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TESINA D’ESAME: “LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE” - “Un Processo di Trasformazione Economica che ha cambiato il Mondo”




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TESINA D’ESAME:

“LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE”

“Un Processo di Trasformazione Economica che ha cambiato il Mondo”











Introduzione

Il primo processo di industrializzazione della Storia ha preso luogo nella seconda metà del 1700, prendendo il nome di “Prima Rivoluzione Industriale”. Questo processo non terminò presto, ma, proseguì nel tempo sia nel secolo XIX e nel secolo XX. Nella seconda metà dell’800, però il processo ebbe caratteristiche diverse e molto più complesse di quelle che avevano caratterizzato la prima Rivoluzione. Alla base di questa trasformazione, troviamo la nascita della società di massa e delle classi sociali. Infatti, in questo periodo, soprattutto in Italia, i governi avevano orientato la loro azione politica verso la nazionalizzazione delle masse: questo processo fu fondamentale, perché si creò una nuova società che fosse istruita. Inoltre, si ha la nascita di nuove e importanti “istituzioni” come i Sindacati dei Lavoratori, che, tutelavano gli interessi dei lavoratori stessi, cose che prima non si erano mai viste. Tutto ciò, giovò all’economia Mondiale, infatti, prendendo l’esempio dell’Italia, si nota che “La Questione Meridionale” era stata presa molto in considerazione proprio perché si voleva un Paese che non crescesse a due velocità. In questo percorso illustrerò le caratteristiche della 2° Rivoluzione Industriale esaminandoli, sotto gli aspetti delle diverse materie di studio del mio corso.









STORIA

Avvenimenti e cambiamenti storici avvenuti nel periodo tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, sia in Europa sia nel Mondo.


Le “Società di Massa”

Si definiscono con questo termine le società nelle quali, a partire dai primi decenni del Novecento, si è assistito a un estendersi quantitativo e a un farsi progressivamente indistinto di strati sociali medi e inferiori, che hanno assunto tratti culturali e modelli comportamentali tipici delle masse. La loro affermazione è stata favorita dal forte aumento demografico, dalla concentrazione della popolazione in territori urbano-metropolitani, dalla diffusione della scolarità in strati sociali prima esclusi, dall'accesso universale al voto e dall'estendersi della partecipazione politica, da una produzione industriale standardizzata e alla ricerca di vasti mercati di consumo, dall'avvento infine di sistemi di comunicazione di massa. A giudizio di molti studiosi la società di massa porta quasi inevitabilmente al predominio di ristrette elite e può altresì favorire l'avvento di regimi totalitari. Queste e altre conseguenze si legano strettamente alle possibilità di manipolazione dell'opinione pubblica e politica e dei comportamenti sociali e di consumo, enormemente accresciute dalla disponibilità di sempre più potenti e influenti mezzi di comunicazione, la stampa e la televisione in primo luogo.

La definizione delle classi

Come abbiamo detto, in questo periodo abbiamo la nascita delle classi sociali. Processo che fu studiato da due grandi studiosi come Marx e Bernstein. Marx identificò le classi guardando la posizione che esse occupano nel mondo della produzione capitalistica, individuando così due classi fondamentali:

La Borghesia

Il Proletariato

Bernstein, invece, sosteneva che le classi si dovevano distinguere anche per: il reddito, la posizione sociale e le abitudini di vita. Questi metodi di classificazione, tuttavia, non sono più usate perché si usa individuare le classi e i gruppi sociali in base ai seguenti parametri:

Patrimonio

Educazione

Consumi

Valori

Ideologie.

Le Invenzioni

La Rivoluzione Industriale non coinvolse solamente l’ambito sociale, infatti, in questo periodo le tecnologie subirono un'evoluzione rapida tanto da portare all’invenzione e perfezionamento di nuovi prodotti che migliorarono notevolmente la qualità della vita. Invenzioni che spaziavano nei vari campi: l’automobile cominciava a essere prodotta; il telefono migliorava le telecomunicazioni; nel campo medico abbiamo l’introduzione dell’acido acetilsalicilico (aspirina) che permise di curare rapidamente malattie che nei giorni nostri potrebbero essere banali, ma che all’epoca causavano la morte dei pazienti. Assunse un’importante posizione, anche la scoperta del petrolio come carburante. Infatti, fino a quel momento, esso era stato utilizzato come lubrificante o come fonte d’illuminazione nelle lampade a petrolio. L’utilizzo come carburante, quindi, segnò una svolta nell’economia mondiale: il numero dei pozzi petroliferi aumentò considerevolmente tanto da stabilizzare il prezzo del petrolio stesso a livelli bassi. In questo modo, l’accesso a questo combustibile fossile era alla portata di tutti e, infatti, quest’ultimo diventò la fonte energetica più importante e usata.

Gli Stati Uniti: nuovo protagonista della storia dell’economia mondiale

Questo processo di trasformazione mondiale, accentuò le differenze tra le economie di diversi paesi: infatti, alcune se ne avvantaggiarono in misura larghissima, mentre altre rimasero indietro. Tra i primi ricordiamo anzitutto gli Stati Uniti. Come abbiamo detto la crescita dell’industria era legata all’attività delle aziende petrolifere e alle estrazioni di altri minerali. Gli Stati Uniti possedendo ricchi giacimenti minerari non sentirono la necessità di una politica estera di espansione territoriale. Infatti, loro potenziarono il mercato interno a discapito delle esportazioni che non avevano una funzione decisiva nel promuovere la crescita economica. Ciò spiega che, a livello di esportazioni, gli USA si trovavano indietro, ma questo non significava che la loro non fosse un’economia forte bensì che il mercato interno era capace di assorbire la maggior parte della produzione. Il mercato interno statunitense aveva assunto una struttura molto particolare: esso era composto da consumatori che erano disposti a comprare prodotti fabbricati in serie la cui qualità migliorava grazie ai progressi costanti delle tecniche di produzione. Nacque così la “produzione di massa” che vedeva la fabbricazione dei beni di consumo e strumentali secondo modelli standard e con un’ampia possibilità di scelta tra gli innumerevoli modelli a disposizione, favorendo di conseguenza un netto miglioramento delle condizioni di vita.

Lo sviluppo del capitalismo Statunitense

In poco tempo gli USA divennero il nuovo modello dell’economia capitalistica. Le imprese non furono più gestite dalle famiglie ma da altri soggetti, favorendo così la nascita di grandi colossi industriali sotto la veste giuridica di società per azioni. Assistiamo quindi alla nascita delle prime imprese monopolistiche che disponevano di ingenti capitali, e dei Monopoli che però suscitarono reazioni contrarie. Infatti, furono introdotte nuove imposte che contrastavano il potere dei monopoli. In questo modo lo stato interveniva nell’economia con l’imposizione di tasse sulle attività produttive garantendosi così una fonte di entrata.

