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Industria e capitale nell'opera di Volponi
(Urbino, 1924 - Ancona, 1994)
Grande narratore e notevolissimo poeta, è una figura anomala di letterato italiano, l' unico che abbia avuto un esperienza di lavoro, lunga e continuata, all' interno del mondo industriale, dapprima alla Olivetti di Ivrea, poi alla Fiat di Torino, come responsabile dei rapporti fra fabbrica e città. Allontanato dalla Fiat per le sue dichiarazioni politiche e a favore del PCI, Volponi è stato eletto senatore nelle liste di questo partito dal 1983 e poi ha aderito a riformazione comunista ed è stato fra i redattori della rivista "ALFABETA".
Opere di Paolo Volponi
Memoriale;
Corporale;
Il pianeta irritabile;
Le mosche del capitale;
Il leone e la volpe.
Dopo una prova meno riuscita, il lancio del Giavellotto (1981), ambientata negli anni del Fascismo, Volponi scrive le Mosche del capitale, probabilmente il maggior romanzo degli anni '80 (uscì nel 1989), facendo poi seguire da un' opera giovanile, composta negli anni '50 e rimasta allora inedita, la strada per Roma (1991). Il primo romanzo pubblicato, il Memoriale e l' ultimo scritto Le Mosche del capitale, sono caratterizzati dalla tematica industriale. Ma la fabbrica negli anni '80 non è più quella di vent' anni prima: è più un ufficio che una fabbrica, e vi dominano il computer e una produzione smaterializzata.
Memoriale
Nel primo romanzo di Volponi, Memoriale, il protagonista è un contadino reduce dalla guerra e dalla prigionia, che trova lavoro come operaio. La storia è narrata da lui stesso in prima persona. La fabbrica gli appare all' inizio un modello di organizzazione e sembra confermare le sue aspettative, ingigantite da una sensibilità paranoica. Poi però la situazione peggiora rapidamente. Quando si ammala di tubercolosi, immagina una congiura dei medici contro di lui e rifiuta di curarsi. Da qui in avanti alterna momenti di lavoro ad altri di riposo a casa. Dopo dieci anni viene licenziato per aver fatto propaganda a uno sciopero.
I cardini sui quali ruota il romanzo sono il mondo del lavoro e l' alienazione nella società neocapitalistica. I temi principali sono:
il tema dei "Mali" di Albino, mali fisici e sofferenze dell' anima, maturati durante la prigionia: assopiti per qualche tempo, ma tornano a manifestarsi alcuni mesi dopo il ritorno a casa del protagonista.
Strettamente legato al tema della salute è quello del lavoro: Albino si aspetta molto dal lavoro, per lui lavorare può significare trovare un modo per combattere malattie e i suoi disaggi. Ma a lungo andare questo sarà per lui devastante: il mondo della fabbrica si rivolterà contro di lui, e non farà che acuire i suoi mali, ed egli arriverà a rimpiangere la vita dei campi.
La storia si svolge tra il 1946 e il 1956, anni in cui l' Italia attraversa il periodo della "grande trasformazione" caratterizzato dal passaggio dall' economia tradizionale, prevalentemente agricola, alla moderna società industriale.
Il personaggio narrante, prigioniero in Germania nell' ultima fase della seconda guerra mondiale, vittima in prigionia malato di tubercolosi e anche in solitudine, quando viene assunto da una grande fabbrica del Nord, si illude di poter cambiare vita e finalmente guarire da tutti i suoi mali. Ma l' ingresso al mondo del lavoro si rivela ben presto un guaio peggiore della disoccupazione e da questo momento l' esistenza di Albino Saluggia si complica diventando un nodo di follia.
La vicenda si svolge quasi sempre nel Canavese dove vive il protagonista, Albino, mentre in altri momenti la scena si sposta nei Senatori della Valle d' Aosta e della Lombardia, in cui egli viene ospitato per curare i suoi "mali". L' ambiente che prevale è quello della fabbrica, luogo dove regnano ordine, organizzazione,pulizia e gli operai dannati sono tormentati dai loro capireparto. È quest' immagine che fa rendere la fabbrica un luogo diabolico. In esso il capitale, acquista un "volto umano", che lo rende tanto pericoloso di porlo al di sopra delle critiche e lo mette sotto il sistema industriale che lo sa mascherare, contro la dignità dell' uomo. La nuova fabbrica sconvolge la vita degli operai alienandoli da loro stessi e privandoli di ogni individualità.
