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Appunti scientifiche |
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Gli anni tra la fine dell'Ottocento dall'inizio del Novecento furono caratterizzati da una grande riforma sociale.
Infatti, si andavano delineando dei nuovi metodi scientifici che rivoluzioneranno le tecniche di produzione, mentre la scienza e la produzione s'integravano grazie alla mediazione sempre più importante della tecnologia.
Le fabbriche divennero dei modelli di razionalità parcellizzata, luoghi nei quali gli operai ripetevano gli stessi gesti, in vista di un'ottimale realizzazione degli obiettivi di produzione.
L'enorme incremento di produttività così ottenuto consentì la diffusione di un crescente quantitativo di beni e la formazione di un mercato di massa.
La borghesia industriale sviluppò gusti e sensibilità sempre più lontane dalle forme tradizionali.
Le arti tradizionali, e soprattutto la pittura, si confrontarono con i nuovi orizzonti aperti dalla tecnologia, mentre si formarono le prime avanguardie artistiche, che intendevano rinnovare i modi, il ruolo, le tecniche delle forme espressive.
Un momento molto rilevante di questa svolta è rappresentato dalle "Esposizioni universali", manifestazioni organizzate nelle maggiori capitali occidentali alle quali il pubblico di massa accorreva per ammirare le meraviglie del progresso tecnico: famosa quella di Parigi nel 1900.
Gli effetti negativi della crescita dell'industria sull'ambiente, colpirono a diversi livelli la mentalità degli uomini del tempo, segnando una profonda differenza con le epoche precedenti.
Nell'età preindustriale, infatti, i disagi ambientali erano immodificabili, e le catastrofi naturali erano considerate come l'effetto di una forza il cui corso non poteva essere frenato o deviato dall'uomo.
Ora, invece, si cominciava a scorgere la possibilità che un più efficace intervento umano fosse in grado, attraverso gli avanzamenti della tecnica, di eliminare gli errori e le storture dei prodotti dallo stesso progresso.
Infatti, perfezionando le tecniche lavorative, grazie anche all'avvento della rivoluzione industriale
L'industria, ha disintegrato quelle attività che precedentemente si svolgevano in casa, così che il polo d'attrazione, per chi era rimasto senza lavoro e per quei contadini che non erano riusciti a sostenere la concorrenza dei grandi proletari terrieri, era quello di fornirsi di ben altri mezzi economici e meccanici per far sfruttare la terra.
Si ebbe così un grande spostamento dalle campagne al centro industriale.
Verso la metà del IX secolo Londra contava circa tre milioni d'abitanti, all'inizio del '900, sei milioni e mezzo.
A questo punto, la città dilatatasi in modo eccessivo per accogliere tante persone, vide da una parte la formazione di quartieri operai, sorti disordinatamente attorno alle fabbriche, dall'altra riversò i propri luoghi migliori, in quanto ad organizzazione, igiene, strutture varie, alla nuova classe dirigente.
Nacque così la divisione tipica della città industriale del '800 e del '900: accanto ad un centro riservato alle attività commerciali e finanziarie, si sviluppano i quartieri operai sorti in prossimità delle zone industriali, sovraffollati, sporchi, e i quartieri residenziali, privilegiati perché puliti, ordinati, forniti di costruzioni eleganti e di luoghi di ritrovo adatti a sviluppare rapporti umani e scambi culturali.
L'era della macchina, modificando violentemente alcune condizioni secolari, le ha portate al caos.
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