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Saggio breve: i progressi nel novecento
Spesso non ci si pensa, ma quello che noi oggi consideriamo la "normalità", anche solo un secolo fa sarebbe sicuramente stato visto come qualcosa di straordinario.
Pensiamo al computer, al telefono cellulare, alle conquiste spaziali fatte, che ormai fanno parte del quotidiano, ma che viste con gli occhi di una persona del 1800, avrebbero destato incredulità e stupore.
Scoperte e invenzioni, nate magari dal caso o perché no dall'errore, le quali sono state in grado di cambiare in meglio la nostra vita.
Tante sono state le menti che avevano anche solo idealizzato certi passi avanti nella ricerca tecnica e scientifica (basti pensare a Leonardo da Vinci e ai suoi progetti, soprattutto quelli inerenti al volo); un'ideologia questa tra l'altro, che si rispecchiò anche nella letteratura del XIX secolo, che a tal proposito venne definita "futurista" e che ebbe il suo maggior esponente nella figura di Jules Verne. Altrettanti però, erano coloro che sin dall'inizio sfatavano la possibilità di un progresso tecnico.
Molto spesso, coloro che rinnegavano la possibilità di progettare e ottenere nuove invenzioni, erano i creatori delle stesse.
Basti pensare ad esempio a Von Neumann, matematico famoso per aver partecipato alla creazione del computer; lui che neanche lontanamente aveva pensato alla diffusione si massa della sua invenzione, si meraviglierebbe nel sapere che, almeno nei paesi più ricchi, al giorno d'oggi, tutte le famiglie ne posseggono uno.
Da notare che, probabilmente non avrebbe neppure immaginato che le dimensioni dell'elaboratore si sarebbero ridotte notevolmente rispetto a quelle iniziali. Non tutti lo sanno, ma i primi computer occupavano spazi molto ampi, addirittura riempivano stanze intere, e al contrario nel presente un elaboratore elettronico occupa praticamente il posto di una scrivania (e assieme a esso, il monitor e gli altri accessori collegati).
Chi lo sa se poi in un futuro, le misure si ridurranno ulteriormente, tali da occupare spazi infinitamente piccoli. Non è una possibilità da escludere, anche perché guardandoci indietro si è potuto vedere come tutto, o quasi sia possibile all'intelligenza umana.
Proprio l'uomo, che in questi anni ha saputo sfruttare al meglio le risorse di cui disponeva, comincia ad avere dei dubbi.
Ci si chiede spesso se non sia dannoso cominciare a "automatizzare" la nostra vita grazie all'ausilio delle macchine e dei robot; e ci si domanda se un giorno, riuscendo a dotare quest'ultimi di un'intelligenza simile se non uguale a quella degli esseri umani, non si vada incontro al rischio che essi prendano il sopravvento su di noi, ponendoci magari in condizione di schiavitù, anche solo psicologica.
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