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Appunti scientifiche |
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Al giorno d'oggi l'individuo è identificato dalla società e identifica se stesso con il tipo di lavoro che svolge. Quando ci si guarda allo specchio ci si inorgoglisce o ci si deprime secondo ciò che nella vita si possiede in senso materiale,secondo il tipo di stipendio che riempie le tasche.
Pirandello una volta parlava di maschere,una per ogni relazione interpersonale intessuta, e di come la stessa persona sia "Uno,nessuno e centomila". Adesso abbiamo perso anche questa divisione frammentaria e molteplice dell'individuo. Ormai,vige un unico fattore: la busta paga.
Il reddito,lo stipendio,il dio denaro.sono questi i motori del mondo occidentale,quella parte di mondo con cui ci confrontiamo continuamente come se non esistesse altro.
Stringiamo le nostre relazioni e amicizie con chi frequenta i nostri stessi spazi e quindi con chi ha più o meno il nostro stesso tenore di vita.
I ricchi sempre più chiusi in se stessi. I poveri sempre più stretti tra loro. Ciascuna fazione se ne sta entro la propria trincea ideologica.
Noi non sappiamo chi e cosa siamo.
Spendiamo il nostro tempo a leggere i numeretti degli scontrini della spesa,delle nostre carte di credito;cestiniamo la nostra vita per lavorare e lavorare,per arricchirci e accumulare.ma noi,chi e cosa siamo?
Siamo schiavi di noi stessi,del sistema a cui
non ci accorgiamo di appartenere,siamo incatenati a meccanismi incastrati senza
rendercene conto.
Siamo schiavi che non sentono le camicie di forza perché non riescono ad immaginare
altra vita che questa.
Quando per puro caso ci soffermiamo a pensare a chi siamo,la prima sensazione è quella di smarrimento.
Per trovare ciò che siamo,finiamo per contrapporci a ciò che non siamo riuscendo esclusivamente ad articolare un ragionamento che sia basato su differenze e contrapposizioni,su "giusto" e "sbagliato".
E' "giusto" laurearsi in tempo,trovare lavoro quanto prima,comprare una casa,mettere su famiglia.
E' "sbagliato",invece, uscire da questo tipo di mentalità sistematica.
Risulta così assurdo schematizzare la vita secondo canoni prestabiliti chissà da chi. Ciascuno è padrone di sé e delle proprie scelte e ciascuno è libero di sapere cosa è "giusto" per sé e cosa invece è ,al contrario, "sbagliato".
La visione della vita in cui siamo incastrati è una visione completamente occidentale,votata al guadagno superfluo e al lavoro eterno.
Una volta di lavorava per vivere : si produceva l'indispensabile alla sopravvivenza.
Ora,invece,si vive per lavorare : non si fa altro che lavorare per tutta la vita per mettere da parte spiccioli per non si sa quale scopo e andare in pensione quando ormai di energie vitali ce ne sono ben poche.
C'è stato spiegato cos'è la vita e bisogna prendere quegli insegnamenti come dettami da rispettare,come dei paletti oltre i quali è "sbagliato" andare. Si ha la convinzione di sapere cosa bisogna fare e cosa no,si ha la sicurezza conoscere come si deve vivere e ,per conseguenza ,i nostri atteggiamenti sono indotti da ciò che ci viene detto.
Ci sembra di condurre la nostra vita a nostro piacere,ci riteniamo i padroni assoluti della stessa e invece la maggior parte di quelle che sembrano essere o essere state scelte prese secondo i nostri giudizi,non sono state altro che "scelte indotte".
Ogni giorno la vita e la realtà vengono mediate e noi siamo indotti a prendere per buono e credibile tutto ciò che ci viene detto senza porci domande,senza osservare e ascoltare ciò che ci circonda con atteggiamento critico. Siamo esseri passivi che non hanno lo stimolo di soffermarsi a riflettere su ciò che sono anche perché il sistema impostoci ci "insegna" e ci induce a pensare che non c'è tempo per queste cose perché questo sarebbe tempo perso.
"Ognuno ha il suo ritmo che,come il respiro,l'accompagna. A volte lo sentiamo a volte no. A volte viviamo col tempo di altri. Esserne consapevoli,fermarsi ogni tanto a riflettere per scoprire le nostre esigenze più autentiche non è,in questo senso,un punto di arrivo,ma un metodo che può aiutarci a migliorare noi stessi e quindi le nostre relazioni [.] riscoprire il nostro ritmo ci fa comprendere che non siamo eterni,che ogni età vive in noi e che quello in cui viviamo non è l'unico mondo possibile. Presi dalla frenesia di fare , ci capita di guardare senza vedere : un fiore,un tramonto o uno sguardo diverso. Rallentare la corsa,fermarsi un momento ci permette di scorgere un dettaglio,di capire che non siamo soli,qui e ora. In questo momento intorno a noi c'è l'universo e ci sono mondi che sono contemporanei ma che vivono tempi diversi,forse.antichi [.] perché oggi è necessario ripensare il nostro modo di vivere." Questo è ciò che nel suo video " A ognuno il suo ritmo", pubblicato sul sito "L'arte di vivere con lentezza", Maurizio D'Amato scrive.
Dobbiamo riprenderci il nostro ritmo e sganciarci dalla frenesia quotidiana per riflettere su noi stessi e per rivalutare le nostre certezze e il nostro modo di vivere. Abbiamo bisogno di capire che c'è altro al di là di ciò che ci viene trasmessa come "unica possibilità" e sfogliare diverse opzioni per essere consapevoli e davvero certi di cosa facciamo e di cosa scegliamo. E' un dovere nei nostri confronti andare oltre le barriere ideologiche che ci vengono imposte per scoprire,forse,che proprio dove crediamo di trovare il "nemico" possiamo invece scovare un modo migliore di intendere la vita. Perché di vita,ne abbiamo una sola.
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