La nuova organizzazione del lavoro

Il segreto di questo sviluppo fu la nuova organizzazione del lavoro. Infatti, questa era basata sulla riduzione dei costi. L’esempio tipico di questa nuova organizzazione fu la “catena di montaggio” di Henry Ford, che consentiva la produzione di massa di automobili con costi bassi. Inoltre Ford garantiva ai suoi dipendenti uno stipendio alto consentendo loro così di acquistare l’automobile che negli USA non era più un bene di lusso, ma era accessibile alla maggior parte dei lavoratori. La politica di riduzione dei costi di produzione era diventata la base della crescita economica di un’azienda. Crescita, che in un certo senso era frenata dai sindacati che rivendicavano i diritti dei lavoratori, evitando che essi fossero sfruttati per interessi dell’imprenditore.

La seconda rivoluzione industriale in Europa

In Europa fu soprattutto la Germania a trarre profitto dal processo d’industrializzazione grazie alla rapida crescita della produzione di acciaio per la costruzione delle ferrovie, e grazie alla nascita dell’industria chimica. Sulla crescita del settore metallurgico tedesco inoltre, influirono anche fattori politici come l’annessione delle regioni francesi dell’Alsazia e della Lorena dopo la vittoria della guerra del 1870 contro la Francia stessa. Inoltre, grazie all’intervento dello Stato e delle nuove nate “banche miste” le imprese riuscivano ad ottenere finanziamenti. Le banche miste erano banche che utilizzavano i depositi dei propri clienti per entrare nella costituzione del capitale delle imprese e nella loro gestione con la condivisione degli utili e anche dei rischi. Tra le più grandi banche del momento ricordiamo:

Banca Commerciale Italiana (Comit)

Banque Nationale de Paris et des Pays Bas (Paribas)

Deutsche Bank.













GEOGRAFIA ECONOMICA

In questa sezione vedremo che l’utilizzo del Petrolio ha contribuito allo sviluppo grazie al suo valore economico. Si potrà leggere un cenno al trasporto su rotaia che fu di fondamentale importanza per lo scambio delle merci anche in tempi di guerra, oltre che alla questione dell’inquinamento da petrolio.

Le Fonti non Rinnovabili

Le energie non rinnovabili sono quelle fonti di energia derivate da risorse finite che tendono a esaurirsi sulla scala dei tempi umani, diventando troppo costose o troppo inquinanti per l'ambiente, al contrario di quelle rinnovabili, che sono reintegrate naturalmente in un periodo di tempo relativamente breve. Le fonti non rinnovabili sono oggi quelle più sfruttate dall'umanità perché in grado di produrre le maggiori quantità di energia con impianti tecnologicamente semplici e collaudati. Nella maggior parte dei casi però, le fonti non rinnovabili sono quelle che inquinano di più danneggiando l'ambiente con le scorie o con i gas tossici che sono inevitabilmente prodotti.

Il Petrolio

Il petrolio è il risultato del processo di decomposizione degli organismi animali avvenuto in ere precedenti. Il petrolio ha costituito sin dalla 2° rivoluzione industriale, la principale fonte energetica. Di conseguenza è stato largamente usato in vari settori, dall’autotrazione alla produzione di energia elettrica e così via. Tutti sappiamo che questa risorsa oltre ad inquinare molto, è destinata a esaurirsi in un tempo relativamente breve, si parla di 40-50 anni, ma la tecnologia ci ha sorpreso sempre più: infatti, già trenta anni fa si parlava dell’esaurimento del petrolio in un trentennio però, con il progresso tecnologico e lo sfruttamento di pozzi ritenuti esauriti questo periodo è stato prolungato. Per capire il progresso delle tecniche di estrazione, possiamo partire degli antichi romani che, utilizzavano il petrolio per rivestire la chiglia delle loro navi o per produrre la pece per le torce. I romani, non avevano bisogno di trivellare il terreno per trovare il petrolio, che si trovava a pochissimi metri di profondità a differenza della situazione attuale, nella quale bisogna scavare centinaia e centinaia di metri per trovare l’oro nero. Tutti sono portati a pensare che, esso si trovi in una specie di pozza nel sottosuolo ma non è così: il petrolio si trova in uno strato di roccia permeabile che è avvolta in uno strato di roccia impermeabile. È quindi logico pensare, che per estrarre il petrolio oggi, abbiamo bisogno di grandi e potenti trivelle che siano capaci di penetrare a fondo nel terreno. Come abbiamo detto il petrolio costituisce la principale fonte energetica dei nostri giorni, ma, bisogna anche dire che l’utilizzo eccessivo di questo combustibile ha fatto si che la nostra diventasse una società “drogata di petrolio”. Oggi qualsiasi cosa deriva direttamente o indirettamente dal petrolio: dalla cosa più banale come può esserlo un oggetto di plastica, alle banconote.

Il valore economico e strategico del Petrolio

Il petrolio oltre a essere una fonte energetica costituisce anche un indice di ricchezza di un paese: infatti, coloro che utilizzano molto petrolio sono ritenuti paesi ricchi e industrializzati o meglio “paesi occidentali”. Bisogna però puntualizzare che non tutti i paesi sviluppati hanno sul loro territorio giacimenti di questo prezioso combustibile fossile. Possiamo pensare quindi come l’Italia o altri paesi come il nostro possa essere tra i più ricchi a livello economico del mondo. Riflettendo su questa situazione possiamo attribuire un valore strategico al petrolio. Infatti, molte delle guerre che si stanno combattendo in questo periodo (come in Iraq e in Afghanistan) non hanno come obiettivo quello di portare ordine e sviluppo a quei paesi ma molti eserciti sono lì per garantire ai loro paesi una parte del petrolio che è estratto. Pertanto, tutte le cosiddette “missioni di pace” non sono esattamente definibili così, ma, sono missioni che garantiscono la linfa ai motori economici dei paesi occidentali o in via di sviluppo.

L’inquinamento da Petrolio

Come abbiamo già detto il petrolio ha costituito l’elemento fondamentale dello sviluppo di un paese nella seconda rivoluzione industriale. Dobbiamo anche dire che, l’utilizzo massiccio di questo combustibile fossile, ha accelerato il processo di surriscaldamento del pianeta. Infatti, grazie alla combustione dei suoi derivati, si è sprigionata nell’atmosfera l’anidride carbonica che era stata inglobata dagli animali che decomponendosi hanno formato il petrolio, formando così una vera e propria “cappa” di gas che funge da serra. Questo processo è stato chiamato effetto serra e consiste nel surriscaldamento del globo terrestre, dovuto, al fatto che i raggi solari che sono proiettati dal sole sulla terra non si disperdono, in altre parole, il calore che è emesso dal sole, non si sparge più completamente nello spazio. Tutto ciò, causa un evidente innalzamento della temperatura terrestre causando, come sappiamo, squilibri di livello ambientale come forti piogge in paesi dove non pioveva da molto tempo oppure, siccità nei paesi dove la pioggia era costante. Per esempio, in Puglia, il processo di desertificazione si è accentuato facendo in modo che le terre deserte aumentassero. L’inquinamento non lo registriamo solo a livello di ambiente, bensì, anche sulla salute dell’umanità. Si stanno verificando molto spesso morti, dovute a tumori o cancri. Queste morti, potremmo pensare che derivino solo dallo smog ma non è così: anche il cibo e le bevande sono inquinati e quindi costituiscono anche loro fonte di tumori.

