta, e quindi come un infinito cosmologico che appartiene al piano della concretezza (cosmologia, discorso scientifico): si colloca in tale concezione la contrapposizione tra universo finito e infinito. A tale idea si è opposta la concezione di un infinito separato dalla concretezza, inteso cioè come assoluto che costituisce l'essenza della realtà, appartenente al piano della metafisica: è la via dell'assoluto trascendente e spirituale, alla base dell'ontologia, del quale la realtà fisica costituisce manifestazione ed espressione (filosofia ontologica, metafisica). Questa idea di infinito in qualche modo si oppone all'infinito cosmologico, in quanto all'infinito metafisico è stato fatto corrispondere quasi sempre un cosmo fisico finito e limitato. Ma esiste tuttavia una terza idea principale di infinito, ed è quella dell'idealizzazione, del totalmente altro rispetto al mondo fisico: è il piano del sentimento, del bello e dell'arte, del sublime e della natura come luogo dotato di una propria spiritualità e capace di dare all'uomo l'intuizione dell'infinito (arte, poesia, filosofia Romantica). La tensione a una realtà nella quale trovino concretezza gli ideali di perfezione artistica e intellettuale è il filo conduttore che ha guidato l'arte nella sua evoluzione, coinvolgendo anche l'indagine filosofica.
Ma l'evoluzione dell'idea di infinito non si limita unicamente all'infinito cosmologico, ontologico o idealizzato: si può infatti parlare dell'infinitamente grande o dell'infinitamente piccolo, dei limiti dell'universo o dei costituenti elementari della materia; l'infinito può assumere il carattere di un essere supremo e assoluto, o essere identificato con l'elemento divino; ma ancora più importante è la distinzione esistente tra infinito attuale e infinito potenziale, ovvero tra l'esistenza effettiva di qualcosa di infinito o la possibilità di procedere indefinitivamente, ad esempio nello scorrere del tempo, fino a raggiungere in via teorica l'infinito. Aristotele, il primo a distinguere tra infinito attuale e potenziale, negò la possibilità dell'infinito attuale nella realtà fisica; questa sua idea è stata ripresa soprattutto dalla teologia, che considera l'infinito attuale come un attributo di Dio, e ha condizionato anche l'indagine filosofica e scientifica.
Esiste tuttavia un ambito che rende concreto ed effettivo l'infinito attuale: la matematica è infatti stata interamente costruita su tale concetto, e sull'idea di infinito si basano i suoi enti fondamentali di numero e insieme. La matematica si differenzia dalle altre discipline scientifiche proprio per il fatto di considerare enti puri la cui verità è stabilita a priori, e che non è possibile riscontrare nella realtà concreta, mentre queste non possono prescindere dal piano fisico della realtà.
Nell'ambito della matematica si può inoltre parlare di idealizzazione dell'infinito: il discorso matematico costituisce un'astrazione, un'idealizzazione perfetta dell'intuizione e della ragione che viene svincolata dal concreto. Ciò mostra come nell'idealizzazione possa essere trovato un legame tra il piano della ragione e quello dei sentimenti, un legame che si esprime attraverso la tensione all'infinito che accomuna questi differenti aspetti del pensiero umano: di fronte all'idea di infinito si manifesta sempre la sensazione di indecifrabile, di sublime. Ecco in questo modo che le varie concezioni di infinito non sono opposte e nettamente separate l'una dall'altra, ma si accompagnano tra loro, manifestandosi insieme nei vari ambiti della cultura umana: ad esempio attraverso l'idealizzazione dell'infinito matematico, come già detto, o con l'idealizzazione del discorso scientifico e delle assolute leggi naturali che regolano il cosmo. Nell'infinito il piano fisico è indissolubilmente legato al piano metafisico.
La filosofia svolge in ciò il ruolo di disciplina unificante: è una disciplina capace di concentrare la sua indagine sia sull'esistenza dell'infinito cosmologico che sul piano dell'assoluto ontologico e dell'idealizzazione, e in grado di attingere all'esperienza come di agire su un piano unicamente intellettuale, facendo riferimento in ciò alla ragione come al sentimento.
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