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Il futurismo: esaltazione del progresso, delle macchine, delle metropoli




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IL FUTURISMO: ESALTAZIONE DEL PROGRESSO, DELLE MACCHINE, DELLE METROPOLI


La nascita del movimento

Il Futurismo è un movimento che apre il periodo delle avanguardie che intendevano rompere con l'arte dell'Ottocento.

Fondato da Filippo Tommaso Marinetti a Parigi nel 1909, anno in cui sul "Figaro" apparve il primo "Manifesto del Futurismo" che puntava a creare un'arte in sintonia con il rapido processo di industrializzazione in atto. La stessa sera della pubblicazione, fra contestazioni e fischi memorabili, il poeta di origine piemontese (il padre, avvocato, era di Pontecurone, un paese nella pianura di Tortona) lo lesse al Teatro Alfieri di Torino.

Fin dall´inizio il rapporto fra i futuristi e Torino è stato stretto e d´altronde Torino era la città moderna per antonomasia, che si sviluppava intorno all´incontro-scontro fra industriali e classe operaia, soprattutto attraverso l´industria dell´automobile, cioè di un mezzo meccanico che rappresentava proprio la velocità.

Il primo aspetto di questo movimento fu la esplicita ribellione e il rifiuto totale della tradizione, che si espressero nella volontà di distruzione di tutto ciò che apparteneva al passato, a tal punto che Marinetti scrisse: "Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie di ogni speciee vengano dunque, gli allegri incendiari dalle dita carbonizzate!Suvvia! date fuoco agli scaffali delle biblioteche!Sviate il corso dei canali per inondare i musei!Oh la gioia di veder galleggiare alla deriva, lacere e stinte su quelle acque, le vecchie tele gloriose!Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite, demolite senza pietà".

I futuristi si sentivano proiettati in avanti e in nessun modo intendevano volgere lo sguardo al passato.            Essi ebbero una visione esaltata del progresso che ebbe come nuovo idolo la civiltà industriale con la velocità, il dinamismo, le metropoli e,soprattutto, la macchina "simbolo, fonte e maestra di una nuova sensibilità".

Così essi poterono dichiarare che un'automobile da corsa, "col suo cofano adorno di grossi tubi" (quelli cromati che conducono i gas di scarico del motore) è più bella persino della Vittoria di Samotracia.          

Osservando il mondo del lavoro compresero anche l'imminenza di uno scontro violento tra capitalismo e forze organizzate del proletariato  e si dissero pronti a cantare "le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere e dalla sommossa" perché "non v'è più bellezza se non nella lotta".

Anticipando poi certi aspetti dello squadrismo fascista proclamarono il disprezzo del pericolo ed un'altra notevole caratteristica del Futurismo fu la sua aggressività, la sua esaltazione della violenza, che portava a dichiarare: "..noi vogliamo esaltare il movimento aggressivolo schiaffo ed il pugno", fino ad arrivare alla glorificazione della violenza estrema, cioè la guerra, considerata la "sola igiene del mondo" nel senso che provocando milioni di morti avrebbe anche liberato il mondo da tanto marciume umano.    

Filippo Tommaso Marinetti e  il Futurismo in letteratura  

Questa ideologia, trasferita sul terreno della letteratura, produsse una nuova poetica sintetizzata da Marinetti nel"Manifesto tecnico della letteratura futurista",del 1912, in cui si teorizzava la più assoluta libertà del poeta da tutti gli schemi e da tutte le regole.

Il massimo teorico ed esponente del Futurismo in letteratura nacque ad Alessandria d'Egitto nel 1876, compì i suoi studi nel Collegio dei Gesuiti francesi di Parigi e successivamente si laureò in giurisprudenza. In francese si espresse e scrisse finché non fondò il Futurismo.

Egli fu un grande animatore culturale capace di sfruttare tutte le tecniche della moderna propaganda per divulgare le sue idee.

 

Famose sono rimaste le "serate futuriste", spettacoli durante i quali si recitavano testi futuristi cercando di coinvolgere il pubblico e che frequentemente si risolvevano in risse.

Il Futurismo fu per lui anche una stile di vita, vissuta all'insegna dello scandalo, caratterizzata da imprese spesso violente e che gli costarono il carcere più di una volta. In politica fu prima consenziente con l'impresa libica e, quando scoppiò quella guerra, andò in Africa come corrispondente, poi interventista.

Partecipò alla prima guerra mondiale e fu seguace del Fascismo che gli parve realizzare i suoi ideali rivoluzionari. Imborghesitosi, nel 1929 fu nominato Accademico d'Italia e nel 1942 partecipò anche alla seconda guerra mondiale, seguendo le truppe italiane in Russia e combattendo sul Don.