Il trasporto su Rotaia

La ferrovia è nata durante la prima Rivoluzione industriale ed è stato un elemento decisivo del processo di industrializzazione. Il primo tratto fu inaugurato nel 1825 in Gran Bretagna, e nel 1839 in Italia fu realizzato il primo tratto ferroviario che collegava Napoli a Portici. Il trasporto su rotaia non ebbe subito successo, poiché era concepita come mezzo di trasporto elitario, quindi per pochi. Dopo che il sistema ferroviario uscì dalla fase pionieristica, subì un accrescimento senza precedenti; in alcuni paesi le ferrovie ebbero un incremento del 1000%: negli Stati Uniti si passò da 15000 km di linee ferroviarie a più di 150000 km. L'enorme sviluppo del trasporto ferroviario rivoluzionò in breve tempo i commerci e la possibilità di movimento delle popolazioni interessate, divenendo a sua volta un potente elemento di accelerazione e moltiplicazione dello sviluppo economico delle aree raggiunte dal servizio. Inoltre in alcune delle più importanti città Europee e Americane, si ebbe la costruzione delle prime metropolitane, fra le quali quelle di Londra e Parigi, che permetteva di spostarsi facilmente all'interno delle aree urbane, enormemente accresciutesi già dopo la prima rivoluzione industriale. Inoltre, il Treno fu utilizzato anche per trasportare i primi fusti di petrolio che venivano estratti, e quindi garantiva per quanto possibile la fornitura di petrolio. Infatti, all’epoca non erano ancora stati costruiti gli oleodotti e quindi, il treno era l’unico mezzo che permetteva di trasportare in modo “veloce” il petrolio.

TEDESCO

In diese kleine Text mochte ich zusammenfassen die Situation über Umweltverschmutzung.


Umweltverschmutzung

Unsere Welt ist heute voll mit Verschmutzung. Unsere Welt ist nicht mehr unsere schöne Welt. Man kann nicht mehr ruhig leben. Alles ist vergiftet. Das Essen, das Trinken, das Leben sind vergiftet. Ist es normal? Kann man so leben? Kann so unsere Erde noch leben? Wer ist schuldig? Man muss denken: hat der Mann etwas gut gemacht? Oder ist er aufmerksam nur an seinem Interesse? Das ist verrückt, die Menschheit hat sein Haus zerstört! Ein wunderbar Haus mit eine immer mehr schöne Natur: Pflanze, Tiere, Meere, und so weit. Was haben wir jetzt? Nichts. Nur eine Welt voll mit Zement und Eisen. Keine Pflanze. Keine Tiere. Was? Gift. Nur Gift. Die Natur ist jetzt krank: es gibt immer mehr Hurrikane; es gibt Wassermängel; das Essen ist vergiftet auch das Milchpulver für Kinder und kleine Tiere; Pinguinen, Wahlen, Delfinen, verlieren die Orientierung und stranden sich. Die Situation ist sehr dramatisch. Was können wir machen? Haben wir noch Zeit? Muss jemand das bezahlen? Das ist das Problem: Wer soll das bezahlen! Die Unternehmen? Die Weltbürger? Aber, jetzt man kann nicht an das Geld denken, man muss etwas schnell machen um die Situation zu losen. Was denke Ich darüber? Für mich es ist nicht zu spät, aber man kann nicht wieder diskutieren man muss handeln. Die Situation ist kritische! Jetzt sollen die Lösungen zuerst kommen, und dann kann man die Schuldige finden.         













ITALIANO

La rivoluzione industriale nei campi umanistici: il Realismo. Distinguiamo due espressioni di questa nuova corrente letteraria: Naturalismo in Francia e Verismo in Italia.

Il Realismo

Il Realismo si sviluppa nella seconda metà dell'800. I romanzi del Realismo vengono anche chiamati 'borghesi' perché i protagonisti non sono più eroi ma persone comuni con i loro drammi quotidiani. I valori che vogliono rappresentare sono anch'essi 'borghesi': l'individualismo, la lotta per emergere, la potenza del denaro. Gli autori di quell'epoca danno alla letteratura un compito ben preciso: far conoscere il mondo contemporaneo così com'è senza finzioni. Gli scrittori che sviluppano fino in fondo l'esigenza realistica ed elaborano la nuova forma letteraria chiamata naturalismo sono: Gustave Flaubert ed Emile Zola il quale teorizza le regole del romanzo sperimentale, cioè una narrazione oggettiva, impersonale, che lascia la possibilità ai personaggi di esprimersi da soli. In Italia la figura più importante è Giosuè Carducci che con le sue poesie esprime gli ideali del Risorgimento e rivendica una continuità con la tradizione letteraria che guarda alla compostezza e alla misura dei classici. Nella narrativa, invece, gli scrittori veristi si richiamano esplicitamente al Naturalismo francese. Infatti, esprimono una forte esigenza di realismo in modo che l'opera prenda l'aria di un avvenimento reale, 'quasi si fosse fatta da sé' (detto da Luigi Capuana). Carattere distintivo del Verismo italiano rispetto al Naturalismo francese è la presenza di forti caratteri regionali, mancando un'unica lingua nazionale parlata dalle grandi masse contadine, specie nel sud dell’Italia. La figura di maggior spicco nella narrativa italiana dell'epoca è lo scrittore catanese Giovanni Verga.

Giovanni Verga: Le opere principali

Vita dei campi (1880): raccolta di novelle ambientate nella campagna siciliana;

I malavoglia (1881): primo romanzo del ciclo dei vinti; narra la storia di una famiglia di pescatori catanesi;

Novelle Rusticane (1883): raccolta di novelle ambientata in Sicilia nelle quali domina il mito della “roba” e del successo economico;

Mastro- don Gesualdo (1889): secondo romanzo del ciclo dei vinti; racconta il tentativo di un muratore di un ascesa sociale dopo aver lavorato ed essere diventato ricco.

Opere Teatrali:

Cavalleria Rusticana (1884), dalla novella omonima di Vita dei campi;

La Lupa (1896), dall’omonima novella di Vita dei campi;

Dal tuo al mio (1903).



Giovanni Verga: il Pensiero

La vita, secondo Verga è una lotta impari contro il destino, una lotta per la sopravvivenza che dipende dalla collocazione sociale di un individuo e che si conclude sempre con la sconfitta di chi cerca di mutare la propria condizione (I vinti).


