Le olimpiadi di Berlino nel '36
Hitler, suffragato da Goebbels e dal consenso
ottenuto da Mussolini attraverso i Mondiali di calcio del '34, non tardò a
comprendere il significato politico dei Giochi e respinse in ogni modo tutti i
tentativi di cambiare la sede olimpica e anzi profuse grandi energie fisiche ed
economiche nell'organizzazione: le Olimpiadi divennero un efficace mezzo di
propaganda nazista; Il resto del mondo
non accettò senza riserve che il nazionalsocialismo potesse contare su una tale
vetrina, gli USA pensarono seriamente di boicottare i Giochi, i paesi
socialisti avevano addirittura organizzato una manifestazione parallela, detta
le Olimpiadi del popolo, da tenersi a Barcellona, ma che non ebbe mai luogo a
causa dello scoppio della guerra civile spagnola, e numerose altre proteste
giunsero all'indirizzo del CIO che però dette sempre ascolto alle autorità
Tedesche che minimizzavano ciò che accadeva all'interno del loro paese.
Alla fine Hitler accettò che alle Olimpiadi
partecipassero atleti neri ed anche Ebrei e i Giochi si fecero, anche se era
chiaro che sarebbero stati una lotta per dimostrare la superiorità di una
nazione o di un popolo sugli altri. Alla fine le Olimpiadi di Berlino furono
una manifestazione eccezionale dal punto di vista organizzativo e sportivo, per
quindici giorni l' attenzione del mondo si spostò sulla capitale tedesca e per
il nazismo si rivelò una vittoria quasi su tutta la linea: la Germania vinse la
Olimpiadi scalzando per la prima volta gli Stati Uniti, gli Italiani arrivarono
terzi davanti ai Francesi e i Giapponesi quarti davanti agli Inglesi, inventori
dello sport; in pratica i regimi dittatoriali sconfissero i paesi democratici,
ma un episodio scalfì questa grande affermazione del Führer.
Un atleta americano, per di più di colore, Jesse Owens,
vinse quattro medaglie d'oro nello stesso giorno davanti agli occhi di tutto lo
stato maggiore tedesco; le gare dei 100m, 200m, salto in lungo e staffetta
4X400 erano infatti state programmate tutte nello stesso giorno per evitare
questo rischio, ma Owens si rivelò superiore anche a questo tipo di ostacolo e
la giornata terminò coi 100.000 Tedeschi presenti nello stadio che inneggiavano
il nome di quest'Americano che aveva compiuto forse la più grande impresa
sportiva della storia. Le Olimpiadi di Berlino, anche per la loro collocazione
storica, possono essere considerate la fine di una maniera di intendere lo
sport e l' inizio di una nuova epoca. Ormai ogni paese aveva le sue grandi
manifestazioni sportive, i suoi campionati di calcio , di baseball o di
qualcos'altro e lo sport era parte integrante di ogni società evoluta con un
seguito popolare enorme e per questo motivo la Guerra non mise fine a nessuna
delle sue manifestazioni più importanti. Hitler e Mussolini avevano dimostrato
come i successi sportivi portassero un ritorno di immagine non indifferente e
questo insegnamento fu raccolto dalla nuova potenza che si affacciò sulla
faccia dello sport mondiale nel secondo dopoguerra: l' URSS. A livello politico
la forza della Russia non era certo una novità, ma nello sport aveva sempre
avuto una posizione molto defilata, come peraltro molti altri dei paesi
appartenenti al blocco sovietico.
Ginnastica
e sport nell'Italia Fascista
Mussolini si riprometteva di conseguire monopolio politico-educativo
delle masse giovanili oltre che 'fascistizzando' la scuola
(intervento su professori, programmi e libri di testo), costituendo appositi
enti che formassero i giovani in senso fascista parallelamente alla scuola:
l'Opera Nazionale Balilla (da 0 a 18 anni) e i GUF (dai 19 in poi). Tutte le
organizzazioni giovanili concorrenti vennero soppresse. Nel 1928 Mussolini
soppresse anche gli Scout di matrice cattolica.
L'ONB, costituita nel 1926, era finalizzata all'assistenza e
all'educazione fisica e morale della gioventu' fino ai 18 anni di eta'.
L'educazione fisica era considerata fondamentale per formare la futura classe
dirigente fascista. Renato Ricci, capo dell'ONB, si batte' per un'attivita'
fisica più formativa che agonistica per i giovani, contrapponendosi assai
duramente al CONI, fautore del campionismo e dell'olimpismo.
Nel 1923 vennero soppressi i 3 Istituti di educazione fisica (Torino,
Napoli e Roma) costituiti nell'Italia liberale per preparare gli insegnanti di
ginnastica. Dopo un periodo di sbandamento gli insegnanti trovarono nelle
Accademie di educazione fisica maschile a Roma(1928), femminile ad
Orvieto(1932) una nuova guida per la loro formazione. Gli istruttori di ruolo
in servizio passarono dalle 166 unità del 1928 alle 638 nel 1934.
La concezione che privilegiava il carattere di massa dell'attività'
fisica, prevalente nell'Italia fascista degli anni '20, divenne perdente negli
anni '30. Non corrispondeva alla 'grandeur' dell'Impero e non era
funzionale alla ricerca di consenso, che necessitavano di campioni e supereroi
da mostrare in pubblico, da propagandare all'estero, come simbolo di una
nazione vigorosa, forte e degna di rispetto. L'Opera Balilla fu sciolta e tutto
lo sport e l'educazione fisica furono messe alle dipendenze del CONI.
La politica sportiva del regime si concretizzò in una concentrazione
dell'attività' agonistica nel CONI e nelle Federazioni sportive. La componente
'formativa' di massa dello sport e della ginnastica furono così
sottratte alle Federazioni e attribuite alle organizzazioni giovanili fasciste.
La FGI, più di tutte le altre federazioni, considerate le origini formative
della ginnastica, entrò in crisi: dalle 500 società ginnastiche del 1925,
precipito' a 205 nel 1934.
L'attivita' ginnico-sportiva di massa prevedeva l'utilizzo di strutture
sportive non necessariamente costose e sterminate. Per una partita di calcio
potevano bastare anche campi sterrati senza altre specifiche attrezzature. Per
l'attivita' dei campioni, pero', richiesta dalla politica sportiva del regime
negli anni trenta, occorrevano dei veri e propri santuari dove il pubblico, non
necessariamente di praticamente lo sport, accorreva per vederne le imprese. La
costruzione di stadi a Bologna, Firenze, Roma Torino e Bari corrisponde a
questa fase politica.
Gli orrori della guerra non paralizzarono l'attivita' sportiva nel
nostro paese. Per quanto concerne gli incassi, nel 1941, secondo anno di guerra
per l'Italia, si registro' addirittura un aumento di mezzo milione di lire
rispetto al 1940. Su 41.437.411 lire, l'introito maggiore fu determinato dal
calcio (L.32.642.443), seguito dal pugilato(L.2.026.696), dal ciclismo
(L.1.735.330), quindi dal pattinaggio, dal tennis, dall'atletica, dall'ippica.
Nel 1942(legge n.426) il CONI accentro' in se' tutte le funzioni tecniche e
amministrative dello sport, mentre le federazioni, fino ad allora 'facenti
parte' del CONI, diventarono 'suoi organi'.