Dopo il crollo del Fascismo, fu tra i combattenti per la Repubblica di Salò. Finì i suoi giorni nel 1944 a Bellagio, sul lago di Como, a seguito di un infarto.

La sua poetica è espressa nel "Manifesto tecnico della letteratura futurista",di cui sviluppò la parte riguardante  le parole in libertà.

Si verificò un vero cambiamento tecnico-stilistico che portò all'abolizione del periodo attraverso l'eliminazione dei nessi sintattici, dei segni di interpunzione, degli aggettivi qualificativi e degli avverbi; si fece ricorso ai segni della matematica e della musica, all'uso del verbo all'infinito, alla distruzione della dimensione soggettiva e psicologica per consentire al poeta di esprimere "affannosamente le sue sensazioni visive, auditive, olfattive, secondo la loro corrente incalzante", seguendo il principio della "simultaneità", con l'uso dell'analogia.

Vi leggiamo che "bisogna distruggere la sintassi, disponendo i sostantivi a caso, come nascono. Si deve usare il verbo all'infinito abolire l'aggettivo, perché il sostantivo nudo conservi il suo colore essenziale. L'aggettivo avendo in sé un carattere di sfumatura, è incompatibile con la nostra visione dinamica, poiché suppone una sosta, una meditazione abolire anche la punteggiatura. Essendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi e le congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente annullata".

Marinetti asserì poi che la poesia dovesse essere un seguito ininterrotto di immagini nuove e che il poeta dovesse dare vita ad una serie di analogie secondo una gradazione sempre più vasta. Queste immagini poi, "siccome ogni specie di ordine è fatalmente un prodotto dell'intelligenza umana bisogna orchestrare le immagini disponendole secondo un maximum di disordine".

Tutto ciò nella convinzione che solo il poeta asintattico e dalle parole slegate avrebbe potuto penetrare l'essenza della materia. Arrivò così al concetto di immaginazione senza fili sognando un'arte ancora più essenziale anche se ciò avesse comportato il rischio di non essere compresi: egli affermò che "Essere compresi non è necessario"; ciò che il poeta avrebbe dovuto prefiggersi sarebbe stato entrare nella libera intuizione e proclamò: "Dopo il verso libero, ecco finalmente le parole in libertà".


Sant'Elia e la visione della "città futurista".

Sant'Elia fu tra i fondatori del Gruppo Nuove Tendenze e presto aderì al futurismo: il 1 agosto 1914 venne pubblicato il suo "Manifesto dell'architettura futurista".

Già dalla prima pagina del manifesto di Marinetti, pubblicato il 20 febbraio 1909, appare una città utopica che doveva nascere e crescere contemporaneamente alla nuova ideologia del movimento e della macchina, che doveva perdere la sua staticità ed essere messa in movimento dalle luci, dai tram, dai rumori.

L'interesse per una nuova dimensione della realtà portò Sant'Elia a ipotizzare veri e propri progetti costruttivi, come nel caso del manifesto dell'architettura.


Sant'Elia, La città nuova - 1914

Il senso del movimento e della velocità, contro quello del monumentale e del pesante, venne ripreso nel manifesto del 1914 ".Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile a un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile a una macchina gigantesca. La casa di cemento,di vetro, di ferro..si sprofonderà nella terra per parecchi piani che accoglieranno il traffico metropolitano.": è la nuova metropoli, che però sorge solo sulle carte lasciate da Sant'Elia.

Sant'Elia, Stazione d'aeroplani e treni ferroviari con funicolari e ascensori su tre piani stradali

 


Considerato l'esponente tipico, se non l'unico, dell'architettura futurista, le sue megalopoli rimasero fino agli anni '30 un punto di riferimento ideale e costante nella scena dell'architettura moderna e d'avanguardia italiana.

Nelle tavole della Città nuova eseguite tra la fine del 1913 ed il 1914 gli edifici non sono pensati come elementi a sé stanti, ma sono innestati nel tessuto urbanistico. Nei progetti di Sant'Elia si realizzava il sogno dell'assetto urbano del futuro, con le risposte alle nuove esigenze, a quella ". necessità di americanizzarci entrando nel vortice travolgente della modernità attraverso le sue folle, i suoi automobili, i suoi telegrafi, i suoi rumori, i suoi stridori, le sue violenze, le sue crudeltà, i suoi cinismi, il suo arrivismo implacabile; l'esaltazione insomma di tutti i selvaggi aspetti antiartistici della nostra epoca."



Costruzione terrazzata con elevatori esterni,1915  

 
Studio per centrale elettrica , 1914


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