Verga e il positivismo

Verga del positivismo condivide il principio darwinista secondo cui la società è dominata dalla lotta per la sopravvivenza. Inoltre, si distacca anche dal positivismo e dai naturalisti francesi perché non crede:

Nel progresso umano;

Nell’evoluzione della società verso un equilibrio che vede ricomposte differenze sociali e ingiustizie

Nell’arte un quanto strumento di denuncia sociale e quindi mezzo di rinnovamento e miglioramento.

Giovanni Verga: “Vita Dei Campi”

È l’opera che segna l’approdo di Verga al verismo. L’autore si cala nel mondo povero e arretrato dei pescatori e dei contadini siciliani. L’innovazione presente in questa raccolta di liriche riguarda il canone naturalistico dell’impersonalità. Infatti, Verga non è più il narratore onnisciente, ma, decide di annullarsi: scompare come autore e affida il racconto dei fatti a un narratore popolare cioè, a una voce che viene dall’interno del gruppo sociale a cui appartengono i protagonisti.

“Rosso Malpelo”

Questo racconto, pubblicato per la prima volta nell’agosto 1878, trae ispirazione dalla questione del lavoro dei bambini nelle “zolfare” siciliane. Questa novella risponde precisamente ai canoni stabiliti dal Verismo: aderenza alla realtà quotidiana degli strati sociali più umili dove si manifestano, le leggi fondamentali della vita. Questa è, infatti, la realtà in cui si muove Rosso Malpelo un mondo in cui regnano miseria e un lavoro disumano, un mondo che rende uguali gli uomini agli animali. I temi presenti nella lirica sono:

Durezza delle condizioni di vita dei minatori

La brutalità nei rapporti umani

La solitudine

La rassegnazione.

Malpelo è uno dei tanti disgraziati costretti a diventare malvagi per sopravvivere, perseguitati dalle avversità del destino e dalla crudeltà degli uomini; ma egli si adegua rabbiosamente alla sua sorte, con la rassegnazione che viene dall’impotenza e dall’avvilimento. Cupo e scontroso con tutti, incapace di ogni tenerezza anche quando è affezionato a qualcuno, cresciuto alla scuola dei calci e delle umiliazioni, non può che ricambiarli anche al suo amico Ranocchio, convinto di fargli il favore di insegnargli a vivere. Nel finale Malpelo dopo la morte dell’amico, non ha nessuna esitazione ad accettare di avventurarsi nel labirinto della cava. I suoi gesti sono lenti e consapevoli, mentre si attrezza di tutto punto come per un rituale di sacrificio. Da questo finale senza risoluzione nasce la dimensione mitica di Malpelo, destinato a suscitare, nella fantasia popolare, incubi di paura.

Giovanni Verga: “Novelle Rusticane”

La raccolta Novelle rusticane, fu pubblicata nel 1883. Le novelle sono ambientate in Sicilia. I temi dominanti sono quelli della “roba” e dell’ascesa sociale, inoltre, la realtà è dominata dalla legge del più forte e dalla logica dell’interesse economico, non più inteso come necessità ma come avidità di ricchezza.

“La Roba”

La “roba” è simbolo di benessere economico, di una ricchezza che non si misura in denaro, ma in pascoli, terre, fattorie, magazzini ricolmi, animali. Mazzarò che con tenacia, sacrificio, abnegazione è riuscito ad accumularne tanta, assume una statura a suo modo eroica, anzi tragicamente eroica. I temi dominanti sono:

Il mito illusorio della ricchezza

La sconfitta esistenziale del personaggio.

Anche Mazzarò come gli altri eroi verghiani cerca di battersi contro la sorte beffarda ma senza una luce di speranza. È un povero uomo senza pace e senza gioia oppresso dalla sua ricchezza che, non suscita invidia. Invece, la sua immagine ci assilla: un uomo senza requie sempre tormentato dalla paura di essere ingannato, frodato, derubato. Mazzarò con la sua aridità di cuore riesce però, ad assumere la posizione di “eroe della rinuncia”, un eroismo che gli serve a conquistare dei beni che in realtà non gli servono a nulla. Lui riesce a capire l’assurdità del suo eroismo solo quando si trova davanti alla morte.








ECONOMIA AZIENDALE

Le aziende industriali: la contabilità gestionale o contabilità interna.


La contabilità Gestionale

Nella gestione aziendale gli interventi economici programmatici e di controllo possono essere effettuati teoricamente sui costi e sui ricavi. Se il risultato economico non è soddisfacente lo si può migliorare aumentando i ricavi o diminuendo i costi. I ricavi sono poco controllabili, cioè manovrabili e programmabili dall’azienda, poiché sono numerose le variabili esterne che intervengono nel conseguimento dei ricavi e che possono sfuggire al controllo dell’impresa. Per controllo dei costi si intende un sistema di rilevazioni contabili e di interventi operativi per definire le aree aziendali in relazione alle quali è possibile ridurre l’ammontare dei costi, nel rispetto agli obiettivi qualitativi, quantitativi e temporali in precedenza programmati. Il controllo dei costi è un momento fondamentale del controllo di gestione e presuppone che l’azienda disponga di un sistema di calcolo e contabilità dei costi: la contabilità gestionale. La contabilità gestionale ha molti scopi:

Valutare la convenienza economica delle decisioni aziendali;

Controllare attraverso i costi l’efficienza della gestione;

Analizzare la redditività di settori dell’azienda;

Fornire alla contabilità generale i dati necessari per la valutazione di prodotti in lavorazione, prodotti finiti, semilavorati.

A seconda del metodo con cui si vuole calcolare il costo di un oggetto, cioè, calcolare i tipi di costi ad esso attribuiti, la contabilità gestionale può essere tenuta:

A costi diretti (direct costing)

A costi pieni (full costing)

La scelta del metodo dipende principalmente dalla complessità dell’organizzazione aziendale, dalle esigenze informative dell’impresa, dalle caratteristiche dell’oggetto di calcolo e dalle tipologie di costi.

La contabilità gestionale a costi diretti

La contabilità gestionale a costi diretti attribuisce all’oggetto di costo sia i costi variabili sia i costi fissi specifici (costi diretti). I costi variabili, come ad esempio i costi per materie prime o costi per manodopera diretta, sono quei costi che aumentano o diminuiscono al variare della produzione. I costi fissi specifici sono i costi sostenuti per una data linea di prodotti per esempio, costi per ammortamenti e manutenzioni dei macchinari utilizzati, quindi, sono costi che non variano al variare della produzione. Questa variante di contabilità gestionale si basa sul calcolo dei margini di contribuzione che si distinguono in margine di contribuzione di primo livello e margine di contribuzione di secondo livello. Il margine di contribuzione di primo livello o margine lordo di contribuzione evidenzia in quale misura le vendite sono in grado di coprire tutti i costi fissi ed è calcolabile nel seguente modo:


Margine di contribuzione di primo livello

 

Ricavi netti di vendita

 

Costo variabile industriale del venduto

 
-

Il margine di contribuzione di secondo livello o margine netto di contribuzione, invece, misura il contributo delle diverse produzioni alla copertura dei costi fissi comuni e generali ed è dato da:


Costi fissi specifici

 

Margine di contribuzione di primo livello

 

Margine di contribuzione di secondo livello

 
-


Il calcolo dei margini di contribuzione costituisce la base su cui fondare le decisioni quando, nell’ambito della capacità produttiva esistente, si deve scegliere, fra più produzioni, quale conviene incrementare.

