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La moneta




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La moneta


Nell'ambito archeologico la moneta ha avuto sempre un ruolo importante. Infatti grazie a ritrovamenti di monete antiche spesso si è riusciti a ricostruire avvenimenti politici, situazioni sociali di un tempo e spesso è servita anche ad individuare luoghi archeologici importanti. Da sempre la moneta ci ha aiutati a ricostruire la storia dei popoli che l'hanno usata e scambiata. Molto importante lo è stata sopratutto nell'ambito greco e latino, infatti fu in quel tempo che essa iniziò a diventare sempre più importante per l'economia.


I metalli preziosi


Capi di bestiame, pellicce, sale ecc. in passato furono efficaci mezzi di pagamento. Ma con il passare del tempo essi si rivelarono non troppo efficienti, soprattutto a causa della loro scomoda trasportabilità o deperibilità o indivisibilità (le pellicce e i capi di bestiame vivi non potevano essere divisi in piccole parti per effettuare modesti pagamenti!; il sale, in presenza di umidità, perdeva le proprie qualità e così via). Si rese allora necessario individuare alcuni beni che consentissero di superare questi inconvenienti: la soluzione del problema fu rappresentata dai metalli rari (in particolare oro e argento), che presentano infatti le seguenti caratteristiche:


1. elevato valore intrinseco;


2. facile trasportabilità (dato che i metalli rari hanno un elevato valore intrinseco, ne bastano piccole quantità per effettuare pagamenti anche cospicui);


3. scarsa o nulla deperibilità nel tempo;


4. divisibilità (con procedimenti di fusione è possibile da un lingotto d'oro di 100 grammi ottenerne due del peso di 50 grammi ciascuno, senza che il valore totale delle due parti diminuisca, il che, come si è già rilevato, non sarebbe possibile nel caso di altre monete-merce quali pellicce, pugnali, capi di bestiame, ecc.);


5. omogeneità (l'oro, ovunque venga estratto, presenta le stesse caratteristiche chimiche e fisiche).


I primi a usare metalli preziosi come mezzo di pagamento furono i sumeri. Per un certo periodo il metallo prezioso utilizzato come mezzo di pagamento venne pesato e la sua qualità 'saggiata' (cioè verificata, anche se con sistemi rudimentali) in occasione di ogni scambio. I babilonesi, ad esempio, utilizzavano un caratteristico peso a forma d'anatra. Questa scomoda pratica fu però abbandonata grazie all'introduzione, presso molti popoli, del sistema della coniazione, consistente nella fabbricazione di monete metalliche sulle cui facce venivano impressi segni distintivi e immagini (la parola deriva dal termine latino cuneus 'cuneo') che ne attestavano il titolo, cioè la percentuale di metallo fino contenuta nella lega di cui le monete erano costituite, e il peso. Nel caso di una moneta d'oro il titolo 800/1000 significava che la moneta conteneva 1'80% di oro puro e il 20% di un altro metallo, nella fattispecie il rame (I'uso di aggiungere metalli non nobili a quelli preziosi era legato all'esigenza di rendere la moneta più resistente all'usura). I più antichi casi conosciuti di coniazione risalgono al periodo intorno al 600 a.C., ma gli esperti ritengono che in alcune civiltà monete metalliche circolassero gia molti secoli prima. L'uso della coniazione fu presto imitato da greci, persiani ed egiziani interessando poi rapidamente un numero sempre maggiore di paesi. Nei paesi occidentali i sistemi di tipo metallico (basati cioè sulla centralità del metallo prezioso come mezzo di pagamento e misura dei valori) rimasero in vigore fino agli anni venti. In una fase iniziale anche ai privati fu liberamente concesso il potere di 'battere' (cioè coniare) moneta ma con il tempo esso divenne esclusiva prerogativa dei sovrani (che, talvolta, rinunciando a esercitarlo direttamente e dietro pagamento di adeguati diritti, lo affidarono in concessione). Ai privati era comunque concessa la cosiddetta libertà di coniazione: ogni suddito poteva cioè consegnare alla zecca il metallo posseduto e, dietro pagamento di un 'diritto di monetaggio', farlo trasformare in moneta. Spesso i sovrani, grazie a questo meccanismo, accumularono discrete fortune, adottando la pratica del signoraggio: essa consisteva nello stabilire per una data moneta un valore di scambio superiore al suo valore intrinseco, mescolando all'oro o all'argento consistenti quantità di altri metalli di minor pregio quali nichel, zinco, piombo ecc. e trattenendo per sè la parte eccedente di metallo prezioso.


LA FABBRICA DELLE MERAVIGLIE


La storia della coniazione delle monete inizia con un anonimo artigiano della Lidia nel 600 a.C. Da allora le officine forgeranno l'identità dello stato e la sua credibilità economica insieme a tondelli e lingotti. Pesanti o leggeri, di semplice rame o di oro lucente, questi pezzetti di metallo si avviano a divenire garanzia di solvibilità. La tecnica messa a punto allora fu tanto semplice e geniale che, nonostante i suoi inconvenienti, è rimasta in uso fino all'età moderna senza sostanziali cambiamenti. Il procedimento era costituito da due fasi: nella prima con la fusione si preparavano pezzetti o lastrine di metallo; la seconda consisteva nel piazzare il tondello fra due matrici su cui erano incisi i disegni, e nello stampare questi ultimi su di esso a forza di mazza o di martello. Grande cura veniva data alla preparazione delle matrici, dette anche coni  o stampi: ottenute col bronzo indurito con lo stagno, una volta incise venivano temprate. Durante la fase di stampa i coni venivano posti sopra e sotto il tondello. Quello inferiore, detto conio diritto era di gran lunga il più importante perché dava origine al lato nobile della moneta; lavorandolo accuratamente di lima, l'artista ne incideva col bulino la figura. Al termine ne risultava una piccola incudine che veniva ancorata a un blocco di legno 0 di metallo. 11 conio superiore, chiamato rovescio, aveva una duplice funzione: spingere il metallo del tondello entro il disegno ricavato dal conio diritto, e scoprire nel contempo l'interno per mostrare che era di metallo buono. 11 suo era un ruolo di vera cenerentola, tanto che nei primi due secoli fu sostituito da un punzone quadrato. La rivoluzione tecnica che segna il passaggio a una fase di lavorazione 'moderna' è avvenuta in Tracia nel III secolo a.C. quando le dracme d'argento vennero coniate schiacciandole fra due matrici, non piu punzonandole da un conio all'altro.


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