Quando Albino è in città pensa sempre alla campagna a cui è tanto legato.
Il personaggio principale, Albino, è colui su cui ruota tutta la storia. Legato strettamente ad una mentalità tradizionale, dapprima cerca fortuna nella società industriale ma poi si rifugia nei valori in cui crede. La sua posizione sociale non è delle più favorite, anzi gli altri personaggi hanno poca considerazione di lui e per lo più si prendono gioco della sua buona fede; il suo peggior nemico è il dottor Tortora, medico della fabbrica che insieme a Bompiero effettua visite periodiche agli operai che Albino vive come una figura persecutoria. Ma il tradimento, dal punto di vista di Albino avviene anche da parte di colui nei cui confronti ha fiducia. Si tratta di Grosset, il suo primo caporeparto, vissuto prima come una figura protettiva, ma da cui in seguito si sente "tradito" per il suo tentativo di indurlo ad andare in sanatorio.
Il narratore è interno e ne è il protagonista. La focalizzazione è interna fissa: il punto di vista del narratore che racconta la propria storia rimane costante per tutto il racconto. Il fatto che il narratore è interno ci fa capire che è inattendibile, in quanto interpreta i fatti secondo l' ottica stralunata delle folle. La fabula non coincide con l' intreccio in quanto in alcuni episodi il tempo rallenta, grazie ad alcuni feedback, altre volte il tempo si velocizza.
Le mosche del capitale
È imperniato sulla vicenda (in parte autobiografica) di un intellettuale, Bruto Saraccini, che vorrebbe conciliare progettualità democratica e riformista con le esigenze del profitto capitalista ma si scontra con la logica grettamente utilitaristica degli altri dirigenti dapprima Nasapeti poi Cocchi che infine lo espelleranno dal loro mondo. Alle responsabilità degli ambienti industriali si aggiungono quelle del protagonista, troppo velleitario e anche troppo invischiato nei meccanismi del potere per poterli davvero contestare. Altro protagonista e Tecraso, licenziato e imprigionato per i suoi movimenti sindacali e accusato di aver dato ospitalità a esponenti di gruppi terroristici.
Le mosche del capitale è l' ultimo romanzo di Volponi, pubblicato nel 1989.
Ambientato fra il 1975 e il 1976, il romanzo narra la storia del dirigente industriale Bruto Saraccini. Egli è un umanista e poeta con valide competenze aziendali, con in testa un piano per una riforma democratica e progressista dell' impresa. Lavora per l' azienda MFM diretta dal presidente Ciro Nasapetii che all' inizio vuole promuoverlo al ruolo di amministratore delegato, ripiegando poi sul rigido Ing. Sommersi Cocchi. Allora Saraccini si licenzia viene contattato dal "megagruppo" di donna Fulgenzia per delle consulenze. Dopo i colloqui con il nipote Dottor Astolfo, capisce che neanche li potrà realizzare i suoi progetti e nessuno è pronto per comprenderli. Alla fine rinuncia a diventare capo del personale del megagruppo e ritorna alla MGM per un breve incarico triennale. Nel frattempo Nasapeti, che è ormai lo disprezza, si ammala di tumore.
In parallelo alla trama principale sono narrate le vicende dell' operaio Antonio Tecraso, accusato di azioni sovversive e incarcerato insieme ad altri 56 compagni.
Allegorie
Città di Bovino: Torino;
Azienda MGM: Olivetti;
Il Megagruppo: FIAT;
Teofrasto: Adriano Olivetti;
Ciro Nasapeti: Bruno Visentini;
donna Fulgenzia; Gianna Agnelli;
Ing. Sommersi Cocchi: Carlo De Benedetti;
Bruto Sarracini: Paolo Volponi.
Il tempo nel romanzo non è lineare, ci sono parti nella lettura non subito evidenti in quante non subito rivelate. In altre ci sono dei flashback che ci portano indietro, ci sono parti in cui la narrazione non procede (riflessioni sul mondo industriale, economico e sulla vita umana). La narrazione è in terza persona, però passa alla prima attraverso i pensieri diretti e indiretti dei personaggi. Cosa insolita è che prendono voce animali e cose. Secondo l' autore il potere del capitale sta distruggendo anche queste cose e ormai, nella società industriale, l' uomo di servizio vale tanto quanto un ficus.
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