Vantaggi:

Semplicità

Oggettività

Molto utile nel caso in cui si analizzano i vari segmenti dell’azienda (aree geografiche, canali di distribuzione ecc.)

Svantaggi:

Non è di grande utilità nelle aziende in cui il sistema produttivo, che è molto più complesso, aumenta i costi comuni a discapito dei costi fissi e variabili.

La contabilità gestionale a costi pieni

Attribuisce all’oggetto di calcolo sia i costi variabili sia i costi fissi. Si basa sulla distinzione tra costi diretti e costi indiretti. I costi sostenuti possono infatti essere riferiti all’oggetto di calcolo:

a)     Con imputazione diretta, se si tratta di costi sostenuti specificamente per l’oggetto di cui si vuole determinare il costo; tali costi sono riferiti all’oggetto di calcolo con misurazioni oggettive.

b)     Con imputazione indiretta, se si tratta di costi comuni e generali, o anche di costi specifici che non si ritiene di imputare direttamente. I costi indiretti sono ripartiti tra più oggetti di calcolo con criteri soggettivi che possono basarsi sui volumi (quantità prodotte, quantità di materie prime utilizzate, ore di lavoro impiegate, ecc.) o sulle attività necessarie alla produzione (numero prelievi da magazzino, numero attrezzaggi, numero controlli di qualità, ecc.).

La contabilità a costi pieni imputa dunque all’oggetto di calcolo anche quote di costi comuni e generali consentendo di pervenire a differenti configurazioni di costo.

Una configurazione di costo è un graduale addensamento (stratificazione) di oneri diretti e indiretti riferibili a un determinato oggetto di calcolo. Tale addensamento può comprendere tutti i costi riguardanti l’oggetto (full costing) o può fermarsi a livelli intermedi, ognuno dei quali è caratterizzato dall’inclusione di certi oneri o dall’esclusione di altri.

In una impresa industriale distinguiamo le seguenti configurazioni di costo:

Costo primo: è la somma di tutti i costi specifici imputati direttamente (materie prime, manodopera diretta, altri costi diretti); è utilizzato per fare comparazioni di costi nel tempo;

Costo industriale: è la somma tra il costo primo e le quote di costi generali imputati indirettamente; è utile per la valutazione di prodotti finiti, in corso di lavorazione ecc.;

Costo complessivo: è la somma tra il costo industriale e le quote di costi generali di amministrazione e di vendita, di oneri finanziari e tributari imputati indirettamente; viene utilizzato per calcolare la redditività di singole commesse, singoli settori di attività o di distinte serie di prodotti

Costo economico-tecnico: è ottenibile sommando al costo complessivo le quote di oneri figurativi (stipendio direzionale, interesse di computo, rischio); è la configurazione di Full Cost più completa e viene utilizzato quando si deve scegliere tra alternative che comportano impieghi di capitale per importi e tempi diversi.

Quindi, il metodo del full costing, si occupa di determinare il costo industriale mediante il riparto dei costi comuni industriale (base unica o base multipla) in base al costo primo. Dopo il riparto, si procede alla differenza tra ricavi di vendita e il costo industriale per ottenere il risultato economico lordo che sarà poi diviso per le unità vendute per ottenere quello unitario. In seguito, si raffrontano i vari risultati economici lordi unitari per evidenziare il processo produttivo più redditizio. Il raffronto determinerà quale processo produttivo sarà soggetto all’incremento di produzione.

ABC (activity based costing)

L’activity based costing è anche chiamato full costing avanzato, questo perché, considera ogni attività elementare che genera un costo. Da questo, possiamo capire che questo metodo è molto complesso ed è utilizzato in imprese di grandi dimensioni che sostengono molti costi in ogni processo produttivo. L’abc si basa sull’individuazione dei cosiddetti “cost driver” che variano dai componenti di un prodotto alle ore di manodopera diretta ecc. La somma di questi costi determinerà il costo industriale.

Vantaggi:

a)     Individuazione di ogni attività generatrice di costi

b)    Dimostrazione dettagliata della formazione del costo

Svantaggi:

a)     Richiede un organizzazione molto funzionale dell’azienda

b)    Richiede il sostenimento di oneri abbastanza elevati

c)     Non è applicabile ad imprese di piccole dimensioni.


Diagramma di redditività e break even analysis

Quando risulta possibile distinguere i costi fissi da quelli variabili, l’impresa può ricavare valide informazioni a supporto delle decisioni correnti ricorrendo alla break even analysis. Tutto ciò è possibile mediante la rappresentazione grafica delle funzioni di costo e di ricavo con il diagramma di redditività. Il diagramma di redditività mette in relazione tra di loro:

Costi fissi

Costi variabili

Ricavi di produzione

Volumi di produzione

e consente di determinare a quale grado di sfruttamento della capacità di produzione si ottiene l’equilibrio economico. Questo equilibrio lo abbiamo nell’intersezione tra la retta che rappresenta i costi totali e quella che rappresenta i ricavi totali, e si chiama punto di equilibrio. A sinistra del punto di equilibrio i costi totali superano i ricavi e l’impresa si trova in perdita, viceversa nella parte destra i ricavi sono maggiori dei costi totali e l’impresa si trova in utile. Invece, nel punto di equilibrio i costi e i ricavi sono uguali e l’impresa non è né in perdita né in utile.

Esempio:

La Beta srl produce monitor per personal computer, ha una capacità produttiva di 150000 unità e costi fissi per 1200000 euro. I costi variabili ammontano a 40 euro per unità prodotto che viene venduto al prezzo di 65 euro. Le unità prodotte nel mese di maggio sono 125000.

Abbiamo:

CF = 1200000

CV = cv x q = 40 x q

CT = CF + CV = 1200000 + 40 x q

RT = p x q = 60 x q

Il punto di equilibrio si ha quando RT = CT ed è calcolabile così:

p x q = CF x cv x q da cui q = CF/ p – cv

In questo caso abbiamo q = 1200000/25 = 48000 unità



Quindi:

8125000 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ RT



5000000 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ CT = CF + CV

Punto di Equilibrio Area di utile


Area Di Perdita

1200000 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ CF

0 48000 150000


L’ impresa raggiunge l’equilibrio tra costi e ricavi con la produzione di 48000 unità; per quantità inferiori è in perdita; con quantità superiori consegue un utile..

