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Mini disc
Il MiniDisc fu sviluppato con l'idea di rimpiazzare la vecchia cassetta a nastro. Ovviamente si pensò pure alla praticità di questo nuovo supporto. Questo il perché delle sue piccole dimensioni e della sua robustezza. Finalmente nel 1992, dopo diversi anni di studi, fu introdotto il primo modello sul mercato. Il CD venne introdotto precedentemente e questo causò non ben pochi svantaggi a questo nuovo standard. Pur non essendo masterizzabile a quei tempi, il CD, era già fermamente entrato nelle abitudini tecnologiche dei consumatori e per questo motivo il MiniDisc non divenne altrettanto popolare quanto il CD.
Caratteristiche
Il Minidisc è un supporto di registrazione e
riproduzione digitale del suono, di dimensioni sensibilmente inferiori a
quelle di un CD, ma con capacità (in termini di minuti registrabili) e
qualità del suono virtualmente uguali. Il disco è racchiuso in una
protezione di plastica rigida di 7x7cm. circa, con uno spessore di soli 5mm.
circa. Oltre a questa protezione, c'è una custodia in plastica che contiene il
dischetto quando non utilizzato. Le loro ridotte dimensioni e la robustezza
dell'involucro fanno del minidisc un supporto ideale per l'ascolto musicale in
esterni. Ogni Minidisc può contenere fino a 74 minuti di musica stereo
digitale (il doppio se si registra in Mono), la stessa capacità di un
compact disc. Per far stare in un supporto così piccolo una così grande
quantità di informazioni, si ricorre ad un particolare tipo di compressione,
che prende il nome di ATRAC (Adaptive TRansform Acoustic Coding,
che tradotto significa più o meno Codifica di Trasformazione Acustica
Adattativa), la quale rimuove tutte le informazioni relative a quella parte di
suoni che comunque il nostro orecchio non può percepire. Ad esempio, se
sovrapponiamo un forte colpo di tamburo esattamente sopra ad un altro più
soffice, quest'ultimo non viene percepito dall'orecchio umano, e può essere
rimosso, riducendo quindi il numero di informazioni necessarie a riprodurre
digitalmente quel momento sonoro. Oltre a questi suoni, occorre ricordare che
esistono tutta una gamma di frequenze, quelle molto alte e quelle molto basse
che comunque noi non possiamo percepire, e anche queste vengono tagliate
tramite l'ATRAC. Tutto questo lavoro fa sì che la quantità di bit necessari per
riprodurre il suono tramite un Minidisc sia inferiore a quella di un CD in un
rapporto di 1 a 5, consentendo quindi un supporto estremamente più piccolo, pur
mantenendo una qualità di percezione acustica paragonabile. Ma la
caratteristica che rende il minidisc particolarmente adatto per un uso
teatrale, è la possibilità di compiere alcune forme di montaggio del materiale
registrato.
I brani possono essere divisi, combinati insieme, cancellati, riposizionati e
titolati uno per uno: la funzione divide (dividi) è estremamente utile
quando si vuole spezzare in più parti una traccia. Basta mettere un indice di divisione
in un determinato punto del brano e da quel momento in poi i brani diventano 2,
come se fossero sempre stati due brani distinti. Esiste poi la funzione
inversa, chiamata combine, che può unire due tracce e farne una sola. È
poi possibile con la funzione move variare a piacimento l'ordine di
riproduzione delle tracce. Anche utile è attribuire ad ogni traccia e
all'intero disco un nome. Questo ci consente di fare a meno di conoscere il
numero delle tracce, dal momento che ne vediamo direttamente il nome
sull'apparecchio.
Lettura
La lettura di un Mini Disc avviene per mezzo di un laser alimentandolo ad 1/10 della sua potenza massima. Sui Mini Disc originali, quindi sulla superficie sono presenti i 'pit' e i 'land' sfrutta la rifrazione del laser che colpisce la superficie del Mini Disc. Per i Mini Disc scrivibili la lettura avviene in un altro modo, perchè sulla superficie non sono presenti i 'pit' e i 'land' ma bensì campi magnetici. Usando un fenomeno conosciuto come effetto Fareday, il piano del raggio di luce ruota a seconda della polarizzazione.
Scrittura
La scrittura di un Mini Disc avviene tramite la Modulazione del Campo Magnetico, dove i dati vengono registrati per mezzo di un laser a semiconduttore (4 - 5 mW) insieme ad una testina magnetica. Durante la rotazione del disco, il laser ne riscalda una piccola parte, portandola alla relativa temperatura di Curie (600°C) mentre il campo magnetico posto sull'altro lato del disco viene invertito o meno a seconda di quello che bisogna registrare. Appena il laser va a riscaldare un altro punto, quello precedente scende sotto la relativa temperatura di Curie magnetizzandosi. Si crea così una serie di zone 'N' e 'S' che corrispondono a '1' e '0'; queste zone sono distanziate di 60 milionesimi di centimetro.
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