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Vincent Van Gogh: oltre l'Impressionismo
Dalla seconda metà dell'Ottocento (precisamente dal 1880), l'Europa vede maturare una nuova tendenza artistica, che sfocerà nell'Espressionismo, il cui obiettivo consiste nel superare l'inconsistenza delle rappresentazioni impressioniste, basate sulla prima sensazione visiva e sulla totale assenza di rielaborazione tecnica.
Maggiori esponenti alla base di questa nuova ricerca pittorica furono Gaugain, Seurat, Signac e Van Gogh.
Gaugain utilizza una pittura basata sull'immaginazione come strumento di critica verso i valori della società contemporanea; viaggia di continuo tra popolazioni indigene, per cogliere nei valori primitivi la profondità dell'essere umano.
Seurat e Signac (neoimpressionisti) compiono invece una scelta diversa: anch'essi criticano la società industriale, colpevole di causare la spersonalizzazione dell'individuo; utilizzano la tecnica del "pointillisme", una serie di piccoli punti che, accostati l'uno all'altro, costruiscono una struttura al quadro, donando purezza all'immagine visiva e riflettono studi accurati (quasi scientifici) sulla luce e sulle tecniche pittoriche.
La sensazione di inadeguatezza degli artisti nei confronti della società contemporanea raggiunge la sua massima espressione in Vincent Van Gogh, l'autore che più di tutti si colloca alla radice dell'Espressionismo, inteso come proposta di arte-azione.
Nato nel 1853, in un villaggio olandese, con l'avanzare del tempo, il sentimento di esclusione da una realtà a cui non riesce ad adattarsi porterà Van Gogh a diventare un candidato alla follia e al suicidio. Non è pittore per vocazione, ma per disperazione.
Nella prima fase della sua vita, si pone dalla parte delle vittime, dei disadattati, affronta la questione sociale, prendendo ispirazione da Millet e Daumier: dipinge in monocromo contadini nella loro povertà, persone umili, mostrando ancora influenze romantiche.
Da qui parte la forte critica verso l'industrialismo, che ha portato la miseria nelle campagne, privando questi luoghi dello spirito vitale che li aveva sempre caratterizzati.
Fondamentale il suo arrivo a Parigi nel 1880, seguito dall' incontro con gli impressionisti: da questo momento passa dalle variazioni in nero e bruno ad un cromatismo netto, violento.
A contatto con i movimenti francesi capisce che l'arte deve essere un mezzo per agire direttamente nella realtà, una forza attiva in contrasto con l'alienazione ed il lavoro meccanizzato dell'industria, non uno strumento attraverso il quale osservare passivamente la vita. Il suo sogno è quello di fondare con Gaugain, con cui stringe una forte amicizia, una "scuola del Mezzogiorno" che avrebbe dovuto rinnovare le premesse dell'Impressionismo. Da questo momento in poi dipinge un grande numero di quadri, nonostante manchino solo 10 anni alla sua morte.
Notte stellata è stata dipinta mentre Vincent si trovava in manicomio a Saint-Rémy e diversamente da molte delle sue opere, venne dipinta a memoria, e non all'aria aperta come Vincent preferiva.
Evidenti le basi della nuova tecnica pittorica: l'autore sente l'esigenza di esprimersi obbedendo non alla ragione, ma al sentimento. Egli tende a proiettare se stesso nella realtà, trasfigurandola con le sue emozioni: il caos, il contrasto tra i colori esprimono il suo tormento, la sua incapacità di rapportarsi col mondo.
Diversamente dal pointillisme, utilizza la tecnica del divisionismo: i punti si trasformano in linguette di colore accostate tra loro, in pennellate corpose, disposte in base alla forma del soggetto. Non utilizza la linea come strumento descrittivo, ma come strumento espressivo, in grado di conferire una dinamicità senza precedenti al dipinto. L'immagine tende a deformarsi, distorcersi, lacerarsi a causa dell'accostamento stridente dei colori e del ritmo serrato delle pennellate. La materia pittorica acquista un'esistenza autonoma, esasperata: il quadro non rappresenta, è.
Violenti colpi di pennello generano vortici di luce e di colore che suggeriscono il senso di vertigine dell'autore davanti allo spettacolo notturno.
Le stelle sono circondate da vorticosi aloni di luce, come se stessero ruotando nel cielo.
Cielo e terra risultano separati da una netta linea nera, il cui spessore è accentuato dalla fascia luminosa del cielo sulle colline, e il cipresso, una fiamma scura che si dirama verso il cielo (come il campanile), appare come un mediatore tra cielo e terra (o tra vita e morte). È evidente come l'autore abbia cercato di rappresentare un mondo sensibile, che affascina per la sua immensità, ma allo stesso tempo un mondo concreto, sul quale lo spettatore ricama considerazioni sovrannaturali. Magico appare il paese che riposa sotto le tonalità calde degli astri e della luna, una luce che rischiara la notte, da cui neanche Van Gogh, dopo innumerevoli raffigurazioni di girasoli e campi di grano, ha evitato di farsi affascinare.
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