Crisi energetica (1973)
La crisi energetica del 1973 fu dovuta
principalmente ad un'improvvisa e inaspettata interruzione del flusso
dell'approvvigionamento di petrolio dai paesi appartenenti all'Opec
(Organization of the Petroleum Exporting Countries) ai Paesi importatori
dell'oro nero. In quegli anni infatti la situazione mediorientale era
incandescente: i Paesi arabi non avevano ancora riconosciuto il diritto dello
Stato di Israele ad esistere.
Contesto politico
Nell'ottobre
del 1973, il giorno dello Yom Kippur (da cui il nome Guerra del Kippur),
l'esercito egiziano attaccò Israele da sud, ovvero dalla penisola del Sinai di
concerto con quello siriano che attaccò invece da nord, dalle alture del Golan.
Israele si trovò in grave difficoltà durante i primi giorni della guerra, ma
dopo i primi momenti di smarrimento iniziale, l'esercito ebraico risultò
vincente su entrambi i fronti, tanto da minacciare Il Cairo. La guerra finì
dopo una ventina di giorni con la proclamazione di un cessate-il-fuoco tra le
due parti. Durante i combattimenti Egitto e Siria furono aiutati e supportati
dalla quasi totalità dei Paesi arabi e anti-americani, mentre Israele fu
appoggiato da Stati Uniti e dei Paesi europei. È per questo motivo - punire l'Occidente
per la sua politica filo-israeliana - che i Paesi Arabi appartenenti all'Opec
bloccarono le proprie esportazioni di petrolio verso questi paesi.
Questo processo
portò all'innalzamento vertiginoso del prezzo del petrolio, che in molti casi
aumentò più del triplo rispetto alle tariffe precedenti. I governi dei Paesi
dell'Europa Occidentale, i più colpiti dal rincaro del prezzo del petrolio,
vararono provvedimenti per diminuire il consumo di petrolio e per evitare gli
sprechi. In Italia il governo, presieduto da Mariano Rumor, varò un piano
nazionale di "austerità economica" per il risparmio energetico che prevedeva
cambiamenti immediati: il divieto di circolare in auto la domenica, la fine
anticipata dei programmi televisivi, la riduzione dell'illuminazione stradale e
commerciale. Insieme a questi provvedimenti con effetti immediati, il governo
impostò anche una riforma energetica complessiva con la costruzione, da parte
dell'Enel, di centrali nucleari per limitare l'uso del greggio.
Conseguenze
In Europa
Occidentale la crisi energetica portò anche alla ricerca di nuove fonti di
approvvigionamento, che diede anche risultati positivi: la Norvegia trovò sui
fondali del mare del Nord nuovi giacimenti petroliferi. Ci fu poi un forte
interesse verso nuove fonti di energia, alternative al petrolio, come il gas
naturale e l'energia atomica per cercare di limitare l'uso del greggio e quindi
anche la dipendenza energetica dai Paesi detentori del greggio. Infatti si
diffuse la consapevolezza della fragilità e della precarietà del sistema
produttivo occidentale, le cui basi poggiavano sui rifornimenti di energia da
parte di una tra le zone più instabili del pianeta. E le conseguenze della
crisi energetica non tardarono a manifestarsi anche sul sistema industriale,
che infatti non conobbe più i tassi di crescita registrati nei decenni
precedenti. Negli Stati Uniti la situazione fu meno problematica, data la minor
dipendenza energetica dai Paesi Arabi produttori di greggio. Nell' Europa
dell'Est gli effetti della crisi furono gravi, perché mancavano i soldi per
trasformare e modernizzare gli impianti industriali, che si avviarono a una
lenta decadenza.
Per quanto
riguarda invece i Paesi arabi detentori dell'oro nero, le conseguenze della
crisi energetica furono positive perché le entrate degli Stati aumentarono in
maniera considerevole, anche se spesso questa maggiore disponibilità
finanziaria non portò considerevoli vantaggi alla popolazione. Per esempio tra Iran
e Iraq -due Paesi produttori di petrolio- scoppiò una guerra con gravi lutti
per la popolazione civile. Ma questi combattimenti posero fine anche alle alte
tariffe petrolifere perché Arabia Saudita e altri Paesi dell'Opec aumentarono
l'estrazione di petrolio e quindi il prezzo del greggio diminuì. La "crisi
energetica del 1973"
poteva dirsi conclusa.
La crisi
energetica cambiò certamente la mentalità della popolazione su alcuni
importanti temi. Si diffuse una maggior consapevolezza dell'instabilità del
sistema produttivo e si rivalutò l'importanza del petrolio, che non fu più
visto come l'unica fonte di energia possibile. Con la crisi energetica del 1973
cominciarono ad entrare nel vocabolario comune nuove parole come ecologia,
risparmio energetico ecc. simboli di un cambiamento appena iniziato della
mentalità delle persone.