Il break even point è raggiunto con lo sfruttamento di capacità produttiva pari al 32% ottenuto così:

Volume di equilibrio/capacità produttiva x 100

48000/150000 x 100 = 32%

Limiti

Il diagramma di redditività presenta tre grandi limiti:

È applicabile solo ad aziende di piccole dimensioni: perché, se lo si applica a grandi aziende i costi fissi sarebbero molto più elevati e sarebbe difficile determinarne l’entità rispetto a quelli variabili;

Tiene conto della linea produttiva di un solo prodotto;

Non tiene conto di eventuali scorte di sicurezza o residui di una precedente produzione presenti in magazzino: infatti, nel diagramma di redditività si presume che tutte le quantità prodotte siano state vendute

Conclusioni

Come abbiamo visto, la determinazione di un costo è molto importante ed esistono vari metodi per l’individuazione di quest’ultimo. Metodi che possono essere semplici o complessi e che richiedono valutazioni oggettive o soggettive. Quindi, dalla seconda rivoluzione industriale ad oggi la determinazione del costo ha subito un evoluzione ma, lo scopo delle aziende industriali è rimasto sempre quello di cercare di ridurre i costi finali per ottenere un risultato economico più soddisfacente.














MATEMATICA

Problemi di decisione nelle aziende industriali.


Problemi di decisione

Come abbiamo visto, lo scopo di un’azienda industriale è quello di minimizzare i costi e massimizzare i profitti. Per fare ciò l’impresa si trova davanti a problemi di scelta o decisione: infatti, il processo produttivo può essere “assemblato”in diverse maniere per raggiungere lo scopo prefissato. Si possono presentare, ad esempio, due tipi di metodi di produzione e, l’imprenditore aiutato dal suo gruppo di ricercatori decide in base alle relazioni presentate da questi ultimi, quale delle due possibilità mettere in atto. Quindi, i problemi di decisione sono molto importanti in un’azienda industriale.

Classificazione dei problemi di decisione

Possiamo classificare i problemi di scelta secondo varie caratteristiche. Una prima suddivisione porta a distinguere i problemi di scelta in base al numero delle variabili controllabili, dette variabili di azione: si hanno così problemi di scelta dipendenti da una o più variabili. I valori da attribuire a tali variabili nel discreto (n. operai, n. macchine) o nel continuo (ovvero in intervalli di R).

Un importante classificazione riguarda le condizioni in cui si effettua una scelta, si distinguono infatti:

Problemi di scelta in condizioni di certezza: se i dati e le conseguenze del problema sono determinabili a priori;

Problemi di scelta in condizioni di incertezza; quando alcune grandezze sono variabili aleatorie, la cui distribuzione di probabilità può essere valutata o no;

Problemi di scelta con effetti immediati: se fra il momento della decisione e il momento della realizzazione decorre un tempo breve che non influisce nelle grandezze economiche;

Problemi di scelta con effetti differiti: se occorre tener conto dell’intervallo di tempo che intercorre fra il momento della decisione e le epoche in cui si realizzeranno le conseguenze.

Problemi di scelta in una variabile con funzione obiettivo diversa a tratti: Scelta fra più alternative

Il problema in queste situazione è il seguente: si hanno due o più funzioni (che rappresentano ad esempio procedimenti diversi per fabbricare lo stesso prodotto) e si deve scegliere quale alternativa è la migliore. In generale, entro certi limiti, converrà una alternativa mentre l’altra sarà preferibile entro altri limiti.


Procedimento Risolutivo

Si rappresentano in uno stesso riferimento cartesiano le funzioni economiche delle varie alternative e si determinano eventuali punti di intersezione, detti “Punti di indifferenza” poiché in quei valori di x i corrispondenti valori di y coincidono. Dal grafico inoltre si deduce in quali intervalli è preferibile l’una o l’altra alternativa.

Esempio

Dovendo produrre la quantità x=350 di un certo bene un’impresa può fare ricorso a due diversi impianti:

Il primo implica una spesa fissa di euro 80.000 e una spesa variabile di euro 70 per unità prodotta;

Il secondo implica una spesa fissa di euro 90.000 e una spesa variabile di euro 61 per unità prodotta.

Quale fra i due impianti è più conveniente?


Partiamo stabilendo la produzione che è x=350;

differenziamo le due alternative:

CF = 80000€ cv = 70€ unitaria

CF = 90000€ cv = 61€ unitaria

Individuiamo quindi le funzioni economiche:

70x+80000

C(x)=

61x+90000

Continuiamo individuando il punto di indifferenza, mettendo a sistema le funzioni:

70x+80000

61x+90000

Da cui otteniamo:

70x+80000=61x+90000 da cui 70x-61x=90000-80000, 9x=10000, x=1111,1periodico

Sostituiamo il valore trovato di x per ottenere il relativo valore di C

C(1111,1)= 70(1111,1)+80000= 157777,7periodico

Quindi abbiamo: P(1111,1; 157777,7) Punto di indifferenza

Procediamo con la rappresentazione grafica delle funzioni:

C(x)                             A

P                                 B




350 1111,1 x


I valori di partenza delle rette sono i costi fissi ottenuti sostituendo 0 alla x nelle due funzioni economiche.

Conclusioni

osservando il grafico possiamo dedurre che:

Per x=350 conviene l’alternativa A

Per x<350 conviene l’alternativa A

Per x=1111,1 conviene A o B

Per x<1111,1 conviene l’alternativa A

Per x>1111,1 conviene l’alternativa B

Osservazioni

Dobbiamo dire però, che le conclusioni che vanno da 350 in poi non ci interessano perché l’azienda produce solo 350 unità del bene.



SCIENZA DELLE FINANZE

Il ruolo dello Stato nell’Economia.


Lo Stato e l’Economia

Vediamo nel dettaglio come lo Stato interviene nell’economia.

Gli effetti economici e sociali della spesa pubblica

Al fine di soddisfare i bisogni collettivi, lo Stato e gli enti pubblici producono beni e servizi, affrontando ovviamente un costo. Le spese costituiscono l’insieme delle erogazioni in denaro eseguite dagli enti pubblici per la produzione dei beni e dei servizi necessari al soddisfacimento dei bisogni della collettività. La somma totale delle spese pubbliche si chiama fabbisogno finanziario.

Obiettivi della spesa pubblica

Dalla definizione data si rilevano molteplici fini che la spesa pubblica mira a realizzare e che possono così sintetizzarsi:

La produzione e la conduzione di pubblici servizi essenziali alla vita della comunità;

La stabilizzazione e lo sviluppo del reddito dei singoli e delle imprese;

Una redistribuzione più equa del reddito per migliorare il benessere generale.

Presupposti economici delle spese pubbliche

I presupposti economici che giustificano le spese pubbliche sono:

La generalità del bisogno: la spesa pubblica, infatti, deve soddisfare un bisogno pubblico quanto più generalizzato possibile;

La convenienza e l’opportunità di essa: occorre scegliere la quantità dei mezzi più idonei a realizzare il pubblico bisogno;

La proporzione fra la spesa sostenuta e il servizio offerto ai cittadini.

