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UNIVERSI PARALLELI [1]
Qualche tempo fa alcune notizie riguardanti nuove ricerche in campo cosmologico hanno gettato nell'incredulità più assoluta l'intera comunità mondiale degli astronomi, che sembra ora costretta a rivedere dalle fondamenta uno dei principi che sembravano più solidi nella scienza moderna del cosmo: l'espansione dell'universo.
Per capire di cosa stiamo parlando facciamo un passo indietro; un passo molto lungo, visto che dobbiamo retrocedere nel tempo di 15 miliardi di anni. In quella remotissima epoca l'universo era decisamente diverso da oggi: non esistevano né galassie, né stelle o pianeti. Tutta la materia era condensata in un volume piccolissimo che aveva temperatura e densità straordinarie. Per un motivo che la mente umana non riesce ancora a comprendere tale singolarità esplose, creando, con la sua stessa espansione, lo spazio ed il tempo, generando così il cosmo. Nel corso degli anni, faremo meglio a dire dei miliardi d'anni, da quella esplosione nacquero le galassie, al loro interno le stelle ed i pianeti, finché l'universo assunse la forma e le dimensioni che oggi conosciamo.
L'espansione iniziale continua ancora, ma naturalmente la sua forza si è molto attenuata e la sua velocità continua a diminuire. Nel caso dell'universo il rallentamento dell'espansione è dovuto al fatto che la materia in esso presente (galassie, stelle, ) agisce come una sorta di colla (la forza di gravità) il cui effetto è quello di tenere insieme, vicina, tutta la materia, piuttosto che farla espandere.
Osservando ed analizzando alcune supernovae molto lontane e dei particolari tipi di galassie, i tre gruppi di ricerca sono giunti alla stessa sorprendente conclusione: non solo l'espansione del cosmo non sta rallentando, ma addirittura accelera! Dove trova l'Universo l'energia per alimentare la sua corsa, visto che essa è cominciata qualcosa come 15 miliardi di anni fa? La risposta potrebbe venire da un nuovo tipo di energia, che scaturisce dal vuoto, non si sa come, quando e perché; fenomeno già previsto dai fisici teorici.
Che cosa significa questo? In parole povere, che l'Universo sembrerebbe destinato ad espandersi per sempre, divenendo, fra molte centinaia di miliardi di anni, un luogo straordinariamente sconfinato, assolutamente e definitivamente morto, mare di fotoni e neutrini, senza materia: uno scenario desolato come nessun altro. È comunque ancora presto per rivedere le teorie di 50 anni: servono molti dati osservativi in più, che verranno forniti soprattutto dai telescopi di nuova generazione che stanno sorgendo in questo periodo. Per secoli la reale o presunta disposizione degli astri è stata, e lo è ancora, presagio di eventi e oggetto di credenze di grande impatto psicologico, anche se scientificamente infondate.L'influenza dell'universo lontano, però, non è solo di natura psicologica, ma anche una tangibile realtà. Dopo Johann Kepler ed Edmund Halley, Philippe L. de Chéseaux e H. Matthias Olbers notarono che se l'universo fosse stato, come si pensava, immobile ed eterno nella sua perfezione e con un numero infinito di stelle, le notti non sarebbero state buie, ma al contrario luminose come un giorno infuocato, rendendo la vita stessa impossibile. Si dovette attendere la scoperta, fatta da Edwin P. Hubble nel 1929, che l'universo è in espansione e che ogni sua parte si allontana da noi tanto più velocemente quanto più essa è lontana - e combinarla con il fatto che ogni sorgente luminosa ha una vita limitata nel tempo - per capire che le notti sono buie proprio per questo!
L'universo lontano, quindi, ci condiziona in modo diretto e palese; pertanto è naturale chiedersi se il nostro essere quotidiano non sia per altri versi e in forma più discreta influenzato da mondi remoti o da universi paralleli. Si suppone allora che tanti universi, forse infiniti, appaiano continuamente come bolle in un substrato cosmico primordiale in espansione e soggetto a sporadici cambiamenti di stato. Ognuna di queste bolle, dopo essersi formata, si espande a sua volta secondo modalità dettate dalle condizioni iniziali, innescando l'evoluzione di un mondo fisico a sé. Noi vivremmo in uno di questi mondi in cui si sono instaurate, tra le infinite condizioni possibili, quelle giuste per farci essere come siamo. In questa visione di molti universi, il nostro non sarebbe il risultato di un singolo evento che richiederebbe un disegno preordinato difficilmente giustificabile, ma solo uno dei tanti universi, ciascuno retto da condizioni del tutto casuali.
Dalle prime osservazioni del moto delle galassie negli ammassi e quindi dai dati sulle curve di rotazione delle stesse, a partire dal 1970, si ha oggi la certezza che il contenuto del nostro universo sia costituito per quasi il 90 per cento da materia invisibile, la ormai celebre 'materia oscura', la quale rivela la sua presenza solo mediante effetti gravitazionali. Le osservazioni astronomiche mostrano quindi la presenza di un'entità indecifrabile, che accompagna e inviluppa la materia luminosa di un alone la cui natura e origine sono tuttora fra i problemi irrisolti della cosmologia moderna.
Le proposte interpretative sono numerose e in prevalenza intese ad attribuire alla materia oscura una natura particellare: dall'ipotesi più ovvia di una normale materia barionica concentrata in forme non facilmente rivelabili come gas, stelle di piccola massa, corpi di struttura planetaria, buchi neri, a quella più stimolante di una materia non barionica di origine primordiale costituita da neutrini o particelle esotiche ipotizzate dalle più recenti teorie sulla formazione dell'universo. Ognuna di queste ipotesi porta con sé implicazioni di tipo osservativo che però finora appaiono verificate solo parzialmente, impedendo un'interpretazione univoca e consistente del mondo fisico.
In sintesi in questa teoria si suppone che esistono tanti universi, forse infiniti, che appaiono continuamente come bolle in un substrato cosmico primordiale in espansione e soggetto a sporadici cambiamenti. Ognuna di queste bolle, dopo essersi formata, si espande a sua volta secondo modalità dettate dalle condizioni iniziali, innescando l'evoluzione di un mondo fisico a se. Noi vivremmo in uno di questi mondi in cui si sono instaurate fra le infinite condizioni possibili, quelle giuste per farci essere come siamo. In questa visione di molti universi, il nostro non sarebbe il risultato di un singolo evento, ma solo uno dei tanti universi possibili, ciascuno retto da condizioni del tutto casuali. La convivenza di universi paralleli non è osservabile e dimostrabile, a meno che qualcuno di questi universi non interagisca in qualche modo con il nostro.
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