Poiché comporta un’erogazione di ricchezza pubblica, la spesa pubblica è caratterizzata da due principi fondamentali, l’uno giuridico ossia la legittimità, e l’altro economico ossia la proficuità.

Il primo principio implica che la spesa deve essere giustificata dall’interesse pubblico, deve essere cioè, motivata oltre che rivestire la forma richiesta dall’ordinamento. Quest’ultimo elemento impone che ogni momento del procedimento di spesa, sia che riguardi la formazione, sia che si riferisca all’esecuzione di essa, debba essere formalizzato con un atto amministrativo, secondo quanto la legge stabilisce.

Il principio della proficuità richiede invece un giudizio di razionalità economica in termini di costi e utilità acquisita, ed è valutabile in termini di efficienza, sulla base cioè di una corretta analisi dei processi produttivi al fine di massimizzare i benefici e di minimizzare i costi.

La redistribuzione del reddito nazionale

La spesa pubblica costituisce uno degli strumenti attraverso i quali si può conseguire l'obiettivo della redistribuzione del reddito nazionale.

Le misure, che consentono una più equa ripartizione dei redditi, possono consistere in:

vincoli posti al mercato (es.: imposizione dei salari minimi, blocco dei fitti);

movimenti finanziari che si concretano in prelievi e spese (sussidi a classi meno abbienti, imposte progressive).

La redistribuzione può manifestarsi:

contraendo il reddito delle categorie che si vogliono ridimensionare (attraverso imposizioni fiscali più gravose, l'aumento dei prezzi di dati beni),

aumentando il reddito reale delle categorie che si vogliono avvantaggiare (attraverso sussidi, diminuzione di alcuni prezzi al consumo, sgravi fiscali, servizi pubblici gratuiti.)


Le direzioni verso cui può orientarsi la distribuzione sono molteplici:

1. può riferirsi alla ripartizione personale del reddito, per garantire a tutti un tenore di vita accettabile evitando grosse concentrazioni di ricchezza nelle mani di poche persone e situazioni diffuse di povertà.

2. può riferirsi alla ripartizione funzionale del reddito nazionale, modificando la concentrazione dei redditi fra i diversi percettori (es. si vogliono favorire i redditi da lavoro rispetto ai redditi da capitale che, per questo motivo, sono tassati in maniera più gravosa);

3. può riferirsi alla ripartizione territoriale o settoriale del reddito nazionale.

a) Territoriale: per evitare la disparità fra zone sviluppate e zone depresse (nord zone di pianura e zone di montagna, ecc);

b) Settoriale: per evitare che la produzione, l’investimento e il lavoro in un settore (agricoltura, industria) siano privilegiati rispetto a un altro.

L’aumento della spesa pubblica

In tutti i paesi del mondo la spesa pubblica si è enormemente accresciuta. Sono, ovviamente, aumentate anche le entrate pubbliche data la stretta connessione fra queste grandezze. Le spese, tuttavia, sono aumentate in misura ben maggiore delle entrate, generando così notevoli deficit di bilancio con il conseguente accumulo di ingente debito pubblico.

Le ragioni che spiegano l’aumento della spesa pubblica sono abitualmente classificate in due gruppi:

il primo comprende le cause apparenti, così dette perché lasciano inalterato il rapporto tra spesa pubblica e reddito nazionale, il secondo gruppo comprende invece le cause reali, quelle che determinano un aumento della quota della spesa pubblica sul reddito nazionale.


Cause apparenti più importanti sono:

l’inflazione che determina un aumento dei prezzi, e quindi anche della spesa pubblica, pur restando inalterata la sfera di attività statale;

l’aumento della popolazione, che implica maggiori spese per lo Stato per il soddisfacimento dei bisogni pubblici.


Cause reali più importanti sono:

l’affermarsi dei regimi parlamentari, che ha fatto cessare le ragioni di diffidenza delle assemblee rappresentative verso il Governo, spingendo le Camere ad assumere sempre maggiori impegni di spesa;

l’accresciuto ruolo della burocrazia, che cerca di ampliare il proprio potere facendo leva sulle sue competenze tecniche sino a condizionare la volontà dei politici cui competono le decisioni finali;

l’attuazione di politiche redistributive, che determina un aumento della spesa pubblica per interventi a favore dei cittadini meno abbienti;

l’intervento pubblico nell’economia, notevolmente aumentato negli ultimi decenni al fine di garantire la stabilità economica e la piena occupazione.

Osservando il continuo accrescersi nel tempo delle spese del settore pubblico, il Tedesco A. Wagner è giunto a formulare una legge empirica (cosiddetta legge di Wagner). In ogni sistema economico le spese pubbliche crescono ad un ritmo superiore all’incremento del reddito nazionale:

l’aumento del reddito che accresce i consumi privati e quindi impone allo stato di offrire nuovi servizi;

l’affermazione della famiglia nucleare che rende necessario l’intervento pubblico per creare strutture assistenziali (per esempio ricoveri per anziani). In precedenza quando la famiglia era patriarcale, molte di queste funzioni erano invece eseguite dalla famiglia allargata senza costi per lo Stato.


DIRITTO

Lo Stato assistenziale o Welfare State. Il diritto al lavoro nei principi fondamentali della Costituzione Italiana.


Definizione

Lo Stato sociale o Stato assistenziale, conosciuto anche come welfare state (stato di benessere tradotto letteralmente dall'inglese), è un sistema di norme con il quale lo Stato cerca di eliminare le diseguaglianze sociali ed economiche fra i cittadini, aiutando in particolar modo i ceti meno abbienti.

Lo Stato sociale è un sistema che si propone di fornire servizi e garantire diritti considerati essenziali per un tenore di vita accettabile:

Assistenza sanitaria.

Pubblica istruzione.

Indennità di disoccupazione, sussidi familiari, in caso di accertato stato di povertà o bisogno.

Accesso alle risorse culturali (biblioteche, musei, tempo libero).

Assistenza d'invalidità e di vecchiaia.

Difesa dell'ambiente naturale.

Questi servizi gravano sui conti pubblici in quanto richiedono ingenti risorse finanziarie, le quali provengono in buona parte dal prelievo fiscale che ha, nei Paesi democratici, un sistema di tassazione progressivo in cui l'imposta cresce al crescere del reddito.

Percorso Storico

Lo Stato sociale nacque e si consolidò in Occidente durante il XIX e il XX secolo, di pari passo con la storia della civiltà industriale. La sua evoluzione può essere suddivisa in tre fasi successive. Una prima, elementare, forma di Stato sociale fu introdotta nel 1601 in Inghilterra con la promulgazione delle leggi sui poveri (Poor Law). Queste leggi prevedevano assistenza per i poveri nel caso in cui le famiglie non fossero in grado di provvedervi e, prendevano le mosse da considerazioni secondo cui riducendo il tasso di povertà, si riducevano i fenomeni negativi connessi come la criminalità. La seconda fase, opera di monarchie costituzionali conservatrici o di pensatori liberali, si riconduce alla prima rivoluzione industriale e alla legislazione inglese del 1834 (l’estensione al continente europeo avvenne solo nel periodo tra il 1885 e il 1915). Anche in questo caso le forme assistenziali sono da ritenersi individuali e da intendersi rivolte unicamente agli appartenenti ad una classe sociale svantaggiata (minori, orfani, poveri ecc.) e in questo contesto nacquero le prime assicurazioni sociali che garantivano i lavoratori nei confronti di incidenti sul lavoro, malattie e vecchiaia; in un primo momento queste erano su base volontaria, in seguito però divennero obbligatorie per tutti i lavoratori. Le motivazioni della svolta in questa fase furono la ricerca della pace sociale conciliando le rivendicazioni di maggior protezione da parte dei lavoratori proletari (di ceti medi possiamo parlare solo a partire dalla seconda rivoluzione industriale) e dalla richiesta di una manodopera a minor costo possibile da parte degli industriali. Sempre in Inghilterra, fu compiuto un ulteriore passo avanti con l'istituzione delle workhouse, case di lavoro e accoglienza che si proponevano di combattere la disoccupazione e di tenere, così, basso il costo della manodopera. Tuttavia queste si trasformarono di fatto in luoghi di detenzione forzata; la permanenza in questi centri pubblici equivaleva alla perdita dei diritti civili e politici in cambio del ricevimento dell'assistenza governativa. Nel 1883 nacque, questa volta in Germania, l'assicurazione sociale, introdotta dal cancelliere Otto von Bismarck per favorire la riduzione della mortalità e degli infortuni nei luoghi di lavoro e per istituire una prima forma di previdenza sociale. Secondo alcuni studiosi fu proprio il 'capitale' a spingere per i versamenti obbligatori dei propri operai, al fine di non doversi più accollare per intero il costo della sicurezza sociale dei lavoratori. La terza fase ha inizio nel dopoguerra. Il 1942 fu l'anno in cui, sempre nel Regno Unito, la sicurezza sociale compì un decisivo passo avanti grazie al cosiddetto Rapporto Beveridge, stilato dall'economista William Beveridge, che introdusse e definì i concetti di sanità pubblica e pensione sociale per i cittadini. Tali proposte furono attuate dal laburista Clement Attlee, divenuto Primo Ministro nel 1945. Fu la Svezia nel 1948 il primo paese ad introdurre la pensione popolare fondata sul diritto di nascita. Il welfare divenne così universale ed eguagliò i diritti civili e politici acquisiti, appunto, alla nascita. Nello stesso periodo l'economia conobbe una crescita esponenziale del PIL mentre il neonato Stato sociale era alla base dell'incremento della spesa pubblica. La situazione, a grandi linee, riuscì a mantenersi in sostanziale equilibrio per qualche decennio. Infatti, nel periodo che va dagli anni cinquanta fino agli anni ottanta e anni novanta la spesa pubblica crebbe notevolmente, specialmente nei Paesi che adottarono una forma di welfare universale, ma la situazione rimase tutto sommato sotto controllo grazie alla contemporanea sostenuta crescita del Prodotto interno lordo generalmente diffusa. Tuttavia negli anni ottanta e novanta i sistemi di welfare entrarono in crisi per ragioni economiche, politiche, sociali e culturali al punto che oggi si parla di una vera e propria crisi del Welfare State.

Diritto al lavoro

Come abbiamo visto lo Stato Sociale è stata un’importante evoluzione che, ha garantito la riduzione delle disuguaglianze tra i ceti sociali. Anche la nostra Costituzione cerca di ridurre le differenze tra “ricchi” e “poveri”: molto importante è la tutela del diritto al lavoro che è citato nei principi fondamentali (artt. 1-12) agli articoli 1 e 4.

Art. 1

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.'

'La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Il lavoro è la base della nostra costituzione: infatti, il primo articolo e il primo comma, riportano che il lavoro è un fondamento della nostra Repubblica. Questo articolo subisce l'influenza di un’ideologia socialista e comunista che volevano il riconoscimento del lavoro come valore primario.



Art. 4

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.'

'Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

Nel primo comma, lo stato riconosce ai “cittadini” il diritto al lavoro. Possiamo capire quindi che questo è un diritto limitato chi possiede la cittadinanza italiana. Inoltre, è citato che, lo Stato “promuove le condizioni che rendano effettivo questo dirittoattraverso i concorsi pubblici e gli uffici di collocamento. Lo Stato s’impegna a garantire ai suoi cittadini un lavoro secondo le loro possibilità che permetta di avere un sostentamento sufficiente che lo renda autonomo.

Nel secondo comma, si enuncia il dovere di svolgere attività che promuovano la società. Il progresso spirituale della società è dato da professioni in ambito culturale e scientifico.

























Considerazioni Personali


Da ciò che abbiamo letto, il secondo processo di industrializzazione è stato un grande passo verso un mondo “migliore”. Nuove tecnologie, economie più floride, diminuzione delle differenze sociali, tutte cose che hanno giovato allo sviluppo dell’umanità e soprattutto al miglioramento del tenore di vita. Tutto ciò potrebbe far pensare che, questo processo abbia portato qualcosa di completamente positivo. Ebbene no, perché tutti questi vantaggi hanno portato anche delle negatività: infatti, basta pensare all’inquinamento problema che affligge il nostro pianeta che rischia di andare incontro alla fine molto prima di quanto stabilito. Allora dobbiamo pensare che l’uomo ha sì l’intenzione di portare innovazione, progresso, sviluppo ma in fondo pensa sempre ai propri interessi. Pensiamo al fatto che non tutti i paesi del mondo hanno usufruito della ventata d’innovazione della seconda rivoluzione industriale: Africa, Asia e Sud America restano arenati nell’arretratezza delle loro economie. Questo spiega il perché l’uomo non è sempre disposto ad aiutare gli altri senza trarre vantaggio da ciò: oramai la nostra società è “attaccata” spaventosamente al denaro e al profitto senza pensare ai problemi che questi portano dietro. Un mondo “migliore” non lo potremo mai avere se non smettiamo di pensare al guadagno.










Bibliografia e Sito grafia:

Libri

Entriamo in Azienda 3 Edizioni Tramontana Autori: Astolfi, Barale & Ricci.

Gaot 3 Edizioni La Nuova Italia Autori: Marta Sambugar, Gabriella Salà

La Storia Edizioni Zanichelli Autore: Aurelio Lepre.


Siti Internet

www.wikipedia.org

https://skuola.tiscali.it/

www.studenti.it

https://www.atuttascuola.it

https://inftube.com



Scarica gratis TESINA D’ESAME: “LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE” - “Un Processo di Trasformazione Economica che ha cambiato il Mondo”
Appunti su: banche miste e monopoli cause seconda rivoluzione industriale, trasformazione di una funzione tesina, la nascita del romanzo durante la rivoluzione industriale, il realismo di verga rispetto alla questione meridionale, processo di trasformazione economicache ha cambiato il mondo,



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